tag:blogger.com,1999:blog-5060507657578789812024-03-06T04:33:49.745+01:00L'APOLOGETA: opinioni controcorrente!VERITAS ODIUM PARIT!Mariohttp://www.blogger.com/profile/04759601984235983617noreply@blogger.comBlogger1608125tag:blogger.com,1999:blog-506050765757878981.post-47211427178455984822023-12-28T08:06:00.000+01:002023-12-28T08:06:08.037+01:00Seewald: Francesco ha voluto cancellare l’eredità di Benedetto XVI<p class="MsoNormal"><i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"></span></i></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCHGwyMWAnUrd1iF2Xw-5Xqi4uBCZIMhGobcY3HwYtiqO_vN1qL9c__WCRH-rgCmhCNgBS_z7MUWVH9iJsLSPP4wJxpvvtx-WKkxLWHRpg9hhELiO47Qt53XQDsBj7oFR4pa83_VklHYy4wg4stHJOmPKgbB9CEJ6BJLxv6txwf5LpvrHdnTKAC_bSP-RT/s310/download.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="163" data-original-width="310" height="163" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCHGwyMWAnUrd1iF2Xw-5Xqi4uBCZIMhGobcY3HwYtiqO_vN1qL9c__WCRH-rgCmhCNgBS_z7MUWVH9iJsLSPP4wJxpvvtx-WKkxLWHRpg9hhELiO47Qt53XQDsBj7oFR4pa83_VklHYy4wg4stHJOmPKgbB9CEJ6BJLxv6txwf5LpvrHdnTKAC_bSP-RT/s1600/download.jpg" width="310" /></a></i></div><i><br />Coppie
gay, Messa in latino, lotta agli abusi sessuali, epurazione degli uomini più
legati a Benedetto, nomina di Fernández: papa Francesco ha fatto di tutto per
distruggere quanto costruito dal suo predecessore. A un anno dalla morte di
Benedetto XVI parla il suo biografo e amico Peter Seewald.<o:p></o:p></i><p></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">Quella
di Joseph Aloisius Ratzinger sarebbe stata una figura da ricordare nella storia
della Chiesa anche se non fosse stato eletto al soglio pontificio. Nel 2005,
però, la chiamata del Signore grazie alla quale uno dei più grandi teologi
viventi, l'uomo a cui san Giovanni Paolo II affidò la custodia dell'ortodossia
cattolica per 23 anni, è divenuto Papa. Il pontificato di Benedetto XVI è
terminato, traumaticamente, più di un decennio fa mentre la sua vita terrena si
è conclusa un anno fa, privando il recinto di san Pietro di quel «servizio
della preghiera» promesso nell'ultima </span><a href="https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/audiences/2013/documents/hf_ben-xvi_aud_20130227.html" style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;" target="_blank">udienza generale</a><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;"> del 27 febbraio 2013. Anche alla luce
della nuova stagione all'insegna di una rivendicata discontinuità al dicastero
per la dottrina della fede, che fine ha fatto l'eredità di Ratzinger
nell'attuale pontificato? La </span><i style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">Nuova Bussola Quotidiana</i><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;"> lo ha
chiesto in quest'intervista a Peter Seewald, giornalista tedesco, amico e
biografo di Benedetto XVI con il quale ha scritto quattro libri-intervista.</span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">È
giusto dire che il rapporto tra Benedetto XVI e Francesco era «molto stretto»,
come Francesco ha recentemente <a href="https://lanuovabq.it/it/francesco-la-sepoltura-fuori-mura-e-la-salute" target="_blank">dichiarato</a>?</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><br />
Bella domanda. Tutti ricordiamo le calde parole che il cardinale Ratzinger
pronunciò al requiem per Giovanni Paolo II. Parole che toccavano il cuore, che
parlavano di amore cristiano, di rispetto. Ma nessuno ricorda le parole di
Bergoglio al requiem per Benedetto XVI. Erano fredde come tutta la cerimonia,
che non poteva che essere piuttosto breve per non rendere troppo onore al suo
predecessore. Almeno questa è stata la mia impressione.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Un
giudizio duro, il suo..</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><br />
Insomma, come si manifesta l'amicizia? Con una mera dichiarazione a parole o
vivendola? Le differenze tra Benedetto XVI e il suo successore sono state
grandi fin dall'inizio. Nel temperamento, nella cultura, nell'intelletto e
soprattutto nella direzione dei pontificati. All'inizio Benedetto non sapeva
molto di Bergoglio, se non che da vescovo in Argentina era noto per la sua
leadership autoritaria. Ha promesso al suo successore obbedienza. Francesco
l'ha ovviamente considerata una sorta di assegno in bianco. Anche il suo
predecessore è rimasto in silenzio per non dare la minima impressione di voler
interferire nel governo del suo successore. Benedetto si fidava di Francesco.
Ma è rimasto amaramente deluso più volte.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Che
cosa intende dire?</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><br />
Bergoglio ha continuato a scrivere belle lettere al Papa emerito dopo la sua
elezione. Sapeva di non poter reggere il confronto con questo grande e nobile
spirito. Ha anche parlato ripetutamente delle doti del suo predecessore,
definendolo un "grande Papa" la cui eredità diventerà più evidente di
generazione in generazione. Ma se si parla davvero di un "grande
Papa" per convinzione, non si dovrebbe fare tutto il possibile per
coltivare la sua eredità? Proprio come ha fatto Benedetto XVI nei confronti di
Giovanni Paolo II? Come possiamo vedere oggi, Papa Francesco ha fatto ben poco
per rimanere in continuità con i suoi predecessori, anzi.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Che
cosa significa in termini concreti?</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><br />
Bergoglio non è un europeo. Ha una scarsa conoscenza della cultura del nostro
continente. Soprattutto, sembra avere un'avversione per le tradizioni
occidentalizzate della Chiesa cattolica. In quanto sudamericano e gesuita, ha
cancellato molto di ciò che era prezioso e caro a Ratzinger. Le decisioni sono
state prese per lo più in modo autocratico da una ristretta cerchia di seguaci.
Basti ricordare il divieto della Messa tridentina. Benedetto aveva costruito un
piccolo ponte verso un'isola del tesoro in gran parte dimenticata, che fino ad
allora era stata accessibile solo attraverso un terreno difficile. Era una
questione che stava a cuore al Papa tedesco e non c'era in realtà alcun motivo
per abbattere di nuovo questo ponte. Era ovviamente una dimostrazione del nuovo
potere. La successiva epurazione del personale completa il quadro. Molte
persone che sostenevano il corso di Ratzinger e la dottrina cattolica sono
state "ghigliottinate".<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Sta
parlando dell'ex prefetto della congregazione per la dottrina fede, il
cardinale Gerhard Ludwig Müller e del caso di monsignor Georg
Gänswein?</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><br />
È stato un evento senza precedenti nella storia della Chiesa che l'arcivescovo
Gänswein, il più stretto collaboratore di un Papa altamente meritevole, il più
grande teologo mai seduto sulla Sede di Pietro, sia stato cacciato dal Vaticano
in disgrazia. Non gli è stata data nemmeno una parola di ringraziamento pro
forma per il suo lavoro. Naturalmente, l'epurazione ha riguardato in primo
luogo l'uomo di cui Gänswein rappresenta il lignaggio, Benedetto XVI. Più di
recente, è stato il vescovo statunitense Strickland, amico di Benedetto e
critico nei confronti di Bergoglio, a essere rimosso dall'incarico con il
pretesto di una cattiva condotta finanziaria; una ragione ovviamente
inverosimile. E quando un sostenitore di Ratzinger come il 75enne cardinale
Burke viene privato da un giorno all'altro della sua casa e del suo stipendio
senza alcuna spiegazione, è difficile riconoscere la fraternità cristiana in
tutto questo.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Accennava
alla mancanza di continuità: pensa che un documento come <i>Fiducia
supplicans</i> sarebbe stato pubblicato se Benedetto XVI fosse stato
ancora vivo?</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><br />
Nel suo piccolo monastero al centro del Vaticano, l'anziano Papa emerito si
comportava come la luce sulla montagna. Anche il filosofo italiano Giorgio
Agamben lo vede come un <i>katechon</i>, un trattenimento, basandosi sulla
seconda lettera dell'apostolo Paolo ai Tessalonicesi. Il termine <i>katechon</i> è
interpretato anche come "ostacolo". Per qualcosa o qualcuno che
ostacola la fine dei tempi. Secondo Agamben, Ratzinger, da giovane teologo, in
un'interpretazione di sant'Agostino distingueva una Chiesa dei malvagi e
una Chiesa dei giusti. Fin dall'inizio, la Chiesa era inestricabilmente mista.
È allo stesso tempo la Chiesa di Cristo e la Chiesa dell'Anticristo. Da questo
punto di vista, le dimissioni di Benedetto hanno portato inevitabilmente alla
separazione della Chiesa "bella" da quella "nera", alla separazione
del grano dalla pula.<br />
Tuttavia, il cardinale Joseph Zen di Hong Kong ha recentemente
sottolineato che lo stesso Benedetto aveva ripetutamente avvertito del
«pericolo di uno smottamento della dottrina». Quando ho chiesto a Papa
Benedetto perché non poteva morire, mi ha risposto che doveva rimanere. Come
una sorta di memoriale dell'autentico messaggio di Cristo. <br />
<b>Quali sono gli aspetti più critici di <i>Fiducia supplicans</i>?</b><br />
Nei suoi discorsi, Papa Francesco dice molte cose giuste. Ma un pastore, come
ha recentemente chiarito il Patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale
Pierbattista Pizzaballa (presumibilmente un candidato genuino per il prossimo
conclave), dovrebbe da un lato «ascoltare il gregge», ma dall'altro «anche
guidare, offrire una guida e dire dove devono andare». Pizzaballa ha detto:
«Non bisogna rendersi dipendenti dalle aspettative degli altri». Il problema di
Francesco in passato è stato che non ha mantenuto molte delle sue promesse,
dicendo a volte "bianco" e a volte "nero", facendo
dichiarazioni ambigue, contraddicendosi ripetutamente e causando così una
notevole confusione. Nel caso di un documento come <i>Fiducia supplicans</i>,
che può essere interpretato in tanti modi diversi, c'è anche il fatto che ciò
che è stato appena considerato corretto viene improvvisamente dichiarato
sbagliato senza un grande processo di maturazione della decisione. Per non
parlare dell'effetto divisivo che questo ha sulla Chiesa e del tempismo
assolutamente disastroso della sua pubblicazione. Il grande tema prima di
Natale non era la commemorazione della nascita di Cristo, ma la benedizione,
apparentemente molto più importante, delle coppie omosessuali da parte della
Chiesa. I media lontani dalla Chiesa ne sono stati entusiasti e nessuno ha
pensato al fatto che un documento così importante non sia stato – come era
consuetudine sotto Benedetto XVI – discusso e approvato dall' Assemblea
Plenaria della Congregazione per la Dottrina della Fede, ma sia stato
semplicemente decretato in modo autocratico.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Secondo
Lei il cardinale Víctor Manuel Fernández, autore della Dichiarazione, sarebbe
stato nominato a capo del Dicastero per la Dottrina della Fede anche se
Benedetto XVI fosse rimasto in vita?</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Difficile. Francesco e la sua cerchia potevano
presumere che, sebbene l'Emerito fosse fedele alla sua promessa di obbedienza,
non sarebbe più rimasto in silenzio se il livello di distruzione della Chiesa,
che Dio apparentemente permetteva, fosse diventato insopportabile. Subito dopo
la sua morte, le considerazioni che erano ancora valide durante la sua vita
sono state abbandonate. È diventato giusto che un uomo come Víctor
Manuel Fernández, a cui è stato dato rapidamente un cappello cardinalizio,
venisse nominato alla carica di prefetto per la dottrina della fede.
L'argentino non ha le qualifiche per questo importante compito, tranne che per
una cosa: è il pupillo di un Papa argentino. Finora l'attitudine era il
criterio principale per queste nomine, ma sotto Bergoglio sembra che conti la
fedeltà alla linea. Già prima di entrare in carica, Fernández aveva
annunciato una sorta di autodemonizzazione della Chiesa cattolica. Voleva
cambiare il catechismo, relativizzare le affermazioni della Bibbia e mettere in
discussione il celibato. Sapeva che non gli sarebbe rimasto molto tempo. Si
rendeva conto che non sarebbe stato in grado di rimanere con nessun altro papa
successivo. Aveva fretta. Così ha sollevato immediatamente l'atteggiamento del
suo capo nei confronti della nuova dottrina. Si parla allora di una
comprensione ampliata delle cose. Questa è la porta per poter legittimare
interpretazioni della fede cattolica prima sconosciute.<br />
In futuro, il Dicastero per la Dottrina della Fede non sarà più necessario come
ufficio di vigilanza sulla vera fede cattolica, ha spiegato Francesco, ma come
promotore del carisma dei teologi. Nessuno sa cosa significhi in realtà. La
realtà è sempre più importante dell'idea, ha aggiunto. In parole povere: ciò
che è importante non è ciò che il Concilio, ad esempio, ha affermato sulla
fede, ma ciò che viene chiesto. Allo stesso tempo, Francesco ha ammorbidito
l'articolo di Giovanni Paolo II sull'organizzazione del dicastero, che
riguardava la tutela della «verità della fede e dell'integrità dei costumi».<br />
Soprattutto, Fernández dovrebbe «tenere conto del magistero più
recente» nelle sue interpretazioni, cioè quello del suo mentore argentino.
È sembrato una sorta di contropartita il fatto che il Papa abbia esentato il
nuovo prefetto per la dottrina della fede dal doversi occupare degli abusi
sessuali nella Chiesa. Ratzinger, il suo predecessore nella carica, aveva
comunque portato questo settore sotto la sua autorità perché vedeva che altrove
i reati venivano nascosti sotto il tappeto e le vittime lasciate sole.
Tuttavia, Fernández non è nuovo a questo argomento. Il quotidiano
argentino <i>La Izquierda Diario</i> ha riportato che, come
arcivescovo di La Plata, avrebbe coperto almeno undici casi di abusi sessuali
da parte di sacerdoti «in varie forme».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Un
altra prova di discontinuità è stata l'abrogazione della liberalizzazione sulle
celebrazioni in forma straordinaria del rito romano. Nella lettera ai vescovi
che accompagna la pubblicazione di <i>Traditionis Custodes</i>, Francesco
ha detto che l'intenzione di <i>Summorum Pontificum</i> è stata
«spesso gravemente disattesa». Benedetto XVI ha davvero fallito così tanto con
la cosiddetta Messa in latino?</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><br />
Al contrario. Ratzinger voleva pacificare la Chiesa senza mettere in
discussione la validità della Messa secondo il Messale Romano del 1969. «Il
modo in cui trattiamo la liturgia», ha spiegato, «determina il destino della
fede e della Chiesa». Francesco, invece, ha descritto le forme tradizionali
come una «malattia nostalgica». Se l'intenzione fosse stata davvero
«gravemente disattesa», sarebbe stato opportuno in primo luogo ottenere un
parere da parte di Benedetto XVI e in secondo luogo motivare questa accusa. Ma
non c'è alcuna indagine in merito, né tantomeno una documentazione dei presunti
casi. E l'affermazione che la maggioranza dei vescovi ha votato a favore
dell'abrogazione del <i>Summorum Pontificum</i> di Benedetto in un
sondaggio mondiale non è vera, secondo le mie informazioni. Ciò che trovo
particolarmente vergognoso è che il Papa emerito non sia stato nemmeno
informato di questo atto, ma abbia dovuto apprenderlo dalla stampa. Gli è stata
inferta una pugnalata al cuore.<br />
<br />
<b>Prima ha parlato di abusi. Lei, che ha ricostruito i fatti sul caso di padre
Peter H. nella biografia <i>Benedetto XVI - Una vita</i>, può spiegare
perché mons. Bätzing ha sbagliato quando ha chiesto a Ratzinger di scusarsi per
la sua gestione degli abusi come arcivescovo di Monaco?</b><br />
Il presidente della Conferenza episcopale tedesca sa che nessun altro nella
Chiesa cattolica ha compiuto passi così decisivi nella lotta contro gli abusi
sessuali come l'ex prefetto della fede e papa. Il giornalista italiano
Gianluigi Nuzzi ha dichiarato che Benedetto ha «tolto la cappa di silenzio e ha
costretto la sua Chiesa a concentrarsi sulle vittime». Ha fatto molto di più di
Papa Francesco contro questo male scandaloso.<br />
L'affermazione del vescovo Bätzing secondo cui il Papa emerito non si sarebbe
scusato per «ciò che è stato fatto alle vittime con il trasferimento di un
abusatore» è pura disinformazione. Una cosa è certa: nella sua dichiarazione
del 6 febbraio 2022, a seguito della discussione sul tanto discusso rapporto di
Monaco, il Papa emerito ha chiarito che poteva «solo esprimere ancora una volta
la mia profonda vergogna, il mio grande dolore e la mia sincera richiesta di
scuse a tutte le vittime di abusi sessuali». Egli si è «assunto una grande
responsabilità nella Chiesa cattolica. Il mio dolore è ancora più grande per i
reati e gli errori che sono accaduti durante il mio mandato e nei luoghi
interessati [...] Le vittime di abusi sessuali hanno la mia più profonda
solidarietà e mi rammarico per ogni singolo caso».<br />
Per quanto riguarda il caso del sacerdote Peter H. di Essen, risalente al
periodo in cui Ratzinger era vescovo di Monaco, il team di consulenti legali
del Papa emerito è giunto alla conclusione che l'ex vescovo di Monaco, come lui
stesso ha dichiarato, non era a conoscenza né del fatto che il sacerdote «fosse
un autore di abusi né che fosse utilizzato nella cura pastorale». Gli avvocati
hanno riassunto che la perizia «non contiene alcuna prova di un'accusa di
cattiva condotta o di assistenza in un insabbiamento». I documenti sostengono
senza riserve le dichiarazioni di Benedetto XVI.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Lei
lo ha incontrato spesso anche dopo la rinuncia: è vero che Benedetto XVI si è
molto preoccupato negli ultimi anni della situazione della Chiesa tedesca e in
particolare delle conseguenze del cosiddetto cammino sinodale?</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><br />
Ratzinger ha ripetutamente espresso questa preoccupazione anche come prefetto
per la dottrina della fede. In realtà, si era già sentito offeso dopo il
Concilio Vaticano II, quando ne aveva criticato l'annacquamento e la
reinterpretazione. Egli ha accusato l'establishment cattolico del suo Paese
di mostrare soprattutto indaffaramento, autopromozione e noiosi
dibattiti su questioni strutturali «che mancano completamente la missione della
Chiesa cattolica» invece di una «dinamica della fede». Ha detto che è un
errore enorme pensare che basti indossare un mantello diverso per essere di
nuovo amati e riconosciuti dagli altri. Il cristianesimo può essere un vero
partner nelle difficili questioni della civiltà moderna solo attraverso la sua
etica risolutamente presentata.<br />
Per Ratzinger, il rinnovamento consiste nel riscoprire le competenze
fondamentali della Chiesa. Riforma, sottolineava, significa conservare nel
rinnovamento, rinnovare nella conservazione, per portare la testimonianza della
fede con nuova chiarezza nell'oscurità del mondo. La ricerca di ciò che è
contemporaneo non deve mai portare all'abbandono di ciò che è vero e valido e
all'adattamento a ciò che è attuale. A questo proposito, era scettico nei
confronti del "cammino sinodale" elitario, i cui operatori non sono
affatto legittimati dal popolo della Chiesa. Inoltre, con l'avanzare dell'età,
questo sviluppo lo ha molto rattristato. Durante uno dei nostri incontri, ha
dovuto chiedersi quante diocesi del suo Paese potessero ancora essere definite
cattoliche in termini di leadership.<br />
Non si è rassegnato a questo. Vedeva anche le molte iniziative di giovani che
stanno riscoprendo il cattolicesimo e quindi attraggono sempre più persone,
mentre al contrario quelle che si dichiarano particolarmente contemporanee non
solo vivono una crescente aridità spirituale, ma anche un impoverimento del
personale, per non parlare della perdita di membri. Ma anche se la situazione
attuale della Chiesa e del mondo non dava motivo di rallegrarsi, il Papa
emerito aggiungeva sempre nelle nostre conversazioni ciò di cui era
profondamente convinto: «Alla fine, Cristo prevarrà!».<br /><br /><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">(Fonte:
Nico Spuntoni, LNBQ, 27 dicembre 2023) <br /></span></i><i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><a href="https://lanuovabq.it/it/seewald-francesco-ha-voluto-cancellare-leredita-di-benedetto-xvi">https://lanuovabq.it/it/seewald-francesco-ha-voluto-cancellare-leredita-di-benedetto-xvi</a></span></i></p>
<p><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;"> </span> </p>Mariohttp://www.blogger.com/profile/04759601984235983617noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-506050765757878981.post-79912187088842241042023-12-28T07:49:00.001+01:002023-12-28T07:49:53.076+01:00Dietro “Fiducia supplicans” c'è il nuovo paradigma di Francesco<p class="MsoNormal"><i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"></span></i></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUb5mrXXzrT_gS-ce3XUAdn3KAu9vy6ruRXsQqZOByJjWekXpFx8OQTgKPeeiBxzm0HazF3eLg1R3jzDhxHYdAyyW4F03uyJeCkUkwd7wNyY0O7X8yi2GICR0AJs4Z9do7lNaH_gggLBQtCCC8P44pub3MSVIJe4CZr5DD98YR7zl-HuHPaUhYhFK6tztU/s690/maxresdefault-1-large-0-1-2.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="504" data-original-width="690" height="234" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUb5mrXXzrT_gS-ce3XUAdn3KAu9vy6ruRXsQqZOByJjWekXpFx8OQTgKPeeiBxzm0HazF3eLg1R3jzDhxHYdAyyW4F03uyJeCkUkwd7wNyY0O7X8yi2GICR0AJs4Z9do7lNaH_gggLBQtCCC8P44pub3MSVIJe4CZr5DD98YR7zl-HuHPaUhYhFK6tztU/s320/maxresdefault-1-large-0-1-2.jpg" width="320" /></a></i></div><i><br />La
"guerra civile" provocata dalla dichiarazione sulle benedizioni alle
coppie irregolari e omosessuali è frutto di un decennio segnato da due
visioni della fede irriducibili tra loro (e irriducibili alla sola
"gestione Fernández").<br />
<!--[if !supportLineBreakNewLine]--><br />
<!--[endif]--><o:p></o:p></i><p></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">La
“guerra civile ecclesiale” provocata dalla dichiarazione <i>Fiducia
supplicans</i> può essere compresa nelle sue dinamiche interne tornando al
concetto di “nuovo paradigma” applicato al pontificato di Francesco. Non si
contano gli articoli e i libri che adoperano l’espressione. Che si trattasse di
un nuovo paradigma era evidente sin dai primi passi del pontificato. Già nelle
aggiunte al testo incompiuto della <i>Lumen Fidei</i> o
nell’intervista a <i>La Civiltà Cattolica</i> tutti avevamo notato un
nuovo paradigma in embrione, che si è poi ampiamente dispiegato in questo
decennio e ora, con la <i>Fiducia supplicans</i>, ha definitivamente
mostrato il suo volto rivoluzionario, dividendo la Chiesa. Bisogna evitare di
attribuire il disastroso effetto alla sola ultima dichiarazione del cardinale
Fernández. Essa è stata preparata lungo tutto un decennio ed è da collegarsi
direttamente con il capitolo 8 di <i>Amoris laetitia</i>, ma non solo.
Ecco perché conviene riprendere in esame la nozione di “nuovo paradigma”.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Questa
espressione proviene dalla filosofia della scienza e in particolare dalla
scuola popperiana</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">.
Thomas Kuhn interpretava lo sviluppo della scienza come un susseguirsi di
rivoluzioni sulla base di nuovi paradigmi da intendersi come programmi di
ricerca. Il nuovo paradigma doveva essere in grado di spiegare sia quanto
spiegato dal precedente sia quanto questo non riusciva a spiegare. La questione
ebbe una evoluzione interessante quando Imre Lakatos sostenne che un nuovo
paradigma non nasce dopo che si è scoperto un fatto anomalo che falsifica il
precedente, ma prima si elabora il nuovo paradigma e poi si possono vedere e
spiegare i fatti anomali rispetto al precedente, che altrimenti rimarrebbero al
buio o verrebbero adattati a forza dentro il vecchio schema. Il fatto nuovo può
essere quindi visto come nuovo solo se prima è già nato il nuovo modo di vedere
le cose, e non dopo. Prima si passa ai nuovi criteri e solo poi si affrontano i
fatti nuovi, resi ora visibili dalla luce del nuovo paradigma. Un fatto non è
nuovo in quanto nuovo, ma perché nuovo è il modo di vederlo.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Questo
spunto può aiutarci a capire la nuova situazione nel campo della teologia e
della pastorale</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">,
per non rimanere intrappolati in questa logica. Secondo la dottrina della
successione dei paradigmi, la benedizione delle coppie di fatto eterosessuali e
omosessuali è un fatto nuovo che gli “indietristi” non riescono a capire perché
sono rimasti dentro il precedente paradigma, ma risulta pienamente chiaro e
condivisibile da chi ha acquisito il nuovo. La novità non sta nelle coppie
omosessuali, ma nell’inedito colpo d’occhio che ora il nuovo paradigma getta su
di esse. La benedizione di queste ultime è una creazione del nuovo paradigma,
il quale ha posto la nuova questione dopo aver creato il nuovo modo di
affrontarla. Si pone il problema perché si ha già in mente il modo di
risolverlo.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Questo
spiega due altri aspetti della nuova situazione ecclesiale che stiamo vivendo</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">. Il nuovo paradigma
spiega cose nuove, ma anche intende confermare le spiegazioni fornite dal
precedente paradigma, altrimenti non c’è nessun passo in avanti. Infatti,
Fernández dice che la precedente dottrina esposta da ultimo nel <i>Responsum </i>del
2021 non viene negata ma ampliata da un nuovo paradigma. Le nuove affermazioni
risultano così incontestabili: non possono essere criticate alla luce del nuovo
paradigma, perché proprio esso le ha prodotte, e non possono nemmeno esserlo
alla luce del vecchio, perché era inadeguato e infatti è stato sostituito dal
nuovo, il quale, però, non cessa di spiegare quanto spiegava il vecchio. In
questo modo il modello del nuovo paradigma pretende di garantire la continuità
della tradizione.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Questa
visione è debitrice dell’impostazione non realistica ma idealistica del
pensiero moderno</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">,
che parte dal soggetto e non dall’oggetto. Così tutta la nostra visione del
mondo è un “grande paradigma”, a partire dal quale costruiamo la realtà.<br />
Questa appena esposta è l’invenzione, la realtà è diversa. Lo schema ora visto
ha un primo enorme difetto: intende la tradizione solo come un “precedente
paradigma”, a cui fa riferimento Francesco quando parla di “ripetizione di
schemi che generano immobilità”, o come una successione di paradigmi. La
tradizione viene così chiamata “viva”, ma in realtà è morta perché un paradigma
non è conoscenza del reale, dato che egli stesso lo pone. Al massimo è
interpretativo, il che è troppo poco e deforma la definizione di tradizione
della Chiesa. Inoltre, non è vero che il nuovo paradigma permetta di spiegare,
alla propria luce, quanto spiegava il precedente. Questo perché il porre nuove
realtà dopo aver inventato un nuovo paradigma getta a ritroso una luce diversa
anche sulle verità precedenti, legate ad una interpretazione ormai superata.
Questo è il punto delicato in cui vengono inseriti stratagemmi ingannevoli: in
realtà <i>Fiducia supplicans</i> abolisce il <i>Responsum</i> perché
i nuovi supposti motivi pastorali non sono solo pastorali ma pienamente
teologici. Infatti, appartiene al nuovo paradigma sostenere che la pastorale
non è applicativa ma creativa di dottrina.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Nella
Chiesa di oggi ci sono due visioni della fede e due codici di pensiero
irriducibili tra loro</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">.
Il Dicastero per la Dottrina della Fede porta avanti la visione della
successione dei paradigmi, mentre i cardinali, i vescovi e i laici che vi si
oppongono si attengono alla tradizione, che non è un paradigma destinato ad
essere superato da un altro.<br /><br /><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><i><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">Fonte:
Stefano Fontana, LNBQ, 28 dicembre 2023 <br /></span><a href="https://lanuovabq.it/it/dietro-fiducia-supplicans-ce-il-nuovo-paradigma-di-francesco" style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">https://lanuovabq.it/it/dietro-fiducia-supplicans-ce-il-nuovo-paradigma-di-francesco</a></i></p>
<p><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;"> </span> </p>Mariohttp://www.blogger.com/profile/04759601984235983617noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-506050765757878981.post-90239353112641413502023-12-28T07:47:00.002+01:002023-12-28T07:47:16.678+01:00“Fiducia supplicans” e il prossimo Conclave<p><i><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;"></span></i></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5uYRF7cvDKk3r2y7ui1_4iRVNznSb29bbSEMs94EQcFtcIE5fnYvz-l6oEOZU_Xr-TNwji2TlWzkrHDrmP1g5KMy1fHaH_Ecr74lGljbDft_FaY6WqJY-YMuvny7gcozHIfY1EDfPTIkzKYAROr4-VLNwO2ZYXBOqiNCYrCPGfY-up8tflOZk8nMGA0KD/s768/CR1827-Foto-01-768x512.webp" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="512" data-original-width="768" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5uYRF7cvDKk3r2y7ui1_4iRVNznSb29bbSEMs94EQcFtcIE5fnYvz-l6oEOZU_Xr-TNwji2TlWzkrHDrmP1g5KMy1fHaH_Ecr74lGljbDft_FaY6WqJY-YMuvny7gcozHIfY1EDfPTIkzKYAROr4-VLNwO2ZYXBOqiNCYrCPGfY-up8tflOZk8nMGA0KD/s320/CR1827-Foto-01-768x512.webp" width="320" /></a></i></div><i><br />La
promulgazione della Dichiarazione della Dottrina per la Fede <span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">Fiducia
supplicans,</span><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;"> del 18 dicembre 2023 () e le reazioni che ad essa sono
seguite ci offrono una possibile chiave di lettura del prossimo conclave.</span></i><p></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">L’autore
della Dichiarazione è lo stretto collaboratore e <i>ghost writer</i> di
papa Francesco, Victor Manuel Fernández, nominato il 1° luglio 2023 prefetto
del nuovo Dicastero per la Dottrina della Fede e creato cardinale il successivo
30 settembre. Il documento è sottoscritto <i>ex audientia</i> da papa
Francesco, in maniera da renderlo inappellabile. Normalmente il documento
dovrebbe essere espressione del Magistero ordinario della Chiesa, ma non lo è,
proprio perché, allontanandosi dall’insegnamento della Chiesa, perde ogni
carattere di “magisterialità”.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Fiducia
supplicans</span></i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> costituisce
però un vero e proprio “manifesto bergogliano”, per una specifica
caratteristica, che già fu del modernismo: afferma la fedeltà al Magistero
della Chiesa, mentre con una spregiudicata acrobazia intellettuale lo
capovolge. In particolare, <i>Fiducia supplicans</i> nega che una
relazione omosessuale possa essere mai equiparata al matrimonio, ma
autorizzando la possibilità di benedire quella relazione, la approva,
contraddicendo su questo punto il Magistero, che ha sempre condannato il peccato
contro natura. Afferma, con tono rassicurante, che la benedizione è
extra-liturgica, ma poiché si può benedire (<i>bene dicere</i>) solo ciò che è
in sé buono, ammette con ciò l’intrinseca bontà della relazione omosessuale.
