mercoledì 19 marzo 2008

Riflettiamo seriamente... al di fuori di ogni polemica


GOVERNO PRODI: PER NON DIMENTICARE
Maggio 2006: Comunisti e Radicali al potere. La formazione di Governo è sostenuta da 21 partiti, e conta 103 membri tra ministri e sottosegretari: è l'esecutivo più numeroso di sempre.Ma, soprattutto, è il primo governo della storia repubblicana a vedere la partecipazione diretta di Rifondazione Comunista e dei Radicali italiani, divenendo così l'unico governo sostenuto dall'intera sinistra parlamentare, cosa che non accadeva più dal 1947.
Maggio 2006: la sperimentazione sugli embrioni. Non sono ancora trascorsi quindici giorni dalla nascita dell'esecutivo, che il ministro dell'Università e della Ricerca Fabio Mussi ritira, a Bruxelles, l'adesione italiana a una moratoria nell'uso degli embrioni come cavie di laboratorio, voluta dal governo Berlusconi insieme a Germania, Polonia, Slovenia, Austria e Malta. È il 30 maggio 2006. Mussi auspica apertamente «il cambiamento della legge 40».Infuria la polemica politica. Ma, pur di salvare la ghirba del Governo, i cattolici che sostengono la maggioranza bocciano una mozione presentata dall'opposizione, nella quale la tutela dell'embrione è affermata in maniera inequivocabile.
Giugno 2006: l'anticamera dell'eutanasia. I partiti di governo lanciano nella mischia il senatore Ignazio Marino, "cattolico", che il 27 giugno 2006 presenta - insieme alla capogruppo dell'Ulivo al Senato Anna Finocchiaro - un disegno di legge sul "Testamento biologico", anticamera dell'eutanasia. Questa iniziativa - guardata con approvazione anche da settori dell'opposizione - sembra destinata al successo, e viene fermata solo dalla caduta del Governo.
Settembre 2006: al Papa ci pensino le Guardie Svizzere. Romano Prodi è a New York per intervenire all'Onu. È il 19 settembre e un giornalista gli domanda che cosa ne pensi dell'allarme lanciato da Ali Agca, che ha parlato di pericoli per il viaggio in Turchia del Papa. «Che cosa vuole che sappia, io, della sicurezza del Papa in Turchia? Non so nulla, in proposito, vedranno le sue guardie...» è la sconcertante risposta del premier.
Novembre 2006: la droga raddoppia. Il ministro della Salute Livia Turco, "cattolico", emana un decreto sul tema delle droghe: viene innalzato da 500 a 1000 milligrammi il quantitativo massimo di cannabis che può essere detenuto per uso personale. È il 13 novembre 2006. Si scatenano aspre polemiche e dopo alcuni mesi il decreto viene affondato da una decisione del TAR.
Febbraio 2007: i Dico per le unioni tra omosessuali. È la sera dell'8 febbraio 2007 quando tutti i principali telegiornali si aprono con le immagini del Ministro delle Pari opportunità Barbara Pollastrini e del Ministro della Famiglia Rosy Bindi che annunciano con toni trionfalistici il disegno di legge sui Dico. La sigla - che significa "DIritti e doveri delle persone stabilmente COnviventi" - indica la volontà del Governo Prodi di riconoscere una serie di diritti alle coppie di fatto, anche dello stesso sesso. È il provvedimento più contestato di tutta la breve vita dell'esecutivo di centro sinistra. Il Ministro Bindi si giustifica dicendo che alla stesura del decreto «hanno collaborato molti giuristi cattolici», guidati da Renato Balduzzi (presidente del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale) e da Stefano Ceccanti (ex presidente della FUCI - Federazione Universitaria Cattolica Italiana). La Chiesa e le opposizioni intervengono duramente, e ne scaturisce una mobilitazione che sfocia nel Family Day, a Roma, il 12 maggio 2007. Anche esponenti della maggioranza prendono poco alla volta le distanze dai Dico, che naufragano. Il rapporto con la Chiesa cattolica. La vicenda dei Dico porta il Governo al minimo storico nei rapporti fra potere politico e Chiesa in Italia. Alcuni cattolici che fanno parte dell'esecutivo tentano di far credere che i Dico siano compatibili con il Magistero, e vengono apertamente sconfessati dalla Conferenza episcopale. I partiti della sinistra al governo (comunisti, verdi, socialisti) e i radicali aprono il fuoco contro "l'ingerenza del Vaticano nella politica italiana". I rapporti con la Chiesa resteranno tesi per tutta la legislatura.
Luglio 2007: arrivano i CUS. Di fronte al fallimento clamoroso dei Dico, la maggioranza non demorde e si inventa i CUS (Contratti di Unione Solidale). È il 12 luglio del 2007. I due conviventi, anche dello stesso sesso, ricorreranno al notaio o al giudice di pace. L'ideatore è il senatore Cesare Salvi. L'iter del provvedimento sembra più facile di quello toccato ai Dico, ma viene bruscamente interrotto dalla fine del governo.
Luglio 2007: attacco alla legge 40 del 2004. Il Ministro della Salute Livia Turco - con l'appoggio di ampie fette della maggioranza - avvia un progetto di riforma delle Linee Guida della Legge 40 sulla fecondazione artificiale. Obiettivo: rendere più permissiva la legge in vigore, aggirando alcuni divieti in essa contenuti. Proprio quando il Ministro sta per pubblicare il regolamento, il governo cade. Ma in queste settimane la Turco potrebbe ancora emanare le nuove regole, che affosserebbero la legge vigente.
Gennaio 2008: il bavaglio al Papa. C'è lo zampino del Governo nella vergognosa vicenda della Sapienza: mentre monta l'ostilità contro la visita del Papa, Prodi e i suoi ministri tacciono. Parleranno soltanto quando il Pontefice annuncerà di aver rinunciato. Il Ministro degli interni Giuliano Amato - rivela Andrea Tornielli su il Giornale avrebbe consigliato il Papa di inventarsi una malattia diplomatica e restarsene a casa. Che fine hanno fatto i protagonisti? A futura memoria, è interessante ricordare che cosa fanno oggi i protagonisti di questi atti. Romano Prodi ha annunciato che non si ricandiderà. Fabio Mussi e Cesare Salvi sono esponenti di spicco della Sinistra Arcobaleno, che candiderà come premier Fausto Bertinotti. Livia Turco è una dirigente del nuovo Partito Democratico guidato da Walter Veltroni. Rosy Bindi è stata candidata alle primarie del Partito democratico e ne è elemento di spicco. Barbara Pollastrini è uno dei 45 membri del Comitato nazionale per il Partito democratico. Del quale fanno parte anche Ignazio Marino, Giuliano Amato e Anna Finocchiaro.
Conclusioni: Di fronte a fatti così eloquenti, si impongono alcune considerazioni. La prima: il Governo Prodi ha progettato una serie di attentati alla legge naturale e alla libertà di parola della Chiesa, che non si sono concretizzati solamente per la sua fine prematura. Dunque, la caduta del Governo Prodi è stata provvidenziale. Secondo: è la prima volta nella storia repubblicana che è il governo (e non il Parlamento) a farsi direttamente promotore di iniziative così numerose di marca anti-cattolica. Terza e ultima considerazione: il giorno in cui ognuno di noi dovrà andare a votare, sarà bene non dimenticare questi venti mesi di autentico assedio ai valori che contano. La minaccia continua. (Mario Palmaro, Il Timone, 19 marzo 2008)

