venerdì 13 aprile 2012

Omosessualismo: il matrimonio è ok solo se è gay

L’istituto del matrimonio sta attraversando una crisi profonda: sempre con minor frequenza le coppie convolano a giuste nozze mentre aumentano sempre più i divorzi e le separazioni. Soprattutto i giovani non riconoscono il valore intrinseco del matrimonio e tendono ad equipararlo alla convivenza. In più, l’attuale crisi economica generale fa propendere le giovani coppie a scegliere la via più breve e meno costosa, magari rimandando il matrimonio a tempi migliori e più favorevoli, proprio come si fa per un viaggio in crociera o per una settimana bianca nelle migliori mete turistiche invernali.
D’altra parte, quasi tutte le legislazioni del mondo, soprattutto europee, tendono a svilire l’istituto matrimoniale, facilitando enormemente le pratiche di divorzio (il cosiddetto divorzio breve) e favorendo in tutti i modi possibili le unioni fuori dal matrimonio (coppie di fatto). Dunque, il matrimonio viene presentato come una bella ma sostanzialmente inutile, se non dannosa, pratica, retaggio di una cultura ormai sorpassata.
Eppure, il parlamento di Strasburgo chiede a tutti i paesi il riconoscimento delle unioni omosessuali e nello specifico la possibilità che essi possano accedere al matrimonio sia civile che religioso. Insomma, secondo il parlamento di Strasburgo i governi europei non devono dare «definizioni restrittive di famiglia». I paesi dove due uomini o due donne possono sposarsi sono il Belgio, l’Olanda, il Portogallo, la Spagna, la Svezia e la Danimarca: in quest’ultima, dal 15 giugno, sarà possibile celebrare nozze gay anche in chiesa, anche se i singoli pastori luterani potranno opporre il loro rifiuto (“Il Giornale”, 14 marzo 2012).
La domanda sorge spontanea: come mai l’establishment politico e culturale sponsorizza i matrimoni gay quando l’istituto stesso del matrimonio viene sistematicamente attaccato e considerato una pura formalità? Pare evidente come il matrimonio omosessuale costituisca solamente un mezzo utile al raggiungimento del vero fine a cui tendono le lobby europeiste: la distruzione della famiglia naturale.
D’altra parte, la prima a non riconoscere il valore del matrimonio è proprio la cultura omosessuale che teorizza e pratica l’infedeltà, l’uso strumentale del partner come oggetto sessuale. Certamente, ad essa fa comodo avere la possibilità di accedere legalmente al matrimonio ma solamente come mezzo utile alla diffusione del vizio contro natura, alla illusoria conquista di una “normalità” che tale non potrà mai essere. Dunque, le vittime principali dell’ideologia gay e del suo sfruttamento politico e culturale sono proprio gli omosessuali, soprattutto giovani, rinchiusi a forza in un mondo falso e condannati all’infelicità ed alla morte, sia fisica (Aids) che spirituale.

(Fonte: Alfredo De Matteo, Corrispondenza Romana, 20 marzo 2012)

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