Nega di benedire la relazione omosessuale in quanto tale, ma dal momento che
ciò che viene benedetto non è una singola persona, ma la pretesa “coppia”, alla
quale non viene chiesto di porre fine alla relazione illecita, benedice il
legame che unisce in maniera peccaminosa i due “partner”.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Come
meravigliarsi se il cardinale Gerhard L. Müller, prefetto emerito della
Congregazione per la Dottrina della Fede, ha definito questa benedizione un
atto sacrilego e blasfemo (</span><a href="https://lanuovabq.it/it/mueller-le-benedizioni-per-le-coppie-gay-sono-blasfeme"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">qui</span></a><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">)?<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Il
pronunciamento del cardinale Müller è stato forte e articolato, ma non è
l’unico apparso nelle scorse settimane. Il fatto nuovo, che ci offre una chiave
di lettura del prossimo Conclave, è la discesa in campo di vescovi e cardinali
che mai avevano espresso pubblicamente perplessità o critiche verso papa
Francesco. Fino ad oggi infatti le reazioni più significative alla deriva
del pontificato bergogliano erano state la </span><a href="https://www.tfp.org/images/stories/2015/Supplica_filiale_a_sua_Santit%C3%A0_Papa_Francesco_sul_futuro_della_famiglia.pdf"><i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Supplica filiale</span></i></a><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">, sottoscritta nel 2015
da centinaia di migliaia di firmatari in tutto il mondo, la <a href="http://www.correctiofilialis.org/it/"><i>Correctio filialis</i></a>,
presentata nel 2017 da un gruppo di teologi e intellettuali cattolici e i <i>Dubia</i> presentati
da alcuni eminenti porporati, tra i quali i cardinali Raymond Leo Burke e
Walter Brandmüller nel 2016 (</span><a href="https://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351414.html"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">qui</span></a><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">) e nel 2023 (</span><a href="https://www.corrispondenzaromana.it/notizie-dalla-rete/i-cinque-dubia-di-cinque-cardinali-su-punti-chiave-del-sinodo-ai-quali-il-papa-non-ha-risposto"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">qui</span></a><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">). <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Questa
volta è diverso. Una dopo l’altra si sono succedute, con tonalità diverse, le
voci dissonanti dei vescovi del Ghana, dello Zambia, del Malawi, del Togo, del
Benin, del Camerun, del Kenya, della Nigeria, del Congo, del Ruanda, di Angola
e São Tomé (cfr. </span><a href="https://caminante-wanderer.blogspot.com/2023/12/las-reacciones-fiducia-supplicans.html"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">https://caminante-wanderer.blogspot.com/2023/12/las-reacciones-fiducia-supplicans.html</span></a><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">), praticamente tutti i
vescovi africani, mentre la conferenza episcopale panafricana ha lanciato un
appello per un’azione concertata, firmato dal cardinale Fridolin Ambongo,
arcivescovo metropolita di Kinshasa, che ha ricevuto la porpora il 5 ottobre 2019
da papa Francesco.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">A
queste voci critiche si sono aggiunte quelle dei vescovi polacchi, dei vescovi
dei due riti, latino e greco-cattolico, dell’Ucraina, dell’arcidiocesi di
Astana in Kazakistan e di molte altre singole diocesi sparse nel mondo, come
quella di Montevideo. Il cardinale Daniel Fernando Sturla, arcivescovo di
Montevideo, è stato anch’egli creato cardinale da papa Francesco il 14 febbraio
2015 e, come il cardinale Ambongo, è uno degli elettori del prossimo Conclave.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Si
potrà dire che si tratta di una minoranza, e infatti lo è. D’altra parte sono
una minoranza ancora più ristretta i vescovi che hanno esplicitamente aderito
alla Dichiarazione del Dicastero della Dottrina della Fede. Ma è interessante
notare che la critica più forte di <i>Fiducia supplicans </i>è stata
espressa proprio da quelle “periferie” che tanto spesso papa Francesco ha
invocato come portatrici di autentici valori religiosi ed umani, mentre la
filosofia del documento è stata fatta propria da alcune conferenze episcopali,
come quelle del Belgio, della Germania e della Svizzera, che rappresentano gli
episcopati più mondanizzati e lontani dai problemi esistenziali delle
“periferie”.La larga maggioranza dei vescovi e dei cardinali o non si è
manifestata o, quando l’ha fatto, ha suggerito di interpretare <i>Fiducia
supplicans</i> su una linea di coerenza, e non di discontinuità, con il
Catechismo della Chiesa cattolica<i>, </i>e con il precedente<i> </i><a href="https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2021/03/15/0157/00330.html"><i>Responsum</i></a><i> </i>del
15 marzo 2021<b><i> </i></b>della Congregazione per la Dottrina della Fede<i> </i>sulla
possibilità di benedire le unioni di persone dello stesso sesso. Posizione
impervia, quella di questi cardinali e vescovi, sia sul piano dottrinale che su
quello pastorale. Le ragioni dell’ambiguità vanno probabilmente ricercate nel
timore di non entrare in aperto conflitto con papa Francesco e con i poteri
mediatici che lo sostengono. Questo centro magmatico e confuso non è tuttavia
“bergogliano” e, nella sua espressione cardinalizia, costituisce l’oscillante
“Terzo Partito” tra le due minoranze che si affronteranno nel prossimo
conclave: da una parte il polo fedele all’insegnamento della Chiesa, dall’altra
il polo fedele al “nuovo paradigma”. Lo scontro si svolgerà in una situazione
di “sede vacante”, quando papa Francesco sarà già uscito di scena, i media
taceranno ed ogni elettore si troverà solo di fronte a Dio e alla propria
coscienza. Quanto basta per far pensare che il prossimo conclave sarà
contrastato, non breve e forse non privo di colpi di scena.<br /><br /><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><i><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">Fonte:
Roberto de Mattei, Corrispondenza Romana, 27 Dicembre 2023 <br /></span><a href="https://www.corrispondenzaromana.it/fiducia-supplicans-e-il-prossimo-conclave/" style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">https://www.corrispondenzaromana.it/fiducia-supplicans-e-il-prossimo-conclave/</a></i></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><o:p> </o:p></span></p>Mariohttp://www.blogger.com/profile/04759601984235983617noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-506050765757878981.post-62560378608604207342023-12-28T07:45:00.000+01:002023-12-28T07:45:05.130+01:00Quousque tandem? Il dicastero per la Dottrina della Fede “benedice” il peccato contro natura<p><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_QfOgHezUz1s9fNbgbIAxw_boACpdxccgywy7xBO8H3dQfyc2-v-x5dtFGvqzFQSudFRGU4mWQ4uTHMVfyBZlnKlmXGX73VFGYQx0YXxb8J7S_GCWSDm9KepF_WNODIVIzeyNlSj_fBUtI8iYB8hydQsziXKDWVTArQPv6JgqbrvmXkHD79H7mbEhJIgG/s768/CR1826-Foto-01-768x512.webp" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="512" data-original-width="768" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_QfOgHezUz1s9fNbgbIAxw_boACpdxccgywy7xBO8H3dQfyc2-v-x5dtFGvqzFQSudFRGU4mWQ4uTHMVfyBZlnKlmXGX73VFGYQx0YXxb8J7S_GCWSDm9KepF_WNODIVIzeyNlSj_fBUtI8iYB8hydQsziXKDWVTArQPv6JgqbrvmXkHD79H7mbEhJIgG/s320/CR1826-Foto-01-768x512.webp" width="320" /></a></div><br />La
Dichiarazione <a href="https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2023/12/18/0901/01963.html" style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;"><i>Fiducia
supplicans</i></a><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;"> sul senso pastorale delle benedizioni emanata il 18
dicembre 2023 dal Dicastero per la Dottrina della Fede, segna uno dei punti più
bassi del pontificato di papa Francesco. Questo documento, infatti,
contraddicendo la dottrina della Chiesa, approva e di fatto promuove la
“benedizione” di “coppie” che vivono in una situazione intrinsecamente
immorale, con una particolare attenzione a quelle omosessuali.</span><p></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Per
comprendere le origini di quanto è accaduto bisogna risalire ai primi anni
Settanta del Novecento, quando, sull’onda della Rivoluzione del Sessantotto, ma
anche della “nuova morale” postconciliare, iniziarono a diffondersi nella
Chiesa forme di “apertura” alle relazioni omosessuali. Secondo la dottrina
tradizionale, l’atto sessuale è in sé stesso, per sua natura, ordinato alla
procreazione ed è buono solo se avviene all’interno del matrimonio, senza
essere distolto dal suo fine. Invece, per i nuovi teologi, l’atto sessuale è
sempre buono, perché costituisce il momento più intimo ed intenso dell’amore
umano, indipendentemente dal fatto che sia ordinato o no alla procreazione, che
si svolga o no all’interno del matrimonio e che coinvolga uomini e donne di
differente o dello stesso sesso.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Contro
questi errori la Congregazione per la Dottrina della Fede pubblicò il 29
dicembre 1975 la dichiarazione <a href="https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19751229_persona-humana_it.html"><i>Persona
humana</i></a><i>, </i>firmata dal Prefetto, cardinale Seper, che
affermava, tra l’altro: «<i>Secondo l’ordine morale oggettivo, le relazioni
omosessuali sono atti privi della loro regola essenziale e indispensabile. Esse
sono condannate nella sacra Scrittura come gravi depravazioni e presentate,
anzi, come la funesta conseguenza di un rifiuto di Dio. Questo giudizio della
Scrittura non permette di concludere che tutti coloro, i quali soffrono di
questa anomalia, ne siano personalmente responsabili, ma esso attesta che gli
atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati e che, <b>in nessun
caso, possono ricevere una qualche approvazione</b></i>».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Il <i>Catechismo
della Chiesa cattolica</i>, pubblicato nel 1992, affermava a sua volta, al n.
2357: «<i>Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni
omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che
“gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati”. Sono
contrari alla legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita.
Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. <b>In
nessun caso possono essere approvati</b></i>».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Dello
pseudo “matrimonio omosessuale”, si cominciò a parlare solo a partire dagli
anni Novanta del Novecento, soprattutto dopo che il Parlamento europeo, con una
sua risoluzione dell’8 febbraio 1994, invitò gli Stati membri dell’Unione «<i>ad
aprire alle coppie omosessuali tutti gli istituti giuridici a disposizione di
quelli eterosessuali</i>». Nell’Angelus del 20 febbraio 1994, Giovanni Paolo II
condannò esplicitamente la risoluzione europea, affermando che «<b><i>non è
moralmente ammissibile l’approvazione giuridica
della pratica omosessuale.</i></b><i> Essere comprensivi verso
chi pecca, verso chi non è in grado di liberarsi da questa tendenza, non
equivale, infatti, a sminuire le esigenze della norma morale (cfr. Giovanni
Paolo II, </i><a href="https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_06081993_veritatis-splendor.html">Veritatis
Splendor</a><i>, 95)</i>» (<a href="https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/angelus/1994/documents/hf_jp-ii_ang_19940220.html">Angelus</a> del
20 febbraio 1994).<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Questa
posizione è rimasta sostanzialmente immutata ma, soprattutto a partire dal
Sinodo dei vescovi tedeschi apertosi nel 2020, sono cominciate a diffondersi le
richieste di “benedizione” di “coppie” omosessuali. Il 15 marzo 2021, l’allora
Congregazione (oggi Dicastero) per la Dottrina della Fede, presieduta dal
cardinale Luis F. Ladaria ha pubblicato un <a href="https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2021/03/15/0157/00330.html"><i>Responsum</i></a> nel
quale rispondeva al dubbio se la Chiesa disponesse del potere di impartire la
benedizione alle unioni di persone dello stesso sesso. Il Dicastero vaticano
rispondeva negativamente, spiegando che, essendo le benedizioni dei
sacramentali, esse richiedono che «<i>ciò che viene benedetto sia
oggettivamente e positivamente ordinato a ricevere e ad esprimere la grazia, in
funzione dei disegni di Dio iscritti nella Creazione e pienamente rivelati da
Cristo Signore. Sono quindi compatibili con l’essenza della benedizione
impartita dalla Chiesa solo quelle realtà che sono di per sé ordinate a servire
quei disegni</i>».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Fin
dalle origini la Chiesa, facendo eco alla maledizione delle Sacre Scritture (<i>Gen</i>.
18, 20; 19, 12-13, 24-28; <i>Lev</i>. 12, 22 e 29; <i>Is</i>. 3,
9; <i>1 Tim.</i> 1, 9-10; <i>1 Cor.</i> 6, 9-10) ha
condannato il peccato contro natura per bocca dei Padri e Dottori della Chiesa,
dei santi, dei Papi, dei Concili e del Diritto canonico. La dichiarazione <i>Fiducia
supplicans </i>del Dicastero della Dottrina della Fede,stravolge questo
Magistero.Il documento si apre con una presentazione del Prefetto Fernandez, il
quale spiega che la dichiarazione intende «<i>offrire un contributo specifico e
innovativo al significato pastorale delle benedizioni</i>» permettendo «<i>di
ampliarne e arricchirne la comprensione classica</i>»attraverso una riflessione
teologica«<i>basata sulla visione pastorale di Papa Francesco</i>». I
riferimenti del testo che segue sono sempre e solo all’insegnamento di papa
Francesco, ignorando tutti precedenti pronunciamenti della Santa Sede, come se
l’insegnamento della Chiesa cominciasse <i>ex novo</i> con lui.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Dopo
i primi paragrafi (1-3), la dichiarazione dichiara «<i>inammissibili riti e
preghiere che possano creare confusione tra ciò che è costitutivo del
matrimonio</i>» e «<i>ciò che lo contraddice</i>», per evitare di riconoscere
in qualunque modo «<i>come matrimonio qualcosa che non lo è. La dottrina della
Chiesa su questo punto resta ferma</i>» (nn. 4-6). Ma è proprio in questa
precisazione che sta l’inganno e l’ipocrisiadel documento, firmato dal
cardinale Victor Manuel Fernández, e controfirmato <i>ex audientia</i>, da
papa Francesco.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Il
primo punto fuorviante è quello di affermare che le relazioni omosessuali non
sono equiparate al matrimonio cristiano, evitando però di definirle atti
intrinsecamente disordinati; il secondo punto è l’insistenza sulla distinzione
tra benedizioni liturgiche ed extra-liturgiche, come se una benedizione
extra-liturgica, fatta da un sacerdote, potesse rendere lecito ciò che è
illecito benedire. Nel secondo capitolo del documento (nn. 7-30) si afferma che
quando con un apposito rito liturgico «<i>si invoca una benedizione su alcune
relazioni umane</i>», occorre che «<i>ciò che viene benedetto sia in grado di
corrispondere ai disegni di Dio iscritti nella Creazione</i>» (11), ma se ci si
muove «<i>al di fuori di un quadro liturgico</i>», la richiesta di benedizione
va accolta e valorizzata, perché ci si trova «<i>in un ambito di maggiore
spontaneità e libertà</i>» (n. 23). Ancora una volta si dà ad intendere che
queste “relazioni umane” non siano in contraddizione con la legge naturale e
divina. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Il
terzo capitolo della dichiarazione (nn. 31-41) ammette dunque la «<i>possibilità
di benedizioni di coppie in situazioni irregolari e di coppie dello stesso
sesso</i>»(n. 31).Le rassicurazioni, puramente retoriche, secondo cui «<i>non
si devené promuovere né prevedere un rituale per le benedizioni di coppie in
una situazione irregolare</i>» (n.38<b>)</b> e che «<i>questa benedizione
mai verrà svolta contestualmente ai riti civili di unione e nemmeno in
relazione a essi</i>» (n. 39), continuano ad aggirare con deliberata ambiguità
il punto di fondo dell’intrinseca immoralità delle relazioni omosessuali. Va
sottolineato che il documento autorizza la benedizione non di un singolo
fedele, che voglia liberarsi da una situazione irregolare, ma quella di una
“coppia”, che nella condizione di peccato vive stabilmente, senza alcuna
intenzione di liberarsene. Coppia, oltretutto, che tale non può essere
definita, non trattandosi dell’unione naturale di un uomo e di una donna. Questa
relazione peccaminosa viene oggettivamente benedetta.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Molto
scandalo suscitò la frase di papa Francesco «<i>Chi sono io per giudicare un
gay?</i>», pronunciata il 29 luglio 2013, sul volo di ritorno a Roma da Rio de
Janeiro. Quella frase, pur rappresentando un chiaro messaggio mediatico, poteva
essere minimizzata come una infelice <i>boutade</i> estemporanea. La
Dichiarazione <i>Fiducia supplicans</i> è enormemente più grave,
perché è una “dichiarazione” ufficiale, di cui il portale dell’informazione
della Santa Sede <i>Vatican News</i> sottolinea la rilevanza,
scrivendo che «<i>era dall’agosto di 23 anni fa che l’ex Sant’Uffizio non
pubblicava una dichiarazione (l’ultima fu nel 2000 </i>Dominus Jesus<i>),
documento dall’alto valore dottrinale</i>». Spetterà ai teologi e ai canonisti
offrire una accurata valutazione di questo atto del Dicastero della Dottrina
per la Fede. Per ora il semplice <i>sensus fidei</i> ci fa affermare
che non è possibile avallare in alcun modo, e meno che mai con una
“benedizione”, una relazione viziosa e immorale. Il sacerdote che impartisse
tali benedizioni, o un vescovo che le approvasse, commetterebbe un peccato
pubblico grave. E, duole dire, che un gravissimo peccato è stato commesso da
chi ha promulgato e firmato questa scandalosa dichiarazione.<br /><br /><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><i><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">Fonte:
Roberto De Mattei, Corrispondenza Romana, 20 Dicembre 2023. <br /></span><a href="https://www.corrispondenzaromana.it/quo-usque-tandem-il-dicastero-per-la-dottrina-della-fedebenedice-il-peccato-contro-natura/" style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">https://www.corrispondenzaromana.it/quo-usque-tandem-il-dicastero-per-la-dottrina-della-fedebenedice-il-peccato-contro-natura/</a></i></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><o:p><i> </i></o:p></span></p>Mariohttp://www.blogger.com/profile/04759601984235983617noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-506050765757878981.post-21722049203391459942023-10-16T10:43:00.001+02:002023-10-16T10:43:08.943+02:00Il cardinale Joseph Zen denuncia il regime sinodale<p><span style="font-family: arial; font-size: 12pt;"><i></i></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgw9nNkL2y4PoFm_RtRyZfmKTP2-iwi_WGkb7UXjGLJjVKK15kdZl4n_hirlMCWpk2w4ZX14dfBnBcm-zxiz8WFH2wPb9DN1hIR6yS-Tppwp-TIPUiDgE5tNc29d6rTYdqkQIyWYVGJ_2tes5F3fOTJYbi0QpmRoGkTIzGvjyAQ3cL85N_gj8VYwpwuaCci/s690/0-large-0-1-2-3-4-5-6-7-8-9-10-11-12-13-14-15-16-17-18-19-20-21-22-23-24-25.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="504" data-original-width="690" height="234" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgw9nNkL2y4PoFm_RtRyZfmKTP2-iwi_WGkb7UXjGLJjVKK15kdZl4n_hirlMCWpk2w4ZX14dfBnBcm-zxiz8WFH2wPb9DN1hIR6yS-Tppwp-TIPUiDgE5tNc29d6rTYdqkQIyWYVGJ_2tes5F3fOTJYbi0QpmRoGkTIzGvjyAQ3cL85N_gj8VYwpwuaCci/s320/0-large-0-1-2-3-4-5-6-7-8-9-10-11-12-13-14-15-16-17-18-19-20-21-22-23-24-25.jpg" width="320" /></a></i></div><i><br />Sinodo
significa "camminare insieme", ma a quanto pare solo in una direzione
opportunamente prestabilita, anche grazie a procedure raffinate nel
corso del pontificato. L'anziano porporato di Hong Kong invita a vigilare di
fronte alle chiare derive in atto.</i><p></p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: IT;"><span style="font-family: arial;">Nel
pomeriggio di mercoledì, <a href="https://www.acistampa.com/story/i-dubbi-del-cardinale-zen-sullo-svolgimento-del-sinodo-che-si-apre-oggi" target="_blank">ACI Stampa</a> ha lanciato la notizia della lettera che il
cardinale Joseph Zen Ze-Kiun ha inviato ad una trentina di cardinali e vescovi,
il 26 settembre scorso, riportandone alcuni stralci. Si tratta di un appello
alla vigilanza ed anche all’opposizione di fronte alle chiare derive di questo
Sinodo.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: arial;"><b><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: IT;">Nella
lettera si trova una decisa denuncia dell’agenda</span></b><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: IT;"> che i quadri di questo
Sinodo stanno portando avanti, nonostante le false rassicurazioni al riguardo,
che, secondo il cardinale Zen, sono «veramente un’offesa alla nostra
intelligenza». Ma il cardinale cinese non si sofferma tanto sulla disamina dei
contenuti, quanto su quella procedura architettata <i>ad hoc </i>per
permettere a questo sinodo di provocare una vera rivoluzione nella Chiesa. Zen,
in altre parole, ha fiutato nelle procedure sinodali quella tipica copertura
democratica che ogni regime oligarchico sa abilmente manovrare per esercitare
la più spietata tirannia.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: arial;"><b><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: IT;">Dietro
ai proclami dell’ascolto dello Spirito Santo</span></b><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: IT;">, della valorizzazione del <i>sensus fidelium</i>,
della partecipazione del popolo di Dio, della parresia e della trasparenza, si
trova un vero e proprio «piano di manipolazione», che al cardinale Zen, che di
regimi ne sa qualcosa, risulta evidente e che riassume in questo modo:
«Cominciano col dire che bisogna ascoltare tutti. Adagio adagio fanno capire
che tra questi “tutti” ci sono specialmente quelli da noi “esclusi”.
Finalmente, si capisce che si tratta di gente che opta per una morale sessuale
diversa da quella della tradizione cattolica». Quindi l’invito ad una
inclusività a tutto tondo, senza giudicare nessuno, che è presentato come la
divisa ufficiale del Sinodo in corso, è funzionale allo sdoganamento dei
comportamenti delle persone “accolte”.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: arial;"><b><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: IT;">A
spingere in questa direzione è il continuo richiamo, da parte degli
organizzatori del Sinodo, alla “conversazione nello Spirito”.</span></b><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: IT;"> Questo Sinodo sarà
caratterizzato appunto da interventi che dovranno essere in linea con la
“conversazione spirituale”. Nella pletora di documenti, sussidi e parole che
caratterizzano questo Sinodo (ma non bisognava tacere per ascoltare lo Spirito?),
troviamo che la “conversazione spirituale” sembra una seduta psicoterapeutica,
nella quale il contenuto delle parole ascoltate e pronunciate praticamente non
ha alcun valore di per sé. Si raccomanda infatti di «ascoltare gli altri senza
giudizio», prestando attenzione «non solo alle parole, ma anche al tono e ai
sentimenti di chi sta parlando»; poi il suggerimento di «evitare la tentazione
di usare il tempo per preparare ciò che si dirà invece di ascoltare» e la
raccomandazione di controllare «le possibili tendenze ad essere egocentrico»
quando si parla. Si tratta in sostanza di una castrazione preventiva di
qualsiasi intervento che si volesse situare nella linea della difesa della
dottrina della Chiesa e persino della semplice discussione. Questa fissazione
sulla modalità della conversazione piuttosto che sui contenuti indica già
abbastanza chiaramente che questi ultimi sono già stati decisi in altre
stanze.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: arial;"><b><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: IT;">Giustamente,
il cardinale Zen manifesta più che un sospetto</span></b><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: IT;"> di fronte alla regola
sinodale del «conversare, ma non discutere»: «Ma allora il consenso e
l’unanimità avvengono miracolosamente? (…) Evitare discussioni è evitare la
verità». E, con singolare perspicacia, consiglia ai confratelli: «Non dovete
obbedire a loro quando dicono di andare a pregare, interrompendo i lavori.
Rispondete che è ridicolo pensare che lo Spirito Santo stia aspettando le
vostre preghiere dell’ultimo momento».<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: arial;"><b><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: IT;">Altre
anomalie procedurali fanno nascere più di un sospetto</span></b><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: IT;">, come l’inversione dell'abituale
procedura dei sinodi, che faceva precedere il dibattito nell’Assemblea generale
al lavoro nei più ristretti gruppi linguistici. Ed ancor più la decisione
del Papa di aggiungere 70 membri non vescovi, inclusi i laici, con diritto di
voto «senza nessuna consultazione, nella immediata vicinanza del Sinodo». «Se
io fossi uno dei membri </span><span style="font-size: 12pt;">‒</span><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: IT;"> incalza Zen </span><span style="font-size: 12pt;">‒</span><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: IT;">, farei una forte protesta, perch</span><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Georgia Pro Light"; mso-bidi-language: IT;">é</span><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: IT;"> questo cambia sostanzialmente il
Sinodo dei vescovi</span><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Georgia Pro Light"; mso-bidi-language: IT;">»</span><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: IT;">. </span><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Georgia Pro Light"; mso-bidi-language: IT;">È</span><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: IT;"> quanto ha messo in luce padre</span><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Georgia Pro Light"; mso-bidi-language: IT;"> </span><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: IT;">Gerald
Murray al Convegno del 3 ottobre scorso (vedi</span><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Georgia Pro Light"; mso-bidi-language: IT;"> </span><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: IT;"><a href="https://lanuovabq.it/it/le-pecore-al-posto-dei-pastori-il-sinodo-sovverte-la-chiesa">qui</a>).
Zen fa notare che, sotto questo punto di vista, il Sinodo in corso è
decisamente più radicale di quello tedesco, perché in quest’ultimo almeno «i
voti dei Vescovi e quelli dei laici» sono stati «separatamente contati».<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: arial;"><b><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: IT;">Un
altro cambiamento a gara iniziata è stata l’aggiunta della sessione sinodale
del 2024</span></b><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: IT;">: «Il
mio malizioso sospetto </span><span style="font-size: 12pt;">‒</span><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: IT;"> spiega il Cardinale </span><span style="font-size: 12pt;">‒</span><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: IT;"> </span><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Georgia Pro Light"; mso-bidi-language: IT;">è</span><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: IT;"> che gli organizzatori, non sicuri di raggiungere in questa sessione ciò a
cui mirano, sperano di aver tempo di preparare altre manovre».<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: arial;"><b><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: IT;">In
effetti, è più che una sensazione che nei sinodi celebrati sotto questo
pontificato ci sia stato un progressivo aggiustamento di procedure</span></b><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: IT;"> mirate a ridurre al minimo
fattori disturbanti. Il Sinodo sulla Famiglia aveva messo sufficientemente in
luce che la normale procedura presentava troppi rischi: c’erano ancora
abbastanza vescovi che avevano coraggio e preparazione sufficienti per mettere
i bastoni tra le ruote e rallentare l’onda della rivoluzione, esercitando anche
una non trascurabile influenza verso molti confratelli. Non si deve dimenticare
che il Papa dovette decidere il colpo di mano di reinserire nella <i>Relatio
Synodi</i> finale anche quei tre paragrafi che non avevano raggiunto i due
terzi dei voti favorevoli, e che dunque non avrebbero dovuto comparire nel
documento finale.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: IT;"><span style="font-family: arial;">Era
già chiaro allora che Francesco non aveva alcuna remora a cambiare in corsa
regole e procedure <i>pro domo sua</i></span></span></b><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: IT;"><span style="font-family: arial;">. Quest’ultimo sinodo è stato, da questo punto di
vista, il capolavoro di un tale atteggiamento e il cardinale Zen lo mette
lucidamente in evidenza. L’apparente procedimento più democratico è il
paravento e lo strumento di cui si serve una ben precisa oligarchia per
raggiungere i propri scopi, mentre tutti salutano meravigliati la nuova grande
chiesa democratica. Zen acutamente domanda: «ma sono sicuri che questi laici
invitati siano <i>fideles</i>? che almeno vadano in chiesa? Si noti che
questi laici non sono stati eletti dal popolo cristiano praticante».<br />
<br />
<b>Quando apparve il Documento di lavoro</b>, avevamo già fatto <a href="https://lanuovabq.it/it/e-il-verbo-si-e-fatto-ideologia-al-sinodo-una-chiesa-falsificata" target="_blank">notare</a> come le sintesi riportate dimostravano, nel
loro frasario ideologico e del tutto estraneo al linguaggio della fede dei
semplici, che ad essere rappresentato non era affatto il popolo dei fedeli, ma
quella porzione opportunamente ideologizzata, con un duplice processo di
falsificazione, che andava dagli oligarchi ai fedeli “scelti” e poi da
quest’ultimi nuovamente all’oligarchia. Al <i>sensus fidei</i> si è
così sovrapposta una «<i>consultatio fidelium</i>, ideologicamente condotta e
riportata». Il Papa ha oltretutto sfruttato la sua facoltà di scegliere
personalmente una porzione di membri del Sinodo per includere quegli “esclusi”
che nessuno aveva voluto, come Mons. Paglia e il cardinale McElroy, accomunati
dalla promozione dell’agenda rivoluzionaria.<br />
<br />
<b>È la normale tecnica di regime</b>: si è democratici, fino a quando il <i>demos</i>,
opportunamente catechizzato, va nella linea imposta; quando questo non avviene,
l’oligarchia sceglie altre strade. In ogni caso, è sempre l’oligarchia che
comanda.</span><o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: IT;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></span></p><p class="MsoNormal"><i><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: IT;"><span style="font-family: arial;">(Fonte: Luisella Scrosati, LNBQ, 6 ottobre 2023)<br /></span></span><a href="https://lanuovabq.it/it/il-cardinale-joseph-zen-denuncia-il-regime-sinodale"><span style="font-family: arial;">Il cardinale Joseph Zen denuncia il regime sinodale - La Nuova Bussola Quotidiana (lanuovabq.it)</span></a></i></p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: IT;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: IT;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></span></p>Mariohttp://www.blogger.com/profile/04759601984235983617noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-506050765757878981.post-41707017073627298412023-08-15T09:19:00.000+02:002023-08-15T09:19:04.375+02:00Murgia santa subito? Non è proprio il caso<p><i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"></span></i></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgwzxRwZLWSJuDKY1Os9PB1-0Wzc7P80xcZn5SfiyzYbzpMB0nYXzpewJ8MomMF-tj7T1rqIIXXiMLBgPM85iPNF29RxYjktTM8aJ3cQPQ-uVaBqZKf3jjqIjMfy11VRrWjH11KYGxjloSCZbarcg-VYxMhgeocGzsWTR38hqSl_UUgg4FS6D2SAbKv1UJ/s690/murgia-funerali-large.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="504" data-original-width="690" height="234" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgwzxRwZLWSJuDKY1Os9PB1-0Wzc7P80xcZn5SfiyzYbzpMB0nYXzpewJ8MomMF-tj7T1rqIIXXiMLBgPM85iPNF29RxYjktTM8aJ3cQPQ-uVaBqZKf3jjqIjMfy11VRrWjH11KYGxjloSCZbarcg-VYxMhgeocGzsWTR38hqSl_UUgg4FS6D2SAbKv1UJ/s320/murgia-funerali-large.jpg" width="320" /></a></i></div><i><br />Pur
con tutto il rispetto dovuto per la morte, l'esaltazione di Michela Murgia
appare fuori luogo. Definita scrittrice "controcorrente", in realtà
è stata sempre dalla parte del potere, quello vero. E per paradosso anche la
Chiesa istituzionale la celebra come "grande cattolica".</i><p></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">Michela
Murgia «ricorda Sant’Agostino: l‘esperienza personale diventa simbolo
universale» declama, spericolatamente, Dacia Maraini su </span><i style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">Huffington Post</i><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">.