lunedì 17 marzo 2008

Viva le donne (quelle di prima!)

C'è stato un periodo, nella storia dell'umanità, nel quale la cultura ha innalzato la donna ad un livello di assoluta sublimità. C'è stato un periodo (non ci si riflette abbastanza) nel quale alle donne era veramente demandato il controllo e, direi quasi, l'indirizzo stesso da imprimere alla società.
Da quel vertice le donne sono scese, e non sono più riuscite a risalire la china.
Il periodo di cui parlo sono i secoli XI-XIV, quelli della fioritura della società cortese e cavalleresca medievale.
Basta leggere una poesia provenzale, un sonetto di Guinizzelli, di Cavalcanti e soprattutto di Dante, per rendersi conto del livello e del prestigio cui era arrivata la figura femminile. La Beatrice di Dante è niente meno che un altro Cristo, una mediatrice della grazia divina, colei che ha reso libero, da schiavo che era, l'uomo che l'amava.
L'amore di cui questi poeti ci parlano è un'esperienza che "raffina", che fa diventare migliori, che innalza a vette mai raggiunte. Ed è sufficiente uno sguardo di lei, un saluto, un sorriso appena accennato, perché l'uomo si sciolga in un desiderio che lo trasforma da essere rozzo ed insensibile in creatura nuova, rinnovata dall'amore.
Leggo in uno strano libro di Maurizio Blondet, Selvaggi con telefonino (Effedieffe), questa condivisibilissima analisi: "Ad imporre la Cavalleria furono - non sorprenda - le donne. Sono loro che rifiutano quei giovani gorilla coperti di maglia di ferro, se non diventano anche "cortesi", capaci di "fin amor", un amore raffinato come oro nel crogiolo. Sono le donne che si rifiutano a quelli che, magari prestanti, compiono atti senza onore, o sono bassi di spirito. Mantengono la distanza, insegnano ai guerrieri la distanza erotica, che li nobilita in attesa dello "sguardo", della "mano" di lei. Che li fa dichiarare vassalli della donna. Da allora la mulier diventa donna, che significa domina, signora feudale, padrona".
La Cavalleria, questa straordinaria trasformazione di rozzi guerrieri barbari in uomini votati al bene, a grandi e sublimi ideali, la Cavalleria, che esaltava la nobiltà d'animo, il bene compiuto in modo disinteressato, le armi utilizzate per difendere i poveri, gli umili, gli indifesi, si diffuse grazie al prestigio e all'autorità delle donne.
Certo, la condizione della donna era difficile, ma lo era sempre stata, dai primordi dell'umanità. Ora, anche sulla scia del culto verso la Madonna e le grandi sante venerate dal popolo cristiano, quel pregiudizio antifemminile, tipico dell'età classica greco-romana, veniva piano piano ridimensionato, se non del tutto abbandonato. Il processo s'interruppe. Dall'Umanesimo in poi la donna cade dal piedistallo su cui l'aveva messa la grande cultura medievale. Dal Sessantotto in poi crolla il grande e glorioso modello della donna cristiana.
E oggi? Siamo reduci dalla festa dell'8 marzo, un rito commercial-godereccio che si ripete stancamente, tra lo sdegno e la nostalgia delle vecchie glorie del movimento femminista. Le quali, tra l'altro, oggi devono anche difendersi, perché non riescono nemmeno più a sbandierare come una conquista civile l'aborto di massa, di cui un tempo andavano fiere e del quale cominciano un po' a vergognarsi.
Le nobili battaglie sono evaporate in un nuovo modello di donna che sta perdendo tutta la nobiltà e la peculiarità del suo essere. La parità di diritti è degenerata nella nuova donna oggetto della società dei consumi, solo più disinvolta e apparentemente meno schiava di un tempo, perché artefice del proprio destino. Una donna "come carne, nient'altro che come carne", come profetizzava agli inizi degli anni Trenta del secolo scorso Aldous Huxley nella sua utopia "Il mondo nuovo".
La donna non rende migliore l'uomo, non lo nobilita, non lo fa crescere, non lo "partorisce" più. Gli si offre, come carne, nient'altro che come carne. Non mantiene le distanze, non si fa desiderare. Gli si butta addosso. Non lo educa, non lo rende grande (il vecchio adagio che dietro un grande uomo c'è sempre una grande donna). Lo usa e poi lo getta. Volgare, materiale, squallida, come un uomo.
Guardate le ragazzine di oggi. Vanno in giro in branchi, a caccia. Non di rado con atti e maschere da prostitute. Parità raggiunta, certo. Se l'uomo va a caccia, perché non dovrebbe andarci la donna?
Ma forse è ora di dire, in modo del tutto scorretto, che è tempo di recuperare una disparità. Cioè di restituire alla donna quello che è suo proprio. Di sottolineare le differenze più che le uguaglianze, di tutelarla in ciò per cui è predisposta per natura e che più risponde alle esigenze della sua persona, della struttura stessa del suo corpo. E, soprattutto, di fornire alla donna modelli alti, nobili, eroici.
Perché la donna è la creatura somma di Dio, è il vertice del creato, è un miracolo vivente. E se si mantiene a questo livello è in grado di innalzare il livello di tutta quanta la società. Il crollo del nostro mondo occidentale è in gran parte dovuto al crollo della donna.
C'è bisogno di donne che recuperino la loro grandezza. Noi poveri uomini, rozzi e bestiali, ne abbiamo bisogno. C'è bisogno di un nuovo Medioevo cristiano! (Gianluca Zappa, La Cittadella, 10 marzo 2008)

Le cellule staminali adulte meglio delle embrionarie.

