Ha scritto Benedetto XVI: “Ma ad alcuni di coloro che si
segnalano come grandi difensori del Concilio deve essere pure richiamato alla
memoria che il Vaticano II porta in sé l’intera storia dottrinale della Chiesa.
Chi vuole essere obbediente al Concilio, deve accettare la fede professata nel
corso dei secoli e non può tagliare le radici di cui l’albero vive” [1]. Queste
parole sono una premessa indispensabile per riflettere, fruttuosamente, sul
libro scritto da “La Strega”, una dei nostri redattori, Ester Maria Ledda, come
oramai l’amiamo ricordare. Il titolo è “Aggiornamento per tutto. Compresi i
Vangeli”, Bonanno Editore (potete trovarlo nelle librerie oppure acquistarlo
qui con un solo click). Personalmente non sono in grado di fare
alcuna “presentazione” poiché sono carente di certi talenti, tuttavia dopo aver
letto il libro non posso tirarmi indietro per offrire un supporto ulteriore ad
un libro davvero utile.
E tutto finì con uno sberleffo
É lo sberleffo l’arma usata dalla nostra “Strega” per
rispondere alle derive teologiche che hanno completamente dissolto l’originaria
forza dei versetti evangelici. Lo “sberleffo” in questo caso diventa anche un
fine humour nel tentativo di far capire, – con le buone – a queste persone che
stravolgono il Vangelo, che alla fine della fiera la parola di Dio resta,
mentre i loro stravolgimenti non sono altro che quella gramigna (cfr. Mt
13,24-30) che pur non potendo noi estirpare, possiamo tuttavia evidenziare, far
emergere, far notare come quando giocando in un prato si cerca di fare
attenzione a non imbattersi nell’ortica. Potremmo interpretare questo
“sberleffo” in modo positivo, come quando i giardinieri che non vogliono usare
insetticidi, usano dello stesso materiale organico in natura per uccidere,
sempre in natura, gli elementi negativi che contaminano alberi da frutto, fiori
ed altro.Non si tratta dell’”occhio per occhio, dente per dente”, quanto piuttosto di mettere in funzione la ragione, il cervello, ed individuare quella rottura, quel “tagliare le radici di cui l’albero vive” sopra accennato, che da molti anni ha finito per dare origine davvero ad un vangelo alternativo. Del resto è sempre lo stesso Benedetto XVI che ebbe a denunciare l’esistenza di un magistero parallelo: “Occorre rifuggire da richiami pseudo-pastorali che situano le questioni su un piano meramente orizzontale, in cui ciò che conta è soddisfare le richieste soggettive” [2].
L’utilità – a colpi di sorriso – del libro
Ritengo che lo sberleffo sia utile a comprendere lo stravolgimento che si è
fatto in questi anni del Vangelo, un vangelo letto ed interpretato in modo
soggettivo e dalla cui soggettività si è giunti a queste “pseudo-pastorali” che
ci hanno letteralmente stesi, pastorali che hanno messo in orizzontale la
ragione, privandoci dell’aspetto trascendentale (verticale) del contenuto dei
Vangeli. Nella prefazione al libro leggiamo: «In questa nostra Chiesa alla deriva,
alla ecclesiologia e alla certezza delle leggi codificate pare essersi
sostituito l’arbitrio clericale più selvaggio» [3].È anche importante capire che non è affatto facile, o scontato essere del tutto coscienti di questo: se fosse facile del resto non saremo arrivati a questa grave apostasia che aumenta ogni giorno all’interno della Chiesa. È necessario che fra di noi ci si aiuti a questa comprensione, ed è questo uno dei meriti di questo libro.
E non è forse proprio Pietro che mette in guardia i cristiani dalle false interpretazioni delle Scritture? Dice infatti: «In esse (nelle Lettere di Paolo v. 15) ci sono alcune cose difficili da comprendere e gli ignoranti e gli instabili le travisano, al pari delle altre Scritture, per loro propria rovina. Voi dunque, carissimi, essendo stati preavvisati, state in guardia per non venir meno nella vostra fermezza, travolti anche voi dall’errore degli empi; ma crescete nella grazia e nella conoscenza del Signore nostro e salvatore Gesù Cristo» (2Pt 3,16-18).