Una fra le tante uscite ispirate dalla morte della scrittrice. La celebrazione
pressoché unanime della Murgia da parte del mondo della cultura, della politica
e dello spettacolo, ci fa comprendere che era investita di un ruolo importante
nel comunicare la mentalità contemporanea di cui i principali media si fanno
megafono.</span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Di
fronte alla morte di una persona ancora giovane</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> – spirata il 10
agosto, a 51 anni, pochi mesi dopo aver annunciato un tumore –, che ha mostrato
coraggio e dignità di fronte alla propria morte, è difficile scrivere,
soprattutto quando si va in direzione contraria al coro di lodi unanimi. Si
teme di apparire inopportuni, stonati. Tuttavia, la Murgia era un personaggio
pubblico e se viene celebrata come una grande intellettuale, addirittura
«indispensabile», una «lottatrice» per i diritti degli ultimi, «attivista»,
«teologa», «filosofa», «innovatrice», «grande scrittrice» o «grande cattolica»
allora è giusto esprimersi e ricordare gli elementi della sua vicenda che
risultano critici a chi abbia una visione differente da quella propagandata
dalla scrittrice sarda.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Su <i>Repubblica</i> Giulia
Santerini definisce la Murgia una scrittrice «cattolica».</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> Se si può
scrivere tanto è perché l’identità cattolica è in crisi, attaccata anche
dall’interno della Chiesa. Nessuno può dare patenti di cattolicità perché è la
dottrina che definisce e lei non può essere definita, per le dottrine che
propagandava, cattolica, se ha ancora un senso la parola. Il <i>Sole 24
Ore</i> la ricorda come scrittrice «antagonista contro il patriarcato»,
dimenticando che non siamo negli anni Sessanta e il patriarcato è smantellato
da tempo e la Murgia ne combatteva il fantasma eliminando le vocali finali
delle parole.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Diceva
di essere scomoda ma l’11 agosto Rai 3 ha presentato in prima serata</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> una
programmazione a lei dedicata, un onore mai concesso agli scrittori scomodi. I
palinsesti di ogni media si sono riempiti di sue riapparizioni, celebrazioni,
letture, lodi senza contraddittorio. Persino Giorgia Meloni, con tutto il
governo schierato, ha fatto il suo dovere istituzionale delle condoglianze che
si presentano alle grandi personalità.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Michela
Murgia, in fondo, aveva scelto di stare dalla parte del potere </span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">anche se lo negava con
sdegno; quel potere che, attraverso le lotte che lei appoggiava, sta
rimodellando le nostre vite abolendo confini fra sessi, nazioni, proprietà.
Quel potere che, attraverso istituzioni comunitarie, favorisce il traffico di
uomini attraverso le Ong e i loro complici scafisti. Quel potere che favorisce
la denatalità a favore di una fertilità tecnica e mercenaria, l’aborto sempre
più facile, l’omogenitorialità, l’eutanasia, la maternità surrogata, tutti
punti difesi tenacemente dalla donna che puntellava queste scelte con la
volontà o espediente di essere vicina a “Dio Madre”.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">La
scrittrice sarda esprimeva un pensiero fazioso e violento</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">, irridente e blasfemo,
persino feroce. Però era chiara: definiva amici e nemici con chiarezza. Dunque,
riabilitarla, portarla dalla propria parte anche da quella “destra” – vera o
sedicente – che lei individuava nei cattolici lontani dalle innovazioni
creative degli ultimi anni o in mentalità politiche da lei vituperate, o
lontane dalla sinistra neoliberista prodotto del marxismo culturale, non ne
rispetta la volontà. Le va dato atto di non essere stata ipocrita: ha sempre
attaccato, morto o vivo che fosse, chiunque andasse contro le sue idee. Non
avrebbe gradito riabilitazioni da chi disprezzava.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Sino
alla fine ha “combattuto” con segni e rituali forti, come il matrimonio “queer”</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> della famiglia
allargata. Ma se i segni hanno un valore, allora il fatto che il suo vestito da
cerimonia sia stato impreziosito dalla scritta ricamata <i>God Save the
Queer </i>della stilista di Dior, Maria Grazia Chiuri, avrà un
significato. Il marchio del lusso Dior, come tutti i marchi importanti,
appoggia le idee che sono maggioritarie come la grande finanza, le
multinazionali dei media, le grandi istituzioni appoggiano le medesime lotte
care alla Murgia. Quello del 15 luglio fu «matrimonio» fatto «pur non credendo
nel matrimonio», aveva chiarito. Le teorie radical-femministe,
“intersezionali”, della Murgia sono una vecchia conoscenza della cultura
europea che demolisce il bello e il passato; ma lei era riuscita, partecipando
a trasmissioni televisive e usando il suo talento comunicativo, a farle tornare
novità. Il suo odio per un fascismo più immaginario che reale e contro una
Chiesa “vecchia” era implacabile.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">La
teologa Marinella Perroni sull’<i>Osservatore Romano </i>ne loda
l’amicizia e l’umanità</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">: «Non avrebbe certo potuto scrivere in <i>God Save
the Queer</i> le pagine davvero magiche di teologia trinitaria, se non
avesse fatto questa esperienza di Dio e degli umani». Su <i>Avvenire</i> –
che ha dedicato molti articoli alla Murgia in poche ore – Roberto Carnero
insiste soprattutto sull’«inclusività» della sua teologia delle «periferie»,
perché il cattolicesimo è religione dell’«et-et», non dell’«aut-aut». Vero, ma
ci sono dei limiti: in un’intervista su <i>Repubblica</i> definiva la
Trinità «due uomini e un uccello», «patriarcato tossico» e meglio sarebbe una
Trinità di «tre donne». Sono concetti «illuminanti» di teologia trinitaria? È
l’applicazione dell’et-et? Lo lasciamo giudicare al lettore.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Quanto
al catechismo femminista della Murgia</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">, ne scriveva già 100 anni fa l’occultista
Valentine de Saint Point e in termini molto simili parlando già di un
Dio-Madre, con tutto quanto conseguiva.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">La
scrittrice sarda verrà ricordata soprattutto per i suoi pamphlet </span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">polemici <i>Stai
zitta,</i> <i>Morgana </i>o <i>Ave Mary</i>, testi brevi,
rapsodici, taglienti che ritagliava fra le sue collaborazioni giornalistiche,
le rubriche sulle riviste femminili. <i>Come diventare fascisti</i> polemizzava
contro un fascismo parodistico, felliniano. Della sua opera letteraria si può
ricordare <i>Accabadora </i>(2009) che ha grazia di scrittura, il
romanzo breve <i>L’incontro</i> (2014) e <i>Tre ciotole</i> (2023),
racconti ispirati alla malattia. Probabilmente, Michela Murgia più che
scrittrice era donna di spettacolo, attivista moderna, spesso in televisione,
spessissimo alla radio e nei teatri.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><i>(Fonte:
Mario Iannacone, LNBQ, 14 agosto 2023)<br />
<a href="https://lanuovabq.it/it/murgia-santa-subito-non-e-proprio-il-caso">https://lanuovabq.it/it/murgia-santa-subito-non-e-proprio-il-caso</a></i><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><o:p> </o:p></span></p>Mariohttp://www.blogger.com/profile/04759601984235983617noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-506050765757878981.post-63841452718913529532023-08-15T09:12:00.002+02:002023-08-15T09:12:27.953+02:00IL CASO AVVENIRE: Con la Chiesa o con gli usurpatori: ognuno decida<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><i></i></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiqZ6RSkJAaGXq3SaRscvl-HocMKd04Nc9skGj0yAPThwrSdQWb0IZ5VU_2yaV118pJQ9WDNAiZSJIPf2I1o1Lc47GgD-jEd7UqkCuSf62NZlpsWvYT2UO2plz0sBLnnhB8KbQAVCr8Th2-3TNg8xZ05a8OdOfbGbzpkEhrJz8ui8YqugCkj11nIBLMM4D9/s690/avvenire-1-large-0-1-2-3-large-0-1-2-3-4-5-6-7-8-9-10-11-12.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="504" data-original-width="690" height="234" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiqZ6RSkJAaGXq3SaRscvl-HocMKd04Nc9skGj0yAPThwrSdQWb0IZ5VU_2yaV118pJQ9WDNAiZSJIPf2I1o1Lc47GgD-jEd7UqkCuSf62NZlpsWvYT2UO2plz0sBLnnhB8KbQAVCr8Th2-3TNg8xZ05a8OdOfbGbzpkEhrJz8ui8YqugCkj11nIBLMM4D9/s320/avvenire-1-large-0-1-2-3-large-0-1-2-3-4-5-6-7-8-9-10-11-12.jpg" width="320" /></a></i></div><i><br />L'aperta
legittimazione dell'omosessualità da parte del quotidiano dei vescovi italiani,
che nega così un Magistero consolidato, deve far prendere coscienza della vera
sfida che riguarda tutti i fedeli e, in primis, ogni singolo vescovo.</i><o:p></o:p><p></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">Che </span><i style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">Avvenire</i><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;"> sia
da tempo impegnato nella promozione dell’agenda Lgbt nella Chiesa non è certo
una novità e noi </span><a href="https://lanuovabq.it/it/lagenda-lgbt-di-avvenire" style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">lo
abbiamo più volte denunciato</a><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">. Ma forse non si era mai arrivati a una tale
chiarezza sulla legittimazione dell’omosessualità e transessualità come
varianti naturali della sessualità. In pratica a una piena accettazione
dell’ideologia gender. La risposta data da Luciano Moia a una lettrice
sull’edizione del 10 agosto è eloquente. </span><a href="https://lanuovabq.it/it/omosessualita-avvenire-rifiuta-esplicitamente-il-catechismo" style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">Lo
spiega bene Tommaso Scandroglio</a><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;"> nell’articolo di primo piano, in cui
documenta anche le falsità dottrinali e magisteriali di cui fa sfoggio Moia per
poter sostenere la sua tesi.</span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Non
ci ripeteremo qui, piuttosto vorremmo allargare il discorso cogliendo le
implicazioni e le conseguenze di tale situazione</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">. Ora, è vero che
quanto pubblicato da <i>Avvenire</i> – pur se in forma autorevole,
come è l’articolo di Moia – non può essere attribuito automaticamente alla
Conferenza Episcopale Italiana (CEI), proprietaria del quotidiano. E però non
si può essere così ingenui da pensare che certi articoli e soprattutto la linea
tenuta su un argomento così delicato non sia ispirata dall’alto o goda comunque
dell’approvazione dei vertici della CEI. Come detto, infatti, non si tratta di
un episodio isolato ma di una campagna vera e propria che dura da anni e punta
a convertire tutta la Chiesa italiana al verbo omosessualista, compresa una
pressione piuttosto esplicita su movimenti e diocesi perché si occupino di
pastorale Lgbt. Né possiamo far finta che questa non sia la strada imboccata
anche da Roma: certe manifestazioni alla recente GMG di Lisbona e la <a href="https://lanuovabq.it/it/e-il-sinodo-e-gia-un-trionfo-per-la-lobby-lgbtq">preparazione
del Sinodo</a> di ottobre sono decisamente eloquenti.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Semplicemente
ad <i>Avvenire</i> si fa dire quello che i vescovi non possono
(ancora) dire apertamente,</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> anche se già agiscono così: vedi il caso della
benedizione della coppia gay a Bologna, diocesi retta dal presidente della CEI,
cardinale Matteo Zuppi (vedi <a href="https://lanuovabq.it/it/benedizione-gay-la-diocesi-del-presidente-cei-strappa">qui</a> e <a href="https://lanuovabq.it/it/benedizione-coppia-gay-le-bugie-del-cardinale-zuppi">qui</a>).<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">E
a questo proposito è chiaro che – se non ci saranno interventi
“correttivi” </span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">–
la strada imboccata è proprio quella della piena legittimazione delle unioni
gay. Se infatti «esistono diversi approcci alla sessualità» e non ci sono
«gerarchie di rispetto e di dignità», non solo non c’è alcun motivo per
impedire le benedizioni delle coppie gay, ma non si potrà neanche discriminare
in fatto di matrimonio. È una questione di pura logica. Tutti i distinguo
clericali, i giri di parole, il permettere delle cose facendo finta di non
saperne nulla, sono soltanto tattiche per abituare il popolo di Dio alle nuove
idee.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Quindi
torniamo al punto: </span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">alla presidenza e segreteria della CEI sono tutti d’accordo
sulla promozione dell’ideologia gender e della legittimazione
dell’omosessualità e di tutte le altre varianti possibili (la “beatificazione”
in corso di Michela Murgia ha anche digerito il “matrimonio queer”)? E, uscendo
dal Palazzo, in Italia tutti i vescovi concordano con i concetti espressi
da <i>Avvenire</i> o li trovano “normali”? Non pretendiamo grosse
manifestazioni pubbliche di dissenso – non sia mai – ma ci sono comunque molti
modi “istituzionali” per manifestare preoccupazione o porre domande adeguate
alla gravità della situazione.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Perché
non ci si può prendere in giro: o sbaglia la Parola di Dio</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> e il modo con cui
la Chiesa l’ha sempre interpretata, oppure sbaglia – e di grosso – <i>Avvenire</i> con
tutti i vescovi che spingono in quella direzione. Non è un caso che Moia, a
sostegno delle sue tesi, non possa citare nulla della Tradizione della Chiesa e
deve addirittura forzare anche <i>Amoris Laetitia</i>: siamo al cospetto
di una “nuova Chiesa” che sta prendendo il possesso della Chiesa di Cristo.
Come del resto aveva “visto” Paolo VI, in quella riflessione raccolta dal
filosofo francese Jean Guitton l’8 settembre 1977: «Ciò che mi colpisce, quando
considero il mondo cattolico, è che all’interno del cattolicesimo sembra
talvolta predominare un pensiero di tipo non cattolico, e può avvenire che
questo pensiero non cattolico all’interno del cattolicesimo diventi domani il
più forte. Ma esso non rappresenterà mai il pensiero della Chiesa».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Ecco,
in questi frangenti crediamo sia doveroso da parte di tutti -</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> vescovi, preti,
laici – decidere se seguire e difendere apertamente «il pensiero della Chiesa»
o lavorare per i suoi nemici usurpatori. Può essere che il «pensiero non
cattolico» si presenti come vincitore assoluto, appaia inutile opporvisi e sia
quindi più conveniente adeguarsi, ma non dimentichiamo mai che la Chiesa è di
Dio ed è al Signore che alla fine dovremo rispondere.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> </span></p>
<p class="MsoNormal"><i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">(Fonte:
Riccardo Cascioli, LNBQ, 14 agosto 2023)</span> <br />
</i><i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><a href="https://lanuovabq.it/it/con-la-chiesa-o-con-gli-usurpatori-ognuno-decida?fbclid=IwAR3x89Up9Rtld_r95hvslKr4Mp3maUphX2tFSZs19GJgrjvBCfSOsCDyndM">https://lanuovabq.it/it/con-la-chiesa-o-con-gli-usurpatori-ognuno-decida?fbclid=IwAR3x89Up9Rtld_r95hvslKr4Mp3maUphX2tFSZs19GJgrjvBCfSOsCDyndM</a><o:p></o:p></span></i></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> </span></p>
<p><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;"> </span> </p>Mariohttp://www.blogger.com/profile/04759601984235983617noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-506050765757878981.post-87344874819291238802023-08-15T09:05:00.000+02:002023-08-15T09:05:22.716+02:00“Veritatis splendor”: i 30 anni di un'enciclica dimenticata<p><i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"></span></i></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg86x0a8hR8EWyJijs5FUEOYQXl6cjE9HQjefbQKll62fiDnCCn9G4k0fouxz72ST61sbc5IH7nAxi14wEmdDhmQ9u5sZ6YmGXZThNdFp1QzGF-117XUvEXzr-EshIgGbX0Ro1p8MT0eaSdHZxJuUtcdnvjCsgLaYXb44IQPNeC-ojiTB6ew_dJDl3f-htX/s606/20810510-small-large.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="445" data-original-width="606" height="235" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg86x0a8hR8EWyJijs5FUEOYQXl6cjE9HQjefbQKll62fiDnCCn9G4k0fouxz72ST61sbc5IH7nAxi14wEmdDhmQ9u5sZ6YmGXZThNdFp1QzGF-117XUvEXzr-EshIgGbX0Ro1p8MT0eaSdHZxJuUtcdnvjCsgLaYXb44IQPNeC-ojiTB6ew_dJDl3f-htX/s320/20810510-small-large.jpg" width="320" /></a></i></div><i><br />I
media vaticani hanno ignorato i 30 anni di "Veritatis Splendor", l'enciclica
di San Giovanni Paolo II che denunciava i travisamenti della morale cattolica
su questioni fondamentali. Ora quei travisamenti sono diventati la regola
nella Chiesa per cui commemorare l’enciclica diventa compromettente.</i><p></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">Il
6 agosto di 30 anni fa Giovanni Paolo II pubblicava l’enciclica </span><i style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">Veritatis
splendor</i><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;"> “su alcune questioni fondamentali dell’insegnamento morale
della Chiesa”. L’</span><i style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">Osservatore Romano</i><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;"> non ha ricordato
l’anniversario. </span><i style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">Vatican News</i><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;"> non he ha parlato. </span><i style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">Avvenire</i><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;"> nemmeno.
È vero che di solito si ricordano i 25 e i 50 anni di avvenimenti di questo
tipo, come avviene con i matrimoni, come è vero che la GMG ha monopolizzato la
comunicazione ecclesiale in questi giorni, ma una così generale dimenticanza
lascia attoniti. Questo atteggiamento esprime bene il disprezzo che la Chiesa
ufficiale dedica all’enciclica sulla morale di un grande Pontefice.</span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">La <i>Veritatis
splendor</i> non contiene tutta la dottrina morale cattolica</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">, suo scopo era
denunciare e correggere alcuni travisamenti della morale cattolica su questioni
fondamentali. Ora quei travisamenti sono diventati la regola nella Chiesa per
cui commemorare l’enciclica diventa compromettente. Meglio non parlarne,
abbandonarla nel gorgo dell’oblio, come se non fosse mai stata scritta. Come
sarebbe possibile, senza arrossire, ricordare in questi giorni quell’enciclica
senza notare che essa fa a pugni con <i>Amoris laetitia</i> e in
generale con lo status della teologia morale sotto Francesco? Come sarebbe
possibile spacciare per continuità una differenza così evidente e sostanziale?
Infatti, per trovare delle commemorazioni di questo trentennale bisogna rifarsi
a centri di pensiero più o meno critici verso l’abbandono di quella prospettiva
di teologia morale, come per esempio <a href="https://mail.google.com/mail/u/0/#inbox/FMfcgzGtwWFTwRKXCtswHNlMfHQHqkDx"><i>Catholic
Thing</i></a><i> </i>oppure <a href="https://crisismagazine.com/opinion/veritatis-splendor-vs-amoris-laetitia?utm_source=Crisis+Magazine&utm_campaign=95267461de-Crisis_DAILYRSS_EMAIL&utm_medium=email&utm_term=0_a5a13625fd-95267461de-28429687&mc_cid=95267461de&mc_eid=3c3bb8a58b"><i>Crisis
Magazine</i></a>.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">La
condanna della <i>Veritatis splendor</i> e la <i>damnatio
memoriae</i> ordinata</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> a suo riguardo non avvengono in modo espresso, ma nel
grigio dell’ombra. Nell’attuale pontificato non c’è stato alcun documento di
revisione di quanto insegnato da Giovanni Paolo II. In altre parole: perché
la <i>Veritatis </i>splendor debba esse lasciata alla deriva non è
mai stato spiegato. Cosa ci fosse di sbagliato o di inadeguato in essa non è
mai stato detto. Si è solo deciso di andare oltre, di voltare pagina. Tanto il
tempo passa, la gente si dimentica, e coloro che continueranno a tenerla
presente e a far notare le contraddizioni con i nuovi insegnamenti prima o dopo
si stancheranno e tutto finirà così nel nulla.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Ma
la Chiesa che volta pagina è come un esercito che lascia i propri soldati</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> in territorio
nemico, abbandonandoli. La <i>Veritatis splendor</i>, e lo stesso si può
dire per la <i>Humanae vitae</i>, non sono solo dei testi da mettere in
archivio: su di essi molti cristiani hanno costruito la battaglia della loro
vita. Dimenticare quei documenti senza dire perché significa abbandonare quei
compagni di viaggio a se stessi.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Di
questo voltare pagina in silenzio, di questo fingere che il convitato di pietra
non esista</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">,
di questo procedere come se tutto fosse iniziato dopo la <i>Veritatis
splendor</i> due aspetti colpiscono in modo particolare. Uno riguarda il
metodo e l’altro il contenuto.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">L’imposizione
dall’alto del nuovo corso della teologia morale</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> cattolica
antitetico alla <i>Veritatis splendor</i> è avvenuto non solo senza
spiegare i perché, ma anche tramite colpi di mano e manovre politiche, tramite
sotterfugi e sgambetti, ossia in modo poco decoroso. La vicenda dell’Istituto
Giovanni Paolo II testimonia il disprezzo per le persone, le macchinazioni
politiche, una nuova collocazione giuridica inventata ad hoc e funzionale alla
trasformazione sostanziale delle finalità dell’Istituto. Potevano essere scelti
modi meno lesivi della memoria di Giovanni Paolo II e meno irriguardosi per
quanti si erano validamente impegnati in quella istituzione.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Le
nomine di discussi membri delle Pontificie accademie</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">, le dichiarazioni
provocanti su temi di etica teologica del Presidente della Pontificia accademia
per la vita, gli slogan creativi detti da Francesco in svariate interviste, la
promozione nella Chiesa di personaggi schierati sulle nuove prospettive di
etica cattolica, la provocazione e la gestione di processi rivoluzionari come
nei sinodi sulla famiglia, le note a piè pagina di <i>Amoris
laetitia </i>… in queste modalità poco ortodosse e poco rispettose è stata
scavata la tomba della <i>Veritatis splendor</i>.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Per
quanto riguarda l’aspetto contenutistico</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">, bisogna notare che la <i>damnatio
memoriae</i> è stata totale, nessun suo aspetto si è salvato, nessuna
pietà per i vinti. Non si è salvato l’impianto di teologia fondamentale di
riferimento dell’enciclica, la visione antropologica che vi sottendeva, i
problemi di conoscenza della norma naturale e rivelata, i rapporti tra le due,
il rapporto tra la norma e la coscienza, l’esistenza di azioni
sempre erronee e da non compiersi mai e in nessuna occasione, la
valutazione del ruolo delle circostanze, l’aspetto oggettivo e pubblico del
peccato, la visione stessa del peccato ora visto come inadeguatezza rispetto ad
un ideale, la possibilità di riconoscere giuridicamente le azioni contro la
legge naturale e la stessa concezione della legge morale naturale.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Niente
si è salvato della <i>Veritatis splendor</i>.</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> <br />L’enciclica non
esiste. Perché commemorarla?<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">(Fonte:
Stefano Fontana, LNBQ, 8 agosto 2023) <br /></span></i><i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><a href="https://lanuovabq.it/it/veritatis-splendor-i-30-anni-di-unenciclica-dimenticata">https://lanuovabq.it/it/veritatis-splendor-i-30-anni-di-unenciclica-dimenticata</a></span></i></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><o:p> </o:p></span></p>Mariohttp://www.blogger.com/profile/04759601984235983617noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-506050765757878981.post-1431733298814505112023-06-01T12:26:00.002+02:002023-06-01T12:26:39.598+02:00AVVENIRE PUBBLICIZZA IL 5 PER MILLE A FAVORE DELL'ARCI<p><b><i><span style="font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: arial;"></span></span></i></b></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b><i><span style="font-family: arial;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXnz3vMpWyQh2Bk5vVKQDRVBX-WcQVInkg_TltnmgXc-54sVAVOwwKuGx5EDCLURhXfhmuR-t75HgSVHgvohEpLSoPfilGPlXSnzOGzOvGqkNDVTAHLZXmbWyNvfN5sAwwSH3SD5QTHtfntT6Yf_TTc9KqlKF6Pbfh6zklJztUqNmOzUN0ZblXBu9p-Q/s225/download.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="225" data-original-width="225" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXnz3vMpWyQh2Bk5vVKQDRVBX-WcQVInkg_TltnmgXc-54sVAVOwwKuGx5EDCLURhXfhmuR-t75HgSVHgvohEpLSoPfilGPlXSnzOGzOvGqkNDVTAHLZXmbWyNvfN5sAwwSH3SD5QTHtfntT6Yf_TTc9KqlKF6Pbfh6zklJztUqNmOzUN0ZblXBu9p-Q/s1600/download.png" width="225" /></a></span></i></b></div><b><i><span style="font-family: arial;"><br />Viene da chiedersi se
la CEI sa che l'Arci promuove il gender, l'aborto, l'eutanasia, l'afflusso dei
clandestini, la droga libera, i gay pride, i rave party, ecc. ecc.</span></i></b><p></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: arial; font-size: 12pt;">Di nuovo. È successo di
nuovo. Non a caso, non per una svista, né per un errore. Bensì deliberatamente,
consapevolmente, pervicacemente. Il quotidiano della Cei, Avvenire, che ama
definirsi genericamente «di ispirazione cattolica», quasi la sua non fosse
sequela, apostolato, testimonianza, missione, bensì un tenue sentimento, un
timido stato d'animo, un'intuizione senza impegno, dallo scorso 3 maggio ha
ripreso a pubblicare in prima pagina, come manchette, accanto alla testata, a
destra ed a sinistra, quindi con la massima evidenza possibile, la pubblicità
del 5 per mille a favore dell'Arci.</span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: arial;">
Era già capitato l'anno scorso e già qui, con un articolo, evidenziammo
l'anomalia: con tutte le associazioni e le realtà cattoliche benemerite, cui
invitare i lettori a destinare il 5 per mille, sponsorizzare proprio l'Arci ha
dell'incredibile. E proprio in quell'articolo ne sintetizzammo i motivi,
ripercorrendo la storia di quest'organizzazione impregnata ancora oggi di
Sinistra col pugno chiuso, di immigrazionismo spinto, di ideologia Lgbtqa+, di
genderismo fatto di schwa e asterischi per Statuto e poi ancora di aborto, di
suicidio assistito, di eutanasia, stracciando così pagine e pagine di
Catechismo della Chiesa cattolica, infischiandosene della sua Dottrina con una
foga che non fa certo rima con “accoglienza” dei valori altrui, con “ascolto”
di chi solo la pensi diversamente, con un autentico “rispetto” di tutte le
posizioni.<br />
L'Arci ne ha per tutti coloro che non cantino col (suo) coro: sul suo sito,
bolla senza mezzi termini e senza appello il governo Meloni d'esser «a trazione
post-fascista», «pericoloso per la nostra Costituzione e per la nostra
democrazia», si scaglia contro il decreto «anti-rave», monopolizza il 25
aprile, promuove la «Giornata internazionale della visibilità transgender» con
tanto di «Carriera Alias» nelle scuole e via elencando.<br />
<br />
L'ARCIGAY<br />
Del passato l'Arci non rinnega nulla, anzi: anche nell'ultima redazione dello
Statuto, approvata al XVIII Congresso nazionale del dicembre 2022, ribadisce di
rappresentare «la continuità storica e politica» dell'«Associazione Ricreativa
Culturale Italiana delle origini, fondata a Firenze il 26 maggio 1957», quella
che affondava le proprie radici nel Pci, nel Psi e nella Cgil, come evidenziato
da Vincenzo Santangelo, ricercatore presso l'Istituto piemontese per la storia
della Resistenza e della società contemporanea, nel suo libro Le Muse del
popolo.<br />
Nell'alveo dell'Arci sorse il 9 dicembre 1980 l'Arcigay, voluto da un sacerdote
omosessuale, un teologo della liberazione sospeso a divinis, don Marco
Bisceglia (riammesso nella Chiesa solo poco prima di morire, malato di Aids,
dopo la supplica da lui inviata alla Congregazione per la Dottrina della Fede,
supplica in cui si pentì di quelli che chiamò «i miei errori e traviamenti»).
