«Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato». La Chiesa è nata dalla costatazione di un fatto: Gesù crocifisso morto e sepolto, è risuscitato. E la comunità cristiana continua ad essere costruita sul fondamento di questo fatto. Essa non è raccolta primariamente attorno all’insegnamento religioso di un maestro; non è in primo luogo la comunità di coloro che accettano di vivere secondo un determinato codice morale. Più semplicemente, è la comunità di coloro che credono alla narrazione del seguente fatto: Gesù è risorto.
È un fatto realmente accaduto nella storia - un fatto storico - di cui gli Apostoli sono testimoni e non certo gli inventori. È un fatto: non un mito o un simbolo creato per comunicarci significati religiosi, o per stimolarci ad impegni etici.
Nello stesso tempo però la risurrezione di Gesù non è stato un semplice ritorno alla vita che viveva prima della morte, alla sua vita terrena. Ma nella sua risurrezione, Cristo anche col suo corpo è entrato nella gloria dell’esistenza del Padre e posto nella sua stessa condizione. Come di dice l’apostolo Paolo, Egli «si trova … assiso alla destra di Dio». L’umanità del Verbo incarnato, il suo corpo crocefisso e morto è divenuto partecipe della stessa vita di Dio.
Riflettiamo bene su questo fatto. Nella sua umanità in tutto simile alla nostra, nella sua carne fragile e mortale come la nostra, Gesù è divenuto partecipe della vita eterna di Dio: questo è ciò che è accaduto nella risurrezione. È dunque la più grande “trasformazione” mai accaduta, il “salto” decisivo verso una dimensione di vita profondamente nuova. Non per niente durante questi giorni pasquali sentirete spesso ripetere: “Cristo risorto non muore più; la morte non avrà più nessun dominio su di lui”.
L’apostolo Paolo insegna che esiste una condivisione vera e propria da parte dell’uomo della condizione di Cristo risorto. Con Cristo ed in Cristo siamo resi capaci anche noi, così come tutta la famiglia umana, la storia e l’intero universo, e siamo chiamati ad entrare e a compiere quel “salto” decisivo dentro alla dimensione di vita nuova di cui Cristo risorto è sorgente e causa. È un fatto realmente accaduto nella storia - un fatto storico - di cui gli Apostoli sono testimoni e non certo gli inventori. È un fatto: non un mito o un simbolo creato per comunicarci significati religiosi, o per stimolarci ad impegni etici.
Nello stesso tempo però la risurrezione di Gesù non è stato un semplice ritorno alla vita che viveva prima della morte, alla sua vita terrena. Ma nella sua risurrezione, Cristo anche col suo corpo è entrato nella gloria dell’esistenza del Padre e posto nella sua stessa condizione. Come di dice l’apostolo Paolo, Egli «si trova … assiso alla destra di Dio». L’umanità del Verbo incarnato, il suo corpo crocefisso e morto è divenuto partecipe della stessa vita di Dio.
Riflettiamo bene su questo fatto. Nella sua umanità in tutto simile alla nostra, nella sua carne fragile e mortale come la nostra, Gesù è divenuto partecipe della vita eterna di Dio: questo è ciò che è accaduto nella risurrezione. È dunque la più grande “trasformazione” mai accaduta, il “salto” decisivo verso una dimensione di vita profondamente nuova. Non per niente durante questi giorni pasquali sentirete spesso ripetere: “Cristo risorto non muore più; la morte non avrà più nessun dominio su di lui”.
Con la sua risurrezione Egli ha dato inizio ad una nuova umanità, ad un modo nuovo di essere e di vivere; una novità che penetra continuamente dentro tutto il mondo del peccato, lo purifica e lo trasforma, e lo attira a Sé.
Questa purificazione e trasfigurazione avviene concretamente mediante la Chiesa: mediante la fede alla predicazione del Vangelo ed i sacramenti pasquali del Battesimo e dell’Eucarestia. La presenza della Chiesa impregna la vita dell’uomo e l’universo intero della potenza trasformante del Signore risorto, comunicando a chi crede la stessa vita divina.
Pertanto, «la Chiesa può, così, essere concepita come il “Corpo di Cristo” e l’organo congeniale attraverso cui il Risorto esercita la sua signoria e dispiega la sua forza vitale. Essa diventa, in questo senso, la comunità di Pasqua nel mondo» [L. Scheffczyk].
È questo che la Chiesa porta nel mondo: la forza di Cristo risorto, che trasforma la nostra povera umanità devastata dal peccato. Ed è questa la sorgente da cui scaturisce la capacità, il dovere ed il diritto della Chiesa di educare, e la sua legittimazione a farlo.
Dal fatto della Risurrezione di Gesù, che dispiega la sua forza trasformante attraverso la Chiesa, nasce il bisogno per il credente di testimoniare dentro ogni ambito della vita la signoria del Risorto: «e ci ha ordinato di annunciare al popolo e di attestare che egli è il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio».
Oggi più che mai, i discepoli del Signore sono chiamati a fuggire da un rinunciatario ripiegamento in se stessi e a collegare continuamente la proposta evangelica coi bisogni più profondi del cuore umano. E le nostre città oggi hanno particolare bisogno di testimoni del Signore risorto, perché hanno bisogno di ritrovare quel coraggio di esistere senza del quale non possono non avviarsi sul viale del tramonto, e non congedarsi dalla storia.
La Risurrezione del Signore è la grande forza che Dio, ricco di misericordia, ha immesso nella storia di ogni uomo e di tutta l’umanità. È la risurrezione corporea di Gesù che dà all’uomo il diritto di sperare: sempre e comunque.
(Fonte: Carlo Caffarra, Arcivescovo di Bologna, Labussolaquotidiana.it, 23 aprile 2011)
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