sabato 26 luglio 2008

E i Gesuiti milanesi sdoganano l’omosessualità...

Nel numero di giugno della prestigiosa rivista dei gesuiti milanesi, Aggiornamenti Sociali, si trova un lungo «contributo alla discussione» sul riconoscimento delle unioni omosessuali. Il lavoro sarebbe stato elaborato da un fantomatico «gruppo di studio sulla bioetica»; il comitato di "studio" è costituito tutto da "autorevoli" cattolici, anche docenti del seminario diocesano di Milano. Gli autori del saggio, sono il miglior segno della Chiesa milanese, che trova modo di illuminare i lontani proprio perché "profetica e progressista", diversa e a volte opposta da quella verticistica, magisteriale, ingessata e romana. Tuttavia in Vaticano molti sono gli uomini recentemente nominati dal «club dei profeti milanesi». Sarà la propensione drammaticamente sinistrorsa del "mitico" Bartolomeo Sorge, tirato a Milano negli ultimi anni del Cardinal Martini, sarà per il sentiero "border-line" intrapreso dal Cardinal Tettamanzi o per l'affidamento totale della Curia milanese (nomine, esternazioni, suggerimenti per incarichi Cei e Vaticani) all'ala "aperturista vetero sessantottina", quel saggio lascia esterrefatti. Naturalmente, duole constatare che il catechismo della Chiesa Cattolica sia assolutamente ignorato, semplicemente non risulta sia una fonte di riflessione sull'argomento, così come gli estensori ignorano la realtà che appare dalla stragrande maggioranza delle reazioni omosessuali (promiscuità, attività compulsiva e anonima). Gli atti sessuali non procreativi degli omosessuali vengono messi sullo stesso piano di quelli tra eterosessuali sterili e così si valuta"indifferente" il punto di partenza. Ma il caso di un uomo e di una donna affetti da patologia della fertilità è diverso da comportamenti sessuali tra persone dello stesso sesso, basterebbe usare il buon senso per rendersene conto. L'indifferenza su questo punto, porta dritti alla "gender theology". Nessun turbamento negli autori, anzi, il "politically correct" impone di derubricare i molti casi di persone felicemente uscite da pulsioni omosessuali, con due righette. Confesso che lo sgomento provato, dopo l'operazione di normalizzazione nelle scuole pubbliche operata dal Governo Prodi, mancava solo la benedizione di tanti "buoni cattolici". Colpisce la sostanziale assenza del principio di "realtà" dello scritto, forse i signorini estensori vivono sommersi da pile di libri da non riuscire a guardar fuori dalle finestre, sconforta per di più il tentativo di camuffare tutto con la "carità", il "dialogo", l'accoglienza, la necessaria "sintesi" per sottolineare il «valore delle relazioni omosessuali stabili». Ogni persona è dono, ricchezza e mistero, ma non così la pulsione omosessuale, che è sempre una profonda ferita dell'identità, comunque la si valuti. Questi testi rappresentano un vero e proprio tradimento al richiamo di papa Benedetto XVI a restare uniti, nell'accoglienza della persona ferita ma anche nella verità, sui principi non negoziabili. Se sono taluni "pastori" e pseudo esperti diocesani ad andare così fuori strada, come pensare che non si crei confusione nelle "pecorelle"? L'insegnamento di Giovanni Paolo Il sulla sessualità è stato ascoltato e recepito dal clero? Questi esperti hanno mai visto un corpo femminile e maschile "sganciato" dalla psiche o dallo spirito? Bisogna essere stralunati quando si esalta il primato della "relazione" in senso teorico, a prescindere dalla fisicità biologica, quando la persona è sessuata. Nella fisicità di una "relazione omosessuale", dove vedono questi signor il rispetto del disegno divino sulla corporeità, differenza chiamata alla "trasparenza" della relazione trinitaria, come ci ha insegnato Giovanni Paolo II? Sussurro un'altra ipotesi, spero solo di scuola, ed è che il tentativo di “normalizzazione” del "club dei profeti milanesi" sia perché qualcuno è interessato. Si costruirebbero così le premesse per una “autoassoluzione” pseudo teologica o filoso***** alle personali e altrui problematicità; paradossalmente anche questo maldestro tentativo dimostra quel disagio e quella ferita che si vorrebbe negare. Le ricadute negative culturali sociali tuttavia non sono evitabili e di questo si deve tenere conto. L'omosessualità è una ferita e la sua normalizzazione sociale della "gender theory" non è un bene né per la persona, né per la società. Con buona pace di ogni gruppo di studio gesuitico e del bel "club di potere milanese". Dopo le donne vescovo anglicane, c'è chi vorrebbe introdurre la "gender theology" nella Università Cattolica? (Luca Volontà, Libero, 10 luglio 2008)

1 commento:

Anonimo ha detto...

opinioni controcorrente? Non direi proprio. Piuttosto conformati alla società benpensante. Faccia pure moderazione ( e censura ) dei commenti che arrivano dall'esterno, l'importante è che il messaggio sia passato.