mercoledì 21 giugno 2017

Lo scandalo del silenzio

I quattro cardinali, autori dei “dubia” concernenti l’Esortazione Amoris laetitia, hanno reso nota, attraverso il blog del vaticanista Sandro Magister, una richiesta di udienza che il cardinale Carlo Caffarra ha presentato al Papa lo scorso 25 aprile ma che, come i “dubia”, non ha avuto risposta. Il deliberato silenzio di Papa Francesco – che pure riceve a Santa Marta personalità molto meno rilevanti, per discutere di problemi molto meno importanti per la vita della Chiesa – è la ragione della pubblicazione del documento.
Nella richiesta filiale di udienza, i quattro cardinali (Brandmüller, Burke, Caffarra e Meisner) fanno sapere che avrebbero voluto spiegare al Pontefice le ragioni dei “dubia” ed esporre la situazione di grave confusione e smarrimento in cui versa la Chiesa, soprattutto per quanto riguarda i pastori d’anime e, “in primis”, i parroci. Infatti, nell’anno trascorso dalla pubblicazione di Amoris laetitia, «sono state pubblicamente date interpretazioni di alcuni passi obiettivamente ambigui dell’Esortazione post-sinodale, non divergenti dal, ma contrarie al permanente Magistero della Chiesa. Nonostante che il Prefetto della Dottrina della Fede abbia più volte dichiarato che la dottrina della Chiesa non è cambiata, sono apparse numerose dichiarazioni di singoli Vescovi, di Cardinali, e perfino di Conferenze Episcopali, che approvano ciò che il Magistero della Chiesa non ha mai approvato. Non solo l’accesso alla Santa Eucarestia di coloro che oggettivamente e pubblicamente vivono in una situazione di peccato grave, ed intendono rimanervi, ma anche una concezione della coscienza morale contraria alla Tradizione della Chiesa. E così sta accadendo – oh quanto è doloroso constatarlo! – che ciò che è peccato in Polonia è bene in Germania, ciò che è proibito nell’Arcidiocesi di Filadelfia è lecito a Malta. E così via. Viene alla mente l’amara constatazione di B. Pascal: “Giustizia al di qua dei Pirenei, ingiustizia al di là; giustizia sulla riva sinistra del fiume, ingiustizia sulla riva destra”».
Non c’è scandalo né ribellione nel fatto che dei collaboratori del Papa gli chiedano un’udienza privata e che, nella richiesta, descrivano con parrhesia, ma con oggettività, la divisione che ogni giorno si allarga nella Chiesa. Lo scandalo è il rifiuto del Successore  di Pietro di ascoltare chi chiede di essere ricevuto. Tanto più che Papa Francesco ha voluto fare dell’ “accoglienza” il marchio di fabbrica del suo pontificato affermando, in una delle sue prime omelie a Santa Marta (25 maggio 2013) che i «cristiani che chiedono non devono mai trovare porte chiuse». Perché rifiutarsi di dare udienza a quattro cardinali che non fanno altro che il loro dovere di consiglieri del Papa?
Le parole dei cardinali sono filiali e rispettose. Si può presumere che la loro intenzione sia stata di cercare di “discernere” meglio, in un’udienza privata, le intenzioni e i piani di papa Francesco ed eventualmente rivolgere al Pontefice  una correzione filiale in camera caritatis. Il silenzio di Papa Francesco nei loro confronti è ostinato e irriguardoso, ma nel suo perdurare esprime la posizione di chi va avanti con determinazione per la sua strada. Vista l’impossibilità di una correzione privata per il rifiuto inspiegabile dell’udienza, ora anche i cardinali dovranno andare avanti con decisione nella loro strada, se vorranno evitare che, nella Chiesa, il silenzio sia più forte delle loro parole.