Ma il vangelo non è giustizia sociale
Si intuisce nelle pagine del libro un evidente critica alla
teologia della liberazione e a tutte quelle interpretazioni che hanno ridotto
il messaggio evangelico alla sola giustizia sociale. Per comprendere bene la
critica che il testo fa a queste “pseudo-pastorali” e dunque alla nouvelle
theologie è importante leggere il famoso documento firmato dall’allora
Prefetto della CdF sui rischi derivanti da queste teologie moderniste:
«L’espressione “teologia della liberazione” designa innanzi tutto una
preoccupazione privilegiata, generatrice di impegno per la giustizia, rivolta
ai poveri e alle vittime dell’oppressione. Partendo da questo approccio, si
possono distinguere parecchie maniere, spesso inconciliabili, di concepire il
significato cristiano della povertà e il tipo d’impegno per la giustizia che
esso comporta. Come ogni movimento di idee, “le teologie della liberazione”
presentano posizioni teologiche diverse; le loro frontiere dottrinali non sono
ben definite» [4].Il punto è che il Vangelo in sé non è uno statuto per la rivoluzione o per una rivoluzione sociale, non per nulla significa “buona novella” e non “nouvelle theologie”. Il Vangelo non è per una “giustizia sociale” tanto è vero che Gesù nelle Beatitudini specifica: «Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati» (Mt 5,3-12), e bene scrive l’Autrice a pag. 25 del libro, per la versione aggiornata: “… benefattori dell’umanità (…) grande sarà la vostra ricompensa terrena”. Il Vangelo è sì un messaggio di libertà e una forza di liberazione, ma da che cosa? Perché un Dio si è fatto uomo? è venuto per salvarci; e da che cosa? Non certo dal Cesare di turno, ma dal peccato. La libertà e la liberazione di cui parla il Vangelo è dal peccato, da questa schiavitù dalla quale derivano tutti gli altri mali. L’ingiustizia sociale deriva da quanto maggiormente noi restiamo schiavi di questa realtà che oggi si vuole anch’essa aggiornare mitigandone la presenza, l’essenza e la dura conseguenza. Guai a parlare di “peccato” ed è ovvio che alla fine si finisce col trasferire la giusta lotta, la giusta battaglia, su fronti errati.
Lo rammenta bene San Paolo quando dice: “La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti” (Ef 6,12). «Ma voi chi dite che io sia?» (Mt 16,15-20), chiede Gesù ai suoi. Pietro ha risposto con decisione, perché ispirato da Dio, e Gesù rivolge a noi, ad ogni generazione, questa domanda che non è derogabile ad alcuno: ma per te chi sono io? La risposta non può venire dal basso, come per Pietro. Anche la nostra risposta deve essere ricevuta dall’alto.
Aggiornando i Vangeli a rivendicazioni sociali, è ovvio poi che si finisce anche per aggiornare l’immagine del Cristo ridotto ad un povero figlio dei fiori di sessantottina memoria, o ad un Jesus Christ Superstar, o allo sdolcinato Gesù di Zeffirelli, o all’altro Gesù Sociale di Pasolini e così via:«Ci si chiede da tempo se sia possibile fare un film sul Gesù degli Evangeli, senza sacrificarne la piena identità sugli altari dell’industria culturale e delle sue strategie di mercato. Il cinema e la televisione hanno presentato Gesù nei modi più diversi: classico o moderno, biblico o confessionale, ieratico o umano, cristologico o mariano, attinente alle fonti storiche o liberamente interpretato, accattivante o provocante, umile maestro o divo hollywoodiano, costumato o degenerato. L’impressione è che tutte queste chiavi di lettura del Gesù degli Evangeli abbiano a che fare poco e niente col mistero dell’Uomo-Dio e del Dio-Uomo. Questo mostra il grande limite di qualunque immagine rispetto alla parola» [5].
