martedì 2 maggio 2017

Esiste una prova storica della resurrezione di Gesù?

Nell’udienza generale del 17 aprile u.s., Papa Francesco ha affermato: “[Cristo] è morto, ma è risorto. Perché la fede nasce dalla risurrezione. Accettare che Cristo è morto, ed è morto crocifisso, non è un atto di fede, è un fatto storico. Invece credere che è risorto sì. La nostra fede nasce il mattino di Pasqua”: parole che hanno dato seguito a molteplici considerazioni da parte dei media. In proposito, riportiamo il resoconto di un dibattito tra due eminenti studiosi proprio sulla storicità anche della Risurrezione. È un resoconto del 2014 che tuttavia riteniamo ancora estremamente valido e attendibile. (M.L.).

Molto interessante il dibattito avvenuto nel 2006 tra il noto filosofo analitico William Lane Craig, docente al Talbot School of Theology di Los Angeles e Bart D. Ehrman, presidente del Dipartimento di studi religiosi” dell’Università della Carolina del Nord. Al centro del dibattito la possibilità che vi sia una prova storica per la resurrezione di Gesù Cristo.
La tesi del prof. Craig è che vi sia una certezza morale per la resurrezione di Gesù che si basa sull’esperienza personale (approccio esperienziale) dell’incontro con Lui tramite il dono della fede, ma che esista anche un sostegno storico che porta a guardare alla resurrezione di Gesù come la miglior spiegazione (dunque potremmo dire una “prova indiretta”) di quattro eventi ben definiti nella storia di Gesù, giudicati altamente attendibili storicamente dalla comunità scientifica. Ecco i quattro eventi:
1) La sepoltura di Gesù: è riferita da numerose fonti indipendenti (i quattro Vangeli, tra cui il materiale utilizzato da Marco che secondo Rudolf Pesch risale a sette anni dalla crocifissione di Gesù e proviene da testimonianze oculari, diverse lettere di Paolo, scritte prima dei Vangeli e ancora più vicine ai fatti, e l’apocrifo Vangelo di Pietro) e ciò è un elemento di autenticità sulla base del criterio della molteplice attestazione. Inoltre, la sepoltura di Gesù per mezzo di Giuseppe d’Arimatea, membro del Sinedrio ebraico, risulta attendibile poiché soddisfa il cosiddetto criterio dell’imbarazzo: come ha spiegato lo studioso Raymond Edward Brown (in “The Death of the Messiah”, 2 vols., Garden City 1994, p.1240-1). La sepoltura di Gesù grazie a Giuseppe d’Arimatea è “molto probabile” dal momento che è “inspiegabile” come dei membri della chiesa primitiva potessero valorizzare tanto un membro del Sinedrio ebreo, avendo verso di loro una comprensibile ostilità (erano gli artefici della morte di Gesù). Per questi e altri motivi il compianto John At Robinson dell’Università di Cambridge, la sepoltura di Gesù nella tomba è «uno dei fatti più antichi e meglio attestati su Gesù» (“The Human Face of God”, Westminster 1973, p. 131)
2) La tomba trovata vuota: la domenica dopo la crocifissione, la tomba di Gesù fu trovata vuota da un gruppo di donne. Anche questo fatto soddisfa il criterio della molteplice attestazione essendo attestato da diverse fonti indipendenti (Vangelo di Matteo, Marco e Giovanni, e Atti degli Apostoli 2,29 e 13,29). Inoltre, il fatto che le protagoniste del ritrovamento della tomba vuota siano delle donne, allora considerate prive di qualunque autorità (perfino nei tribunali ebraici) avvalora l’autenticità del racconto, soddisfacendo il criterio dell’imbarazzo. Così lo studioso austriaco Jacob Kremer ha affermato: «di gran lunga la maggior parte degli esegeti considera affidabili le dichiarazioni bibliche relative al sepolcro vuoto» (“Die Osterevangelien–Geschichten um Geschichte”, Katholisches Bibelwerk, 1977, pp. 49-50).
3) Apparizioni di Gesù dopo la morte: in diverse occasioni e in varie circostanze numerosi individui e gruppi di persone differenti dicono di aver sperimentato apparizioni di Gesù dopo la sua morte. Paolo spesso cita questi eventi nelle sue lettere, considerando che sono state scritte vicine agli eventi e tenendo conto la sua conoscenza persona con le persone coinvolte, queste apparizioni non possono essere liquidate come semplici leggende. Oltretutto esse sono presenti in diverse fonti indipendenti, soddisfacendo il criterio della molteplice attestazione (l’apparizione a Pietro è attestata da Luca e Paolo; l’apparizione ai Dodici è attestata da Luca, Giovanni e Paolo; l’apparizione alle donne è attestata da Matteo e Giovanni, ecc.) Il critico tedesco del Nuovo Testamento, scettico, Gerd Lüdemann, ha concluso: «Può essere preso come storicamente certo che Pietro e i discepoli abbiano avuto esperienze dopo la morte di Gesù in cui egli apparve loro come il Cristo risorto» (“What Really Happened to Jesus?”, Westminster John Knox Press 1995, p.8).
4) Il cambiamento radicale dell’atteggiamento dei discepoli: dopo la loro fuga impaurita al momento della crocifissione di Gesù, i discepoli hanno improvvisamente e sinceramente creduto che Egli era risorto dai morti, nonostante la loro ebraica predisposizione contraria. Tanto che improvvisamente furono disposti perfino a morire per la verità di questa convinzione. L’eminente studioso britannico NT Wright ha perciò affermato: «Questo è il motivo per cui, come storico, non riesco a spiegare l’ascesa del cristianesimo primitivo a meno che Gesù sia risorto, lasciando una tomba vuota dietro di lui». (“The New Unimproved Jesus”, Christianity Today, 13/09/1993).
Il prof. Craig ci tiene a sottolineare: «La risurrezione di Gesù è una spiegazione miracolosa di queste prove, ma queste prove in sé non sono miracolose. Nessuno di questi quattro fatti è alcun modo soprannaturale o inaccessibile allo storico». Per questo egli afferma che la migliore spiegazione di questi fatti è che Gesù è risorto dai morti. Questa è anche stata la spiegazione che i testimoni oculari stessi hanno dato e nessuna spiegazione naturalistica riesce a fornire una spiegazione davvero plausibile dei fatti, tenendo in conto tutti gli elementi.