Con lui collaborò a quest'avventura anche un allora giovane obiettore di
coscienza in servizio civile, Nicola Vendola detto Nichi, che poi divenne suo
convivente. Con la sua adesione al World Social Forum, l'Arci ha fatto sue le
bandiere dell'antagonismo e della «globalizzazione alternativa» terzomondista,
ribadendo la propria natura «antiliberista» ed «antimperialista».<br />
Insomma, ce n'è abbastanza per indurre chi si dichiari cattolico a prender le
distanze da posizioni tanto estremizzate e tanto lontane dal proprio credo.
Anche quando si tratti di contratti pubblicitari, specie quando i messaggi contrastino
con i propri ideali (ammesso che contrastino davvero). Perché a Vespasiano, che
sentenzia «pecunia non olet» («il denaro non puzza»), risponde Orazio, che
argomenta «Est modus in rebus» («v'è una misura nelle cose») ed aggiunge: «Sunt
certi denique fines, Quos ultra citraque nequit consistere rectum» («Vi sono
determinati confini, al di là e al di qua dei quali non può esservi ciò ch'è
giusto»). Allora, perché insistere, un anno dopo, riproponendo la medesima
pubblicità a scapito delle realtà cattoliche, che più e meglio l'avrebbero
meritata? Allora è un vizio, verrebbe da commentare...Esattamente. Come
conferma il Catechismo.<br />
<br />
“AVERSIO A DEO, CONVERSIO AD CREATURAS”<br />
Secondo San Tommaso d'Aquino, infatti, il peccato è «aversio a Deo» ovvero
allontanamento cosciente e volontario da Dio, da Colui che infonde l'essere e
la vita, aderendo viceversa alle creature, al mondo («conversio ad creaturas»).
Coincide con quanto recepito nel Catechismo della Chiesa cattolica, che, al n.
1849, definisce il «peccato» come «una mancanza contro la ragione, la verità,
la retta coscienza; è una trasgressione in ordine all'amore vero, verso Dio e
verso il prossimo». Richiamando Sant'Agostino - e lo stesso San Tommaso, non a
caso citato - bolla il peccato come «una parola, un atto o un desiderio
contrari alla Legge eterna».<br />
Ora, promuovere pubblicamente chi sostenga aborto, eutanasia e tutto quanto
sopra richiamato allontana indubbiamente da Dio sé stessi ed, ahimè, anche il
prossimo, essendo manifestamente contrario alla Legge eterna.<br />
Il peccato inizia come seduzione e, specie quando ripetuto, diviene schiavitù.
Come scrive ancora il Catechismo al n. 1876, «la ripetizione dei peccati, anche
veniali, genera i vizi». Ed ecco, dunque, per quale motivo non appaia né
sbagliato, né esagerato ritenere un «vizio» la promozione di ideologie
contrarie alla fede, alimentando la confusione tra credenti e non. Nelle sue
parole di commiato, Marco Tarquinio, che ha recentemente lasciato la direzione
di Avvenire al collega Marco Girardo, ha scritto d'aver voluto «offrire a tutti
un'informazione sempre limpida e libera, ancorata ai grandi valori cristiani e
civili del nostro umanesimo». Certamente la scelta degli inserzionisti non è
stata oculata, né coerente: lascia anzi una brutta eredità ed una pesante
ipoteca sulla linea editoriale del giornale della Cei, linea che sarebbe bene a
questo punto chiarire: infatti, «nessun servo può servire a due padroni: o
odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà
l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona» (Lc 16, 13).<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 12.0pt;"><o:p><span style="font-family: arial;"> </span></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><i><span style="font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: arial;">Fonte: Mauro Faverzani, Radio
Roma Libera, 8 maggio 2023 <br /></span></span></i><i style="font-family: arial;"><a href="https://www.bastabugie.it/it/edizioni.php?id=821"><span style="font-size: 12.0pt;">Pubblicato su BastaBugie n. 821</span></a></i></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 12.0pt;"><o:p><span style="font-family: arial;"> </span></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 12.0pt;"><o:p><span style="font-family: arial;"> </span></o:p></span></p>Mariohttp://www.blogger.com/profile/04759601984235983617noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-506050765757878981.post-24898405926620998972023-05-30T18:48:00.003+02:002023-05-30T18:48:32.978+02:00IL PROBLEMA DELLA CHIESA? LA LEADERSHIP DEI VECCHI DELUSI<p> </p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><i></i></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiKkCuhyxLjmgSs0P7xjRn8Ebt75gvu5OAQcvg7uDSyRLTC6M4MebJsVhqwy9eJmCWiE1oeQ4I6s9YehUogQjgGJ4_h-4JcuUyyFBN8tKrMvUsalGMt_pa71x0VLdtHP-vEStC1X_pq7h17e_DoDEGIXiDloZaFbaMAltU3SiwbOoTEaAOt17r9DU3ZHw/s1230/Silere-non-possum-2.webp" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="693" data-original-width="1230" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiKkCuhyxLjmgSs0P7xjRn8Ebt75gvu5OAQcvg7uDSyRLTC6M4MebJsVhqwy9eJmCWiE1oeQ4I6s9YehUogQjgGJ4_h-4JcuUyyFBN8tKrMvUsalGMt_pa71x0VLdtHP-vEStC1X_pq7h17e_DoDEGIXiDloZaFbaMAltU3SiwbOoTEaAOt17r9DU3ZHw/s320/Silere-non-possum-2.webp" width="320" /></a></i></div><i><br />Mentre
Francesco si reca nei salotti della televisione italiana, all’interno della
Chiesa vi sono diversi problemi, i quali sembrano non importare al Papa
dell’innovazione.</i><o:p></o:p><p></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">In
questi anni abbiamo sentito numerose persone che hanno lanciato
l’allarme: <i>“Non ci sono più vocazioni. I giovani non vogliono seguire
Cristo”</i>. Ma è davvero così? Se tentiamo di abbandonare il <i>mantra</i> tipicamente
italiano che è volto a demonizzare i giovani, ci renderemmo conto che il
problema non è questo. Sì, il risultato è che nei seminari e nei monasteri
non ci sono più giovani, ma il motivo non è perché questi non vogliono seguire
Cristo.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;"><b>La
Chiesa ha una crisi d’identità <br /></b></span><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">La
società è certamente cambiata e il mondo offre molte possibilità ai giovani ma
il Signore non ha mai fatto mancare </span><i style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">“operai nella Sua messe”</i><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">. Anzi,
se oggi un giovane sceglie di abbandonare tutto ciò che gli viene proposto e
bussare alla porta di un monastero o un seminario, questo dovrebbe far
comprendere come questa scelta è ancor più encomiabile. L’errore che la
Chiesa compie, da cinquant’anni a questa parte, è quello di guardare con
sospetto a chiunque bussa alla propria porta. Il problema è essa stessa
che si è convinta di “non essere abbastanza” e, di conseguenza, diviene sempre
meno attraente. L’atteggiamento è lo stesso che assumono quelle persone, ferite
dalla vita, che non si sentono </span><i style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">“degne di essere amate”. “Perchè
viene in seminario?”, “Perchè non va altrove?”, “Cosa cerca qui?”, </i><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">sono
le tante domande che abitano la testa di molti preti e di molte suore
sessantottini.</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Oggi,
soprattutto nei luoghi di potere, vi sono dei soggetti che sono vecchi,
stantii, piagnucolanti. Queste persone sono convinte di avere un tesoretto da
custodire. Pensiamo alla parabola che Gesù racconta in merito ai talenti (Mt
25,14-30). Il comportamento di queste persone è simile a quello del servo
che ricevette un solo denaro. Ricevo un monastero con 10 monaci? Lo
riconsegno con dieci monaci, se va bene. Ho un seminario con 4 seminaristi? Ne
porto all’ordinazione due e gli altri li mando a casa. Poi?<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Non
c’è lungimiranza, non c’è quel senso di appartenenza, non c’è l’amore del
padre di famiglia che lavora per consegnare qualcosa ai suoi figli. Si
tratta di uomini e donne che sono entrati in seminario, in convento, durante
gli anni <i>fruttuosissimi</i> del Concilio ed hanno ricevuto realtà
floride. Quello che hanno ricevuto non sono stati capaci di curarlo,
implementarlo. Tutto gli era dovuto, tutto gli è dovuto, ma loro nulla
debbono alla Chiesa di Dio. Sono le stesse persone, ormai ridicole, che
rilasciano interviste, appaiono in televisione e infangano ogni giorno la
Chiesa sostenendo che è una realtà abusante, che tutto è perduto e quant’altro.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt; font-weight: bold;"><o:p> </o:p></span><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;"><b>Le
vocazioni: un problema non una ricchezza <br /></b></span><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;"> Nella
maggior parte di questi casi, ci si imbatte in vescovi, rettori dei seminari o
abati che guardano alle vocazioni con sospetto. La porta della Chiesa è
aperta a tutti, proprio a tutti, ma per il tempo necessario per poter ballare e
cantare insieme. Poi? Poi ognuno a casa propria. Oggi, le vocazioni
sono un problema per le comunità. Pensiamo, ad esempio, a quelle comunità
piene di uomini “maturi” che ormai non hanno più voglia di far nulla. Durante
la ricreazione scappano in camera, per la liturgia delle ore hanno molti
impegni pastorali, il capitolo diviene un adempimento burocratico da risolvere
in 5 minuti. Ecco, pensiamo ad una realtà del genere. Se un giovane
bussasse a quel monastero, sarebbe il panico. Significherebbe dover
trovare qualcuno capace di fare il </span><i style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">“maestro dei novizi”</i><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">;
significherebbe ristabilire una regola di vita, ormai perduta; significherebbe
stravolgere la propria comoda e insignificante vita. In sostanza, oggi,
molte comunità hanno paura dei giovani. Ecco, quindi, che il racconto
prende un’altra piega. Non è il Signore che non manda vocazioni, siamo noi
a non accettarle perché sono uno specchio nel quale non vogliamo guardare.</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Il
giovane che viene definito “rigido”, infatti, è semplicemente colui che, giungendo
alle porte di un seminario, cerca una realtà strutturata. Se arriva e trova
persone che cantano, ballano, escono a bere lo spritz e gli unici momenti che
passano insieme sono il pranzo e la cena, è chiaro che sbatterà la porta e se
ne andrà. La risposta di molti formatori, oggi, però, è quella di demonizzare
il giovane e non fare un esame di coscienza. Lo stesso Papa continua a puntare
il dito contro coloro che vivono seriamente la loro vita religiosa, la loro
vita sacerdotale. Ricevendo i seminari li invita sempre a <i>“ripensare
alla loro scelta”</i> o chiede loro: <i>“perché siete qui? Potete
andare e trovarvi una ragazza”. </i>Bisogna iniziare a leggere queste
affermazioni alla luce della vita, delle esperienze di vita, di coloro che le
pronunciano. Forse sono loro stessi che non vivono serenamente la loro scelta
e, di conseguenza, la rendono meno appetibile anche agli altri.</span><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;"> </span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><b>Dove
vogliamo andare? <br /></b></span><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">Se
un sacerdote non vive la propria vita di preghiera, se un monastero non segue
la propria regola di vita, dobbiamo chiederci: cosa stiamo facendo? Si tratta
di una casa di cura, una casa di riposo dove ognuno conduce la propria vita? Si
tratta di persone che stanno insieme per poter pagare un inserviente solo?</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">La
Chiesa, la quale avrebbe il compito di riaccendere questo fuoco nel cuore dei
suoi membri, è oggi guidata da persone che non hanno addosso la <i>“voglia
di vivere”</i>. Oggi sono numerosi i monasteri che vengono commissariati
ma per quale motivo? Problemi economici, problemi interni di lotte di
potere oppure perché sono <i>“troppo tridentini”.</i> Quella che era
uno strumento volto a vagliare lo stato di salute di una comunità, la visita
apostolica, è divenuta uno strumento repressivo/ punitivo. Difatti, oggi
le visite apostoliche non vengono commissionate perché in un monastero o in un
seminario, non si prega, le monache non portano il velo oppure perché la vita
fraterna non esiste. Oggi, le realtà vengono commissariate per punire, non
per curare. Ci sono monasteri che non vivono affatto la loro regola ma se
non creano problemi e a Roma non schiacciano i piedi, possono continuare in
questo modo senza alcun problema. Nessuno se ne preoccupa, anzi. Se un
monastero segue la propria regola, allora si interviene perché sono
rigidi. Questi uomini e queste donne, che si sono formati alla scuola di
un Concilio che non è mai stato celebrato, oggi sarebbero in grado di
etichettare come “rigidi” anche san Benedetto o san Bruno.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Se
in una comunità discutono fra loro, allora si interviene a gamba tesa. Ma
quando mai ci sono stati monasteri, comunità, nei quali non si è discusso? Il
problema è che oggi qualcuno ha fatto credere che la soluzione è rivolgersi a
Roma, così l’abate o il superiore non contano più nulla. Ciò che importa,
infatti, è avere le giuste amicizie oltre Tevere.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Oggi
sono sufficienti due o tre monaci che si rivolgono a Roma sparlando del proprio
abate per farlo dimettere. Se si indaga un po’, poi, si viene a scoprire che
quei monaci erano stati richiamati perché non vivevano fedelmente la loro
regola. È sufficiente che vi sia qualche laico incattivito contro l’abate, per
farlo spedire in un altro Paese e far commissariare tutta la sua comunità.
Scavando un po’, però, si scoprirà che quei laici avevano sete di denaro e di
potere.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Sono
numerose le comunità che oggi si trovano in queste situazioni spiacevoli e non
vi è alcuna via d’uscita se non un chiaro cambiamento. Anche quelle
comunità che hanno giovani sacerdoti alla loro guida rischiano di non portare
alcun frutto perché vi è sempre qualche zavorra che funziona da àncora. Perché
il problema di questa generazione di vecchi è anche che non ammettono di aver
fallito. Se c’è il giovane rettore del seminario che ha il seminario
pieno, beh <i>“chissà che cosa ci sarà dietro”. </i>Se l’abate di un
monastero ha il noviziato pieno, beh <i>“quell’abate avrà sicuramente
qualche scheletro nell’armadio”.</i><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">E
così, a forza di gelosie e invidie, la Chiesa continua a restare sotto scacco di
uomini e donne repressi perché le loro ambizioni sono svanite nel nulla e,
quindi, la Chiesa di Cristo deve terminare con la loro insignificante vita. Fra
un tweet ed un post di Facebook, questi <i>boomers</i>, stanno demotivando
anche chi ha ottime capacità e aspettative.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><i>“Silere
non possum”, 28 maggio 2023 <br />
<a href="https://silerenonpossum.it/il-problema-della-chiesa-la-leadership-dei-vecchi-delusi/">https://silerenonpossum.it/il-problema-della-chiesa-la-leadership-dei-vecchi-delusi/</a></i><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><o:p> </o:p></span></p>Mariohttp://www.blogger.com/profile/04759601984235983617noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-506050765757878981.post-31304029798294678382023-05-30T18:31:00.004+02:002023-05-30T18:31:43.612+02:00PECCATO O FRAGILITÀ? LA RIVOLUZIONE LINGUISTICA NELLA CHIESA<p><i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"></span></i></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiw9tLKwSj3qNAXl0cmNXFhM1cK6YkMBjroaUstTJLqmGxmesCY_csKUTdBe3GS-B2kSW5monrIXJ9zZBqo5Io5Qds8FKSsZAsSH2XCJY0SC1BToZBUWJzGr14iZOu5jhsqXpiNo0mHPj2aVV87lQ3qMuRfBp7sZFgNjbnObxrnX5z_jtx7AZ6SGBpYSg/s690/download-1-large-0-1-2-3-4-5-6-7-8-9-10-11-12-13-14-15.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="504" data-original-width="690" height="234" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiw9tLKwSj3qNAXl0cmNXFhM1cK6YkMBjroaUstTJLqmGxmesCY_csKUTdBe3GS-B2kSW5monrIXJ9zZBqo5Io5Qds8FKSsZAsSH2XCJY0SC1BToZBUWJzGr14iZOu5jhsqXpiNo0mHPj2aVV87lQ3qMuRfBp7sZFgNjbnObxrnX5z_jtx7AZ6SGBpYSg/s320/download-1-large-0-1-2-3-4-5-6-7-8-9-10-11-12-13-14-15.jpg" width="320" /></a></i></div><i><br />“Peccato”,
termine ormai in panchina, evoca un plesso dottrinale di principi, nonché un’offesa a Dio, quindi rimanda ad un piano trascendente. “Fragilità”
invece abbassa la temperatura morale rispetto al concetto di “peccato”. E così
vale per dottrina/pastorale, Creato/ambiente, Giustizia/misericordia. Viaggio
nella rivoluzione linguistica della Chiesa. </i><p></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">Ogni
rivoluzione porta con sé anche una rivoluzione linguistica perché cancellare
una certa realtà per sostituirla con una nuova comporta, in parallelo,
cancellare tutti quei termini che definiscono la realtà presente per far posto
ad un nuovo vocabolario capace di descrivere il mondo nuovo che, per
definizione, è sempre migliore di quello vecchio. Anche le rivoluzioni in casa
cattolica che investono fede e morale non sfuggono a questa regola lessicale.
Qualche esempio.</span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Prendiamo
innanzitutto la parola “peccato” che ha subìto</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> un severo
ostracismo a favore del termine “fragilità”. “Peccato”, termine ormai in
panchina, evoca un plesso dottrinale di principi, nonché un’offesa a Dio,
quindi rimanda ad un piano trascendente, una volontarietà espressa dalla persona
e dunque una sua responsabilità. Ne consegue che, nell’immaginario collettivo,
associato a “peccato” abbiamo concetti come comandamento, errore, ingiustizia,
colpa, riparazione, pena. “Fragilità” abbassa la temperatura morale rispetto al
concetto di “peccato”. Infatti tale lemma fa più riferimento all’essere –. “E’
persona fragile” – che all’azione, alle condotte. Ma la morale riguarda
soprattutto l’agire e dunque le regole di comportamento. Ne consegue che la
fragilità è abile a liberarsi dalle strettoie della morale.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">E
poi la fragilità, sempre nella coscienza collettiva </span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">e sotto la prospettiva
psicologica, può essere connaturata alla persona, dunque inevitabile e quindi
priva di colpa. Inoltre – ed ora invece ci muoviamo sotto il profilo teologico
– questo termine pare evocare, in senso protestante, quella condizione di
intrinseca e irricuperabile debolezza della nostra natura umana ferita dal
peccato originale. Ma anche in questo caso la fragilità è insopprimibile, non
debellabile. Dunque non può suscitare nessuna condanna e, all’opposto, muove
subito alla giustificazione della stessa e perciò alla solidarietà.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Va
da sé poi che il concetto di fragilità esclude dal proprio orizzonte Dio</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">, perché la fragilità
non offende nessuno, tantomeno il Creatore, il quale entrerà in gioco semmai
per sanare il fragile nella confessione, luogo che è diventato solo
un’infermeria e non anche un tribunale dove ammettere le proprie colpe. La
fragilità invece elimina questo aspetto e presenta il peccatore solo come un
ferito che è tale senza sua colpa. Doveroso dunque assassinare il peccato per
legittima difesa del quieto vivere.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Un
altro termine che è andato in pensione è “dottrina”. </span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Al suo posto troviamo
“pastorale”. Non esiste più un plesso di norme e principi di fede e morale che
guida il credente nella prassi, che dovrebbe essere declinato dai pastori
nell’azione evangelizzatrice. Questo rapporto gerarchico in cui la dottrina è
al vertice e la pastorale è alla base è stato invertito.. Anzi, ad essere più
corretti, potremmo dire che la pastorale coincide con la dottrina. E’ il
contingente, il particolare che rivela la norma altrettanto contingente e
particolare. Non c’è posto per la dottrina in questa idea di Chiesa, ma solo
per un ponderoso manuale delle esperienze. Regole universali non esistono più:
è la casistica a dettar legge. Le uniche regole universali sono principi
generalissimi, buoni per tutte le stagioni, che con millanteria vengono desunti
da un volutamente imprecisato spirito del Vangelo: l’apertura agli altri in
specie agli ultimi, meglio se poveri; il dialogo; la non discriminazione,
l’inclusività; il rispetto dell’ambiente; la solidarietà; etc.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Fermiamoci
proprio sul sostantivo “ambiente” </span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">che ha mandato in soffitta “creato”. Segno,
ancora una volta, che il braccio orizzontale della croce, orizzontale come la
terra, deve vincere su quello verticale, che indica il Cielo. Dunque deve
prevalere un visione immanentistica e non trascendente perché l’ambiente non ha
bisogno di Dio per esistere, invece il creato sì. C’è da aggiungere che
l’ambiente, in seno ad un ambiente religioso, diventa presto culto, seppur
mascherato, di Gea, dea della Terra. La gerarchia dell’ordine naturale voluto
da Dio viene rivoluzionato e così la persona diventa solo un animale umano, ma
sempre animale è, il quale è subordinato, per conquistarsi il Cielo, ad onorare
la Terra, ossia piante, animali e pure ghiacciai.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Colpita
da oblio anche la parola “giustizia”</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">, che è stata licenziata dal vocabolario
cattolico a favore del termine “misericordia”. O meglio, il termine “giustizia”
trova ancora una sua dignità solo se declinata come “giustizia sociale”, ossia
solo se spesa in riferimento ai poveri, agli emarginati, ai malati, agli
immigrati, etc. Ma quando spiccheremo il volo verso il Cielo, la giustizia
rimarrà a terra e nell’Aldilà ci troveremo faccia a faccia solo con una
misericordia divina che, nelle intenzioni di alcuni teologi, è così generosa
che non guarda in faccia a nessuno e a niente, nemmeno ai peccati. E dunque
dopo la fiducia cieca in Dio, ora dobbiamo predicare anche una misericordia
cieca, cieca di fronte a meriti e a demeriti. Riguardo a questi ultimi, regnerà
sovrana la forza del perdono che, dopo così tante e insistenti operazioni di
chirurgia plastica teologica, sarà irriconoscibile tanto che verrà chiamato
“condono”. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Sbianchettata
anche la parola “gerarchia”</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> perché il nuovo che avanza si chiama sinodo (che
tanto nuovo non è). Il camminare insieme senza meta, inseguendo con tenacia
come unico scopo lo stesso camminare insieme, è il sinodo, l’inedito organo di
governo della Chiesa che, privo idealmente di gerarchia, produce una marcia dei
fedeli inevitabilmente in ordine sparso. Il caso tedesco è in tal senso
paradigmatico. In realtà è tutta una voluta finzione: storicamente chi ha
sempre parlato di collegialità, di democrazia, di condivisione, lo ha
fatto perché strumentalmente utile al proprio autoritarismo. Dietro lo scudo
della sinodalità si nascondono i soliti quattro che non vogliono mollare il
potere. La massa è facilmente pilotabile, soprattutto se nella dinamica
sinodale si fa partecipe solo chi la pensa come chi sta nella stanza dei
bottoni: il consenso viene costruito ad arte e così irrobustisce la forza di
pochi. Se poi il popolo di Dio non si orienta come vogliono lor signori i
controllori, basterà non ascoltarlo. Questo processo che vede la sinodalità
usata surrettiziamente per consolidare il potere è antitetico al principio
gerarchico, così come inteso in senso cattolico. Sia perché la gerarchia non
prevede l’annientamento dei poteri intermedi a favore del potere di uno solo,
sia perché la gerarchia cattolica significa servizio, sia perché la gerarchia
degli uomini di Chiesa è sempre subordinata alla gerarchia celeste e dunque
alla verità.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Un’ultima
coppia di lemmi, tra gli infiniti che si possono citare: fede e dubbio. </span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">La fede è stata
rottamata perché nel Catechismo della Chiesa Cattolica si legge la seguente
"bestemmia": “la fede è <i>certa, </i>più certa di ogni
conoscenza umana, perché si fonda sulla Parola stessa di Dio, il quale non può
mentire” (n. 157. Notare il corsivo, che non è nostro). Oggi invece viene
insegnata la fede nel dubbio: non risposte ma domande, non punti esclamativi ma
interrogativi, non luce ma oscurità. Dio non si è rivelato, ma lo possiamo
vedere solo dal buco della serratura della nostra personalissima coscienza e si
muove pure in una stanza immersa nel buio. La verità appare rigida, non
malleabile, così scomoda perché non ergonomica per le delicate anime dei
contemporanei tanto versate al compromesso. Ecco allora il dialogo fine a se
stesso, la celebrazione delle crisi di fede, la dottrina liquida, anzi gassosa,
la priorità dei processi sul risultato, del cammino sulla meta, della ricerca
sugli esiti. L’unica liturgia ammessa è quella che celebra l’ambiguo – e ci
stupiamo della benedizione ecclesiale dell’omosessualità? – a danno
dell’inequivocabile, che incensa il problema e non la soluzione, il relativo e
non l’assoluto, come gli assoluti morali. Questa è l’unica certezza da
coltivare: che non si hanno più certezze.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><o:p> </o:p></span><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;"> </span></p>
<p class="MsoNormal"><i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Fonte:
Tommaso Scandroglio, LNBQ, 29 maggio 2023 <br /></span></i><i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><a href="https://lanuovabq.it/it/peccato-o-fragilita-la-rivoluzione-linguistica-nella-chiesa">https://lanuovabq.it/it/peccato-o-fragilita-la-rivoluzione-linguistica-nella-chiesa</a></span></i></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><o:p> </o:p></span></p>Mariohttp://www.blogger.com/profile/04759601984235983617noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-506050765757878981.post-80495849694548571472023-04-14T17:39:00.000+02:002023-04-14T17:39:03.360+02:00Francesco pontefice a vita. Ma senza un successore “suo”<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeLIHjOF5Cq5_QAvA_nNoXxh-seCVauqS__JDDkqdKT_XsVIoLGqOZpSX3d2AyW7oiE5st84PvD8J-rGsv6nxWmcK5zrpzzA8WoCZFlkzsAY62fnmM0cY0HiXNKhX5gWtS4Pg5em3F8atfNFEeZneTX6lM8Xch22sA6b3t_cYBwH0vf6KC_KFPRK-D_A/s512/Francesco.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="512" data-original-width="481" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeLIHjOF5Cq5_QAvA_nNoXxh-seCVauqS__JDDkqdKT_XsVIoLGqOZpSX3d2AyW7oiE5st84PvD8J-rGsv6nxWmcK5zrpzzA8WoCZFlkzsAY62fnmM0cY0HiXNKhX5gWtS4Pg5em3F8atfNFEeZneTX6lM8Xch22sA6b3t_cYBwH0vf6KC_KFPRK-D_A/s320/Francesco.jpg" width="301" /></a></div><br />“Ancora
vivo”, parole sue, dopo l’ultimo ricovero in ospedale, Jorge Mario Bergoglio fa
di tutto per scoraggiare chi calcola su una sua imminente uscita di scena. Ma
quel che accade in questo tramonto di pontificato non fa presagire affatto una
successione a lui congeniale.<o:p></o:p><p></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Un
mese prima di Pasqua, Francesco ha <a href="https://www.ncregister.com/blog/who-are-the-new-cardinal-members-of-the-c9"><b>immesso</b></a> cinque
nuovi cardinali nel consiglio dei nove che dovrebbe aiutarlo nel governo della
Chiesa universale. Tutti a lui vicini, chi più chi meno, con in testa il
cardinale e gesuita <a href="http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2022/02/10/se-il-conclave-vuole-un-secondo-francesco-ecco-il-nome-e-il-programma/"><b>Jean-Claude
Hollerich</b></a>, che ha anche messo a capo del <a href="http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2023/02/21/cinque-rischi-e-tre-contromisure-urgenti-l%e2%80%99allarme-di-un-grande-canonista-sul-progetto-di-chiesa-sinodale/"><b>sinodo</b></a> mondiale
con cui vorrebbe cambiare la struttura della Chiesa cattolica, da gerarchica ad
assembleare.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Attivissimo
nel promuovere un cambio di paradigma nella dottrina cattolica sulla
sessualità, Hollerich è effettivamente il cardinale prediletto da Bergoglio,
quello in cui molti vedono il successore a lui più gradito. Ma è anche il
cardinale più sulla linea del fuoco, assieme allo statunitense <a href="https://lanuovabq.it/it/mcelroy-e-fernandez-oggi-leresia-gode-di-impunita"><b>Robert
McElroy</b></a>, pure lui amatissimo da Francesco. L’uno e l’altro bollati
pubblicamente come “eretici”, proprio per le loro spericolate tesi dottrinali,
non da qualche oscuro professore di dogmatica ma da altri cardinali di
primissimo piano: ieri l’australiano George Pell e oggi il tedesco <a href="https://lanuovabq.it/it/mueller-neanche-il-papa-puo-decidere-di-benedire-le-coppie-gay"><b>Gerhard