Gesù, il Maestro… della psicanalisi ante litteram
I passaggi più divertenti riguardano poi la riduzione psicoanalitica
dei miracoli di Gesù. Oggi, più che mai, sembra ancora questa una delle chiavi
usate dalla modernità per polverizzare la fede. Questo perché siamo sempre lì, alla vera identità
del Cristo che è scandalo. Nel brano citato prima di Matteo, quando Pietro,
ispirato dall’alto, esprime a parole chi fosse il Cristo – pur probabilmente
non comprendendone il significato – subito dopo rinnega quella
professione quando comprende che il Cristo gli sta dicendo che dovrà morire. La
reazione del Cristo è diretta e dura: «Lungi da me, satana! Tu mi sei di
scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!» (Mt 16,21-23).Ma cosa significa “pensare secondo gli uomini”? Ecco, il libro della nostra “Strega” lo fa capire molto bene, anzi, è tutto un comprendere come davvero questo Cristo dei Vangeli sia di scandalo al punto tale che è diventato necessario, nella Chiesa, aggiornare i vangeli, aggiornare l’identità del Cristo.
La frase, per me, più eloquente la trovo a pag. 24, riguardante Mt 5,8-7: il povero centurione che vuol bene al suo servo e supplica quel Messia al quale riconosce senza dubbio –col sensum fidei in embrione – il potere divino dei miracoli, la sua capacità di guarire. Nella versione originale sappiamo come va a finire, Gesù riconosce l’autentica fede del soldato e gli guarisce il servo. La versione aggiornata è davvero tipica del nostro tempo: chi crede più ai miracoli? Forse il popolo ancora ci crede, ma quanti sacerdoti davvero – oggi – credono nei miracoli?
Non posso non citare le pagine 45 e 46, riguardante Mc 10,46-52, cioè il famoso cieco di Gerico: diremo che la Strega ha fatto centro. La versione aggiornata è davvero quanto più spesso sentiamo oggi dalle cattedre e dai pulpiti modernisti nella Chiesa: “Compagno concedimi una visita infra moenia gratuita e guariscimi! Compagno, guariscimi!”. “La tua forza di volontà ti ha guarito e non ti farò neppure pagare il ticket”.
Sono testimone del fatto che, non di rado, ho sentito dire ai sacerdoti che i miracoli di Gesù sono “simbolici” e che in questo senso Gesù era un vero psicologo che “creava ad arte effetti placebo”, in altri casi i miracoli compiuti di Gesù non vanno accolti come tali, ma come materia di studio sulla psiche dell’uomo: credere al miracolo influisce benevolmente su di lui e lo predispone ad accogliere meglio la speranza contenuta nel Vangelo. Amenità simili che sono servite, e servono, per “aggiornare” la fede, risvegliarla in un mondo in cui, il soprannaturale piace rilegarlo esclusivamente al cinema, alla sfera della fantascienza o della fantareligione. Sicuramente è in atto, in questo caso, il tentativo, se non di polverizzare, di cambiare la fede.
La fede non può essere cambiata
Credere in qualcosa o in qualcuno non solo è più forte
dell’uomo, perché insito nella nostra natura, della quale l’unica certezza che
abbiamo, perché la vediamo, è la morte, e questo senza dubbio fa paura, ma
soprattutto abbiamo bisogno di riempire quel vuoto che si crea quando si ripudia
il Dio vero. Ma il “vero Dio”, ahimè, ha voluto la Chiesa, ha voluto consegnare
ad Essa l’interpretazione della Sua rivelazione, e questo l’uomo non lo
accetta. Di conseguenza è proprio la fede della Chiesa ad essere attaccata,
minacciata, perseguitata, modificata, cambiata, aggiornata…Nel “Credo” aggiornato, a pag. 90, lo si esplicita chiaramente: “È venuto nel mondo e per il mondo, per renderlo un luogo migliore”, alzi la mano chi non ha mai sentito un sacerdote, un teologo, e persino un catechista dire una cosa del genere, eppure sappiamo bene quante volte Nostro Signore ha specificato che “il mio regno non è di questo mondo”. Il vero credente è sotto psicoanalisi come il suo Maestro. Del resto non è solo una questione di scandalo, ma un Dio che si fa uomo per andare a morire sulla Croce, diciamocelo francamente come si ascolta dire in certi ambienti, non doveva avere tutte le rotelle a posto!
Emerge potente il Vangelo
Qual è la qualità più eccellente del libro? Riesce a far emergere,
dirompente, la potenza della pagina evangelica se confrontata con la versione
aggiornata. Man mano che lo leggevo, la versione autentica del Vangelo
risaltava maggiormente confermandomi in quel sensum fidei che da duemila
anni ci fa dire le solite cose. In fondo il compito di ogni battezzato non è
quello di scrivere nuovi poemi, ma quello di “trasmettere il deposito della
fede”.Mentre scorrevo il libro mi risaltava in cuore il monito paolino: “Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero” (2Tim 4,3-5).
«Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri» [6]
Risalta soprattutto che questo mendicare la verità, questo essere staffetta di generazione in generazione, che riceve il Depositum Fidei dalle mani delle generazioni precedenti per darlo a noi (e noi a chi verrà domani dopo di noi), ha subito senza alcun dubbio una rottura, una grave rottura col passato e che in qualche modo, oggi, deve rimpiazzare in qualche modo. Ecco allora un vangelo aggiornato che proprio essendo una falsità del nostro tempo, in questo tempo morirà, seppur facendo molte vittime, disseminando cadaveri, lasciando dietro di sé morte.
La potenza del Vangelo autentico sta proprio nei suoi racconti, nei suoi fatti, nelle sue parole sempre uguali è vero, ma sempre nuove perché nuove sono le generazioni che devono imparare a conoscerlo e a metterlo in pratica. La vera modernità è Cristo stesso, è questa sua Parola che ci rende moderni.
Alla pag. 57 (Lc 6,46) c’è l’ennesimo aggiornamento che ci aiuta a capire ulteriormente: “Perché mi chiamate Signore, Signore, ma poi non fate ciò che dico?”, questa la versione corrente. La versione aggiornata dice: “Capisco che è difficile fare ciò che vi dico, quasi impossibile, per cui chiamatemi ‘Signore, Signore’ e questo sarà sufficiente”.
E Maria è diventata una femminista?
Ma il libro mette in evidenza anche il contrasto tra il femminismo e il
Magnificat, tra le rivendicazioni delle “uome” di oggi e Maria. Sull’argomento
specifico possiamo andare a rileggerci tranquillamente le varie mariologie che
abbiamo qui trattato nel sito [7] per comprendere questa avanzata modernista
che spinge a una rilettura non solo dei Vangeli, ma anche degli Autori, dei
Personaggi, dei Protagonisti.Maria, per esempio, va bene, ma perché complicare la teologia con quel “Mater Dei” e non lasciare piuttosto un bel più protestante Maria Madre di Gesù, dell’uomo Gesù?
Per molti sembra una sciocchezza: in fondo dire che Maria è Madre di Gesù è corretto, ma dire Madre di Dio è più impegnativo perché si va a riconoscere che quel Figlio non è solo uomo. Con il vangelo aggiornato possiamo sentirci dire o predicare un Gesù “diversamente uomo”. Insomma, come si spiegava al punto sopra, siamo tutti da psicanalizzare: di conseguenza è meglio modificare anche l’immagine, l’identità di questa pia donna, farla scendere da quel piedistallo sul quale la patristica, la teologia, santi e dottori l’hanno legittimamente messa e via… A semplificare sempre di più non tanto Maria che era effettivamente una creatura umana, ma semplificare la sua identità di donna creata perfetta, senza macchia, tutta pura, titoli oggi disarmanti, quasi da fare invidia e perciò scomodi: perché a lei si e a me no? Non siamo tutti uguali davanti a Dio? Scrive bene nel Magnificat aggiornato la nostra Strega cacciatrice: «perché ha guardato all’emancipazione della sua serva».
Se nella versione tradizionale del Magnificat troviamo che Maria si magnifica nel Signore ed esulta in Dio suo liberatore, Salvatore del suo peccato e perciò davvero libera (Maria è stata resa immune, preservata dal peccato originale, così come riporta il dogma dell’Immacolata), e di conseguenza è grata a Dio per averla resa Madre di questo Redentore… va da se che nel vangelo aggiornato scaturisce un inno femminista, contrapposto, nel quale le donne esultano non più a Dio ma alla loro battaglia di liberazione, alla loro emancipazione.