Come è noto, lo scienziato giapponese Shinya Yamanaka ha recentemente ottenuto staminali pluripotenti riprogrammando cellule adulte.
Dopo la pubblicazione dello studio, Ian Wilmut, creatore della pecora Dolly e tra i maggiori esperti mondiali nel campo, ha deciso di abbandonare la ricerca sulle embrionarie affermando esser quella indicata da Yamanaka la strada da seguire.
La cosa sta avendo una certa eco anche presso il Parlamento Europeo. Negli scorsi giorni è stato ascoltato lo scienziato tedesco Bodo-Eckehard Strauer, cardiologo di fama internazionale, che ha illustrato gli straordinari risultati ottenuti dalla sua équipe, presso la clinica cardiologica dell’Università di Dusseldorf, con cellule staminali adulte che Strauer ha utilizzato per riparare il cuore di un uomo di 46 anni colpito da un grave infarto.
L’applicazione di staminali ricavate dal midollo osseo del paziente medesimo (il che evita ogni problema di compatibilità) ha consentito un recupero altrimenti impossibile.
Questo particolare caso illustra una circostanza ben più generale che abbiamo più volte sottolineato: le staminali adulte si prestano, già ora, a numerose applicazioni terapeutiche; le staminali embrionarie, ricavate dalla distruzione di migliaia e migliaia di embrioni, non evidenziano alcuno sbocco concreto. Eppure è quest’ultimo tipo di ricerche che l’Unione Europea, complice il colpo di mano del ministro Mussi, si ostina a voler finanziare. Perché?
Lasciamo sospesa la domanda ed andiamo a vedere chi in Europa si batte contro questo spreco irragionevole di enormi risorse finanziarie ed umane.
E’ Hiltrud Breyer, nata a Saarbrücken 51 anni fa, sposata con due figli, tra i fondatori del Bündnis 90/Die Grünen, vale a dire il partito dei Verdi tedesco. La Breyer è parlamentare europea da più di 15 anni ed è noto il suo impegno nelle campagne in difesa della salute e dei diritti delle donne; a Strasburgo ha fondato l’ “intergruppo di bioetica”, realtà trasversale che si riunisce periodicamente per discutere, tra le altre cose, di embrioni…
Porta la sua firma, accanto a quelle degli italiani Mario Mauro e Carlo Casini, l’interrogazione di 2 mesi fa, che invitava la Commissione Europea, preso atto dell’evoluzione della ricerca internazionale, a privilegiare il finanziamento degli studi sulle staminali adulte piuttosto che quelli che implicano la distruzione degli embrioni.
Ecco qualcosa di cui i media nazionali non ci parlano mai: la comune battaglia nel Parlamento Europeo tra deputati cattolici e deputati ambientalisti del nord-europa in difesa della vita umana e della dignità della donna. Già perchè anche la dignità e la salute della donna fanno parte della posta in gioco. Hiltrud Breyer, intervistata da Andrea Galli sulle ragioni del suo impegno in questa battaglia, non a caso, aveva risposto:
“La verità è che questa via (quella della clonazione) si è dimostrata un flop: sia per la mancanza di risultati sia per le gravi implicazioni etiche. E non mi riferisco solo agli embrioni in quanto tali, ma anche alle modalità per reperirli. Si ha un bel dire: ‘ci sono gli embrioni soprannumerari’, quelli avanzati dalla fecondazione artificiale e congelati. La realtà è che i ricercatori preferiscono gli embrioni freschi, e ciò comporta il reperimento di ovuli che, come si sa, non cadono dal cielo. Si ricordi il caso dello scienziato coreano Hwang che utilizzò ben 1.600 ovuli, senza peraltro riuscire a ottenere le linee di staminali da lui volute, ovuli in parte estorti anche da sue collaboratrici! Questo porta a derive facilmente immaginabili. Abbiamo casi documentati in Gran Bretagna di donne sottoposte a iperstimolazione ovarica per ottenere anche 40 ovuli per ciclo! La stessa Gran Bretagna dove sono morte negli ultimi anni tre donne proprio a causa della iperstimolazione ovarica”.