Müller</b></a>, già prefetto della congregazione per la dottrina della fede.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Negli
Stati Uniti il vescovo di Springfield, Thomas J. Paprocki, ferrato in diritto
canonico e presidente della commissione della conferenza episcopale sul governo
della Chiesa, ha addirittura argomentato per iscritto, sulla prestigiosa
rivista “<a href="https://www.firstthings.com/web-exclusives/2023/02/imagining-a-heretical-cardinal"><b>First
Things</b></a>”, che un cardinale “eretico” è anche automaticamente scomunicato
e quindi dovrebbe essere rimosso dal suo ruolo dalla “competente autorità”, che
nel suo caso è il papa. Il quale però non agisce, con la paradossale conseguenza
che “un cardinale scomunicato ‘latae sententiae’ per eresia potrebbe ugualmente
votare in conclave”.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Ad
accendere ancor più questo conflitto è stata soprattutto la decisione dei
vescovi di Germania e del Belgio di approvare e praticare la benedizione delle
coppie omosessuali, <a href="http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2021/03/24/benedizioni-omosex-il-papa-si-rimangia-il-divieto-quando-invece-nell%e2%80%99anno-2000%e2%80%a6/"><b>vietata</b></a> dal
dicastero per la dottrina della fede, ma poi lasciata correre dal papa che pure
aveva inizialmente sottoscritto il divieto. Col risultato che su questa e altre
questioni si è scompaginato lo stesso campo progressista: con da un lato
Hollerich e McElroy, e dall’altro lato <a href="https://ilsismografo.blogspot.com/2023/03/germania-il-cardinale-kasper-mette-in.html"><b>Walter
Kasper,</b></a> storico rivale di Joseph Ratzinger in teologia, e <a href="https://silerenonpossum.it/roma-pensa-ad-un-commissariamento-del-sinodo-tedesco/"><b>Arthur
Roche</b></a>, prefetto del dicastero per il culto divino e nemico implacabile
del rito liturgico antico, entrambi sempre più critici degli eccessi dei
novatori, perché “non si può reinventare la Chiesa” col rischio di “cadere in
uno scisma”.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Certo,
sul piano comunicativo i novatori dominano la scena. Recitano un copione tutto
scritto da fuori, dal “mainstream” secolare, che giustamente li premia. Ma poi,
quando dentro la Chiesa si va al sodo, si scopre che i novatori non sono
maggioranza nemmeno in Europa.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">A
fine marzo, l’elezione del nuovo presidente della Commissione degli episcopati
dell’Unione Europea ha sorpreso molti. Il presidente uscente era il cardinale
Hollerich, e per succedergli era in lizza l’arcivescovo di Digione, Antoine
Hérouard, uomo di fiducia del papa, che l’aveva già utilizzato per ispezionare
e commissariare una diocesi di stampo tradizionalista, quella di Fréjus-Toulon,
e il santuario mariano di Lourdes.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Invece
l’eletto è stato l’italiano <a href="https://lanuovabq.it/it/i-vescovi-europei-invertono-la-rotta-ed-eleggono-crociata"><b>Mariano
Crociata</b></a>, vescovo di Latina, lì confinato da Francesco all’inizio del
suo pontificato, per punirlo per come aveva svolto il suo precedente ruolo di
segretario generale della conferenza episcopale italiana, giudicata dal papa
troppo sorda alle sue aspettative. Una ruggine, questa, che perdura tuttora,
visto come Francesco, nel dare <a href="https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2023/march/documents/20230323-comece.html"><b>udienza</b></a> alla
Commissione ad assemblea conclusa, s’è mostrato freddo col neoeletto Crociata e
caloroso invece nel tributare “riconoscenza” a quanto fatto dal suo
predecessore Hollerich, che “mai si ferma, mai si ferma!”.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">A
favore di Crociata ha pesato sicuramente il voto dei vescovi dell’Europa
dell’Est. Ma importante è stato anche il ruolo dei vescovi della Scandinavia,
autori di una <a href="http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2023/03/26/l%e2%80%99arcobaleno-biblico-e-quello-lgbt-una-lettera-tutta-da-leggere-dei-vescovi-di-scandinavia/"><b>lettera</b></a> ai
loro fedeli sulla questione della sessualità, diffusa nella quinta domenica di
Quaresima, che ha avuto una forte risonanza in tutto il mondo proprio per la
novità del suo linguaggio e la solidità del suo contenuto, perfettamente in
linea con l’antropologia biblica e con la dottrina cattolica che ne deriva, e
quindi opposta alle tesi di Hollerich e compagni. Nel recensirla sul quotidiano
laico “Domani”, l’ex direttore de “L’Osservatore Romano” e docente di
letteratura cristiana antica <a href="https://ilsismografo.blogspot.com/2023/04/europa-amore-identita-e-chiesa-la.html"><b>Giovanni
Maria Vian</b></a> ha ravvisato in questa lettera della piccola
cattolicità scandinava il frutto benefico “di quelle minoranze creative
presenti nelle società secolarizzate, come aveva già prefigurato oltre mezzo
secolo fa il giovane Joseph Ratzinger”.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Niente,
insomma, fa presagire che il successore di Francesco possa essere un Hollerich
o qualcun altro della cerchia papale. Il cardinale sino-filippino Luis Antonio
Gokim Tagle, più volte indicato come papabile, è anche lui da tempo fuori
gioco, caduto in disgrazia presso lo stesso Bergoglio.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Ma
sono soprattutto i confusi “processi” messi in moto dall’attuale pontefice, con
il conseguente, crescente disordine dottrinale e pratico, a pregiudicare
l’elezione di un successore che voglia procedere sulla stessa strada.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">La
fallita riforma della curia, ben manifesta nel <a href="http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2022/01/03/il-processo-del-secolo-chiama-in-giudizio-il-papa-che-rischia-anche-un-incidente-con-la-cina/"><b>processo</b></a> sul
malaffare di Londra che ogni giorno di più rende evidente che il papa tutto
sapeva e tutto approvava, e l’accumularsi degli insuccessi nella politica
internazionale, dalla Russia al Nicaragua alla Cina – che nei giorni scorsi ha
addirittura <a href="https://www.asianews.it/notizie-it/-Il-vescovo-Shen-Bin-e-la-Pasqua-dei-cattolici-di-Shanghai-58146.html"><b>imposto</b></a> il
“suo” nuovo vescovo di Shanghai senza neppure consultare Roma, in spregio del
tanto decantato accordo –, sono anch’essi parte di questo disordine,
inesorabilmente destinato a produrre, quando si arriverà al cambio di
pontificato, la volontà di segnare una decisa svolta, da parte di un arco molto
ampio del collegio dei cardinali, anche tra i nominati da Francesco.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Così
come suscitano disagio e critiche le battute a vuoto nell’affrontare la piaga
degli abusi sessuali: dal caso del gesuita <a href="http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2023/01/27/rupnik-ha-un-avvocato-invincibile-il-papa/"><b>Marko
Ivan Rupnik</b></a>, tuttora protetto dal papa nonostante la gravità estrema
dei fatti accertati, alle dimissioni dalla commissione per la prevenzione di
questi misfatti dell’altro gesuita <a href="https://silerenonpossum.it/zollner-si-dimette-non-rispose-alle-consacrate-abusate-da-rupnik/"><b>Hans
Zollner</b></a>, uomo chiave di questa commissione voluta e creata da
Francesco, eppure scontento di come funziona.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Sullo
sfondo di questa confusione era venuta crescendo, nella rosa dei possibili
successori, la candidatura del cardinale <a href="http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2022/02/03/indagine-tra-i-prediletti-e-i-reprobi-di-bergoglio-con-un-successore-in-corsa-anzi-due/"><b>Matteo
Zuppi</b></a>, arcivescovo di Bologna e presidente della conferenza episcopale
italiana.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">In
lui veniva ravvisato l’uomo capace di proseguire il cammino iniziato da
Francesco in forma più amichevole e ordinata, meno monocratica e senza lo
sconcertante viavai di aperture e chiusure che caratterizza l’attuale
pontificato. A suo sostegno, nella marcia di avvicinamento al conclave, Zuppi
può contare sulla formidabile lobby della Comunità di Sant’Egidio, di cui è
membro storico. Con accortezza, sia lui che la Comunità hanno sempre evitato di
prendere posizioni nette su questioni controverse come l’omosessualità, il
clero sposato, le donne prete, la democrazia nella Chiesa, la guerra in
Ucraina, con l’effetto di raccogliere qualche consenso anche tra i cardinali
più moderati. Il fondatore e capo indiscusso della Comunità, <a href="https://www.corriere.it/opinioni/23_febbraio_25/francesco-dieci-anni-primo-papa-globale-8ce86dd4-b53a-11ed-a15d-208e239dbc1e.shtml"><b>Andrea
Riccardi</b></a>, storico della Chiesa, si guarda bene anche dal formulare
giudizi solo positivi sul pontificato e sulla persona di Bergoglio.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Ultimamente,
però, la loquacità di Zuppi – espressa in un diluvio di interviste ad
imitazione dell’ancor più loquace Francesco – ha reso sempre più evidente
l’ambiguità in cui galleggia. Abbonda nelle parole, ma sui temi che dividono
sta sul vago. C’è chi l’ha <a href="https://lanuovabq.it/it/andate-e-piacete-parola-di-zuppi-lo-zelig-della-chiesa"><b>paragonato</b></a> a
Zelig, il camaleontico personaggio inventato da Woody Allen, applaudito da
tutti senza mai scomodare nessuno. Troppo poco per legare e sciogliere, sulla
terra come in cielo.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> </span><i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">(Fonte:
Sandro Magister, <a href="https://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/">Settimo
Cielo</a>, 12 Aprile 2023)</span></i></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> </span></p>
<p><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;"> </span> </p>Mariohttp://www.blogger.com/profile/04759601984235983617noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-506050765757878981.post-56627877420974599172023-04-05T19:21:00.001+02:002023-04-05T19:21:11.698+02:00L'altolà Vaticano non ferma la Chiesa tedesca che tira dritto e disobbedisce. Al via l'organismo della discordia<p><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirL7l-l-iVkBg2PjEOO3hDztEgJ1D1kD-mr1r16vSF9ACQlMjNOJNKhrSOOM41A65Tw0FNnMiO3Qqsg6VMJWeZNAdmB8xa8iHjQNiVuL13tAqr7hhxnDph63F2HFMGA72shn9hIH9upEEFp1Dw93BPBxEq3Ijtk82Gjcbncw67dHK04dG4_eV9uWShcg/s531/imago.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="340" data-original-width="531" height="205" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirL7l-l-iVkBg2PjEOO3hDztEgJ1D1kD-mr1r16vSF9ACQlMjNOJNKhrSOOM41A65Tw0FNnMiO3Qqsg6VMJWeZNAdmB8xa8iHjQNiVuL13tAqr7hhxnDph63F2HFMGA72shn9hIH9upEEFp1Dw93BPBxEq3Ijtk82Gjcbncw67dHK04dG4_eV9uWShcg/s320/imago.jpg" width="320" /></a></div><br />In
Germania ormai l'incendi dilaga e il Vaticano non sa più come frenare le
spinte riformatrici. Che sia molto di più di una semplice alzata di spalle è
sembrato chiaro a tutti quando il Comitato sinodale istituito dai vescovi e dai
laici tedeschi inizierà i suoi lavori a novembre, a Essen, nonostante la ferma
opposizione di Roma (e del Papa). L'appuntamento è già stato messo in agenda
(si terrà dal 10 all'11 di novembre) ed è stato annunciato ufficialmente dalla
Conferenza episcopale, con buona pace di alcuni cardinali curiali che avevano
fatto arrivare una lettera per frenare quel progetto. Ma la rivoluzione in
corso nessuno riesce a frenarla. E i segnali sono tanti.<p></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Per
esempio l'ultima presa di posizione (ampiamente condivisa) di un illustre
studioso tedesco di liturgia Benedikt Kranemann che ha chiesto pubblicamente
l'introduzione delle cerimonie di benedizione per le coppie omosessuali dal
momento che la questione è già stata discussa a lungo sia dal punto di
vista teologico che pratico nel Cammino Sinodale. «Il che vuol dire – ha
aggiunto - che possiamo ora procedere per rendere ufficiali queste cerimonie e
inserirle nella liturgia della Chiesa» ha dichiarato in un'intervista al sito
di notizie katholisch.de senza tenere conto che la pratica è formalmente
vietata dal Papa e dal magistero.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">L'obiettivo
più clamoroso, tuttavia, è preparare per novembre a Essen il "Consiglio
sinodale" vale a dire un organo permanente per la consultazione
congiunta tra vescovi e laici su varie questioni di governo. In una
lettera inviata a gennaio Papa Francesco aveva respinto l'idea di una
struttura del genere visto che avrebbe interferito nell'autorità dei
vescovi e intaccato la teologia. La Chiesa non è strutturalmente nata per
applicare regole democratiche ed elettive tipiche delle democrazie
mature. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">I
vescovi tedeschi (alcuni si sono dissociati) hanno però intenzione di andare
avanti. L'organismo di governo sarebbe composto da 27 vescovi diocesani, 27
rappresentanti dei laici e altri 20 membri eletti dall'Assemblea sinodale
stessa.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Nel
frattempo il gruppo cattolico femminile (influentissimo) Maria 2.0, di fronte
alla levata di scudi di Roma, ha dichiarato che occorre rendere maggiormente
indipendente la Chiesa cattolica tedesca dal Vaticano, facendo notare che in
questi quattro anni di dibattiti i laici - uomini e donne - si sono impegnati e
si sono espressi a favore di soluzioni capaci di togliere dalle secche la
Chiesa in Germania. Il riferimento riguardava l'emorragia di fedeli
causata dagli scandali sugli abusi che ormai tocca punte da record. Ogni anno
sono circa 200 mila le persone cattoliche che si disiscrivono dalle liste,
spesso anche per non pagare le tasse ecclesiastiche la
cosiddetta Kirchensteuer o tassa sulle religioni, praticamente
il sistema di finanziamento delle religioni in Germania. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">«Proprio
adesso che stiamo facendo passi in avanti per fermare questa emorragia causata
dagli abusi, Roma pone il suo veto». Il Vaticano nella lettera (approvata da
papa Francesco) aveva respinto le richieste di consentire in futuro le
benedizioni alle coppie gay, ai laici di celebrare battesimi e predicare
durante la messa (tutte funzioni che sono di appannaggio dei consacrati).
L'aria che tira non è proprio delle migliori. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><br /></span></i></p><p class="MsoNormal"><i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">(Fonte:
Franca Giansoldati, Il Messaggero, 5 Aprile 2023) <br /></span></i><i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><a href="https://www.ilmessaggero.it/vaticano/papa_francesco_germania_vescovi_donne_coppie_gay_scisma_cammino_sinodale_vaticano-7329813.html">https://www.ilmessaggero.it/vaticano/papa_francesco_germania_vescovi_donne_coppie_gay_scisma_cammino_sinodale_vaticano-7329813.html</a></span></i></p>
<p class="MsoNormal"><i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><o:p> </o:p></span></i></p>Mariohttp://www.blogger.com/profile/04759601984235983617noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-506050765757878981.post-70589837459813481082023-03-23T19:22:00.005+01:002023-03-23T19:22:37.030+01:00Germania, il capo dei vescovi va in tv e sfida il Papa: «Qui continueremo a benedire le coppie gay»<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhF54wD55pE1eJWC9wo0fcCIjon1vI6ckvTNvMAauYWIe2i_BST65PXOnHtDOtiH9HQCAGP44jYLw0cUSS0feCkpVqZVnwFd48wbnsWpNUc2YMmGVeNeShbnTtSMZr4M_KRk9F61yowrxmlEXW56jGBuT85wKUB46sN9QJWPvbhRGB6MnCN6_yJAZL_tQ/s770/Fa6-Y2uXgAIIIk0-1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="503" data-original-width="770" height="209" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhF54wD55pE1eJWC9wo0fcCIjon1vI6ckvTNvMAauYWIe2i_BST65PXOnHtDOtiH9HQCAGP44jYLw0cUSS0feCkpVqZVnwFd48wbnsWpNUc2YMmGVeNeShbnTtSMZr4M_KRk9F61yowrxmlEXW56jGBuT85wKUB46sN9QJWPvbhRGB6MnCN6_yJAZL_tQ/s320/Fa6-Y2uXgAIIIk0-1.jpg" width="320" /></a></div><br />Città
del Vaticano – E' sempre più ampio, evidente e incolmabile il solco esistente
tra la Chiesa tedesca e il <a href="https://www.ilgazzettino.it/t/vaticano" target="_blank">Vaticano</a>. Una crepa affiorata anche alcuni giorni
fa quando il presidente della conferenza episcopale, davanti alle
telecamere, ha ribadito che la benedizione alle coppie gay, nonostante il
'niet' del Papa, in Germania rimane un dato di fatto: si
continuerà a garantire agli omosessuali che la chiedono. Se non
era un atto di guerra contro l'inflessibilità di Roma poco ci
mancava. Anche di recente il Papa, attraverso il cardinale Pietro
Parolin, ha sostanzialmente vietato all'episcopato tedesco di
modificare la dottrina e le regole finora in vigore a proprio piacimento.
Niente di tanto importante può essere cambiato unilateralmente.<br /><br /><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;"><b>La
presa di posizione <br /></b></span><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">«Tanto
per cominciare deve essere detto che la pratica delle benedizioni esiste e
noi vogliamo portarla alla luce» ha affermato monsignor Batzing
presentandosi in televisione. Ai telespettatori ha spiegato che i
vescovi dovrebbero chiedere a loro stessi se una relazione d'amore tra due
persone è da considarsi una cosa buona. «Perchè se è buona allora le
persone possono effettivamente ricevere la benedizione di Dio, mi pare logico».
A sostegno di questa linea, accanto ai tedeschi, ci sono anche i vescovi
del Belgio che «hanno già implementato questa pratica». <br /></span><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">Il
giornalista che interrogava Baetzing in diretta gli ha chiesto se
Papa Francesco davanti alla loro presa di posizione potrebbe
accettarla, oppure se si tratta di una sfida al potere
costituito. La spiegazione fornita dal vescovo ha fatto leva sul
lungo lavoro collettivo che è stato svolto dalla base cattolica che per
ben quattro anni, previo benestare papale, ha avviato un
complesso percorso sinodale. «Abbiamo ascoltato esperti, scritto solidi
testi e presentato in modo estensivo dietro le nostre regole». E ancora. «Siamo
lieti di discuterne, ma la nostra azione non cambierà». Praticamente una sfida. <br /></span><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">Per
Roma resta però impensabile dare una forma di benedizione a una famiglia
omosessuale, visto che il catechismo descrive l'omosessualità come una attività
disordinata e immorale e non può essere trasformata in "buono"
semplicemente sulla base del fatto che la coppia lo desidera.</span><p></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;"><b>Le
regole sulle benedizioni <br /></b></span><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">Due
anni fa il Vaticano ha anche diffuso un responsum molto chiaro, pubblicato per
fugare i dubbi degli episcopati e per ripetere per l'ennesima volta che la
pratica delle benedizioni nella Chiesa cattolica è tassativamente
vietata. «Non è lecito impartire una benedizione a relazioni, o a
partenariati anche stabili, che implicano una prassi sessuale fuori dal
matrimonio (vale a dire, fuori dell’unione indissolubile di un uomo e una donna
aperta di per sé alla trasmissione della vita), come è il caso delle unioni fra
persone dello stesso sesso (…) poiché le benedizioni sulle persone sono in
relazione con i sacramenti, la benedizione delle unioni omosessuali non può
essere considerata lecita, in quanto costituirebbe in certo qual modo una
imitazione o un rimando di analogia con la benedizione nuziale, invocata
sull’uomo e la donna ». <br /></span><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">La
situazione in Belgio a cui ha fatto riferimento il capo dei vescovi tedeschi
ha causato l'anno scorso una vera e propria tempesta. Nonostante i divieti
la Chiesa belga ha rotto gli argini per procedere in totale autonomia a
benedire le coppie gay. Il cardinale Jozef de Kesel e gli altri vescovi
fiamminghi davanti a tante persone che «spesso chiedono un momento di
preghiera durante gli incontri pastorali per chiedere a Dio di benedire e
perpetuare questo impegno di amore e fedeltà» hanno adottato un testo liturgico
apposta. Naturalmente è partita una violenta polemica non ancora sopita
del tutto.<br /></span><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">Ma
di cosa si tratta? La liturgia dei pastori fiamminghi offre una lettura tratta
dalla Sacra Scrittura, che precede «l'impegno dei due interessati». Per questo
impegno si propone un testo che afferma la volontà della coppia di «essere
presenti l'un per l'altro», di «lavorare per la felicità dell'altro», e
che richiede la forza di essere «fedeli l'un l'altro». Segue una preghiera
della comunità perché la grazia di Dio agisca in loro per prendersi cura l'uno
dell'altro, perché siano fedeli, tolleranti, attenti. Infine, dopo
un Pater, viene impartita una benedizione.<br /></span><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">La
scorsa settimana il cardinale Pietro Parolin ha ammesso che lo strappo
esiste. «La Congregazione per la dottrina della fede si è già pronunciata
in materia. Adesso si continuerà il dialogo» con la Chiesa tedesca e quella
belga. «Una singola Chiesa in ogni caso non può prendere una decisione del
genere che riguarda la Chiesa universale. Ci vuole tempo per il dialogo. Nella
Chiesa ci sono sempre state posizioni diverse, a volte contrastanti. Ora tutto
questo confluirà nel cammino sinodale”.<br /></span><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">Lo
scisma temuto fino a questo momento non si è concretizzato. Man mano che
si avvicina il SInodo sulla sinodalità previsto per la fine del 2024 aumenta
anche il divario tra la Chiesa del sud, più conservatrice, e quella del Nord.
La resa dei conti sembra ormai all'orizzonte. </span></p>
<p class="MsoNormal"><i><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">(Fonte:
Franca Giansoldati, Il Gazzettino, 23 marzo 2023) <br /></span><a href="https://www.ilgazzettino.it/esteri/vaticano_scisma_germania_benedizione_coppie_gay_belgio_vescovi_papa_francesco_batzing-7306066.html" style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">Germania,
il capo dei vescovi va in tv e sfida il Papa: «Qui continueremo a benedire le
coppie gay» (ilgazzettino.it)</a></i></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">Altri
articoli suggeriti: <br /></span><a href="https://www.ilgazzettino.it/vaticano/scisma_chiesa_germania_vescovi_benedizione_gay_donne_sacerdote_vaticano_papa_francesco-7258534.html" style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;" target="_blank"><i>Germania, la Chiesa sull'orlo di uno scisma cerca compromesso
con Roma ma l'impresa è ormai un rompicapo (anche per il Papa)</i></a></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><i><a href="https://www.ilgazzettino.it/vaticano/benedizione_coppie_gay_germania_vescovi_vaticano_papa_francesco_parroco_italiano_sospeso_a_divinis-6968148.html" target="_blank">Papa, punisce prete italiano che benedice coppie gay mentre con
i preti tedeschi finge di non vedere</a><o:p></o:p></i></span></p>
<p class="MsoNormal"><a href="https://www.ilgazzettino.it/vaticano/gay_benedizioni_lgbt_vaticano_germania_vescovo_discriminazioni_chiesa_catechismo_matrimonio-6680642.html" style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;" target="_blank"><i>Vescovo tedesco prende parte a benedizione per coppie gay e
Lgbt: è scontro fra Vaticano e Chiesa della Germania</i></a></p>
<p><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;"> </span> </p>Mariohttp://www.blogger.com/profile/04759601984235983617noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-506050765757878981.post-81324267070433424462023-01-18T18:09:00.000+01:002023-01-18T18:09:16.447+01:00Omosessualità: basta letture ideologiche della Dottrina<p><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8wcc_1syOPEDw8zeFQaZvABTLWaQYIR61UNlDYotJzF-daMnRGLdOD98vbqV_WyEacaodRBZIozE2SuECsXZP1HbJ8HEwSxEQH7EZO9ZtMLZXzDOyrmBzJDawQp4UjEw0oB3O4XU_nQe8lhoGcscJaCqcEZj8-tFLaHfFnVneYgY50BNUPofj8wx3Dw/s768/CR1778-Foto-01-768x512.webp" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="512" data-original-width="768" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8wcc_1syOPEDw8zeFQaZvABTLWaQYIR61UNlDYotJzF-daMnRGLdOD98vbqV_WyEacaodRBZIozE2SuECsXZP1HbJ8HEwSxEQH7EZO9ZtMLZXzDOyrmBzJDawQp4UjEw0oB3O4XU_nQe8lhoGcscJaCqcEZj8-tFLaHfFnVneYgY50BNUPofj8wx3Dw/s320/CR1778-Foto-01-768x512.webp" width="320" /></a></div><br />Si
è svolta lo scorso 13 gennaio presso sala Voltini del Centro Culturale
Cappuccini di Argenta una tavola rotonda sul tema «<i style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">Dialogo: un ponte che unisce
– È possibile un dialogo fra religioni e omosessualità?</i><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">», patrocinato dal
Comune. Tra i relatori, erano presenti il presidente </span><i style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">Arcigay</i><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;"> di
Ferrara, Manuela Macario, il coordinatore del centro culturale islamico, Hassan
Samid, e don Alessio Grossi, psicanalista e referente del Consultorio
diocesano, parroco della chiesa di San Giacomo apostolo a Ferrara, inviato
all’evento dall’arcivescovo, mons. Giancarlo Perego, a nome del quale ha
ripetutamente dichiarato di parlare.</span><p></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Il
che complica un po’ le cose, specialmente in alcuni passaggi particolarmente
critici dell’intervento di don Grossi. Ad esempio, laddove affronta quella che
lui definisce, all’interno della Chiesa, «<i>la posizione forse più conosciuta,
quella più conservatrice, tradizionalista</i>», come se, all’interno del Corpo
Mistico di Cristo, vi fosse spazio in merito per l’opinione e non vi fosse
invece già una dottrina unica ben codificata e consolidata, valida per tutti.
Ebbene, il relatore ha specificato come, a suo avviso, tale «<i>posizione</i>»
veda «<i>non tanto nell’omosessualità quanto negli atti omosessuali un qualcosa
contro natura</i>», ma sbaglia nel bollarla come «<i>ideologico-religiosa</i>»,
fonte di «<i>discriminazione</i>» e tale da provocare «<i>sofferenza in tante
persone, in tante comunità, in tante famiglie</i>». È vero proprio il
contrario. Innanzi tutto, come precisa il <i>Catechismo della Chiesa
Cattolica</i> al n. 2357 è una posizione fondata «<i>sulla Sacra Scrittura</i>»
e non è il frutto di un’ideologia, di alcun tipo. Inoltre, a differenza di
quanto da lui dichiarato, anche le «<i>tendenze omosessuali</i>» vengono
definite, in sé considerate, come un’«<i>inclinazione oggettivamente
disordinata</i>» (<i>Catechismo</i>, n. 2358), benché certamente più gravi
siano «<i>gli atti di omosessualità</i>» in quanto «<i>intrinsecamente
disordinati</i>», «<i>contrari alla legge naturale</i>» ed, in quanto tali,
certamente non da assecondare, né da “coccolare”. In questo senso, parlare –
come fa don Grossi – di «<i>carisma omosessuale</i>» è veramente fuorviante,
oggettivamente infondato e tendenzialmente scorretto, dando per scontato che
don Grossi il <i>Catechismo</i> lo conosca.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Massimo
rispetto e massima comprensione per la persona in quanto tale, come è sempre
stato e come la Chiesa ha sempre fatto, persona da accogliersi «<i>con
rispetto, compassione, delicatezza</i>», evitando «<i>ogni marchio di ingiusta
discriminazione</i>», ma anche indicando con chiarezza la strada da percorrere,
perché si possa essere e ci si possa dire davvero cattolici: «<i>Tali persone
sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita e, se sono
cristiane, ad unire al sacrificio della Croce del Signore le difficoltà, che
possono incontrare in conseguenza della loro condizione</i>».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Già
da qui appare allora infondata l’entusiastica uscita ad effetto di don Grossi
all’inizio del proprio intervento: «<i>La Chiesa Cattolica presenta posizioni
molto diverse, a volte anche contrastanti</i>». Non è vero: in quanto Chiesa,
di posizione ce n’è una molto chiara, molto definitoria ed è quella contenuta
nei due articoli del <i>Catechismo</i> citati, validi e vincolanti
per tutti. Che poi i singoli fedeli possano avere le proprie idee, giuste o
sbagliate che siano, è fatto che in sé non tocca la dottrina cattolica, che
viceversa è unica.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Don
Grossi definisce poi sbrigativamente «<i>follie</i>» le «<i>terapie riparative</i>»,
ma anche qui è bene capire di che cosa si stia parlando. Il percorso di
cambiamento in genere proposto, in realtà, non consiste nell’estirpare,
sopprimere o negare l’orientamento sessuale indesiderato, bensì in un processo
di maturazione globale della personalità, in una migliore conoscenza ed
accettazione dei propri limiti e delle proprie possibilità, in una vita di
relazione più piena e non più dominata dalla paura e dalla vergogna.
