Penso invece che un’analisi obiettiva della situazione richieda necessariamente dei “distinguo”: prima di tutto coloro che criticavano Benedetto XVI (il “conservatore”) lo facevano soprattutto perché egli intendeva con il suo magistero ridare bellezza e sacralità alla Liturgia; perché lottava a difesa della vita e della famiglia insistendo sui valori non negoziabili; perché, con la sua chiarezza cristallina, riprendeva i vari punti della Dottrina, ridandole la giusta chiave di lettura, opponendosi fermamente ai continui tentativi di deformazione e di libera interpretazione moltiplicatesi negli ultimi decenni.
Un comportamento insopportabile per quei teologi d'élite, che negli anni postconciliari si sono adoperati in tutti i modi per imporre nella Chiesa il proprio pensiero unico, talvolta decisamente aberrante; per questo hanno fatto di tutto per mettergli i bastoni tra le ruote, denigrando e sovvertendo secoli di dottrina e tradizione, arrivando giorno dopo giorno (questi sì con "odio e con disprezzo") a vanificare la sua volontà e le sue iniziative, sfinendolo fisicamente e moralmente.
Al contrario, coloro che oggi si esprimono criticando certi gesti o parole del suo successore Francesco (il "progressista") lo fanno sempre con devozione e immancabile rammarico (salvo casi sporadici), perché si sentono disorientati; lo fanno perché quelle parole e quei gesti sono fonte di confusione, di perplessità, prestandosi ad interpretazioni dubbie, offrendo l'opportunità ai fautori del pensiero laico e anticattolico di cavalcare l'onda del dissenso dottrinale, insinuando nei fedeli aspettative in netto contrasto con l'autentica Dottrina.
Quindi nessun odio né disprezzo per papa Francesco, caro amico Tornielli; ma soprattutto nessuna lotta partigiana, condotta stupidamente per partito preso, che in ogni caso lascerebbe tutti con l'amaro in bocca. Va evitata, semmai, una indebita equiparazione delle ragioni delle due parti; poiché, a monte di ogni superficiale valutazione, ciò che fa la differenza sono lo spirito, le modalità e le intenzioni delle "critiche", che nello specifico partono da presupposti diametralmente opposti: decisamente negativi per le critiche a Benedetto XVI, fondamentalmente positivi per le altre.
Equiparare
quindi gli accorati appelli (perché di questo in fondo si tratta) rivolti da
questa porzione di Chiesa a Papa Francesco, a delle scalmanate esternazioni da “tifoseria”,
mi sembra assolutamente fuori luogo, riduttivo e in qualche modo offensivo per molti.
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