Tra i firmatari dell’interrogazione c’è anche Sepp Kusstacher, “politicamente” un italiano, in quanto nato a Chiusa, ma “etnicamente” un austriaco in quanto originario del Tirolo. Alla domanda della giornalista di Avvenire Marina Corradi sul perché un ambientalista avesse firmato un documento pro-life, aveva risposto: “i Verdi italiani risentono fortemente dell’influenza dei Radicali, mentre quelli tedeschi ritengono invece che anche la vita umana, e non solo l’ambiente, meriti tutela. In effetti non capisco perché la protezione che chiediamo per gli animali non debba riguardare anche l’uomo”.
E’ la stessa domanda che ci facciamo da tanti anni anche noi: perché il principio di precauzione si dovrebbe applicare nel caso degli OGM e non piuttosto nel caso delle manipolazioni distruttive dell’embrione umano? In questi giorni, mentre i sedicenti Verdi (o Rossi?) nostrani sono praticamente scomparsi dalla scena pubblica (dopo il disastro della Campania la Sinistra-Arcobaleno deve aver cura di nascondere bene Pecoraro Scanio…) i deputati ambientalisti a Strasburgo Hiltrud Breyer e Peter Liese stanno tornando alla carica con le loro domande e con le loro richieste, spalleggiati da una pattuglia (i cattolici veri evidentemente sono purtroppo pochi…) di eurodeputati del PPE. (Stefano, La Cittadella, 16 marzo 2008)

Elezioni, tre criteri non negoziabili

Adesso in Italia è tempo di campagna elettorale in vista delle elezioni politiche che si terranno il 13 e 14 aprile. Come sempre accade in queste circostanze, molti ci chiederanno suggerimenti e noi stessi ci chiediamo quale sia il modo migliore di contribuire al bene comune del Paese in cui viviamo.
La Chiesa cattolica ha sempre guardato con attenzione a questi momenti di grande importanza per il futuro dell’Italia. Sessant’anni fa, il 18 aprile 1948, scese in campo con determinazione, senza alcuna incertezza, per indicare agli italiani il dovere di opporsi con il voto al pericolo socialcomunista.
Oggi crediamo che l’insegnamento della Chiesa si esprima con altrettanta chiarezza, anche se con modalità diverse, per indicare agli italiani non per chi votare, ma per che cosa, per quali principi.
Il documento al quale facciamo riferimento rimane la Nota dottrinale della Congregazione per la dottrina della fede su alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica, del 24 novembre 2002, firmato dall’allora cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della congregazione, oggi papa Benedetto XVI.
In tale Nota si invitano i fedeli a prendere ogni decisione politica tenendo presenti quei «principi non negoziabili» che il Papa ha ricordato anni dopo, il 30 marzo 2006, incontrando partecipanti a un convegno promosso dal Partito popolare europeo.
Essi sono principi precisi e hanno un ordine gerarchico altrettanto preciso, anche se naturalmente non esauriscono il bene comune di una nazione:
1. «Tutela della vita in tutte le sue fasi, dal primo momento del concepimento fino alla morte naturale»
2. «Riconoscimento e promozione della struttura naturale della famiglia, quale unione fra un uomo e una donna basata sul matrimonio, e sua difesa dai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che, in realtà, la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e il suo insostituibile ruolo sociale»
3. «Tutela del diritto dei genitori di educare i propri figli» (Benedetto XVI, 30 marzo 2006).
«Questi principi non sono verità di fede anche se ricevono ulteriore luce e conferma dalla fede – aggiunge il Santo Padre – Essi sono iscritti nella natura umana stessa e quindi sono comuni a tutta l’umanità».
Noi li offriamo alla vostra meditazione così come si leggono dal testo del Papa, come criterio della scelta per le prossime elezioni. Non vi suggeriamo chi votare ma per che cosa votare, cioè vi invitiamo a confrontare i programmi e le parole di chi chiederà il vostro voto con questi semplici e precisi “principi non negoziabili”. E vi invitiamo a farli leggere così come sono a chi, anche a voi, chiederà un consiglio, una indicazione, un suggerimento.
Probabilmente questo discorso non convincerà alcuni cattolici che si ritengono “adulti”, sacerdoti o laici, e dunque superiori all’insegnamento della Chiesa; portate pazienza, ma non lasciatevi ingannare. (Il timone, 25 febbraio 2008)

