Affogata in una pagina in cui Eugenio Scalfari attacca senza fioretto ma con la sciabola il cardinale Angelo Bagnasco, la frase non può comunque sfuggire.
Il Papa, scrive su L’espresso, «è un modesto teologo che fa rimpiangere i suoi predecessori». Per l’ex-tutore dell’Ortodossia cattolica, che proprio per la sua alta statura teologica Giovanni Paolo II volle alla guida dell’antico Sant’Uffizio, è un’accusa pesante ma più ancora sorprendente. E infatti subito insorgono sdegnati Avvenire e i Papa-boys sul loro blog.
A Scalfari sono piaciuti gli «esemplari» Giovanni XXIII, Paolo VI e Karol Wojtyla, ma Joseph Ratzinger non gli sembra all’altezza del soglio pontificio. E sceglie di colpirlo non sul piano pastorale, o sul suo insegnamento o sui suoi comportamenti, ma sul livello teologico. Proprio dove, da ammiratori e contestatori, è ritenuto inattaccabile.
Per il fondatore di Repubblica la sua «modestia» in scienza divina, gli impedisce l’accesso al club ristretto dei grandi Papi, quelli che «combattevano guerre e non soltanto di religione, ma di potere». Con lui, secondo Scalfari, nella Chiesa italiana si respira una «aura untuosa», tra valeriana e tisane alla verbena, che il presidente della Cei riflette bene. Soprattutto quando Bagnasco entra nelle lotte interne tra Curia e gerarchia ecclesiastica, e osa definire «inaccettabile» la proposta di un’ora di religione islamica a scuola.
Dicono che Scalfari parli con Dio e certo ha le sue fonti molto in alto, ma sulla levatura teologica di Joseph Ratzinger sembra proprio che abbia preso una bufala.
«Si può criticare Benedetto XVI, ma non si può assolutamente affermare che Joseph Ratzinger sia un modesto teologo», scrive il «paparatzingerblog». Mentre Avvenire titola un breve pezzo: «Ci sono giornalisti che sono e sanno tutto». Per ironizzare sul fatto che da quel pulpito Benedetto XVI può essere raccontato ai comuni mortali come un «modesto teologo». La «lezione» di Scalfari, per il quotidiano dei vescovi, è viziata dagli eccessi di chi ha un ego smisurato e racconta quello che la Chiesa è ed è stata per l’Italia e per il mondo, con «una tirata sentenziosa e smisurata», «scritta con l’acido della supponenza e l’approssimazione biliosa del sussiego». Insomma, gli attacchi al Papa e a Bagnasco sono frutto di «pomposa e insultante superficialità».
Non basta, perché per confutare quel «modesto teologo» scagliato contro Ratzinger, Avvenire fa solo un nome en passant, per chi volesse approfondire: quello del «professorucolo Habermas». Chi è costui? Solo l’ultimo rappresentante della Scuola di Francoforte, uno dei maggiori filosofi razionalisti laici del nostro tempo. Un ateo e di sinistra, che nel 2004 rispose all’appello del cardinal Ratzinger per un confronto sull’attacco laicista alla Chiesa. E lo fece in un memorabile dialogo all’Accademia Cattolica di Monaco di Baviera. Un innegabile riconoscimento del livello teologico del futuro Papa. E nel libro «Etica, religione e Stato liberale», pubblicato su quel confronto, Ratzinger e Habermas sono presentati come i campioni l’uno del pensiero cattolico e l’altro del pensiero laico. Ma forse per convincere Scalfari ci vuole altro.
«Paparatzingerblog», il sito cattolico che monitora quotidianamente quello che viene scritto su Benedetto XVI, apre una pagina illustrata con l’immagine di San Sebastiano trafitto dai dardi. E cita gli innegabili successi editoriali di Ratzinger teologo: 178 titoli, più il libro «Gesù di Nazaret» e le prime 3 encicliche, diffuse in milioni di copie e in cima a tutte le classifiche. A Scalfari si consiglia di leggere lo «straordinario discorso sui fondamenti della cultura» rivolto l’anno scorso da Benedetto XVI agli Accademici di Francia. Quello che non pronunciò alla «Sapienza» di Roma, quando Scalfari appoggiò quei professori che si opposero alla visita
(Fonte: Il Giornale, 25 ottobre 2009)
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