L’approccio clinico, quindi, può aiutare persone con – come si dice – un’«<i>identità
di genere</i>» ferita, indipendentemente dal fatto che questo problema si manifesti
con un’attrazione omosessuale o con un altro tipo di sintomo, come evidenziano
vari tipi di approcci sviluppatisi soprattutto negli ultimi decenni. In ciò non
vi è nulla di “folle”, nulla di strano, nulla di scandaloso, anzi rappresenta
un valido aiuto proprio per elaborare quella capacità di relazione matura e
quel riconoscimento di un’alterità, che lo stesso don Grossi auspica per le
persone omosessuali. Una mano tesa, dunque, non un ostacolo. Così, quando
il <i>Catechismo </i>spiega come la loro «<i>inclinazione</i>»
costituisca «<i>per la maggior parte di loro una prova</i>» (n. 2358) non si
tratta di gettare la croce addosso a nessuno, bensì di sollecitare una presa di
coscienza ed un’assunzione di responsabilità verso sé stessi e verso gli altri,
che fa crescere, che fa maturare, che migliora, non qualcosa di cui la Chiesa
debba quindi «<i>chiedere perdono</i>», come don Grossi ha azzardato,
specificando di accompagnare «<i>in un cammino di fede anche alcune coppie, sia
di uomini che di donne</i>». Ora, se con ciò si riferisce a coppie omosessuali,
di fatto don Grossi sta ripensando una morale slegata dalla dottrina. Il che,
evidentemente, specie parlando da sacerdote e da inviato del suo Arcivescovo,
non va bene. A maggior ragione quando giunga ad affermazioni, che suonano più come
uno slogan che come una riflessione oggettiva, quale: «<i>Anche le persone
omosessuali sono capaci di generatività</i>». Ecco, qui proprio non ci siamo,
qui si va oltre, anzi contro il dato di fatto, il dato esperienziale. Di quale
“generatività” si sta parlando? Lo stesso <i>Catechismo </i>chiarisce
come le relazioni omosessuali precludano «<i>all’atto sessuale il dono della
vita. Non sono il frutto di una vera complementarietà affettiva e sessuale. In
nessun caso possono essere approvati</i>» (n. 2357). Ma – osserva don Grossi –
«<i>quante coppie anche eterosessuali non hanno figli ma possono vivere una
dimensione generativa?</i>». La realtà però è molto diversa. Ogni bambino ha
bisogno di due figure sessualmente complementari ossia di un papà e di una
mamma o comunque di due persone di riferimento di sesso diverso. A chi sostenga
il contrario ha già risposto l’<i>American College of Pediatricians</i>, che,
in una lettera inviata alla rivista <i>Pediatrics</i>, ha contestato le
affermazioni a favore dell’omogenitorialità: «<i>Troviamo questa posizione
insostenibile </i>– ha dichiarato – <i>e, se attuata, gravemente
dannosa per i bambini e la famiglia. Siamo contrari a questa posizione a causa
dell’assenza di prove scientifiche a suo sostegno e delle potenziali
conseguenze negative sui bambini. Concedere lo status di matrimonio legale alle
unioni omosessuali sarebbe un tragico errore di calcolo, che porterebbe danni
irreparabili alla società, alla famiglia e ai bambini</i>». In realtà, salvo
rare eccezioni, la ricerca finora condotta sull’omogenitorialità è di pessima
qualità, segnata da un pressapochismo che pare spesso intenzionale e
funzionale, nonché viziata da letture ideologiche dagli esiti scontati,
preconfezionati e non obiettivi. In merito esiste tutta un’antologia di esempi,
che sarebbe interessante citare, ma che rischierebbero di condurre troppo
lontano rispetto agli spazi consentiti ad un articolo.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Infine,
don Grossi ha fatto riferimento, durante il suo intervento, a due punti di un
documento dal titolo <i>Che cosa è l’uomo? Un itinerario di antropologia
biblica</i>, elaborato dalla Pontificia Commissione Biblica. Il primo punto si
trova al n. 185, laddove si legge: «<i>La Bibbia non parla dell’inclinazione
erotica verso una persona dello stesso sesso, ma solo degli atti omosessuali</i>»;
ed ancora al n. 188 è scritto: «<i>Non troviamo nelle tradizioni narrative
della Bibbia indicazioni concernenti pratiche omosessuali né come comportamenti
da biasimare, né come atteggiamenti tollerati o accolti con favore</i>». Ma è
proprio così? Vediamo un po’…<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Lv </span></i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">18, 22: «<i>Non
giacerai con un maschio come si fa con una donna, è una cosa abominevole</i>».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Rom</span></i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> 1, 26-27: «<i>Dio
li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti
naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il
rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli
altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in sé
stessi la punizione, che s’addiceva al loro traviamento</i>».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">I <i>Cor </i>6,
9-10: «<i>Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adulteri, né effeminati,
né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci
erediteranno il regno di Dio</i>».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">L’elenco
potrebbe continuare. Si tratta comunque di testi molto chiari e per niente
vaghi o “possibilisti”, come parrebbe sostenere il documento della Pontificia
Commissione Biblica, piaccia o non piaccia a don Grossi, per il quale la Sacra
Scrittura biasimerebbe solo gli atti sessuali «<i>violenti</i>». Si è visto
come, in realtà, non sia così, sul banco degli imputati vi sono gli atti
omosessuali in quanto tali. Allora, approcciare questioni delicate e complesse
come queste non deve compiacere le platee, raccogliere facili consensi, né
strappare immediati applausi. Deve, invece, approfondire quelle verità già
presenti nel testo sacro e, più in generale, nella dottrina e nella tradizione
della Chiesa, aiutando chi si trovi nel bisogno piuttosto che aiutarlo a
perdersi. Verità, che non sono dunque da inventare. Verità alle quali il fedele
cattolico, più saggiamente, deve piuttosto conformarsi. Ed obbedire.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><o:p> </o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><o:p><br /></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">(Fonte:
Mauro Faverzani, Corrispondenza Romana, 18 Gennaio 2023) <br /></span><a href="https://www.corrispondenzaromana.it/omosessualita-basta-letture-ideologiche-della-dottrina/" style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">https://www.corrispondenzaromana.it/omosessualita-basta-letture-ideologiche-della-dottrina/</a></i></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><o:p> </o:p></span></p>Mariohttp://www.blogger.com/profile/04759601984235983617noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-506050765757878981.post-35348925506405546582023-01-13T19:44:00.000+01:002023-01-13T19:44:00.651+01:00Di fronte alla confusione che regna nella Chiesa<p class="MsoNormal"><span face=""Arial",sans-serif" style="font-size: 12pt;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiyVxU7PbsV_MKcXCzCgsuhArz1u1n-VbO7Mwr-356UVYvSGJAQPj55xopcZoeM-HC9nEQe1CVgLK5pMChPi5Vv_KhdGRNN8ymSPpy840HoMsQEy9fWWJSclo-_t415X4O518GFPRyWE8RWAU5o4BnD9iZMxbpBFXNRTTZe0e1yCp2AROrriaEnzi-Dzw/s768/CR1777-Foto-01-768x512.webp" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="512" data-original-width="768" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiyVxU7PbsV_MKcXCzCgsuhArz1u1n-VbO7Mwr-356UVYvSGJAQPj55xopcZoeM-HC9nEQe1CVgLK5pMChPi5Vv_KhdGRNN8ymSPpy840HoMsQEy9fWWJSclo-_t415X4O518GFPRyWE8RWAU5o4BnD9iZMxbpBFXNRTTZe0e1yCp2AROrriaEnzi-Dzw/s320/CR1777-Foto-01-768x512.webp" width="320" /></a></div><br /><span style="font-family: arial;">All’indomani
delle esequie di Benedetto XVI, l’orizzonte che si profila in Vaticano ha i
contorni indefiniti del caos. Il primo elemento di confusione, relativo al nome
da attribuire al defunto ex-pontefice, è stato messo in luce proprio dal suo
funerale. Quello di Benedetto XVI è evidentemente un nome di cortesia, perché
dal 28 febbraio 2013, c’è un solo Papa in Vaticano, ed è Francesco, come lo
stesso mons. Gänswein<b>,</b> segretario di Benedetto, ha più volte
sottolineato in questi giorni. Più corretto, secondo i canonisti, sarebbe stato
chiamarlo cardinale Josef Ratzinger, o forse monsignor Ratzinger, perché solo
il titolo di vescovo imprime un carattere indelebile. <o:p></o:p></span><p></p>
<p class="MsoNormal"><span face=""Arial",sans-serif" style="font-family: arial; font-size: 12pt;">I
funerali, certamente, non sono stati quelli di un Pontefice regnante. Lo
dimostra non solo l’invito della Santa Sede limitato a due sole delegazioni
ufficiali (Italia e Germania), ma anche piccoli dettagli, come la nota verbale
diffusa il 31 gennaio agli ambasciatori, in cui si chiedeva loro di intervenire
in «<i>tenue de ville couleur sombre</i>» (abito scuro) e non in abito da
cerimonia. Questo «<i>omaggio soft</i>» ha spinto la vaticanista Franca
Giansoldati a scrivere su <i>Il Messaggero</i> del 6 gennaio:<b> </b>«<i>Il
funerale più strambo della storia della Chiesa contemporanea avrebbe dovuto
avere un protocollo davvero solenne ed essere accompagnato dal lutto vaticano,
ma visto che Ratzinger non era più regnante non c’erano nemmeno le bandiere
bianche e gialle a mezz’asta. Così come non c’era il picchetto di Guardie
Svizzere accanto alla bara, e i gentiluomini che la portavano in spalla non
avevano il frac. Solo il Decano di Sala indossava l’uniforme di gala</i>». <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span face=""Arial",sans-serif" style="font-family: arial; font-size: 12pt;">D’altra
parte, a questo funerale ridotto all’essenziale, ha fatto da contrappunto
l’omaggio reso all’ex-Pontefice da oltre 200.000 fedeli che hanno voluto
rendergli l’ultimo saluto nei tre giorni di esposizione della salma. Una
manifestazione di folla che conferma la stima e l’affetto di cui ha sempre
goduto Benedetto, ma che ha spinto i mass media a sottolineare l’esistenza di
due “partiti” che si fronteggiano in Vaticano: “bergogliani” e “ratzingeriani”.
Il funerale, come titola in prima pagina il quotidiano <i>Libero </i>del
5 gennaio, sarebbe stato una <i>Resa dei conti tra Papi</i>. Nico Spuntoni
ha scritto da parte sua su <i>Il Giornale</i> dell’8 gennaio: «<i>Come
una tempesta perfetta, nei giorni dell’esposizione della salma e delle esequie
di Benedetto XVI<b> </b>sono circolate le anticipazioni di un libro
(Nient’altro che la verità, edizioni Piemme)<b> </b>e di un’intervista del
suo fedele segretario particolare, monsignor Georg Gänswein, nelle quali
si esplicitava lo choc per essere stato “dimezzato” tre anni fa nel ruolo di
prefetto della Casa Pontificia all’indomani delle polemiche suscitate dal
libro a difesa del celibato sacerdotale del cardinale Robert Sarah e che vedeva
Ratzinger come co-autore. Altrettanto rumore ha provocato una risposta di<b> </b>Gänswein,
su</i> <i>Traditionis Custodes</i>, <i>il documento con cui Francesco
ha di fatto abrogato la liberalizzazione concessa nel 2007 alla cosiddetta
messa tridentina: “Credo che papa Benedetto abbia letto questo </i>motu
proprio<i> con dolore nel cuore”, ha affermato l’arcivescovo tedesco
al quotidiano Die Tagespost.</i> <i>Gänswein è stato duramente
attaccato da alcuni addetti ai lavori. Le rivelazioni del “prefetto
dimezzato” hanno fatto parlare di divisioni nella Chiesa
destinate a riacutizzarsi dopo la morte di Benedetto XVI. E in effetti, ormai
persino alcuni cardinali e vescovi hanno ammesso l’esistenza di tensioni</i>».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span face=""Arial",sans-serif" style="font-family: arial; font-size: 12pt;">L’8
gennaio un articolo di Massimo Franco sul <i>Corriere della Sera</i> ha
come titolo <i>Il fronte dei tradizionalisti per opporsi a Francesco dopo
l’addio a Ratzinger</i>. Tra i principali esponenti di questo fronte, Franco
cita, oltre a mons Gänswein, il cardinale Gerhard Müller, ex prefetto della
Congregazione per la Fede e il nuovo presidente dei vescovi americani Timothy
Broglio. Sullo stesso quotidiano, che esprime la voce dell’establishment
progressista, Gian Guido Vecchi, scrive che «<i>nel sottobosco dell’opposizione
tradizionalista a Francesco monta il tentativo </i>post mortem<i> di
usare Benedetto XVI come un vessillo e creare un conflitto tra “i due papi” che
nella realtà non c’è stato</i>» (<i>Corriere della Sera</i>, 10 gennaio).<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span face=""Arial",sans-serif" style="font-family: arial; font-size: 12pt;">La
manovra è evidentemente quella di attribuire ai conservatori la responsabilità
di uno scontro, che oggi ha in realtà i suoi principali artefici nei vescovi
tedeschi, impegnati nel loro “Cammino sinodale”. Nessuna responsabilità viene
addossata a papa Francesco, il quale, malgrado la grave malattia che ne mina le
forze, continua a usare il pugno di ferro, come ha fatto il giorno
dell’Epifania azzerando il potere del Vicariato di Roma, con la costituzione apostolica <i>In
ecclesiarum communione</i>. Il contenuto dell’incontro che il 9 gennaio il Papa
ha avuto con mons. Gänswein è ignoto, ma certamente aumenta l’incertezza.
Inoltre, la morte inaspettata del cardinale George Pell, il 10 gennaio, creerà
nuovi problemi al fronte conservatore. Il cardinale australiano, uscito
prosciolto da ogni accusa giudiziaria, aveva una forte personalità e per le sue
capacità organizzative avrebbe potuto svolgere un ruolo importante nel
pre-conclave che molti vedono ormai vicino, nel caso di morte o di rinuncia di
papa Francesco.<b> </b>D’altra parte, tra i “papabili”, ricorda
mons, Gänswein<b>, </b>«<i>anche molti di quelli che vengono considerati
esponenti più “liberali”, per utilizzare un termine di comprensione comune,
furono promossi a ruoli importanti proprio durante il suo </i>(di
Benedetto XVI ndr)<i> pontificato</i>» (<i>Nient’altro che la verità</i>,
pp. 124-125). Tra i nomi indicati dal Prefetto della Casa Pontificia ci sono i
principali cardinali del fronte progressista, quali Jean Claude Hollerich
(arcivescovo di Lussemburgo, 2011), Luis Antonio Tagle (arcivescovo di Manila,
2011) e Matteo Maria Zuppi (vescovo ausiliare di Roma, 2012). Lo spartiacque
tra “ratzingeriani” e “bergogliani” non è dunque così chiaro. Come negare
l’esistenza di una crescente confusione? E cos’altro fare, in questa
situazione, se non limitarsi a vivere e a operare giorno per giorno, in spirito
di piena fedeltà alla Chiesa e di totale abbandono alla Divina Provvidenza?<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span face=""Arial",sans-serif" style="font-family: arial; font-size: 12pt;"><a href="https://www.corrispondenzaromana.it/#facebook" target="_blank" title="Facebook"></a><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><i><span style="font-family: arial;"><span face=""Arial",sans-serif" style="font-size: 12pt;">(Fonte:
Roberto de Mattei, Corrispondenza romana, 11 gennaio 2023) <br /></span><a href="https://www.corrispondenzaromana.it/di-fronte-alla-confusione-che-regna-nella-chiesa/" style="font-size: 12pt;">https://www.corrispondenzaromana.it/di-fronte-alla-confusione-che-regna-nella-chiesa/</a></span></i></p>
<p><i><span style="font-family: arial;"><span face="Arial, sans-serif" style="font-size: 12pt;"> </span> </span></i></p><a id="NOjixgyCi3"></a>Mariohttp://www.blogger.com/profile/04759601984235983617noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-506050765757878981.post-68264469201432870802023-01-13T19:27:00.000+01:002023-01-13T19:27:20.507+01:00«Papato disastroso» e «Sinodo tossico»: il lascito-denuncia di Pell<p><i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"></span></i></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYX_q8u83MLxe_dSjgyVY1PRGVsPh-M9IRxRs1gkP8Kqwz_bZdEmo3ywQOOGMnQAEnL1o_LQBorz0WdbTC2CouxqluZIJQfwq9m8NNT8W-e-sQGGtdXbE6n3AM0DbJ8LQUO2Q6_3GKicnCPUUMhn8nhThitfxc3rNTSrQZoNKB6TJJd4oM88ikA90rsA/s690/20479823-small-large.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="504" data-original-width="690" height="234" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYX_q8u83MLxe_dSjgyVY1PRGVsPh-M9IRxRs1gkP8Kqwz_bZdEmo3ywQOOGMnQAEnL1o_LQBorz0WdbTC2CouxqluZIJQfwq9m8NNT8W-e-sQGGtdXbE6n3AM0DbJ8LQUO2Q6_3GKicnCPUUMhn8nhThitfxc3rNTSrQZoNKB6TJJd4oM88ikA90rsA/s320/20479823-small-large.jpg" width="320" /></a></i></div><i><br />Nel
suo ultimo articolo per The Spectator, il cardinale Pell
definiva senza mezzi termini il documento del Sinodo «incubo tossico», «uno dei
documenti più incoerenti emessi da Roma» che non pone posizioni definitive
su «aborto, contraccezione, ordinazione delle donne al sacerdozio, atti
omosessuali». Anche il suo giudizio sul papato, definito «una catastrofe», è
drastico, come emerge dopo la rivelazione che dietro il memorandum fatto
avere ai cardinali sotto lo pseudonimo di Demos si celava proprio il
porporato 81enne morto a Roma mercoledì. </i><p></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">La
morte di papa Benedetto XVI è stata un detonatore. Mons. Georg Gänswein è stato
il primo a non poter più trattenere nel segreto la grande sofferenza e la
contrarietà dell’allora Papa emerito di fronte alla scelta del suo successore
di interrompere bruscamente quella “riforma della riforma” da lui fortemente
voluta e che ha trovato nel </span><i style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">Motu Proprio Summorum Pontificum</i><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;"> la
sua pietra miliare (vedi </span><a href="https://lanuovabq.it/it/quel-no-alla-messa-antica-che-colpi-al-cuore-ratzinger" style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">qui</a><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">).
Un atto, quello del 2007, che Benedetto XVI aveva fortemente voluto e messo in
campo con la cognizione di causa di chi aveva ben presente quali fossero le
linee di riforma tratteggiate dalla Costituzione liturgica </span><i style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">Sacrosanctum
Concilium</i><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">, le grandi sofferenze che accompagnarono le scomuniche del 1988 e
la lunga, difficile, paziente opera di cucitura avviata da allora.</span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Poi
è stato il turno del Cardinale Robert Sarah</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">, che seppur con toni più pacati, ha
rivelato al mondo il dolore di papa Benedetto di fronte ai tentativi di voler
“allentare” la legge del celibato sacerdotale nella Chiesa latina. «Abbiamo
collaborato da vicino per la pubblicazione della nostra riflessione sul
celibato sacerdotale. Custodirò nel segreto del mio cuore questi giorni
indimenticabili. Manterrò nella profondità della mia memoria la sua profonda
sofferenza e le sue lacrime, ma anche la sua volontà tenace e integra di non
cedere alla menzogna», ha confessato il cardinale nel suo <a href="http://www.lescrutateur.com/2023/01/benoit-xvi-mon-ami-par-le-cardinal-robert-sarah.html">omaggio</a> a
Benedetto XVI.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">E’
stato poi il turno, l’ultimo per ora, del Cardinale George Pell</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">, con un articolo
scritto per il settimanale inglese <i>The Spectator</i>, poco prima della
sua improvvisa morte, avvenuta il 10 gennaio scorso. Una bordata sul <i>Documento
di lavoro per la Tappa Continentale del Sinodo</i> (ne avevamo
parlato <a href="https://lanuovabq.it/it/e-il-verbo-si-e-fatto-ideologia-al-sinodo-una-chiesa-falsificata">qui</a>),
che Pell definiva senza mezzi termini «incubo tossico», «uno dei documenti più
incoerenti emessi da Roma», «<i>potpourri</i>, effusione di una benevolenza
stile New Age». L’indirizzo del Sinodo sulla Sinodalità è un irenismo insipido,
un dialogo a tutti i costi, «dove la distinzione tra credenti e non credenti
viene respinta», dove si ritiene che «non si debbano stabilire o proporre
posizioni definitive» su tutti i temi che potrebbero incontrare posizioni
differenti: «aborto, contraccezione, ordinazione delle donne al sacerdozio,
atti omosessuali», perfino «poligamia, divorzio e nuovo matrimonio».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Pell
ha denunciato coraggiosamente l’ostilità del documento alla tradizione
apostolica</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">,
il suo rifiuto di riconoscere il Nuovo Testamento come Parola di Dio,
«normativa per ogni insegnamento della fede e nella morale». Anche l’Antico
Testamento viene ignorato, «inclusi i dieci Comandamenti». E poi il totale
misconoscimento dell’esercizio dell’autorità nella Chiesa, con i vescovi
sostanzialmente esautorati e ridotti ad impiegati di posta: «I vescovi non
stanno lì semplicemente per validare una corretta procedura e dare un “<i>nihil
obstat</i>” a quanto hanno constatato». L’unica autorità riconosciuta nel
documento è quella «dell’amore e del servizio», mentre si ritiene che «il
modello piramidale dell’autorità debba essere distrutto». Il Sinodo è divenuto
un affare da sbrigare tra la commissione organizzatrice ed il Papa, tra i testi
prodotti dalla prima e l’approvazione del secondo, tagliando fuori la
responsabilità dei vescovi e abusando così dell’autentica sinodalità.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Pell
riportava anche le sensazioni suscitate dal documento tra gli ex-anglicani</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">, i quali vi
riconoscono, con immediatezza di giudizio, «la crescente confusione, l’attacco
ai valori morali tradizionali e l’inserimento nel dialogo del lessico
neo-marxista»: la presenza reiterata di termini come «esclusione, alienazione,
identità, marginalizzazione, senza voce, LGBTQ» tradiscono la contaminazione
marxista del testo, mentre sparisce dall’orizzonte il linguaggio proprio della
fede. Un disastro, dunque, su tutta la linea, che spingeva il Cardinale
australiano ad un accorato appello: «Questo documento di lavoro ha bisogno di
cambiamenti radicali. I vescovi devono rendersi conto che c’è del lavoro da
fare, nel nome di Dio, il prima possibile».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Damian
Thompson, editore associato del settimanale inglese</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> che ha pubblicato
l’articolo di Pell, riconosce il grande atto di coraggio del Cardinale: «Non
sapeva che sarebbe morto, mentre scriveva questo pezzo; era pronto ad
affrontare l’ira di papa Francesco e degli organizzatori». Coraggio e lucidità
di analisi. Che emergono anche da un altro documento, un <a href="http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2022/03/15/tra-i-cardinali-circola-un-memorandum-sul-prossimo-conclave-eccolo/">memorandum</a> che
dall’inizio della Quaresima dello scorso anno girava tra le mani dei cardinali
sotto lo pseudonimo “<i>Demos</i>” e del quale<a href="http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2023/01/11/in-memoria-del-cardinale-pell-quei-suoi-diari-di-prigione-tanto-amati-da-benedetto/"> l’11
gennaio Sandro Magister</a> ha rivelato la paternità del cardinale Pell.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Un
testo preciso e durissimo, che considera l’attuale pontificato</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> nientemeno che un
«disastro» e una «catastrofe»; un pontificato che ha trasformato Roma in un
centro propulsore di confusione anziché di verità. Nella Chiesa sta succedendo
di tutto, dal Sinodo tedesco alle esternazioni eretiche del cardinale
Hollerich: «E il papato tace», commentava “Demos”, dando voce a quello che
tanti cristiani constatano con grande sofferenza. Un pontificato che ha rimosso
«la centralità di Cristo», fino a risultare confuso persino «sull’importanza di
un rigoroso monoteismo, alludendo a un certo concetto più ampio di
divinità», <a href="https://lanuovabq.it/it/hanno-portato-via-il-signore-lamazzonia-entra-in-chiesa-con-un-culto-pagano">del
quale il famoso episodio della Pachamama</a>, chiaramente idolatrica, è forse
l’emblema.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">E
poi «il mancato rispetto della legge in Vaticano»</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">, con Francesco che si
è servito del suo potere di «capo dello Stato vaticano e fonte di ogni autorità
di legge […] per interferire nei procedimenti giudiziari», fino a cambiare «la
legge quattro volte durante il processo per aiutare l’accusa». Ingiustizie,
intercettazioni telefoniche, un clima di asfissiante controllo, la catastrofe
economica, e la mutevolezza del Papa nei confronti delle riforme finanziarie.
«Inizialmente il Santo Padre ha sostenuto con forza le riforme. Poi ha impedito
la centralizzazione degli investimenti, si è opposto alle riforme e alla
maggior parte dei tentativi di smascherare la corruzione e ha sostenuto
(allora) l’arcivescovo Becciu, al centro dell’<i>establishment</i> finanziario
vaticano. Poi, nel 2020, il papa si è rivoltato contro Becciu e alla fine dieci
persone sono state messe a processo e accusate».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Ancora
il crollo dell’influenza politica del vaticano durante questi dieci anni</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">, l’abbandono dei
fedeli in Cina perseguitati, la persecuzione diretta dei tradizionalisti e dei
monasteri contemplativi, e l’inarrestabile disaffezione dei fedeli nei
confronti del Papa, testimoniato dal «forte calo del numero di pellegrini
presenti alle udienze papali e alle messe», per un po’ coperto dalla crisi
sanitaria, ma ora impietosamente evidente.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Per
il prossimo conclave, Pell raccomandava la priorità del «ripristino della
normalità</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">,
il ripristino della chiarezza dottrinale nella fede e nella morale, il ripristino
del giusto rispetto del diritto e la garanzia che il primo criterio per la
nomina dei vescovi sia l’accettazione della tradizione apostolica». E metteva
in guardia dalla proliferazione dei sinodi, che drenano denaro che dovrebbe
invece essere destinato all’evangelizzazione, oltre a mettere in pericolo
l’unità della Chiesa. E poi la probabilità di uno scisma che arrivi «da destra»
a causa delle continue «tensioni liturgiche». Una profezia?<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> </span></p>
<p class="MsoNormal"><i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">(Fonte:
Luisella Scrosati, LNBQ, 13 gennaio 2023) <br /></span><a href="https://lanuovabq.it/it/papato-disastroso-e-sinodo-tossico-il-lascito-denuncia-di-pell" style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">https://lanuovabq.it/it/papato-disastroso-e-sinodo-tossico-il-lascito-denuncia-di-pell</a></i></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> </span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> </span></p><a id="NOjixgyCi3"></a>Mariohttp://www.blogger.com/profile/04759601984235983617noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-506050765757878981.post-79305638497780447042023-01-03T19:02:00.000+01:002023-01-03T19:02:02.828+01:00LA MORTE DI BENEDETTO XVI - Non rinuncia, ma vocazione: quel passo indietro fu un passo in avanti<p class="MsoNormal"><i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"></span></i></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmInE9tM8nZwOVc5q5SN67m6Nb7C32HPnv_2wGEThaTP5phg6DgaQMbPLz1zPR-MGRqvHPmX9ENe_XOgS6URIKybDl5SVOaVwu73GuiAsGpKXVvdEu0x7YNKbIqKUAxIiSImHn9-OQP5Pc_uN3bvpFqHruWmBrDH5bTUS7tBXmIQxbXhfXjGCclo-yPQ/s690/20471916-small-large.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="504" data-original-width="690" height="234" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmInE9tM8nZwOVc5q5SN67m6Nb7C32HPnv_2wGEThaTP5phg6DgaQMbPLz1zPR-MGRqvHPmX9ENe_XOgS6URIKybDl5SVOaVwu73GuiAsGpKXVvdEu0x7YNKbIqKUAxIiSImHn9-OQP5Pc_uN3bvpFqHruWmBrDH5bTUS7tBXmIQxbXhfXjGCclo-yPQ/s320/20471916-small-large.jpg" width="320" /></a></i></div><i><br /><br /></i><p></p><p class="MsoNormal"><i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><br /></span></i></p><p class="MsoNormal"><i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Si
è scritto molto sul passo indietro di Benedetto XVI. Ma alla luce di
questi 10 anni è stato, agli occhi di Dio, un passo in avanti. In avanti verso
la verità, spesso nascosta; in avanti verso la dottrina; in avanti verso
una visione trascendente dell’esistenza. È qui che s’annida il mistero
Benedetto XVI. Forse non è stata rinuncia la sua, ma accettazione di una
vocazione che trova il suo centro di gravità in Dio, di un sacrificio che
rivela il suo senso solo se siamo capaci di guardare il mondo dal Cielo. <br />
<!--[if !supportLineBreakNewLine]--><br />
<!--[endif]--></span></i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Il
primo Papa emerito della storia è morto l’ultimo giorno dell’anno. Se Dio
semina tracce di eternità nel tempo – il nostro tempo così finito – questa
dualità non può non avere un suo significato trascendente, mutando così da
coincidenza a dio-incidenza. Quasi che Benedetto XVI ci abbia traghettati da un
periodo ad un altro, ci abbia accompagnato fino al limitare di un anno nuovo,
in cui le novità chissà se avranno i colori della speranza o della
preoccupazione, che sa tanto di nuova era; quasi che davvero, in questo arco
temporale di poco meno di 10 anni, abbia assolto ad un ministero che trova una
sua doverosa assonanza con la parola mistero.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Perché
la sensazione che hanno molti</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">, al di là dei necessari approfondimenti di
carattere ecclesiale, canonico e teologico, è che Benedetto XVI si sia
spogliato della bianca mantellina per rivestirsi di un abito inedito
– intessuto con il filo dell’umiltà, la stoffa dei veri regnanti –
per ricoprire uno straordinario ruolo nella Chiesa necessario per tempi
straordinari come questi. Fu spesso – è proprio il caso di dire – contraltare
all’altare ufficiale. Un contrappeso discreto e orante alle parole senza peso
di molte eminenze grigie in talare, un argine alle mareggiate del nulla che
scuotevano le mura leonine, una fiammella che ardeva limpida e ben visibile
proprio a motivo dell’oscurità fitta che ci avvolge, una voce gentile ma ferma
che ha acceso la speranza di molti, perché una sola sua sillaba aveva un peso
specifico eccezionale in questo clima di fede leggero come l’elio. Questo è
stato e continuerà ad essere Benedetto XVI per i cuori e le intelligenze di
molti.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Torniamo
ad oggi, dove la sua vita ultraterrena</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> si apre e dove un anno terreno si chiude,
e a quella strana sensazione che, in modo analogo, un’epoca si chiude e
un’altra si apre. Come questo suo decennio, non <i>a latere</i> della
Chiesa ma nel suo cuore, è trascorso in un’aura di mistero – l’atmosfera
propria delle cose di Dio e di chi vive nel suo seno – così gli anni a venire
dovranno essere da noi interpretati e letti tramite le lenti della fede, quella
virtù che trova il soprannaturale nel naturale, che scopre il mistero nel
quotidiano. Il magistero di Benedetto XVI, la rinuncia, l’elezione e il
pontificato di Papa Francesco, gli anni nel Monastero Mater Ecclesiae in
Vaticano e infine la sua morte proprio quando anche l’anno viene a spirare,
possono allora offrire una chiave di lettura per i giorni che verranno, una
chiave di lettura che ci dovrà ricordare, con conforto, che nulla, ma proprio
nulla, sfugge al piano provvidenziale di Dio. E Benedetto XVI, in questo senso,
è stato sicuramente uomo della Provvidenza.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> </span></p>
<p class="MsoNormal"><i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">(Fonte:
Tommaso Scandroglio, LNBQ, 3 gennaio 2023) <br /></span><a href="https://lanuovabq.it/it/non-rinuncia-ma-vocazione-quel-passo-indietro-fu-un-passo-in-avanti" style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">https://lanuovabq.it/it/non-rinuncia-ma-vocazione-quel-passo-indietro-fu-un-passo-in-avanti</a></i></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> </span></p>
<p><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;"> </span> </p><a id="NOjixgyCi3"></a>Mariohttp://www.blogger.com/profile/04759601984235983617noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-506050765757878981.post-67125942500396897252023-01-01T18:47:00.011+01:002023-01-03T19:04:44.670+01:00LA MORTE DI BENEDETTO XVI - Messori su Ratzinger: «Non ho mai conosciuto un uomo più buono»<p><i><span face=""Arial",sans-serif" style="font-size: 12pt;"></span></i></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiJW-k1RalyVqYloJ-Ikr77AE3WOCiKp-bnKeYQLymEviQ_ZZGZisqxYSJLlZlEmdM4Hf0BdFs_uqIr6q387mCvJkCLGgkRjVhzo0LY1DEnRYCLyq0QvCFJDnX6jBaBloyyEpohuD2OA9yENnV_tTiR7lBE5qMyMlZk7GELIHK2tXrsNqobcdUU4gQwhw/s690/messori-e-papa-benedetto-large-large.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="504" data-original-width="690" height="234" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiJW-k1RalyVqYloJ-Ikr77AE3WOCiKp-bnKeYQLymEviQ_ZZGZisqxYSJLlZlEmdM4Hf0BdFs_uqIr6q387mCvJkCLGgkRjVhzo0LY1DEnRYCLyq0QvCFJDnX6jBaBloyyEpohuD2OA9yENnV_tTiR7lBE5qMyMlZk7GELIHK2tXrsNqobcdUU4gQwhw/s320/messori-e-papa-benedetto-large-large.jpg" width="320" /></a></i></div><i><span style="font-family: arial;">In
una intervista alla Nuova Bussola Quotidiana il celebre scrittore Vittorio
Messori ripercorre la sua stretta amicizia con Joseph Ratzinger/Benedetto XVI,
nata con il libro intervista "Rapporto sulla Fede" che nel 1985
provocò un terremoto nella Chiesa. «Era il contrario dell'uomo chiuso e censore
che hanno voluto dipingere, mai conosciuto persona più umile». «Sono certissimo
che è andato in Paradiso, non pregherò per lui, ma pregherò lui per me». «E
quell'incontro a tu per tu dopo la sua rinuncia...»</span></i><p></p><p class="MsoNormal"><span face="Arial, sans-serif" style="font-family: arial; font-size: 12pt;">«Non
ho mai conosciuto una persona così buona e umile». Vittorio Messori ricorda
così Joseph Ratzinger, il papa emerito Benedetto XVI, a poche ore dalla morte.