Di seguito la lettera al papa del Cardinale Carlo Caffarra.
“LA NOSTRA COSCIENZA CI SPINGE…”
Beatissimo Padre,
è con una certa trepidazione che mi rivolgo alla Santità Vostra, durante questi giorni del tempo pasquale. Lo faccio a nome degli Em.mi Cardinali: Walter Brandmüller, Raymond L. Burke, Joachim Meisner, e mio personale.
Desideriamo innanzi tutto rinnovare la nostra assoluta dedizione ed il nostro amore incondizionato alla Cattedra di Pietro e per la Vostra augusta persona, nella quale riconosciamo il Successore di Pietro ed il Vicario di Gesù: il “dolce Cristo in terra”, come amava dire S. Caterina da Siena. Non ci appartiene minimamente la posizione di chi considera vacante la Sede di Pietro, né di chi vuole attribuire anche ad altri l’indivisibile responsabilità del “munus” petrino. Siamo mossi solamente dalla coscienza della responsabilità grave proveniente dal “munus” cardinalizio: essere consiglieri del Successore di Pietro nel suo sovrano ministero. E del Sacramento dell’Episcopato, che “ci ha posti come vescovi a pascere la Chiesa, che Egli si è acquistata col suo sangue” (At 20, 28).
Il 19 settembre 2016 abbiamo consegnato alla Santità Vostra e alla Congregazione della Dottrina della Fede cinque “dubia”, chiedendoLe di dirimere incertezze e fare chiarezza su alcuni punti dell’Esortazione Apostolica post-sinodale “Amoris Laetitia”.
Non avendo ricevuto alcuna risposta da Vostra Santità, siamo giunti alla decisione di chiederLe, rispettosamente ed umilmente, Udienza, assieme se così piacerà alla Santità Vostra. Alleghiamo, come è prassi, un Foglio di Udienza in cui esponiamo i due punti sui quali desideriamo intrattenerci con Lei.
Beatissimo Padre,
è trascorso ormai un anno dalla pubblicazione di “Amoris Laetitia”. In questo periodo sono state pubblicamente date interpretazioni di alcuni passi obiettivamente ambigui dell’Esortazione post-sinodale, non divergenti dal, ma contrarie al permanente Magistero della Chiesa. Nonostante che il Prefetto della Dottrina della Fede abbia più volte dichiarato che la dottrina della Chiesa non è cambiata, sono apparse numerose dichiarazioni di singoli Vescovi, di Cardinali, e perfino di Conferenze Episcopali, che approvano ciò che il Magistero della Chiesa non ha mai approvato. Non solo l’accesso alla Santa Eucarestia di coloro che oggettivamente e pubblicamente vivono in una situazione di peccato grave, ed intendono rimanervi, ma anche una concezione della coscienza morale contraria alla Tradizione della Chiesa. E così sta accadendo – oh quanto è doloroso constatarlo! – che ciò che è peccato in Polonia è bene in Germania, ciò che è proibito nell’Arcidiocesi di Filadelfia è lecito a Malta. E così via. Viene alla mente l’amara constatazione di B. Pascal: “Giustizia al di qua dei Pirenei, ingiustizia al di là; giustizia sulla riva sinistra del fiume, ingiustizia sulla riva destra”.
Numerosi laici competenti, profondamente amanti della Chiesa e solidamente leali verso la Sede Apostolica, si sono rivolti ai loro Pastori e alla Santità Vostra, per essere confermati nella Santa Dottrina riguardante i tre sacramenti del Matrimonio, della Confessione e dell’Eucarestia. E proprio in questi giorni, a Roma, sei laici provenienti da ogni Continente hanno proposto un Seminario di studio assai frequentato, dal significativo titolo: “Fare chiarezza”.
Di fronte a questa grave situazione, nella quale molte comunità cristiane si stanno dividendo, sentiamo il peso della nostra responsabilità, e la nostra coscienza ci spinge a chiedere umilmente e rispettosamente Udienza.
Voglia la Santità Vostra ricordarsi di noi nelle Sue preghiere, come noi La assicuriamo che faremo nelle nostre. E chiediamo il dono della Sua Benedizione Apostolica.
Carlo Card. Caffarra
Roma, 25 aprile 2017, Festa di San Marco Evangelista

(Fonte: Roberto de Mattei, Corrispondenza Romana, 20 giugno 2017)



Nessun commento: