lunedì 25 aprile 2011

Padre Cantalamessa e la dottrina cattolica sulla Provvidenza…

«Terremoti, uragani e altre sciagure che colpiscono insieme colpevoli e innocenti non sono mai un castigo di Dio. Dire il contrario, significa offendere Dio e gli uomini».
Lo afferma padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa pontificia, nell’omelia alla presenza del Papa in Vaticano in occasione della celebrazione della liturgia del Venerdì Santo. Le parole del frate cappuccino sono una chiara risposta alle affermazioni del vice direttore del Cnr, Roberto de Mattei, cattolico tradizionalista, il quale ai microfoni di Radio Maria, commentando lo tsunami che ha colpito il Giappone lo scorso 11 marzo, aveva affermato che il sisma andava letto come un castigo divino in rapporto al peccare degli uomini; e aveva precisato: «Gli attacchi contro di me sono un tipico esempio della dittatura del relativismo denunciata da Benedetto XVI. Io non ho fatto altro che riaffermare la tradizionale dottrina cattolica sulla provvidenza. Come insegnano san Tommaso e sant’Agostino: nell’universo non accade nulla che non sia voluto, o almeno permesso, da Dio per precise ragioni. E tra di esse non è da escludere l’ipotesi di un castigo divino, anche se in materia non vi è certezza». Il numero due del Consiglio nazionale delle ricerche, De Mattei, ha poi ribadito il 20 aprile il suo concetto in un nuovo intervento a Radio Maria: «La teologia cristiana insegna che quando è un popolo a soffrire una grande catastrofe si tratta spesso di un castigo che serve a scontare i suoi peccati. Le sciagure collettive non sono permesse da Dio solo per scontare i nostri peccati sociali, ma anche per ricordarci la nostra precarietà o per purificarci attraverso la sofferenza, ma sempre per ottenere un bene maggiore». E per sottolineare «il castigo di Dio», de Mattei riporta un episodio del terremoto di Messina. «Nella mattina di domenica del 27 dicembre 1908 erano apparse nella città strisce con la scritta “Gesù Cristo non è mai esistito”, e per dimostrare l’empia affermazione, alla sera, in un pubblico dibattito era seguita una processione blasfema che era giunta fino alla spiaggia: un crocifisso era stato buttato a mare tra lazzi e oscenità». Poche ore dopo, all’alba del 28 dicembre, Messina venne distrutta da un terremoto e dal successivo maremoto che provocò circa 80 mila morti. De Mattei cita inoltre la distruzione di Varsavia durante la Seconda guerra mondiale, preannunciata alla santa Faustina Kowalska «per i peccati che in essa si commettevano, soprattutto l’aborto».
Pur non condividendo in toto tale tesi, Padre Cantalamessa chiarisce tuttavia che tali catastrofi «sono però un ammonimento: in questo caso, l’ammonimento a non illuderci che basteranno la scienza e la tecnica a salvarci. Se non sapremo imporci dei limiti, possono diventare proprio esse, lo stiamo vedendo, la minaccia più grave di tutte», dando in questo passaggio un accenno anche alla vicenda delle centrali nucleari di Fukushima. «La globalizzazione – ha detto ancora Cantalamessa – ha almeno questo effetto positivo: il dolore di un popolo diventa il dolore di tutti, suscita la solidarietà di tutti. Ci dà occasione di scoprire che siamo una sola famiglia umana, legata nel bene e nel male. Ci aiuta a superare le barriere di razza, colore e religione».
Questi fatti contingenti ─ aggiungiamo noi ─ devono soprattutto essere un ammonimento a cogliere l’invito di Dio a cambiare mentalità, a dare una svolta definitiva all’andazzo desolante di leggere tutto in chiave “fatalista” e materialista, prescindendo da Dio, scordandoci che l’uomo, con tutto ciò che lo riguarda, è stato creato per “personificare” l’immagine del suo creatore.


(Fonte: Agerecontra.it, 23 aprile 2011)


1 commento:

Anonimo ha detto...

Grande, Padre Cantalamessa: finalmente qualcuno che ha il coraggio di dire chiaro e tondo che il Signore è il Signore della Storia, di tutto: "nemmeno un passero cade a terra se il Padre vostro non vuole".
GRAZIE