Al telefono dalla sua casa di Desenzano sul Garda, ormai diventata un eremo
dopo la morte lo scorso 16 aprile della moglie Rosanna, Messori ripercorre
sinteticamente le tappe della sua amicizia con Ratzinger, iniziata nel 1984
quando insistette per fargli una intervista che sarebbe poi diventata
"Rapporto sulla Fede", un libro che «mise a rumore il mondo».</span></p><p class="MsoNormal"><span face=""Arial",sans-serif" style="font-family: arial; font-size: 12pt;"><b>La prima edizione – curata dalle Paoline – uscì nel 1985 </b>e fu una
vera bomba: era la prima volta in assoluto che un Prefetto della Congregazione
per la Dottrina della Fede parlava con un giornalista e quello era anche l’anno
del Sinodo dei vescovi, chiamati a riflettere sul Concilio Vaticano II a venti
anni dalla sua chiusura. Ratzinger espresse giudizi molto chiari su tutte le
tematiche più calde del post-Concilio, dalla concezione di Chiesa alla
liturgia, dal dramma della morale alla crisi del sacerdozio, fino alla Teologia
della liberazione e all’ecumenismo. Le reazioni, come si può immaginare, furono
violente da parte dell’ala progressista e dei teologi alla moda che già
digerivano male il pontificato di Giovanni Paolo II, iniziato nel 1978. Proprio
Wojtyla aveva voluto accanto a sé un riluttante Ratzinger nel 1981, in un
rapporto che è sempre rimasto molto stretto, e quel libro può essere anche
considerato un manifesto di quel pontificato.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: arial;"><span face=""Arial",sans-serif" style="font-size: 12pt;"> </span><b><span face=""Arial",sans-serif" style="font-size: 12pt;">«Mi
prendevano in giro – racconta Messori - quando dicevo che avrei fatto
un’intervista al cardinale Ratzinger</span></b><span face="Arial, sans-serif" style="font-size: 12pt;">, alla Congregazione per la Dottrina della Fede
dicevano che non sarebbe mai avvenuto, che lui non era mai uscito dalla
Congregazione. Peraltro aveva anche la fama di essere molto chiuso e poco
incline a parlare. Invece io ho insistito e alla fine ci siamo ritirati in
montagna per tre giorni insieme a due suore tedesche che ci preparavano da
mangiare».</span></span></p><p class="MsoNormal"><span face=""Arial",sans-serif" style="font-family: arial; font-size: 12pt;">
Avvenne a Bressanone, ospiti del locale seminario, nell’agosto 1984. E lì è
nato il libro che avrebbe segnato un evento di grande importanza per la Chiesa.<br />
<br />
<b>Probabilmente nella fiducia accordatagli dal cardinale Ratzinger </b>sta
l’importanza di “Ipotesi su Gesù”, scritto da Messori nel 1976, che ebbe un
successo planetario e tuttora è molto letto. Fatto sta che Ratzinger in
“Rapporto sulla Fede” si apre completamente: «Ho avuto la certezza di un uomo
che tutto cercava tranne il nascondersi, o di essere reticente – racconta
ancora Messori -. Quello che mi stupiva era che gli facevo le domande più
imbarazzanti, pensando che avrebbe evitato di rispondere. E invece no,
rispondeva». <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: arial;"><b><span face=""Arial",sans-serif" style="font-size: 12pt;">«Da
lì è nata un’amicizia vera, ogni volta che andavo a Roma ci vedevamo </span></b><span face="Arial, sans-serif" style="font-size: 12pt;">e andavamo a pranzo al
ristorante. E ho avuto conferma di questo: non ho mai conosciuto un uomo così
buono, così disponibile, così umile. Mi diceva la sua sofferenza di essere
stato chiamato a Roma a capo della Congregazione per la Dottrina della Fede:
“La cosa che più mi amareggia – mi diceva - è dover controllare il lavoro dei
miei colleghi, che si occupano di teologia. A me piaceva fare il professore,
stare con gli studenti. Quando sono stato chiamato a Roma per fare questo
lavoro l’ho accettato per obbedienza, ma per me è stata una sofferenza”».</span></span></p><p class="MsoNormal"><span face=""Arial",sans-serif" style="font-family: arial; font-size: 12pt;"><b>In realtà aveva già sofferto per la sua nomina decisa da Paolo VI nel 1977</b> ad
Arcivescovo di Monaco e Frisinga, «una delle realtà più difficili per i
cattolici». «Lui rimase molto sorpreso per questa nomina – ricorda Messori,
citando le confidenze di Ratzinger -. Fu la prima sofferenza, la prima
obbedienza. Dopodiché lui pensava di poter lasciare questo compito e tornare
all’Università, e invece è arrivato Giovanni Paolo II che l’ha portato a Roma,
per fare una cosa ancora più pesante. Ma ha obbedito fino in fondo, è stato un
uomo sempre attento a obbedire a quello che gli veniva chiesto». Un’obbedienza
certamente sofferta: «Lui per ben tre volte ha chiesto a Giovanni Paolo II di
permettergli di dimettersi. E invece lui gli ha detto di no. Ratzinger voleva
tornare ai suoi libri, all’università, agli studenti». E invece, addirittura, è
stato chiamato al papato nell’aprile 2005.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: arial;"><b><span face=""Arial",sans-serif" style="font-size: 12pt;">E
l’immagine di uomo rigido, censore e controllore implacabile di ogni pensiero
libero nella Chiesa?</span></b><span face=""Arial",sans-serif" style="font-size: 12pt;"> «Lui
sorrideva quando lo accusavano di essere uno che controllava tutto. In realtà
non è mai intervenuto duramente su nessuno», replica Vittorio Messori, che
aggiunge: «Avendolo conosciuto, sono così convinto che è andato direttamente in
Paradiso che non prego per lui, ma prego lui per me. Sono certissimo che è
andato in Paradiso, pregare per lui non lo farò, ma da oggi lo aggiungo come un
santo da pregare perché aiuti me. Io non ho bisogno di aiutare lui».<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: arial;"><b><span face=""Arial",sans-serif" style="font-size: 12pt;">Dopo
la rinuncia del febbraio 2013 è cambiato qualcosa?</span></b><span face=""Arial",sans-serif" style="font-size: 12pt;"> «C’è un episodio,
per cui gli ho voluto ancora più bene», risponde Messori accennando una
semplice risata sul filo dei ricordi: «Quando si è ritirato io non ho voluto
più disturbarlo. Ma un bel giorno, dopo circa un anno e mezzo, mi ha telefonato
il suo segretario dicendo che Sua Santità mi avrebbe rivisto volentieri.
Naturalmente il giorno dopo sono partito per Roma, e sono stato subito accolto
da lui e ha fatto una cosa per lui rara: mi ha dato un bacetto quando mi ha
abbracciato, non credo lo abbia fatto molte volte. Poi mi fa accomodare e mi
dice: “Guardi, avevo voglia di vederla, chiacchierare un po’ con lei, però lei
per favore si dimentichi di essere un giornalista”. E in effetti io non gli ho
fatto domande, lui invece mi ha fatto molte domande: su quanto stava accadendo
nella Chiesa, le mie impressioni sul nuovo Papa, eccetera. È stato ad ascoltare
con attenzione. Lui alla fine non mi ha detto nulla se non un semplice “io
continuerò a pregare”».<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: arial;"><b><span face=""Arial",sans-serif" style="font-size: 12pt;">Il
primato della preghiera è certamente l’eredità più importante che ci
lascia </span></b><span face=""Arial",sans-serif" style="font-size: 12pt;">ma
c’è anche un’enormità di scritti e discorsi che andrebbero ripresi ad uno ad
uno per quanto sono attuali. A partire proprio da quel Rapporto sulla Fede,
l’intervista rilasciata a Vittorio Messori che, infatti, dice: «È sorprendente
rileggere oggi quelle risposte date quasi 40 anni fa, restano ancora
drammaticamente attuali».<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal"><span face=""Arial",sans-serif" style="font-family: arial; font-size: 12pt;"> </span></p>
<p class="MsoNormal"><i><span style="font-family: arial;"><span face=""Arial",sans-serif" style="font-size: 12pt;">(Fonte:
Riccardo Cascioli, LNBQ, 31 dic. 2022) <br /></span><a href="https://lanuovabq.it/it/messori-su-ratzinger-non-ho-mai-conosciuto-un-uomo-piu-buono" style="font-size: 12pt;">https://lanuovabq.it/it/messori-su-ratzinger-non-ho-mai-conosciuto-un-uomo-piu-buono</a></span></i></p><p class="MsoNormal"><span face=""Arial",sans-serif" style="font-size: 12pt;">
<!--[if !supportLineBreakNewLine]--><br />
<!--[endif]--><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span face=""Arial",sans-serif" style="font-size: 12pt;"> </span></p><a id="NOjixgyCi3"></a>Mariohttp://www.blogger.com/profile/04759601984235983617noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-506050765757878981.post-84763167030516747312023-01-01T18:39:00.002+01:002023-01-01T18:39:30.457+01:00LA MORTE DEL PAPA EMERITO: La salita al cielo di Benedetto XVI lascia la terra più al buio<p><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKfXOQYs3hga_aXUSCgeciO9TFUbM-zlFx2rlJoxQPVe37SmeWUetDmFZqOmm7u0ucjyAqxvvGwCk8bM3qS3p0Ce4BGDE-jJfL1Fo-wOQjalQ5j9Uv0BCzgVsikMl__WNyxhwl4cBwWrPoSH5586L1CsNrek-Evk2_UGrAB--m5jcEtbeqjMRWgcngsQ/s690/papa-bxvi-large.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="504" data-original-width="690" height="234" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKfXOQYs3hga_aXUSCgeciO9TFUbM-zlFx2rlJoxQPVe37SmeWUetDmFZqOmm7u0ucjyAqxvvGwCk8bM3qS3p0Ce4BGDE-jJfL1Fo-wOQjalQ5j9Uv0BCzgVsikMl__WNyxhwl4cBwWrPoSH5586L1CsNrek-Evk2_UGrAB--m5jcEtbeqjMRWgcngsQ/s320/papa-bxvi-large.jpg" width="320" /></a></div><br />La
salita al cielo di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI lascia la terra più al buio.
La fede è anche luce e conoscenza che, nel suo matrimonio con la ragione,
diffonde chiarezza, dissolve le tenebre, supera i dubbi angosciosi, dà gioia
all’intelligenza, sottrae dalla dittatura del tempo e conferisce una libertà
riempita di verità. Giovanni Paolo II aveva detto che la frase del Vangelo che
egli più amava era: “La verità vi farà liberi”. Non so se Benedetto XVI abbia
mai risposto ad una domanda su questo punto, ma penso che condividesse. La
verità, che vive assieme alla carità (<i style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">Veritas in caritate</i><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;"> e </span><i style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">Caritas
in veritate</i><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">) può essere vista come il centro della sua vita, della sua
ricerca teologica, della guida della Chiesa universale prima alla Dottrina
della Fede e poi al Pontificato. Un “magistero luminoso” lo aveva giustamente
definito il cardinale Sodano. </span><p></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">La
luce della fede, sposata con la ragione, brillava e brilla nei suoi scritti
teologici,</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> nella
chiarezza degli interventi magisteriali, nei discorsi, alcuni dei quali entrati
ormai nella storia … ma anche nella pacatezza dei gesti, nel delicato rispetto
delle persone, nella gentilezza degli atteggiamenti, nella sua sobria e intima
compostezza, così rassicurante nell’esprimere fermezza e fiducia in Cristo.
Nessuna sbavatura, nessuna alimentazione del dubbio che corrode e disanima,
nessuna ambiguità, il <i>come</i> del discorso sempre perfettamente
commisurato al <i>cosa</i>.<br />
<br />
<b>Accostandosi a lui si era sicuri di non venire confusi, ma confermati nelle
verità di fede e di ragione.</b> A lui ci si accostava sempre con fiducia
di figli, sapendo che un padre non avrebbe mai dato una serpe da mangiare.
Benedetto difendeva la “sana dottrina” dai venti sempre nuovi delle opinioni
teologiche, conservava e riproponeva l’esigenza del sacro pur in un mondo
secolarizzato, non pensava che al “nuovo” bisognasse passivamente
“aggiornarsi”, ma semmai affrontarlo con una immersione profetica nella
tradizione, non disprezzava il dialogo, anche con gli atei, ma non rinunciava
alla pretesa della fede di emancipare nella verità anche la ragione. Quando
discuteva con Habermas o Odifreddi non usava la sola ragione, ma la “ragione
nella fede”, come San Tommaso, lui che si era formato su San Bonaventura e
Agostino.<br />
<br />
<b>Non cessò di difendere il ruolo della metafisica nella teologia </b>e
aiutò Giovanni Paolo II a scrivere la <i>Fides et ratio</i>, che ormai la
Chiesa sembra non ricordare più, era dell’idea che “il ricevere precede il
fare” e che i diritti e le libertà fossero legittimati nella loro verità da
qualcosa che li precede e che si chiama ordine naturale sul piano della ragione
e deposito rivelato su quello della fede, ribadì con finezza intellettuale e
teologica la necessità di intendere Dio come fine ultimo e, quindi, l’ insufficienza
dell’ordine secolare riguardo ai suoi stessi fini e il suo bisogno di una
salvezza che non può derivare dalla superbia mondana, nella relazione tra Città
dell’Uomo e Città di Dio non invertiva mai valore e priorità delle due realtà,
non fece concessioni al naturalismo e pensava che la fede rivelata liberasse la
ragione naturale dalla gnosi.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Nel
magistero di Benedetto tutte le verità si davano appuntamento e trovavano il
loro posto conveniente.</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> L’errore non veniva inteso come spinta dialettica
verso una superiore sintesi. Non solo l’intellettuale ma anche il semplice
fedele godeva nel trovarsi in un universo di senso coerente e dotato di
stabilità, con cui affrontare le contraddizioni e le negazioni dell’esistenza,
continuando a considerarle contraddizioni e negazioni e non nuove norme o nuove
leggi. Con Benedetto si sapeva che le circostanze non sono eccezioni.<br />
<br />
<b>Per lui non era il tempo a fare da punto di partenza per interpretare la
fede apostolica, </b>certamente nella Palestina di Gesù i registratori non
esistevano, ma la trasmissione della fede apostolica è avvenuta nella assoluta
certezza garantita dallo Spirito, il metodo storico-critico non va rigettato ma
su di esso prevale la fede della tradizione e la teologia della liberazione
sbaglia a pensare che il Vangelo si legga a partire dalla situazione, mentre è
la situazione che si legge alle luce della fede apostolica. Le teologie
contemporanee hanno indicato il “luogo teologico” in molte situazioni
esistenziali e storiche, ma per Benedetto l’unico luogo teologico era la fede
apostolica. Con lui ogni fedele cattolico si sentiva garantito di essere
guidato dalla Chiesa ad aderire alle stesse verità di fede degli Apostoli.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Benedetto
aveva chiarito alla Chiesa dove la verità fosse stata originariamente
negata </span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">nella
forma radicale della modernità. Questo era successo nell’Occidente della grande
abiura e dell’ateismo scelto come nuova religione. Pensava quindi che in
Occidente e non altrove ci dovesse essere la resistenza e la ripresa. Qui, dove
la fiammella rischiava di spegnersi per mancanza di alimento, ci doveva essere
la riproposizione della verità tutta intera. Qui, dove nuove ideologie del
nulla permeavano di sé ormai ogni istituzione, politica o educativa che fosse,
e dove la ragione si avvitava su se stessa annullandosi e alimentando
totalitarismi “consensuali” ma non per questo meno distruttivi di quelli già
vissuti, la Chiesa non avrebbe dovuto “adeguarsi”, ma rimanere se stessa fino
in fondo.<br /></span><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Benedetto
XVI non rappresenta il passato ma il futuro.</span></b></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> </span></p>
<p class="MsoNormal"><i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">(Fonte:
Stefano Fontana, LNBQ, 31 dic. 2022) <br /></span><a href="https://lanuovabq.it/it/la-salita-al-cielo-di-benedetto-xvi-lascia-la-terra-piu-al-buio" style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">https://lanuovabq.it/it/la-salita-al-cielo-di-benedetto-xvi-lascia-la-terra-piu-al-buio</a></i></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">
<!--[if !supportLineBreakNewLine]--><br />
<!--[endif]--><o:p></o:p></span></p><a id="NOjixgyCi3"></a>Mariohttp://www.blogger.com/profile/04759601984235983617noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-506050765757878981.post-41827472942011312872023-01-01T18:32:00.003+01:002023-01-01T18:32:31.905+01:00LA MORTE DEL PAPA EMERITO: Benedetto ha ricondotto uomini e Chiesa alla centralità di Dio<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKYrspGO6u6EiuCsc6ciF5ua8rAJba_k7geeeUrzLL21-e6EB95KVb7Y0An2_jFNxsuLm6bdTbNdtM9BJLpD1f1zZAGW6O1QUI__eEhjK9n-LYPS0BN2U_-ML-SBy3T57vC6VVoyJMVeNhqXpDBcOdX397a8MTfKC65T3j5nXyT-MMrwI6Epm6VJ_w2A/s690/benedetto-liturgia-large.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="504" data-original-width="690" height="234" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKYrspGO6u6EiuCsc6ciF5ua8rAJba_k7geeeUrzLL21-e6EB95KVb7Y0An2_jFNxsuLm6bdTbNdtM9BJLpD1f1zZAGW6O1QUI__eEhjK9n-LYPS0BN2U_-ML-SBy3T57vC6VVoyJMVeNhqXpDBcOdX397a8MTfKC65T3j5nXyT-MMrwI6Epm6VJ_w2A/s320/benedetto-liturgia-large.jpg" width="320" /></a></div><i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">È
stato un pontificato essenziale che ha mirato dritto al cuore della malattia
mortale del nostro tempo, un mondo che ha cancellato Dio. E anche la Chiesa si
è fatta affascinare dai valori condivisi, e per questo Benedetto è stato tanto
combattuto. Ma lui ha indicato l’unica soluzione per la felicità dell’uomo: Dio
al centro della liturgia, la liturgia al centro della Chiesa, la Chiesa al
centro del mondo.</span></i><p></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">Forse,
per la prima volta nella storia della Chiesa, un intero pontificato è stato
interamente dedicato a ricondurre gli uomini, e la Chiesa stessa, alla
centralità di Dio. Quello di Benedetto XVI è stato un pontificato essenziale,
un pontificato che ha mirato dritto al cuore della malattia mortale del nostro
tempo, senza perdersi in analisi sociologiche, politiche, o economiche. Non che
le abbia mai disprezzate, ma ha dato loro il posto che meritano, giudicandole
alla luce della loro capacità di rispondere al mistero dell’uomo, che è quello
di essere adoratore di Dio.</span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">«Se
si trasferisce il centro di gravità della vita non nella vita, ma
nell’aldilà </span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">−
nel nulla − si è tolto il centro di gravità alla vita in generale». Il lungo
travaglio della modernità ha partorito un mondo il cui centro di gravità è nel
mondo stesso, come auspicato da Friedrich Nietzsche nell’<i>Anticristo</i>. Ma,
a differenza di quanto preconizzato dal vate della morte di Dio, l’aver tolto
il centro di gravità dall’«aldilà», che non è il nulla, ma la pienezza di Dio,
ha fatto implodere l’umanità. Ovunque si moltiplicano i segnali di questa
implosione: paura, disperazione, miseria, violenza, reificazione dell’uomo,
delirio.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Papa
Benedetto ha voluto mettersi a fianco di questa umanità smarrita e morente,</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> per ri-orientarla
nuovamente verso il suo centro di gravità. Eppure, proprio per questo, il suo
pontificato è stato tra i più combattuti e incompresi, anche dentro la Chiesa.
Il mondo cattolico si è inebriato del vino dell’anticristo, dal sapore di un
cristianesimo “dei valori”, del quale nostro Signore Gesù Cristo non è nulla di
più che un <i>testimonial </i>e nel quale Dio è Colui col quale o
senza il quale, la fede rimane tale e quale. Benedetto XVI lo ha capito come
pochi altri e ha compiuto il gesto estremo di tornare nuovamente a porre Dio al
centro.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Al <i>centro
del centro </i>prima di tutto</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">. Il cuore della vita della Chiesa è la
liturgia. Ma la liturgia ha smarrito il suo centro, finendo poi per ripiegarsi
su se stessa e danzare attorno al vitello d’oro, come aveva memorabilmente
spiegato Ratzinger. La Chiesa si è così ritrovata tragicamente disorientata,
perché il senso della sua esistenza terrena ed eterna, ossia l’adorazione di
Dio, è venuto meno proprio nella liturgia. «La Chiesa esiste per il culto», aveva
detto il cardinale Robert Sarah, in chiusura dell’ultima Giornata della
Bussola; tutto quello che la Chiesa compie è finalizzato alla lode, al
ringraziamento, all’adorazione della Trinità Santissima, nell’oggi temporale e
nell’oggi eterno. Benedetto XVI aveva lucidamente presente che la Chiesa si
stava disperdendo nelle molte cose da fare, aveva cioè perso la sua finalità
latreutica, perché non aveva più una liturgia orientata <i>ad Deum</i>:
«Sono convinto che la crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipende in gran
parte dal crollo della liturgia», aveva spiegato nello scritto
autobiografico <i>La mia vita</i>.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Le
prime vittime di questa perdita del <i>centro del centro </i>sono
stati i sacerdoti e i consacrati</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">. Ai primi, egli ricordava, con la parola e con
l’esempio, l’essenza della loro vita: <i>astare coram te et tibi
ministrare</i>. Da questo stare davanti a Dio e servirlo il sacerdote diviene
«uno che vigila. Deve stare in guardia di fronte alle potenze incalzanti del
male. Deve tener sveglio il mondo per Dio. Deve essere uno che sta in piedi:
dritto di fronte alle correnti del tempo. Dritto nella verità. Dritto
nell’impegno per il bene» (<a href="https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/homilies/2008/documents/hf_ben-xvi_hom_20080320_messa-crismale.html">Omelia</a>,
S. Messa crismale, 20 marzo ). Diritto davanti a Dio, per non essere prono
davanti al mondo.<br />
<br />
<b>Ai monaci e ai consacrati richiamava la vita angelica</b>, che altro non è
se non «vita adorazione. Questo dovrebbe valere anche per i monaci. Essi
pregano innanzitutto non per questa o quell’altra cosa, ma semplicemente perché
Dio merita di essere adorato. […] Una tale preghiera senza scopo specifico, che
vuol essere puro servizio divino viene perciò chiamata con ragione “<i>officium</i>”.
È il “servizio” per eccellenza, il “servizio sacro” dei monaci. Esso è offerto
al Dio trinitario che, al di sopra di tutto, è degno “di ricevere la gloria,
l’onore e la potenza” (<i>Ap</i> 4,11), perché ha creato il mondo in modo
meraviglioso e in modo ancora più meraviglioso l’ha rinnovato» (<a href="https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/speeches/2007/september/documents/hf_ben-xvi_spe_20070909_heiligenkreuz.html">Discorso</a> all’Abbazia
di Heiligenkreuz, 9 settembre 2007).<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Smarrito
Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo dal centro e dal <i>centro del centro</i>,</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> sono quindi la
famiglia e l’uomo a perdere la consapevolezza della propria identità. Nell’<a href="https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/angelus/2009/documents/hf_ben-xvi_ang_20091227.html"><i>Angelus</i></a><i> </i>del
27 dicembre 2009, il Papa coglieva il cuore della realtà della famiglia: «Dio
ha voluto rivelarsi nascendo in una famiglia umana, e perciò la famiglia umana
è diventata icona di Dio! Dio è Trinità, è comunione d’amore, e la famiglia ne
è, in tutta la differenza esistente tra il Mistero di Dio e la sua creatura
umana, un’espressione che riflette il Mistero insondabile del Dio amore. L’uomo
e la donna, creati ad immagine di Dio, diventano nel matrimonio “un’unica
carne” (<i>Gen</i> 2,24), cioè una comunione di amore che genera nuova
vita. La famiglia umana, in un certo senso, è icona della Trinità per l’amore
interpersonale e per la fecondità dell’amore».<br />
<br />
<b>Senza questo orizzonte, la morale familiare diventa un meschino gioco</b> a
mortificare ora l’amore interpersonale, ora la fecondità. A sua volta, l’uomo
creato a immagine e somiglianza di Dio, se smarrisce il senso di Dio, se viene
separato da lui, viene «ridotto a una sola dimensione, quella orizzontale, e
proprio questo riduzionismo è una delle cause fondamentali dei totalitarismi
che hanno avuto conseguenze tragiche nel secolo scorso, come pure della crisi
di valori che vediamo nella realtà attuale. [...] Se Dio perde la centralità,
l’uomo perde il suo posto giusto, non trova più la sua collocazione nel creato,
nelle relazioni con gli altri» (<a href="https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/audiences/2012/documents/hf_ben-xvi_aud_20121114.html">Udienza</a> Generale,
14 novembre 2012) e cade nel delirio di ritenersi egli stesso dio, padrone
della vita e della morte, della verità e del bene.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">La
Chiesa è a sua volta il centro del mondo, il monte del tempio del Signore,</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> «eretto sulla
cima dei monti» e «più alto dei colli», verso il quale affluiscono tutte le
genti, per poter conoscere le vie del Signore e «camminare per i suoi sentieri»
(Is, 2, 2-3). Ma un centro “scentrato” ha privato il mondo del suo centro di
gravità, checché ne pensi Nietzsche; ha fatto piombare il mondo intero nel
disorientamento e nella disgregazione. Nei suoi recenti <a href="https://www.corriere.it/cronache/19_aprile_11/papa-ratzinger-chiesa-scandalo-abusi-sessuali-3847450a-5b9f-11e9-ba57-a3df5eacbd16.shtml"><i>Appunti</i></a>,
il Papa emerito lanciava nuovamente un lamento e un avvertimento: «Una società
nella quale Dio è assente - una società che non lo conosce più e lo tratta come
se non esistesse - è una società che perde il suo criterio. Nel nostro tempo è
stato coniato il motto della “morte di Dio”.<br />
<br />
<b>Quando in una società Dio muore, essa diviene libera, ci è stato assicurato</b>.
In verità, la morte di Dio in una società significa anche la fine della sua
libertà, perché muore il senso che offre orientamento. E perché viene meno il
criterio che ci indica la direzione insegnandoci a distinguere il bene dal
male. La società occidentale è una società nella quale Dio nella sfera pubblica
è assente e per la quale non ha più nulla da dire. E per questo è una società
nella quale si perde sempre più il criterio e la misura dell’umano».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Papa
Benedetto ci ha presi per mano</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">, additandoci l’unica soluzione per la felicità
dell’uomo e la nuova fioritura della Chiesa: Dio al centro della liturgia, la
liturgia al centro della Chiesa, la Chiesa al centro del mondo. Il suo
pontificato è stato uno sprazzo di luce che il Cielo ha concesso al nostro
mondo di tenebra, e le tenebre non lo hanno accolto. Ma esso rimane
l’insegnamento essenziale per l’uomo essenziale; per questo, non passerà mai.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> </span></p>
<p class="MsoNormal"><i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">(Fonte:
Luisella Scrosati, LNBQ, 1° gennaio 2023) <br /></span><a href="https://lanuovabq.it/it/benedetto-ha-ricondotto-uomini-e-chiesa-alla-centralita-di-dio" style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">https://lanuovabq.it/it/benedetto-ha-ricondotto-uomini-e-chiesa-alla-centralita-di-dio</a></i></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">
<!--[if !supportLineBreakNewLine]--><br />
<!--[endif]--><o:p></o:p></span></p><a id="NOjixgyCi3"></a>Mariohttp://www.blogger.com/profile/04759601984235983617noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-506050765757878981.post-6542779091953040662022-12-29T10:02:00.000+01:002022-12-29T10:02:04.458+01:00Nuovi interrogativi su Papa Francesco<p> </p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRtciSC2fTrU7njCkxvY3c4NY-ow2fX1lHWmmJ_Gl4SMR62D--Zgx1zKM-Pl4DeJIJVw-JEFg2SMXGEMc89LYzF1WyYVDwU1HVwAbMYeK8FiCAVf_3sIsqp81Z4flmvIcRDtAZqvWbBYo5aM6LztQl3xxAkp7g3U5T7JWJNPzN6tjCL0vX463tdU0b5A/s768/CR1775-Foto-01-768x512.webp" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="512" data-original-width="768" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRtciSC2fTrU7njCkxvY3c4NY-ow2fX1lHWmmJ_Gl4SMR62D--Zgx1zKM-Pl4DeJIJVw-JEFg2SMXGEMc89LYzF1WyYVDwU1HVwAbMYeK8FiCAVf_3sIsqp81Z4flmvIcRDtAZqvWbBYo5aM6LztQl3xxAkp7g3U5T7JWJNPzN6tjCL0vX463tdU0b5A/s320/CR1775-Foto-01-768x512.webp" width="320" /></a></div><br />Natale,
si sa, è una stagione di buoni sentimenti ed è comprensibile che papa Francesco
abbia scelto questo momento per entrare nelle case degli italiani, attraverso
l’intervista che ha rilasciato il 18 dicembre a Canale 5 sul tema “<i>Il Natale
che vorrei</i>”. I temi che ha toccato sono argomenti a cui ognuno è sensibile,
come la guerra, la povertà, la fame, l’inverno demografico, lo sport, i
bambini. Le sue osservazioni sono sembrate ispirate a un buon senso naturale,
tralasciando però di toccare le questioni di fondo, in tema di fede e di
morale, che pure interpellano ogni giorno la nostra vita quotidiana. Molti di
questi problemi vengono affrontati in due libri, apparsi in questi giorni, che
cercano di far chiarezza sul pontificato e sulla personalità di papa Francesco.
Sono, va detto subito, studi rigorosi e non <i>pamphlet</i>. Il primo, dal
titolo <i>François, la conquête du pouvoir. Itinéraire d’un pape sous
influences</i> (Contretemps, Versailles 2022, pp. 386, 25 euro), è di
Jean-Pierre Moreau, uno specialista francese della teologia della liberazione;
il secondo, <i>Super hanc petram. Il Papa e la Chiesa in un’ora drammatica
della </i>storia (Fiducia, Roma 2022, pp. 276, euro 22), si deve a padre
Serafino Lanzetta, un valente teologo italiano, che esercita il suo ministero
nel Regno Unito.<o:p></o:p><p></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Moreau
va alla ricerca dei “<i>maîtres à penser</i>” di papa Francesco e li identifica
negli artefici della “Teologia del Popolo”, un ramo della teologia
latino-americana della liberazione ispirata al Patto delle Catacombe celebrato
a Roma il 16 novembre 1965, quando una quarantina di vescovi, tra i quali
monsignor Helder Câmara, proclamarono la necessità di tornare alla prassi del
Gesù storico attraverso “una Chiesa serva e povera”. In quello stesso anno fu
eletto generale della Compagnia di Gesù padre Pedro Arrupe, autore di un
progetto di riforma della Chiesa che ne stravolgeva le fondamenta. Sia di mons.
Câmara che di padre Arrupe è stata introdotta, sotto il pontificato di papa
Francesco, la causa di beatificazione suscitando l’indignata sorpresa di
conoscitori della teologia della liberazione, come Julio Loredo de Izcue, che
si è giustamente chiesto se non ci troviamo di fronte a una «<i>beatificazione
del male</i>».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Secondo
Moreau, l’arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio, divenuto nel 2013
papa Francesco, ispirandosi alla “teologia del Popolo”, si sarebbe proposto di
realizzare il piano politico-religioso di Arrupe, interrotto nel 1981 dalle sue
dimissioni e dal successivo commissariamento della Compagnia di Gesù da parte
di Giovanni Paolo II. Ma Moreau risale ancora più indietro e rintraccia il vero
mentore di Jorge Mario Begoglio nel dittatore argentino Juan Domingo Peron, che
giocò un ruolo decisivo nella politica del suo paese tra il 1940 e la sua
morte, nel 1975. Sotto questo aspetto papa Francesco sarebbe anzitutto un
“peronista”, non un ideologo, ma un uomo d’azione pragmatico e populista,
attratto dalla dimensione politica, prima che soprannaturale della fede
cattolica. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Se
l’approccio di Moreau è storico-politico, quello di padre Lanzetta è
squisitamente teologico. Le parole e gli atti di papa Francesco sono esaminati
nel suo libro con rigoroso spirito critico, ma anche con filiale devozione al
Papato, mostrando il pericolo di far precedere la pastorale alla dottrina,
l’agire all’essere, la persona del Papa all’istituzione della Chiesa. Molto
penetranti sono le pagine che l’autore dedica alla nuova forma di Nominalismo,
oggi diffuso, per cui le parole non corrispondono più alla realtà, ma sono
usate per dire un’altra cosa rispetto al loro significato originario e
autentico. Il Nominalismo è storicamente la strada maestra che porta al
pragmatismo, cioè alla dissoluzione del pensiero, attraverso la dissoluzione
del linguaggio. Gli stessi concetti di ortodossia ed eresia svaporano nel
nominalistico primato della prassi. Sotto questo aspetto, più che la diffusione
dell’eresia, il vero problema della Chiesa consiste oggi in quella che padre
Lanzetta definisce efficacemente un’«<i>apostasia liquida</i>», che affonda le
sue radici nel tentativo di separare «<i>l’aspetto dottrinale della Rivelazione
da quello pastorale, vedendo il cominciamento della predicazione non nelle
verità da credere ma nel come credere, giudicandone l’opportunità e le modalità</i>».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">La
crisi religiosa è dunque profonda, ma lo stesso papa Francesco, nell’Angelus di
domenica 18 dicembre, ha affermato che nelle epoche di crisi Dio apre
prospettive nuove, che noi prima non immaginavamo, magari non come noi ci
aspettiamo, ma come Lui sa. Chi si sarebbe atteso, ad esempio le dichiarazioni
rilasciate quello stesso 18 dicembre al quotidiano spagnolo <i>ABC</i> ?<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Il
Papa che all’epoca del Sinodo post-amazzonico del 2019 aveva contrapposto la
saggezza dei nativi all’arroganza dei <i>conquistadores</i> spagnoli,
oggi dice che: «<i>L’ermeneutica per interpretare un evento storico deve essere
quella del suo tempo, non quella attuale. È ovvio che lì </i>(in America
Latina, n.d.r.)<i> sono state uccise delle persone, è ovvio che c’è stato
uno sfruttamento, ma anche gli indiani si sono uccisi a vicenda. L’atmosfera di
guerra non fu esportata dagli spagnoli. E la conquista apparteneva a tutti.
Distinguo tra colonizzazione e conquista. Non mi piace dire che la Spagna ha
semplicemente “conquistato”. È discutibile, quanto volete, ma ha colonizzato.
Se si leggono le direttive dei re spagnoli dell’epoca su come dovevano agire i
loro rappresentanti, nessun re di nessun altro Paese fece tanto. La Spagna
entrò nel territorio, gli altri Paesi imperiali rimasero sulla costa. La Spagna
non ha fatto pirateria. Bisogna tenerne conto. E dietro a questo c’è una
mistica. La Spagna è ancora la Madrepatria, cosa che non tutti i Paesi possono
dire</i>». Ha ragione Marcello Veneziani quando dice che papa Francesco sta
cambiando da qualche tempo le sue posizioni (“La Verità”, 17 dicembre 2022) o
ci troviamo di fronte allo svolgimento di un programma politico ispirato a una
coerente filosofia della prassi?.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">(Fonte:
Roberto de Mattei, Corrispondenza Romana, 28 Dicembre 2022) <br /></span><a href="https://www.corrispondenzaromana.it/nuovi-interrogativi-su-papa-francesco/" style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">https://www.corrispondenzaromana.it/nuovi-interrogativi-su-papa-francesco/</a></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><o:p> </o:p></span></p>Mariohttp://www.blogger.com/profile/04759601984235983617noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-506050765757878981.post-73138033651560980762022-12-28T18:32:00.001+01:002022-12-28T18:32:29.011+01:00Caso Rupnik. Confermati i due processi e la scomunica<p><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgctteWO20c_06SrjEiCBghHEtaf92NvtLdpiX4dMlA9ZZFUYMnGNEuJEfNs41hm7f2osepvfKKHoo3xXfRYK3suAzxQAe-3UbUCfrIJlHajU3xnGUuVdS_TzS2p_hvPmloj2-HiS-2WxDKJgmWZGZCyXxhZrH_uCy5BEuUvsImC6YeRZtsjLzQfR4p1A/s247/E1121E75-9088-4E85-8B85-BE861644C60F.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="225" data-original-width="247" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgctteWO20c_06SrjEiCBghHEtaf92NvtLdpiX4dMlA9ZZFUYMnGNEuJEfNs41hm7f2osepvfKKHoo3xXfRYK3suAzxQAe-3UbUCfrIJlHajU3xnGUuVdS_TzS2p_hvPmloj2-HiS-2WxDKJgmWZGZCyXxhZrH_uCy5BEuUvsImC6YeRZtsjLzQfR4p1A/s1600/E1121E75-9088-4E85-8B85-BE861644C60F.jpeg" width="247" /></a></div><br />Come
sapete il caso Rupnik continua a tenere banco sui media internazionali: <a href="http://blog.messainlatino.it/2022/12/breaking-news-papa-francesco-blocca-la.html" style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">QUI</a><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">, </span><a href="http://blog.messainlatino.it/2022/12/la-compagnia-di-gesu-conferma-le.html" style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">QUI</a><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;"> e </span><a href="http://blog.messainlatino.it/2022/12/caso-rupnik-qualche-domanda-seria.html" style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">QUI</a><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;"> MiL.</span><p></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">In
queste ultime ore sono state rilasciate importanti dichiarazioni da diversi
esponenti dei Gesuiti tra cui <b>il Preposito Generale P. Sosa</b> (<a href="https://silerenonpossum.it/rupnik-case-padre-sosa-intervista/">QUI</a>)
che, evidentemente, inter alia, <b>potrebbe dire il falso quando
afferma che P. Rupnik rispetta le “misure cautelari”</b> che gli sono
state imposte (<a href="http://blog.messainlatino.it/2022/12/la-compagnia-di-gesu-conferma-le.html">QUI</a>).<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">A
questo punto è necessario fare un po’ di chiarezza, anche cronologica, sugli
eventi denunciati; dal momento che qualcosa non torna tra le denunce di fatti
prescritti e le misure cautelari imposte, <b>torniamo a fare altre domande
oltre a quelle (<a href="http://blog.messainlatino.it/2022/12/caso-rupnik-qualche-domanda-seria.html" target="_blank">QUI</a>)</b> a chi di competenza, <b><u>avendo noi
notizie ulteriori da altissima fonte</u></b>:<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">1)
Se, come risulta a MiL, <b>iniziando nel 2019 e concludendosi 2020, ci fu
un processo canonico per il reato di assoluzione del complice (Can. 977),
condotto dal P. Francisco Javier Canseco S.M. e da altri due inquirenti non
gesuiti</b>, quale fu la risultanza canonica di questo processo? <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> 2)
In seguito a ciò che decisione prese l’allora Congregazione per la Dottrina
della Fede? <b>Ribadiamo che a noi risulta la scomunica latae
sententiae. Che fine ha fatto e perchè è stata bloccata?</b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">3)
Se, come sappiamo, l’accertamento del reato di assoluzione del complice prevede
la scomunica latae sententiae, <b>le misure inflitte a Padre Rupnik,
dunque, non furono, secondo le fonti di MiL, cautelari ma parte del dispositivo
di condanna. Perché la Compagnia di Gesù continua ad omettere e negare questa
circostanza?</b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">4) <b>Da
chi e quando</b> fu rimessa la sola scomunica di cui al punto 3, dato che
il reato è di esclusiva competenza del Dicastero per la Dottrina della
Fede?<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Il
processo per “<b>assoluzione del complice</b>” (punti 1-4) non riguardava suore
slovene ma una “<b>consacrata” italiana (una novizia) e non era prescritto</b>,
come invece lo erano i fatti su cui indagò Mons. Daniele Libanori nel 2021 (le
molestie).<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><u><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Quindi,
in sintesi, ci furono due procedimenti, A) uno riguardante l’assoluzione del
complice (una donna consacrata maggiorenne) tenutosi dal 2019 al 2020 e B) uno
tenutosi dal 2021 al 2022 riguardante gli abusi sulle suore slovene e
dichiarato prescritto.</span></u></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">5)
Con riferimento al secondo procedimento ci si chiede: <b>perché la Santa
Sede non derogò alla prescrizione come previsto dal Vademecum della
Congregazione per la Dottrina della Fede (<a href="https://www.ceinews.it/2020/07/17/lotta-agli-abusi-vademecum-della-congregazione-per-la-dottrina-della-fede/">QUI</a> punto
7 del vademecum in link).</b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">6)
Chi decise – e con quale provvedimento – la prescrizione?<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Vorremmo
che, per il bene di Santa Romana Chiesa, e dei fedeli, le Autorità dessero una
risposta chiara a questi interrogativi e facessero cadere la coltre di nebbia
che avvolge questo caso e che, in primis, produce una grande sofferenza tra le
vittime di questi raccapriccianti abusi ma anche suscita grande scandalo
tra tutti i fedeli e mina l’autorevolezza della Chiesa.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">(Fonte:
Luigi, Corrispondenza Romana, 9 dicembre 2022) <br /></span><a href="https://www.corrispondenzaromana.it/notizie-dalla-rete/caso-rupnik-nuovissime-notizie-confermati-i-due-processi-e-la-scomunica/" style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">Caso
Rupnik. Nuovissime notizie! Confermati i due processi e la scomunica -
Corrispondenza romana</a></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"><o:p> </o:p></span></p>Mariohttp://www.blogger.com/profile/04759601984235983617noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-506050765757878981.post-738600245733029442022-12-28T18:16:00.000+01:002022-12-28T18:16:56.174+01:00A proposito di Andrea Cionci<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-jJ63ziRyekFDhQ02ev1ow4rcBfGtXrtS8-ATDwSao38wuE8hTwjDRW4lwg084mFVjHULUtsDOKoAP65lF2cK8974bvdu6oDdQoHBRtlbtzgk9ge4zjjlKiAgjM80f8Y9z6YoSKo3ipz4LILXXxUY2Ql7FLKfdKgus0L_P6M28-iPvlMd7kU91JVDpQ/s400/_MTCq4Al_400x400.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="400" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-jJ63ziRyekFDhQ02ev1ow4rcBfGtXrtS8-ATDwSao38wuE8hTwjDRW4lwg084mFVjHULUtsDOKoAP65lF2cK8974bvdu6oDdQoHBRtlbtzgk9ge4zjjlKiAgjM80f8Y9z6YoSKo3ipz4LILXXxUY2Ql7FLKfdKgus0L_P6M28-iPvlMd7kU91JVDpQ/s320/_MTCq4Al_400x400.jpg" width="320" /></a></div><br />C’è
in Italia un giornalista che scrive di cose della Chiesa e si lamenta essere
ignorato da una serie di intellettuali e di testate cattoliche di orientamento
tradizionale, di cui riporta un puntiglioso elenco, accusandole di sottrarsi a
un confronto che il giornalista giudica doveroso data l’importanza del tema: i
presunti messaggi in codice che l’unico papa legittimo, Benedetto XVI,
trasmetterebbe per denunciare l’impostura dell’antipapa, Jorge Maria Bergoglio.
Il giornalista non si duole delle numerose critiche che ha già ricevuto, ma di
quelle che non sono ancora arrivate, impedendo, con questo silenzio, che la sua
ricostruzione delle vicende della Chiesa venga presa nell’«<i>attenta,
serissima e approfondita considerazione</i>» che, a suo avviso, merita. <o:p></o:p><p></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Poiché
tra le testate che egli accusa di non avere ancora espresso un giudizio su di
lui e sulla sua opera, c’è anche <i>Corrispondenza Romana</i>, non abbiamo
difficoltà a soddisfare il suo desiderio: si chiama Andrea Cionci, un
giornalista di cui abbiamo apprezzato gli articoli fino ai primi mesi del 2020
quando, con la pandemia, sembra aver completamente perso la bussola, come altri
promettenti ingegni. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Cionci
si vanta di aver pubblicato centinaia di articoli e un libro che ha venduto
12.000 copie ed è stato tradotto in due lingue, ma si illude se pensa che
questi numeri corrispondano a un ampio consenso di pubblico. La ragione del suo
successo sta nella “curiosità” che le sue cervellotiche tesi suscitano tra
lettori amanti del sensazionalismo. La <i>vana curiositas</i> che,
come spiega san Tommaso, è l’aspetto vizioso del desiderio di conoscere (<i>Somma
Teologica</i>, II-II, q. 167), è una malattia della mente da cui ogni cattolico
deve guardarsi. Questa è la ragione per cui non riteniamo necessario
pubblicizzare il suo libro e i suoi articoli, senza che di ciò ci si debba far
rimprovero. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">La
ragione per la quale il silenzio ha accompagnato la sua “inchiesta” sul
conclave del 2013 sta anche nel fatto che egli pretende di parlare di una
questione non solo seria, ma drammatica, riguardante la vita della Chiesa,
senza avere la pur minima competenza per farlo. Cionci infatti non ha alcuna
conoscenza teologica o canonica, ma soprattutto sembra privo di quel buon
senso, prima ancora che di quello spirito cattolico, che è condizione
necessaria per affrontare problemi delicati e complessi che toccano la vita
delle anime. Gli “esperti” a cui si richiama per giustificare le sue tesi sono
citati a sproposito, perché nessuno di essi le condivide. E l’unica arte di cui
egli si dimostra padrone è purtroppo quella del sofisma.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">L’abdicazione
di Benedetto XVI e il modo con cui essa è avvenuta sono considerati da molti
studiosi e anche da eminenti membri del Sacro Collegio come un grave errore,
mentre per Cionci è un’astutissima manovra del “Papa emerito” per mettere con
le spalle al muro il suo rivale Francesco. Cionci ha coniato l’espressione di
“auto-impedimento” per descrivere un’inedita situazione in cui Benedetto XVI,
unico vero Papa, combatte in maniera occulta contro l’usurpatore Bergoglio.
Papa Benedetto, a suo parere, si esprime in maniera criptica, attraverso una
comunicazione in codice che solo Cionci è in grado di decifrare. Ma se il
linguaggio di Benedetto è volutamente segreto, non si capisce perché Cionci,
che è un suo ammiratore, lo riveli al mondo intero. Benedetto, direttamente o
attraverso il suo segretario mons. Georg Gänswein, ha più volte
smentito la tesi che lo vuole ancora Papa regnante, ma ogni smentita è per
Cionci una conferma, perché, a suo avviso, se Benedetto confermasse
pubblicamente il suo piano, svelerebbe il gioco che conduce. E se Benedetto
dicesse che Cionci è matto, il nostro sarebbe pronto a dichiarare che, in senso
spirituale, la follia può rappresentare il passaggio ad un alto livello di
conoscenza. Non a caso nelle carte dei Tarocchi il “matto” cambia il suo
significato a seconda di come esce nel giuoco, positivo se è diritto, negativo
se è a rovescio. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Cionci
afferma che il prof. Roberto de Mattei, direttore di<i> Corrispondenza
Romana</i>, «<i>non ha colto che la questione della legittimità di Bergoglio è
canonica, anni luce prima di essere teologica</i>». In realtà è proprio
il Diritto canonico, prima ancora della dottrina teologica, a rendere
inconsistente la tesi di Cionci, per cui la Chiesa cattolica sarebbe prossima
alla sua fine, a causa di un’illegittima successione al pontificato. Cionci
sembra ignorare che la Chiesa è necessariamente, e per sua natura, una società
visibile. Pio XII lo esprime in questi termini: «<i>La Chiesa cattolica</i> <i>è
il gran mistero visibile, perché visibile è il suo capo sulla terra, il Vicario
di Cristo, visibili sono i suoi ministri, visibile la sua vita, visibile il suo
culto, visibile l’opera e l’azione sua per la salvezza e la perfezione degli
uomini</i>” (Discorso del 4 dicembre 1943).<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Se
la Chiesa cattolica non fosse visibile, non potrebbe essere riconosciuta ed
essa può e deve essere riconosciuta da ogni uomo sulla terra proprio per le
proprietà visibili che la caratterizzano. Questa visibilità è data innanzitutto
dalla successione apostolica, un carattere che si trova solo nella Chiesa
cattolica romana. Chi proclama l’interruzione della successione apostolica si
situa nel solco delle innumerevoli conventicole eretiche di cui sant’Alfonso
Maria de’ Liguori ha fatto un esauriente e sempre attuale compendio (<i>Storia
delle eresie colle loro confutazioni</i>, Phronesis, Palermo
2022). Nell’orgoglio, nota sant’Agostino, hanno la loro radice tutte le
eresie e le apostasie della fede (<i>Sermo</i> 46, n. 18). Solo un uomo
pieno di presunzione può anteporre l’opinione propria al giudizio della Chiesa
universale fondata da Dio. Per mortificare quella forma di orgoglio della mente
che è la <i>vana curiositas</i>, potrebbe essere utile sostituire alle
letture mattutine o serali di tanti blog pseudo-cattolici, le meditazioni illuminanti
sull’Avvento del grande abate di Solesmes, dom Prosper Guéranger (1805-1875).
Le parole della Liturgia spiegate da don Guéranger parlano di tenebre che Dio
solo può dissipare e di piaghe che solo la sua bontà può risanare: sono le
piaghe della Chiesa e sono le tenebre in cui è immerso chiunque rifiuta di
accettarne il Mistero.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> </span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">(Fonte:
Roberto de Mattei, Corrispondenza Romana, 30 Novembre 2022) <br /></span><a href="https://www.corrispondenzaromana.it/a-proposito-di-andrea-cionci/" style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">https://www.corrispondenzaromana.it/a-proposito-di-andrea-cionci/</a></p>
<p><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;"> </span> </p><a id="NOjixgyCi3"></a>Mariohttp://www.blogger.com/profile/04759601984235983617noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-506050765757878981.post-58248801061183779652022-12-07T18:34:00.001+01:002022-12-07T18:34:25.745+01:00Il "caso Rupnik" ferisce anche la credibilità della Chiesa<p><i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"></span></i></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDq3gbWiFCfu3AeGaorjXX0pyd8Fnvh0ZOcyocloAnGIOo30U_XMkZDfF6Kwy7yOYCuNU5ah8SrBNimO-7PEW7jpHckQEVB8pxp_kW8XsfYc0W_mwaOCtaOF7PBj79stfzW1-7TTmHwtuz000baY1wUunosqGBsVxONGIGq3-KEepp77UcojAPo3kn7g/s690/rupn-large-0.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="504" data-original-width="690" height="234" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDq3gbWiFCfu3AeGaorjXX0pyd8Fnvh0ZOcyocloAnGIOo30U_XMkZDfF6Kwy7yOYCuNU5ah8SrBNimO-7PEW7jpHckQEVB8pxp_kW8XsfYc0W_mwaOCtaOF7PBj79stfzW1-7TTmHwtuz000baY1wUunosqGBsVxONGIGq3-KEepp77UcojAPo3kn7g/s320/rupn-large-0.jpg" width="320" /></a></i></div><i><br />Il
celebre artista gesuita nell'occhio del ciclone: violenze psicologiche e forse
sessuali risalenti a 30 anni fa. In più, la clamorosa indiscrezione su una
presunta scomunica per «assoluzione del complice in confessione», poi bloccata
dal Papa in persona. Ne esce ammaccata anche la Chiesa.</i><p></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> </span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Che
succede quando ad essere adombrato dall'accusa di abusi è uno dei religiosi più
famosi al mondo? Nel caso che sta tenendo banco nel mondo ecclesiastico in
questi giorni non c'entrano minorenni, ma le denunce di presunte violenze
psicologiche e forse sessuali ai danni di alcune suore.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">I
fatti risalirebbero ai primi anni Novanta</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> e sarebbero avvenuti
nella Comunità Loyola di Lubiana in cui era confessore il teologo ed
artista sloveno padre Marko Ivan Rupnik. Quest'ultimo, nel frattempo
divenuto una celebrità dell'arte sacra per i suoi mosaici neobizantini nonché
membro e consultore di vari Pontifici Consigli, è l'uomo accusato da
tre religiose di «abusi di coscienza ma anche affettivi e presumibilmente
sessuali». Accuse messe nero su bianco in una<a href="https://left.it/2022/12/03/caso-rupnik-la-lettera-denuncia-di-una-suora-della-comunita-loyola-a-papa-francesco-dal-2021-nessuna-risposta/" target="_blank"> lettera pubblicata dalla rivista <i>Left</i> </a>e
che, secondo l'autrice, sarebbe stata inviata nell'estate del 2021 al Papa
senza però ottenere risposta. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">È
alle motivazioni addotte nella lettera che si dovrebbe l'allontanamento</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> – avvenuto
nel 1993 – di Rupnik, appartenente alla Compagnia di Gesù, dalla Comunità
fondata dalla sua amica, suor Ivanka Hosta. All'epoca, quindi le ombre
sull'artista sloveno sarebbero state "coperte" con il benestare
– sempre secondo il racconto di una delle presunte vittime
– dell'allora arcivescovo di Lubiana, monsignor Alojzij
Šuštar. Proprio al dicembre del 1993 risale l'inaugurazione della
"creatura" più famosa di Rupnik, quel Centro Aletti nato a Roma
per far parte del Pontificio Istituto Orientale e benedetto da San
Giovanni Paolo II in persona.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Il
dossier sloveno su Rupnik sarebbe rimasto sconosciuto</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> se non fosse
stato per il commissariamento della Comunità Loyola avvenuto – <a href="https://left.it/2022/12/02/accusato-di-violenza-da-diverse-suore-il-gesuita-padre-rupnik-da-anni-e-coperto-dal-vaticano/" target="_blank">ha fatto sapere </a><i><a href="https://left.it/2022/12/02/accusato-di-violenza-da-diverse-suore-il-gesuita-padre-rupnik-da-anni-e-coperto-dal-vaticano/">Left </a>–</i> nel
2020 ed affidato ad un altro gesuita, il vescovo ausiliare della diocesi di
Roma, monsignor Daniele Libanori. Questo commissariamento, di cui non è stata
data alcuna notizia ufficiale, sarebbe partito a seguito del numero
sorprendente di suore uscite dalla comunità e apparso a Roma come una spia del
malessere per una gestione evidentemente problematica. Riaprendo quel vaso
di Pandora a Lubiana, presumibilmente deve essere affiorata anche la vicenda
relativa al gesuita sloveno e risalente a quasi venti anni prima.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Dopo
le voci dei giorni scorsi, ieri si è avuta la prima conferma</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> tramite una <a href="https://silerenonpossum.it/padre-rupnik-comunicato-gesuiti/" target="_blank">dichiarazione</a> – datata 2 dicembre
– firmata <i>Domus Interprovinciales Romanae</i> dei gesuiti.
Dalla nota si apprende che nel 2021 il Dicastero per la dottrina della
fede ha ricevuto una denuncia relativa al «modo di esercitare il
ministero» di padre Rupnik. L'ex Sant'Uffizio ha affidato l'indagine
direttamente alla Compagnia di Gesù che ha nominato un istruttore esterno e poi
ha redatto una relazione sul caso. Sulla base di questa relazione, il Dicastero
per la dottrina della fede «ha costatato che i fatti in questione erano da
considerarsi prescritti e ha quindi chiuso il caso». <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Roma
locuta est </span></i></b><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">a fine ottobre 2022</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">, mentre la Compagnia ha fatto sapere di
mantenere in vigore le misure amministrative imposte al teologo sloveno durante
la fase d'indagine: divieto di confessare, di accompagnamento negli Esercizi
Spirituali e di direzione spirituale, oltre all'obbligo di chiedere il permesso
al superiore locale per svolgere attività pubbliche. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Una
certa elasticità in quest'ultima limitazione è all'origine della <a href="https://left.it/2022/12/03/caso-rupnik-la-lettera-denuncia-di-una-suora-della-comunita-loyola-a-papa-francesco-dal-2021-nessuna-risposta/" target="_blank">lettera a <i>Left</i> </a></span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">di una delle tre suore
che hanno denunciato abusi per mano dell'artista: la donna, infatti, ha
confessato di aver deciso di scrivere alla rivista dopo aver visto un
recentissimo video su youtube con un'omelia di Rupnik e dopo essersene
lamentata con il vescovo Libanori. I commenti del religioso sloveno al Vangelo
sono stati pubblicati anche questa domenica sulla pagina del Centro Aletti,
quindi nonostante le polemiche provocate dall'inchiesta di <i>Left</i> e
nonostante il comunicato dei gesuiti che ha confermato la notizia delle
misure. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Peraltro
Rupnik solamente pochi giorni fa <a href="https://noticias.cancaonova.com/igreja/padre-marko-rupnik-recebera-titulo-de-doutor-honoris-causa/" target="_blank">ha ricevuto il titolo di Doctor Honoris Causa</a></span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">, in
un'università pontificia in Brasile ed ha tenuto per l'occasione una lezione
sul tema <i>Educare alla Bellezza</i> nell'Aula Magna. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Ma
la corretta applicazione o meno delle misure amministrative</span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> comminate dalla
Compagnia di Gesù non è l'unico argomento che sta facendo discutere in questi
giorni sul caso Rupnik: l'altra "bomba", infatti, l'ha sganciata due
giorni fa il blog<a href="http://blog.messainlatino.it/2022/12/breaking-news-papa-francesco-blocca-la.html" target="_blank"> <i>Messa in Latino</i></a> sostenendo di averla
appresa da «fonti in altissimo loco». Secondo <i>Messainlatino.it</i>, ai
danni del gesuita sloveno sarebbe stata emessa addirittura una sentenza
canonica di condanna relativa ad un «processo per l'assoluzione del complice in
confessione» di cui, per competenza, si sarebbe occupato il Tribunale del
Dicastero per la dottrina della fede. La sentenza, in base a quanto riportato
dalla fonte di <i>Mil</i>, avrebbe comportato la scomunica latae
sententiae per Rupnik che però sarebbe stata successivamente bloccata dal
Papa in persona.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">Un'indiscrezione
clamorosa ma priva di conferme </span></b><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">dal Vaticano e che non trova traccia nell'unico
comunicato ufficiale fino ad ora uscito sulla vicenda, quello
della Provincia Romana della Compagnia di Gesù che invece ha confermato il
contenuto delle rivelazioni su <i>Left</i>. Bisogna ammettere che
queste accuse – seppur prescritte – segnano una nuova battuta
d'arresto per la credibilità della Chiesa sul fronte del contrasto agli abusi
commessi da religiosi e che ad uscirne ammaccata non può essere solo l'immagine
dell'attuale pontificato dal momento che i fatti contestati al teologo ed
artista sloveno risalgono agli inizi degli anni '90 ed erano emersi già
allora. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> </span></p>
<p class="MsoNormal"><i><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;">(Fonte:
Nico Spuntoni, LNBQ, 6 dicembre 2022) <br /></span><a href="https://lanuovabq.it/it/il-caso-rupnik-ferisce-anche-la-credibilita-della-chiesa" style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 12pt;">https://lanuovabq.it/it/il-caso-rupnik-ferisce-anche-la-credibilita-della-chiesa</a></i></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> </span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt;"> </span></p><a id="NOjixgyCi3"></a>Mariohttp://www.blogger.com/profile/04759601984235983617noreply@blogger.com0