La replica del prof. Ehrman si è basata su tre punti. La prima obiezione è stata che i Vangeli non sono così solidi come fonti storiche, dato che sono stati composti dai 35 ai 65 anni dopo la morte di Gesù. Un’affermazione che contraddice quanto scriverà in seguito nel volume “Did Jesus Exist?”«Indipendentemente dal fatto che siano ritenuti o meno scritture ispirate, i Vangeli possono essere considerati e utilizzati come fonti storiche importanti» (HarperCollins Publisher 2013, p.75). La seconda obiezione è che vi sono delle contraddizioni tra i diversi Vangeli su come si sono svolti i quattro fatti citati dal prof. Craig (l’ora e il giorno della morte di Gesù, il numero di donne che ha trovato il sepolcro vuoto ecc.). Ad essa ha contro-replicato il prof. Craig, facendo notare che i Vangeli sono tutti concordi sui quattro fatti al centro del dibattito, anche se possono variare dei particolari secondari ma che non compromettono il racconto.
La terza obiezione del prof. Ehrman è che la resurrezione dai morti di Gesù da parte di Dio è un’affermazione teologica e non può essere storica poiché «gli storici possono stabilire solo quello che probabilmente è accaduto in passato, e per definizione, un miracolo è l’evento meno probabile. E così, per la natura stessa dei canoni della ricerca storica, non possiamo affermare storicamente che un miracolo probabilmente è accaduto. Per definizione, probabilmente non è accaduto». Il prof. Craig ha contro-replicato, in modo illuminate secondo noi, spiegando che si sta valutando l’ipotesi che Gesù sia risorto dai morti in modo soprannaturale, non in modo naturale (il che sarebbe, questo si, altamente improbabile). «Ma non vedo alcun motivo per pensare che sia improbabile che Dio abbia risuscitato Gesù dai morti». Infatti, «al fine di dimostrare che tale ipotesi è improbabile, bisognerebbe dimostrare che l’esistenza di Dio è improbabile. Ma il prof. Ehrman dice che lo storico non può dire nulla su Dio. Pertanto, non può dire che l’esistenza di Dio è improbabile. Ma, se non si può dire questo allora non si può nemmeno affermare che la risurrezione di Gesù è improbabile. Quindi la posizione del prof. Ehrman è letteralmente auto-confutante». Inoltre, ha ricordato ancora il prof. Craig, il dibattito è centrato sulla probabilità della resurrezione in seguito ad una serie di fatti che richiedono essa come spiegazione migliore, non la probabilità della resurrezione dai morti senza alcun elemento di prova.
Il resto del confronto tra i due si è basato solamente sull’approfondimento delle loro posizioni. Il prof. Ehrman, nonostante avesse il vantaggio di trattare un argomento di cui è un professionista (il prof. Craig è un filosofo, non uno storico), non si è dimostrato molto preparato alle argomentazione filosofiche del prof. Craig. Anzi, si è contraddetto come accade spesso nei suoi libri. Bisogna invece riconoscergli un’ottima disposizione al confronto e non allo scontro. Il prof. Craig si è invece dimostrato certamente più convincente e illuminato, arrivando a fornire una buona plausibilità ad una tesi -la prova storica della resurrezione- poco considerata anche dai cristiani.

(Fonte: UCCR, Redazione, 1 novembre 2014)



Nessun commento: