venerdì 12 agosto 2016

Francesco il ribelle. Contro la "colonizzazione ideologica"

È quella, dice, di chi insegna "che il sesso ognuno lo può scegliere". E intanto i vescovi australiani documentano come avanza ovunque l'ideologia del "gender", a scapito del matrimonio tra uomo e donna.
  
Rompendo l'iniziale consegna del silenzio, la Santa Sede ha resa pubblica qualche giorno fa la trascrizione del colloquio a porte chiuse avvenuto tra papa Francesco e i vescovi della Polonia nel primo giorno della sua trasferta in quel paese, il 27 luglio a Cracovia:
Una ragione di questa insolita pubblicazione "ex post" è stata probabilmente la volontà di troncare le indiscrezioni che circolavano sui contenuti di quel colloquio, in particolare riguardo alla comunione ai divorziati risposati, vista la compatta contrarietà dei vescovi polacchi a qualsiasi cedimento in proposito.
In realtà, a leggere la trascrizione del lungo colloquio, non vi si trova alcun accenno alla "Amoris laetitia" e alle relative controversie.
Vi si scopre invece, verso la fine, una vibrante arringa del papa contro l'ideologia del "gender", da lui bollata come una "vera colonizzazione ideologica" su scala mondiale.
Ecco qui di seguito le sue parole testuali:
"In Europa, in America, in America Latina, in Africa, in alcuni Paesi dell’Asia, ci sono vere colonizzazioni ideologiche. E una di queste – lo dico chiaramente con nome e cognome – è il 'gender'! Oggi ai bambini – ai bambini! – a scuola si insegna questo: che il sesso ognuno lo può scegliere. E perché insegnano questo? Perché i libri sono quelli delle persone e delle istituzioni che ti danno i soldi. Sono le colonizzazioni ideologiche, sostenute anche da Paesi molto influenti. E questo è terribile. Parlando con papa Benedetto, che sta bene e ha un pensiero chiaro, mi diceva: 'Santità, questa è l’epoca del peccato contro Dio Creatore!'. È intelligente! Dio ha creato l’uomo e la donna; Dio ha creato il mondo così, così, così… e noi stiamo facendo il contrario. Dio ci ha dato uno stato 'incolto', perché noi lo facessimo diventare cultura; e poi, con questa cultura, facciamo cose che ci riportano allo stato 'incolto'! Quello che ha detto papa Benedetto dobbiamo pensarlo: 'È l’epoca del peccato contro Dio Creatore!'”.
Il circuito dei grandi media ha praticamente ignorato queste parole di Francesco, per di più arricchite da una citazione di peso del papa emerito. E non c'è da stupirsi, perché è questo che capita ogni volta che Francesco dice qualcosa che stride con la sua immagine mediatica dominante, di papa aperto alla modernità.
Intanto però quelle cose le ha dette, come già altre volte in passato. E si può presumere che non siano state bene accolte da quei settori della Chiesa che propugnano un drastico ammodernamento della dottrina cattolica in materia di "gender", di omosessualità, di "matrimonio" tra persone dello stesso sesso.
Sono settori ecclesiali, questi, ben presenti ed attivi soprattutto nel centro Europa, con tanto di vescovi e teologi in prima fila.
Ma è anche vero che queste tendenze moderniste incontrano l'opposizione di settori molto ampi della Chiesa mondiale, per i quali invece sono musica le parole dette da papa Francesco a Cracovia contro l'ideologia del "gender".
Un esempio tra tanti di questo fronte di resistenza è la lettera pastorale pubblicata a fine novembre del 2015 – cioè dopo la fine del sinodo sulla famiglia – dai vescovi dell'Australia, rivolta non solo ai cattolici ma a tutti i cittadini di quel paese.
In questa lettera, i vescovi australiani difendono vigorosamente la visione originaria del matrimonio tra uomo e donna dalla "confusione" ingenerata dal cosiddetto "matrimonio omosessuale".
(Ecco il testo integrale della lettera pastorale dei vescovi dell'Australia: > Non fare confusione sul matrimonio)
E non si limitano a denunciare tale insidia. La documentano elencando una serie di episodi avvenuti in vari paesi dell'Occidente che testimoniano l'aggressività della nuova ideologia, tale da far diventare il matrimonio tra uomo e donna "una verità che non si può più dire", se non a prezzo di punizioni e di umiliazioni.

(Fonte: Sandro Magister, www.chiesa, 8 agosto 2016)



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