I Radicali: una forza contro la Chiesa e contro il popolo

Un chiarimento sull’articolo “Compri Binetti e ti porti a casa Veronesi”…
Benedetto XVI ha affermato a Verona che in Italia la fede e la cultura del popolo sono state sempre profondamente intrecciate; infatti, la fede cattolica ha generato un tipo di cultura e di socialità con riferimenti fondamentali che hanno resistito per secoli: la centralità della persona, la sacralità della famiglia, la sacralità della generazione, la libertà di coscienza, la libertà di cultura e di educazione.
Per questa sostanziale cultura popolare i cristiani hanno “resistito” in profondità alle varie degenerazioni di tipo totalitarie, all’est come all’ovest. I comunisti che sono stati gli avversari storici dei cattolici hanno certamente ingaggiato, con i cattolici, un confronto duro, una lotta, ma indubbiamente, come ha ricordato recentemente il Card. Bagnasco, alcuni valori delle due “chiese”, per dirla come Gramsci, erano singolarmente prossimi anche nella varietà delle motivazioni e delle giustificazioni.
I radicali no, sono un’altra cosa; non sono una cultura di popolo, sono un movimento borghese, aristocratico culturalmente, economicamente ben dotato, che hanno ingaggiato una lotta ad oltranza per la fine del cattolicesimo, quindi per la fine della cultura popolare in Italia, iniziando e portando a termine quella che Pasolini chiamava una “omologazione del popolo italiano in senso laicista”. Le battaglie che portano il loro nome, come la legge sul divorzio, hanno sottoposto anche dal punto di vista laico la sacralità o la definitività di un rapporto agli istinti, agli umori, alle convenienze, agli interessi e hanno distrutto quella realtà della famiglia che costituisce, oltre che l’ambito generativo, l’ambito di educazione dei bimbi, dei ragazzi, dei giovani. La situazione gravissima in cui versa la maggior parte della gioventù del nostro paese è la consistente prova del disastro della legge sul divorzio.
La legge sull’aborto, oltre ad impedire la nascita di quattro milioni di italiani, ha sostanzialmente fatto diventare la vita un problema tecnico, aprendolo alle più diverse manipolazioni, sottolineando in maniere esclusiva il diritto della donna contro qualsiasi altro diritto, ovviamente quelli di Dio, ma anche quelli della famiglia e della società.
Le battaglie per la liceità della manipolazione della vita, per l’eutanasia e quant’altro cercano di portare a termine questa disintegrazione della cultura cattolica del popolo italiano.
La libertà delle droghe ha teso ad identificare nell’immaginario comune moralità e immoralità.
Per questa grande opera i radicali hanno avuto a disposizione l’enorme strumentazione massmediatica che è servita da cassa di risonanza per questa mentalità che si dice evoluta, ma che sostanzialmente è materialista ed edonista. La sinistra comunista si è accodata quasi sempre a queste battaglie che non nascevano dalla sua identità profonda, ma che assumeva per ragioni di convenienza politica. Le battaglie radicali sono state anche le battaglie dei comunisti, perché i comunisti hanno capito che soltanto così sarebbero arrivati al potere e avrebbero potuto gestire il potere.
Aveva ragione il più acuto studioso di problemi del comunismo e del cattolicesimo in Italia, Augusto Del Noce, che nei suoi due volumi straordinariamente attuali - Il suicidio della rivoluzione e Il Cattolico comunista - diceva che i comunisti per arrivare al potere avrebbero venduto i loro valori fondamentali per trasformarsi in un grande partito radicale di massa.
L’ingresso di rappresentanti del Partito Radicale nelle liste del Partito Democratico compie questa sostanziale identificazione della forza egemone della sinistra con questa mentalità della quale, tutto si può dire, meno che sia una mentalità del popolo e al servizio del popolo.
Le conseguenze di questa mia posizione sono così evidenti che non vale nemmeno la pena di esplicitarle [Ora forse si capirà il grosso handicap dei parlamentari cattolici del Pd che hanno aperto le porte a personaggi con i quali in passato si sono trovati su fronti opposti a combattere aspramente in difesa dei loro principi irrinunciabili; ora che sono alleati... come andrà a finire? Mi sembra una domanda più che logica e seria... n.d.r.]. (Mons. Luigi Negri, Vescovo di San Marino-Montefeltro, Il Timone, 28-2-2008)

mercoledì 12 marzo 2008

Antologia diabolica

In un libro di Renzo Lavatori tutti i pericoli provenienti da Satana
Dal drago al Leviatano, dal serpente ai demoni volanti, dal diavolo col forcone a quello che si traveste da donna. Sono decine le raffigurazioni di Satana nella storia della religione, sia nel cristianesimo che nel giudaismo e nel Corano. E che dire degli appellativi per designare il male, da Lucifero a Belzebu', dal Demonio a Satana, dal Principe della morte all'Ingannatore e il Seduttore. A descrivere il demonio, per riconoscerlo, combatterlo e sconfiggerlo, si e' dedicata molta parte del pensiero e dell'insegnamento cristiano, con una attenzione forse pari a quella che riscuotono in tempi moderni le forme di satanismo e di spiritismo. Nella ''Antologia diabolica'' (Edita in 677 pagine dalla Utet) Renzo Lavatori ha raccolto una rassegna di testi sulla personificazione e azione del male, testi biblici canonici, apocrifi, gnostici, attingendo ai padri della Chiesa e alla letteratura cristiana, con l'intento di offrire al lettore il ''piacere di leggere e meditare personalmente'' sia sul carattere enigmatico del diavolo sia su quelle problematiche umane e religiose, psicologiche e sociali, culturali e filosofiche, che hanno nel male un punto nevralgico: la lotta tra il bene e il male, il libero arbitrio, le emozioni nei momenti di prova o di tentazione. Il volume raccoglie brani del primo millennio cristiano e include quindi sia l'insegnamento di Origene, che ha affermato una concezione non deterministica del male, sia le opere dei monaci del deserto, che nel IV secolo, divenuto il cristianesimo religione di Stato, lasciarono le citta' in cerca di stili di vita piu' consoni al messaggio di Cristo. Narrata da Atanasio, la lotta di Antonimo contro un tenace e furbissimo Satana, capace di assumere le fattezze piu' insolite e di fare le cose piu' strane per indurre in tentazione il Santo, giunge a descrivere la strategia in tre mosse del Maligno, partendo dai ''pensieri immondi'', passando per le ''immagini tumultuose'' e finendo con le ''profezie e segni prodigiosi''. Allo stesso tema la Utet dedica anche ''Satana, una biografia'', di Henry Ansgar Kelly. (Petrus, 11 marzo 2008)

giovedì 6 marzo 2008

“Voti Binetti, e ti porti a casa Veronesi”

