giovedì 30 maggio 2024

PER IL PAPA LA SODOMIA NON È UN PROBLEMA MORALE, MA DI IMMAGINE


Le "frociaggini" di Francesco vanno inquadrate nel discorso ai vescovi, non come una lotta alla lobby gay vaticana: ad interessargli non è il comportamento morale dei sacerdoti, ma il chiacchiericcio che questo potrebbe sollevare. Infatti dall'inizio del suo pontificato non ha fatto altro che proteggere prelati omosessuali attivi
 

Ormai non si parla d'altro che delle “frociaggini” del Papa. In occasione della 79ma Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana, tenuta lo scorso 20 maggio, papa Francesco ha avuto da ridire sul fatto che ormai, tra i preti, c'è troppa «aria di frociaggine», appunto. 
Solo due giorni fa la stampa iniziava a lanciare la notizia del papa omofobo e ieri su La Stampa l'immancabile Vito Mancuso protestava le scuse del papa, farneticando circa un onirico parallelo tra Francesco e Pio IX, entrambi partiti con un pontificato riformatore per finire con scelte intransigenti! 
E così, nel pomeriggio il direttore della Sala Stampa vaticana, Matteo Bruni, ha subito presentato le scuse del Pontefice: «Il Papa non ha mai inteso offendere o esprimersi in termini omofobi, e rivolge le sue scuse a coloro che si sono sentiti offesi per l’uso di un termine, riferito da altri». Seguirà un programma già visto, con il Papa che si sentirà ora in dovere di dimostrare fattivamente al mondo quanto egli sia aperto all'omosessualità. Aspettiamoci di tutto. 
Va da sé che il Papa si sia espresso con linguaggio tanto forbito e pertinente per il fatto che, ormai come di consueto, non prova nemmeno a leggere una riga dei discorsi che gli vengono preparati, ma preferisce parlare a braccio, per dare ampio spazio alle sollecitudini dello “spirito”. E siccome la parola di Dio non è incatenata (cf. 2Tm 2, 9), quella del papa, che, da un po' di tempo a questa parte, soffre di incontinenza verbale, è decisamente scatenata. Che al Papa sia scappata una parola di troppo? Che l'abbia pronunciata volutamente? Non è dato saperlo.
Ma al di là dell'espressione decisamente al di fuori delle righe e le congetture varie, bisogna cercare di capire quale sia stata la reale preoccupazione di Francesco. A spiegare il senso dell'improvvida esternazione, è l'aneddoto che il Papa ha raccontato; aneddoto che egli ha tenuto a precisare più e più volte essere assolutamente vero. Francesco ha raccontato di due preti conviventi, chiacchierati a tal punto che, in occasione del decesso della madre di uno dei due, le condoglianze sono state porte all'altro per la scomparsa della “suocera”.
La storiella indica non solo quanto Bergoglio sia egli stesso avvezzo a quei pettegolezzi che tanto stigmatizza negli altri, ma mostra con grande chiarezza la sua reale preoccupazione sul fenomeno gay: evitare di offrire il fianco alle critiche da parte della «cultura odierna dell'omosessualità», secondo la sua espressione, con la quale non ha nessuna intenzione di entrare in conflitto. Anzi. Ad interessargli veramente non è quindi il comportamento morale dei sacerdoti e la ricaduta di tale comportamento sulla vita di grazia e la loro missione nella Chiesa, ma il chiacchiericcio che un tale comportamento, se non adeguatamente occultato, potrebbe sollevare, e i guai che ne potrebbero derivare.
Interpretare l'esternazione del Papa come se esprimesse, un po' fuori dai toni, la sua volontà di opporsi all'infiltrazione della lobby gay tra il clero è irrealistico. Se non altro perché è dall'inizio del suo pontificato che il Papa non sta facendo altro che nominare e proteggere prelati omosessualmente attivi, inclusi quelli efebofili. Da Mons. Battista Ricca al cardinale Mc Carrick, passando per Mons. Gustavo Zanchetta, da P. James Martin a Suor Jeannine Gramick e il “suo” New Way Ministry, fino alle benedizioni delle coppie gay con “Fiducia supplicans”, il pontificato presente ha avuto come suo punto fermo proprio la promozione di persone dal comportamento sessuale altamente problematico, nonché la riduzione della sodomia ad una questione di orientamento personale, senza più alcuna valenza morale. Questi preti che prima egli nomina in posti prestigiosi e poi sono così sciocchi da farsi beccare in flagrante non sono un problema perché mettono in pericolo la propria salvezza eterna e quella altrui, e nemmeno perché macchiano l'immagine della Sposa di Cristo, la Chiesa, ma perché hanno inferto un'insanabile ferita all'immagine di papa Francesco.
Il papa dunque non è preoccupato che certi problemi morali esistano tra il clero, ma che vengano allo scoperto. Così come si è infastidito non tanto per le proprie parole offensive e fuori luogo, ma che alcuni vescovi abbiano spifferato all'esterno le sue parole “confidenziali”. Le dichiarazioni di Matteo Bruni sono piuttosto eloquenti; non solo la sottolineatura, come riportato sopra, che il termine in questione sia stato «riferito da altri», ma anche l'accentuazione che quella conversazione era stata tenuta «a porte chiuse, con i vescovi della CEI». Da aspettarsi nelle prossime settimane la caccia all'uomo, con relativo repulisti da parte del Papa della misericordia.
Con buona pace di tutti, rimane purtroppo intatto quel «chi sono io per giudicare?», dell'ormai lontano 2013, che esprime l'indifferenza del papa di fronte al problema morale della sodomia; dimensione che, nella conversazione con i vescovi italiani, non è stata neppure sfiorata. Che un prete possa radicarsi in un comportamento gravemente peccaminoso, e poi anche celebrare la Messa, aggiungendo così anche il sacrilegio, non sembra essere una priorità pastorale di questo pontificato, a patto che faccia le cose per bene e non si faccia scoprire.
A proposito di excusatio, proprio all'interno del programma per la Giornata mondiale dei Bambini voluta dal Papa, c'è stata l'esibizione del trasformista Carmine De Rosa, con travestimenti a dir poco equivoci. Chissà se Matteo Bruni comunicherà delle scuse anche per questo.

(Fonte: Luisella Scrosati, LNBQ, 29 maggio 2024) 
https://lanuovabq.it/it/per-il-papa-la-sodomia-non-e-un-problema-morale-ma-di-immagine

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