venerdì 29 febbraio 2008

Cattolici solo a parole



In un Paese come l'Italia, che generalmente viene definito cattolico, forse è più alto il rischio di considerare il cattolicesimo come una realtà acquisita quasi ovvia e pertanto immune da compromessi e contaminazioni. Non intendo in questo caso riportarmi alla differenziazione spesso in uso tra cattolici praticanti e non, quanto piuttosto alla qualificazione ideologica oltre che religiosa di cattolico. Ovvio considerare l'attributo cattolico come aggettivo qualificativo di appartenente alla Chiesa Cattolica Apostolica Romana, ma è assai meno scontato considerare come autenticamente cattolico chi autonomamente si qualifica come tale solo in virtù di un riferimento ai valori e alla dottrina cattolica. Più volte, dietro queste affermazioni si cela l'inganno. Spesso, infatti, soprattutto nella realtà odierna, in molti, anche tra le cosiddette ‘personalità’ di spicco, si definiscono tali, ma in realtà ideologicamente sposano teorie assolutamente incompatibili con l'autentico orientamento cattolico. Si pone in essere in questi casi, anche per esigenze puramente pratiche o per precise strategie di proselitismo, un patetico tentativo di conciliare realtà ed aspetti tra essi inconciliabili per definizione. Non si vuole con questo negare l'innegabile esigenza di pacificazione cui aspira ogni società civile e progredita, ma si vuole piuttosto approfondire l'altrettanto insopprimibile esigenza di ogni individuo che voglia definirsi autenticamente e coerentemente cattolico, di non operare scelte ideologicamente incompatibili con questa qualifica. Non a caso qui di scelta si parla, in quanto, fortunatamente, nel nostro Paese non ci sono obblighi di appartenenza ideologica e tantomeno religiosa; ognuno è pienamente libero di scegliere la propria collocazione assecondando la più vasta gamma di motivazioni personali, ed ogni scelta va rispettata appunto in quanto tale purché non palesemente lesiva degli interessi della collettività. Tuttavia, per coloro che hanno scelto di essere cattolici, si rende necessario non auto-referenziarsi come tali, effettuando poi altre scelte incoerenti con quella che potremmo definire l'opzione di base, ma piuttosto prendere quale effettivo e costante riferimento per orientare le proprie idee i valori più autentici del cattolicesimo. Ecco, quindi, che, se per valutare la valenza di quest'attributo cattolico prendiamo a misura l'aspetto della coerenza ideologica, osserviamo che l'Italia è oggi un Paese che può definirsi solo per convenzione cattolico ma che vive una realtà molto diversa. Non a caso, poi, ho accennato prima a personalità che si definiscono cattoliche; intendo riferirmi, con questo termine, a quei personaggi della cultura, dei media, della politica, insomma a quei notabili della società, che grazie a questa sorta di presunta collocazione ideologica che da se stessi si attribuiscono, possono trarre in inganno la coscienza di tanti. Il cattolicesimo autentico è forte di valori insindacabili e talvolta poco duttili, non si presta facilmente a manipolazione ed annacquamenti; per valutarne la schiettezza basta riferirsi alla dottrina ed allora si scopre agevolmente la differenza che intercorre tra il cattolico vero e chi si spaccia per tale per raccogliere i consensi proprio di coloro i quali vorrebbero restare nell'ambito dell'ideologia cattolica. Prima di concludere mi preme precisare perchè, in questa sede, ho più volte usato il termine ideologia cattolica: intendevo fare particolare riferimento, appunto, alle scelte ideologiche di questa area, quasi come ideale esortazione ad un abito mentale chiaro e coerente affinché, se pure nell’operare tanti sono i nostri limiti, almeno ideologicamente non siamo cattolici solo a parole. (Sergio Rolando, Petrus, 26 febbraio 2008)

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