Veltroni sembra proprio troppo impegnato ad andare a scuola dai Simpson, per presentarsi come l'amico buono della porta accanto, che ti piomba in casa con mazzo di fiori e scatola di cioccolatini.
Intanto però imbarca i radicali. Commento ironico di don Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana: “Con questa legge elettorale, nove candidati radicali passano di sicuro: voti la Bindi e porti a casa la Bonino”. I Simpson e lo spot del Dixan.
D'accordo, le primissime priorità sono la monnezza di Napoli, la legge elettorale, il deficit economico, le famiglie che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese, la sicurezza… Però gradiremmo sapere anche dove il Pd va a parare su certi argomenti che ci stanno particolarmente a cuore...
Come cattolico, è noto, non sono mai riuscito a capire la posizione di quei cattolici che portano acqua ad una cultura della morte, qual è quella espressa dalla sinistra. Gente come la Binetti per me è, mi si perdoni l'espressione blasfema, un mistero della fede. La Bindi no, non è più neppure un mistero. Ma la Binetti, che si è trovata a combattere, in occasione del referendum sulla 40, nel fronte opposto a quello di Veronesi, ora chiederà un voto che andrà a favorire proprio il principale sponsor della cultura della morte. Lo slogan di don Sciortino potrebbe anche suonare così: “Voti Binetti e ti porti a casa Veronesi”.
E, se permettete, qui non si ride neanche più.
A cosa è servito votare la Binetti? A portare al governo, con Prodi, la famigerata Livia Turco, quella che ha fatto tutte le pratiche come si devono per introdurre in Italia la pillola RU486. Tra l'altro entrando pure in conflitto con la 194, di cui è paladina. Cosa vuol dire RU486? Vuol dire privatizzazione dell'aborto, aborto fatto in casa, senza che i medici si sporchino più le mani. Vuol dire donne ancora più sole, ancor più abbandonate a se stesse. Bene, quella pillola (grazie al governo Prodi, grazie a Livia Turco, grazie a D'Alema, grazie a Fassino, alla Finocchiaro, insomma, a tanta gente che ora milita a fianco di Veltroni), ha trovato la sua corsia preferenziale anche in Italia.
Che senso ha allora votare ancora la “teodem” Binetti?
Mi si dice che nella rossa Toscana, d'ora in avanti, i farmacisti che per obiezione di coscienza non vendono la pillola del giorno dopo, saranno invece obbligati a farlo, se non vorranno essere accusati di interruzione di pubblico ufficio. Non gli lasciano più nemmeno la libertà di coscienza.
Come si fa a non parlare di queste cose? Com'è possibile stendere un velo di omertà per una pura convenienza elettorale? E com'è possibile portare acqua a questa gente?Ieri a Radio Uno c'era un dibattito sui rapporti tra cattolici e politica. È l'argomento del giorno. Non mi ha stupito tanto Gavino Angius che ripeteva il solito ossessivo ritornello sull'ingerenza del Vaticano negli affari dell'Italia (è solo un'ossessione: il “Vaticano” parla a tutti i cattolici, i quali poi in prima persona riflettono e si regolano di conseguenza). M'impressionavano piuttosto gli interventi di certe radioascoltatrici che telefonavano in diretta e facevano questo tipo di ragionamento: “Io sono cattolica, ma non capisco perché la Chiesa si debba occupare delle leggi. La fede va vissuta nell'interiorità, non va imposta agli altri. E bisogna avere pietà delle persone, e bisogna portare la propria silenziosa testimonianza” etc. etc. Ecco, penso, questa è gente che vive su una nuvola, e che non ha nemmeno capito qual è la posta in gioco. La Chiesa, cioè noi cristiani, non deve occuparsi delle leggi? E chi se ne deve occupare, allora? Il cristiano deve avere pietà e compassione? E perché, non è pietà quella nei confronti di quelle quasi cinque milioni di vite soppresse in 30 anni di aborto legale? È un'imposizione della propria fede il combattere perché la barbarie dell'aborto scompaia dalla società?
Ci sono in giro cattolici che la pensano a quel modo. Costoro (che vivono la loro religiosità nel silenzio della sacrestia) hanno bisogno di silenzio, hanno le orecchiucce delicate. Loro testimoniano, con una retta condotta di vita, col sorrisino sulla bocca. E lasciano ad altri il compito di legiferare. Loro non si fanno problemi a dare il proprio voto alla Binetti, perché, in fin dei conti, è una brava persona.
Che il loro voto serva ai Veronesi, alle Bonino, ai Viale, è tutto sommato secondario. Quando c'è la fede… (Adattamento di Mario da: Gianluca Zappa, La Cittadella, 29 febbraio 2008)

Caro Meluzzi, la santità è una cosa seria

Un vecchio e saggio adagio ci invita a scherzare con i fanti e non con i Santi. Mai proverbio è stato tanto veritiero come quando qualcuno si è messo a scimmiottare o a discettare sulla santità, prestando la propria intelligenza, il proprio acume, il proprio ingegno a sperticati paragoni. La santità è legittima, perché è una vocazione a cui i credenti cattolici e cristiani sono chiamati. E’ legittima nel momento in cui deriva e discende naturalmente dalla vita intemerata dell’individuo. Non può essere azzardata e avanzata canzonettisticamente solo perché ognuno può credere alla santità altrui. Eppure, assistiamo a fenomeni paranormali in cui qualcuno, alzandosi dal pulpito accademico della propria convinta sensibilità, si erge a saccente ed invoca santità per tutti, quasi fosse un dispensatore cadenzato, misurato, millimetrato di ciò che è solo un dono, una grazia, una virtù che richiede eroismo, obbedienza, silenzio, sofferenza, preghiera. Elementi che non sono mai uguali per ogni individuo. E anche le sofferenze per le calunnie, per le incomprensioni, per le maldicenze, per le vessazioni, per i processi sommari, così come le gioie, non sono mai uguali per tutti. I Santi non si fabbricano in copia. I Santi non si possono clonare. Ogni Santo ha una specificità, una caratteristica raccolta e coltivata non nell’alone di un tempo, ma nello spazio di una vita in cui si è offerto come ostia, in una logica di mistero, all’ombra di un ministero di servizio ed oblazione continua, totale e costante. Sicchè, oggi, in questi particolari giorni in cui, dopo quarant’anni, è stata aperta la bara del Santo che riposa nel santuario di San Giovanni Rotondo, ci ha fatto senso, ci ha procurato disturbo interiore, leggere di una certa comparazione tra Padre Pio da Pietrelcina e Don Piero Gelmini. Il paragone avanzato dallo psichiatra Alessandro Meluzzi (del quale in altri contesti bisogna peraltro dire un gran bene) si regge sulla tesi che sia Padre Pio sia Don Gelmini sarebbero stati perseguitati dalle gerarchie ecclesiastiche. Ma veramente le cose stanno come qualcuno lusinga alle soglie delle proprie facoltà mentali? Padre Pio, in vita, è stato fatto oggetto di scherni e di dileggi, e su questo basta leggere l’ultimo libro scritto dai giornalisti Andrea Tornielli e Saverio Gaeta per rendersene conto, ma non ha mai disobbedito alla sua Santa Madre Chiesa, perché l’obbedienza, prima di essere un voto e una promessa, è una convinzione personale, religiosa, che conduce inevitabilmente alla santità. Padre Pio non ha solo portato sulle spalle e sopportato le maldicenze umane. Ha recitato, giornalmente, come Maria, il suo Fiat. Ha condiviso nelle sofferenze del corpo ciò che è stata la Passione di Cristo. Ha obbedito a Santa Romana Chiesa. Di altri contemporanei, come Don Gelmini, non ancora passati al giudizio severo, paterno e misericordioso di Dio, di sicuro non può dirsi la stessa cosa. (Giuseppe Massari, Petrus, 6 marzo 2008)