Da «Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente, e Santo è il suo nome» a “l’utero è mio e lo gestisco io”;da un Magnificat di lode e gloria per la Vita, siamo giunti ad inno di morte e di violenza che canta e loda l’uccisione, legalizzata dagli Stati, dei concepiti… È la conseguenza di molte, troppe, parti del nuovo e moderno vangelo aggiornato quale, per esempio, a pag. 73 su Gv6, 67-69: «Gli risposero i Dodici: “Compagno, sappiamo che tu sei il liberatore mandato da Dio, ma abbiamo capito che si può andare oltre di te perché chiunque fa ciò che ritiene giusto, viene liberato dall’oppressione morale”».
Così come la beatitudine cantata da santa Elisabetta quando Maria le fa visita, pag.53 Lc. 1,39-45 “e beata colei che riesce a conciliare la propria volontà con quella di Dio” senza, ovviamente, rinunciare alla propria supremazia come risulta chiaro anche a pag. 34, coerentemente: “Padre mio, passi da me questo calice. Fa che la mia volontà diventi anche la tua”.
In fondo “aggiornare” i vangeli non è altro che fare tutto a rovescio di ciò che essi dicono e, chi fa tutto a rovescio lo sappiamo, i Santi lo chiamano la scimmia di Dio, è Satana.
Lasciamo perdere il padre della menzogna (e i suo
figli)
Concludiamo con queste parole che riteniamo utili per
accostarsi in modo corretto al libro recensito: «Nella verità, la pace» —
esprime la convinzione che, dove e quando l’uomo si lascia illuminare dallo
splendore della verità, intraprende quasi naturalmente il cammino della pace.
(…) Ma quali significati intende richiamare l’espressione «verità della pace»?
Per rispondere in modo adeguato a tale interrogativo, occorre tener ben
presente che la pace non può essere ridotta a semplice assenza di conflitti
armati, ma va compresa come «il frutto dell’ordine impresso nella società umana
dal suo divino Fondatore », un ordine « che deve essere attuato dagli uomini
assetati di una giustizia sempre più perfetta. (…) E allora, chi e che cosa può
impedire la realizzazione della pace? A questo proposito, la Sacra Scrittura
mette in evidenza nel suo primo Libro, la Genesi, la menzogna, pronunciata
all’inizio della storia dall’essere dalla lingua biforcuta, qualificato
dall’evangelista Giovanni come « padre della menzogna» (Gv 8, 44). La menzogna
è pure uno dei peccati che ricorda la Bibbia nell’ultimo capitolo del suo
ultimo Libro, l’Apocalisse, per segnalare l’esclusione dalla Gerusalemme celeste
dei menzogneri: «Fuori… chiunque ama e pratica la menzogna!» (22, 15). Alla
menzogna è legato il dramma del peccato con le sue conseguenze perverse, che
hanno causato e continuano a causare effetti devastanti nella vita degli
individui e delle nazioni» [8].
NOTE
1)
Benedetto XVI – Lettera
ai Vescovi 10 marzo 20092) Discorso di Benedetto XVI alla Sacra Rota 29.1.2010
3) Aggiornamento per tutto compresi i Vangeli – pagina ufficiale FB
4) Libertatis Nuntio – Documento che chiarisce la falsità della TdL
5) da Nicola Martella, «Chi dice la gente che io sia?», Offensiva intorno a Gesù.
6) fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP – già Maestro dell’Ordine Domenicano
7) La Madonna di Don Tonino Bello; Io Catharina la devota di Maria.
8) Nella verità, la pace – Messaggio per la Pace, Benedetto XVI 1.1.2006
(Fonte:
Dorotea Lancellotti, Papalepapale,
21 maggio 2014)
http://www.papalepapale.com/develop/se-diventiamo-lo-zucchero-della-terra-un-libro-contro-la-degenerazione-del-cattolicesimo/#!prettyPhoto
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