venerdì 16 gennaio 2015

Moi je ne suis pas "Charlie", Je suis "don Andrea Santoro"

"Hanno colpito il cuore dell'Europa"... Questa è la frase che hanno scritto e detto molti giornalisti in queste ore che seguono la strage di Parigi. E quale sarebbe il cuore dell'Europa? La sede, pensate un po', del settimanale satirico parigino «Charlie Hebdo».
Eh, uno chissà che si aspetta dall'Europa, dalla grande e vecchia Europa... e invece toh, il suo cuore sta tutto lì, non in una gramde cattedrale medievale, non al colosseo, non in una prestigiosa università o in parlamento, sta in un posto in cui si disegnano e si pubblicano vignette satiriche, robe da ridere insomma, prese in giro, dissacratorie, sghignazzanti. Tièh!

E l'Europa, colpita al cuore del suo acido umorismo, scende in piazza. A far che? A gridare, a rivendicare la libertà di offesa e di irrisione. Già, è un nostro "profanolaico" e inviolabile diritto, di uomini e di donne occidentali, quello di prendere in giro il prossimo, di dissacrare, di irridere, di offendere a nostro piacimento e fanti e santi come meglio ci garba. Quello sì che è "sacro" per noi: il diritto di dissacrare (naturalmente i valori altrui).
Il 5 febbraio 2006 nella piccola chiesa cattolica di Trebisonda, nel nord della Turchia, veniva ammazzato un prete, don Andrea Santoro. Per la sua morte cruenta fu arrestato e condannato Ouzhan Akdil, un ragazzo appena sedicenne di fede islamica, il quale confessò di aver ucciso don Andrea perché sconvolto dalle vignette satiriche su Maometto apparse pochi mesi prima su un quotidiano danese. Sfugge il nesso "satira danese-prete italiano". Ma l'onta della dissacrazione fu lavata allora col sangue innocente di un sacerdote cattolico.
Forse perchè non fu colpita la satira, ma soltanto la chiesa, non furono colpiti i cecchini della risata, ma un povero prete cristiano, che aveva pure l'aggravante di essere cattolico, forse per questo Madame l'Europe, non si sdegnò più di tanto, o se lo fece lo fece in modo formale e sbrigativo. L'Occidente, tirò fuori allora dal cilindro della retorica certe frasi di circostanza come "è inammissibile, è intollerabile, è scandaloso..." e poi più nulla.
E infatti, chi mai scese in piazza nel 2006 per protestare contro la morte di un povero prete innocente? Chi scrisse di se stesso "Io sono don Santoro"? Anzi., anche quela volta l'accento fu messo piuttosto sulla libertà di matita, sulla satira... quella sì, colpita al cuore. Eppure il sangue sparso non era quello di un vignettista, ma di un uomo di chiesa.
Una parte d'Europa (ma è poi la stessa Europa?) si stracciò le vesti quando, nel febbraio del 2006, il leghista Roberto Calderoli indossò ed esibì in televisione una maglietta sulla quale era stampata la famigerata vignetta antimaomettana, opera dell'autore danese di cui sopra. Non disse, quell'Europa, sempre distratta davanti ai martiri cristiani del medio oriente e dell'Africa islamista, che Calderoli (allora ), aveva esercitato con coraggio la libertà di satira, no, disse piuttosto che il ministro delle Riforme istituzionali italiano aveva provocato volgarmente, stupidamente una prevedibile e giusta reazione del mondo islamico. Se ben ricordo lo censurò senza patemi, da destra e da sinistra., forse perché Calderoli non era un "libero pensatore" come si deve, ma soltanto un leghista ignorante e volgare. E Calderoli fu costretto alle dimissioni, perché Calderoli, lui sì, era "Charlie".
Il 12 settembre del 2006 papa Benedetto XVI tenne all'università di Ratisbona una lectio magistralis dal titolo "Fede, ragione e università - Ricordi e riflessioni". La sua citazione dell'imperatore bizantino Manuele II Paleologo ebbe come conseguenza reazioni violente nel mondo musulmano, con grandi proteste di piazza, assalti e incendi a molte chiese africane ed orientali.
L'Europa di allora (ma in fondo la stessa 'Europa che oggi si riconosce in "Charlie Hebdo"), ebbe toni di biasimo verso il pontefice, non lo difese. Né difese minimamente i tanti cristiani che furono fatti oggetto di persecuzione e di vendetta da parte degli esagitati islamisti. L'Europa di allora trattò il papa come un provocatore, come un irresponsabile, un imprudente, nel migliore dei casi. Non come un eroe, non come un pontefice franco e sincero, cui riconoscere il merito della chiarezza e della libertà di parola.

Ipocrisia allo stato puro è quest'Europa che oggi grida «Je ne suis pas "Charlie"!»
Non è da ipocriti dimenticare che in Europa, in nome della laicità e dell'accoglienza verso le più diverse confessioni, si censurano presepi e crocifissi e simboli cristiani, e poi si grida allo scandalo quando è la satira ad essere censurata?
E non è da ipocriti, o almeno da struzzi, continuare ad affermare che non esiste alcuno scontro di civiltà, mentre ciò è ormai più che evidente?
E non è da ipocriti farsi scivolare addosso tutti quei crimini contro l'umanità che vengono commessi ogni giorno dagli assassini dell'Isis e di Boko Haram, per diventare poi delle iene solo quando gli stessi estremisti assaltano un giornale satirico?
·         Moi je ne suis pas "Charlie" perché io porto rispetto al sentimento religioso, anche a quello di chi non ha la mia stessa fede.
·         Moi je ne suis pas "Charlie" perché io non credo che sia un diritto quello di offendere con l'irrisione le persone nella loro identità.
·         Moi je ne suis pas "Charlie" perché io sono convinto che a nessuno sia dato il diritto di procurare  della sofferenza ad alcuni per dare il piacere ad altri dello sghignazzo.
·         Non, moi je ne suis pas "Charlie"! Io sono "don Andrea Santoro".

 
(Fonte: Michele Balen, Il bianco alfiere, 8 gennaio 2015)
http://biancoalfiere.blogspot.it/2015/01/moi-je-ne-suis-pas-charlie-je-suis-don.html

 

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