Attenti ai Nuovi Movimenti Religiosi: sono vere e proprie sette

I Nuovi Movimenti Religiosi (N.M.R.), le sette e i culti moderni, rappresentano il lato più oscuro e pericoloso di una deviazione sociale e religiosa poco nota, sovente minimizzata tanto dal mondo accademico quanto da quello politico e istituzionale. L’analisi psicologica, giuridica, sociale e soprattutto religiosa dei processi settari è diventata invece qualcosa di fondamentale. La necessità di richiamare le istituzioni e gli esperti dei vari settori su un fenomeno così allarmante risiede soprattutto nei dati stessi prodotti negli ultimi tre decenni e che indicano in Italia oltre un milione di soggetti affiliati a circa ottocento realtà settarie differenti. A questo si aggiunge anche la totale mancanza di un programma di prevenzione teso ad 'insegnare' alla gente comune come valutare un gruppo cui si è tentati di aderire. Pur se ciò dovrebbe costituire il punto chiave di una corretta 'prevenzione', il tutto viene oltremodo ignorato dalla nostra società risultando oramai troppo distante nel momento in cui la mente dell’individuo è già parte della spirale distruttiva del nuovo gruppo. A tale mancanza si affiancano la totale inesistenza di programmi terapeutici o di sostegno per chi si trovi in un culto e non si renda conto di cosa gli stia accadendo, oppure per chi coscientemente se ne sia accorto e voglia uscirne o ne sia già uscito. Uno specifico tipo di supporto psicologico dovrebbe essere fornito al soggetto, ma anche un aiuto legale andrebbe offerto a tutte quelle famiglie che hanno visto un figlio o un proprio congiunto allontanarsi dai propri affetti e perdersi nell’oblio delle nuove religioni. A questo si aggiunge il dibattito sulla proposta di Legge che dal 2005 è ancora elemento di confronto e scontro tra le parti politiche per una sua definizione. La chiarificazione legislativa necessaria è l’arginamento, entro confini ben precisi, della persuasione, definita legittima, e applicata in ambiti comuni a confronto con la sua antitesi, ovvero l’influenza coercitiva che priva un individuo della propria libertà. La società moderna e la cultura giuridica italiana vivono una momentanea stasi legislativa prodotta da una lacuna normativa che, purtroppo continua, dal 1981, a pregiudicare e a non sanzionare debitamente coloro i quali si sono resi fautori dei crimini attribuiti sovente a queste realtà. La Chiesa Cattolica, e ancor più Papa Benedetto XVI, si è detta preoccupata dal dilagante proselitismo che queste nuove religioni sembrano manifestare negli ultimi decenni. Vi è chi vede in questa antinomia una lotta fra bene e male, fra giusto e sbagliato. Tali definizioni possono applicarsi giustamente ad un livello soggettivo, ma quando l’oggettività degli eventi e delle situazioni rende manifeste vere e proprie manipolazioni effettuate sull’individuo non si può più limitarsi ad un semplice giudizio. Il rispetto della vita umana è la base imprescindibile del vivere, della convivenza e del rispetto. Quando tali basi vengono deliberatamente alterate, ignorate o semplicemente annullate, il bene o il male si trasformano in un’arma devastante per la vita interiore e fisica di un soggetto nonché per l'allontanamento dalla stessa dottrina cattolica. L'adesione entro queste realtà conduce ad un abitus mentale individualistico e non raramente privo di una certa ambiguità di fondo. La religione si trasforma, quindi, in un grande bazar in cui poter costruire o scegliere la propria religiosità. In maniera sincretistica si vengono a fondere elementi tra loro distanti e attinti da quella “offerta” religiosa propria del mondo contemporaneo. Si assiste così al sorgere e allo svilupparsi di vari fenomeni come il diffondersi di credenze nella reincarnazione, il grande proliferare della magia, dell’esoterismo, dello spiritismo, dell’occultismo, di ideologie e pratiche di derivazione gnostica e ancor più pericolosamente si vede l’affermarzione della cosiddetta New Age. Entro questo nuovo sistema il compito di ogni cristiano, ribadito più e più volte anche da Benedetto XVI, è quello di indicare all'uomo la via della Verità, ovvero quella insegnataci da Cristo oltre 2000 anni fa. Come ci ricorda l'evangelista Giovanni (Gv 14,6) è in Cristo la salvezza perchè “Io sono la via e la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. (Enrico Baccarini, Petrus, 6 Marzo 2008)