venerdì 25 aprile 2008

Benedetto XVI, il Papa che smonta i pregiudizi. Ma Susan Sarandom fa la saputella e storce il naso

Bene, pare che Benedetto XVI abbia superato l’esame americano. C’è stato affetto, ammirazione, attenzione alle sue parole, insomma, quell’abbraccio “caldo” che i soliti commentatori bene informati mettevano in dubbio. In realtà questo Papa pare fatto apposta per spazzare via i luoghi comuni. I cattolici, orfani del grande carisma di Giovanni Paolo II, secondo costoro avrebbero dovuto ammosciarsi, perdere entusiasmo. E invece no: piazza San Pietro è sempre gremita e la gente a questo Papa vuole davvero bene. Anche se non rientra negli schemini dello schizzinoso mondo neo modernista.
La cosa si è ripetuta negli USA. Benedetto XVI vi è arrivato in sordina e se ne è andato dopo aver lasciato un segno forte e visibile. Ha preso di petto il problema della pedofilia, parlando chiaro e tondo a vescovi e cardinali. Ha incontrato le vittime dei preti pedofili scusandosi di fronte a loro e umiliandosi a tal punto da sconvolgerle e riconciliarle con la Chiesa. Ha tenuto un magistrale intervento all’Onu (che andrebbe letto, riletto e approfondito), ricevendo l’apprezzamento generale.
Ha pregato a Ground Zero, in un silenzio solenne e commosso.
“Calore, candore e compassione”, sono le caratteristiche di Benedetto XVI notate da Bill Bennett, uno dei pensatori cattolici più influenti, il quale ha aggiunto che questa visita “è servita a introdurre all’America un Papa che amava il suo predecessore, ma non conosceva lui. La sua venuta era stata preceduta da voci sulla sua presunta durezza, ideologica ed umana. Voci sotterrate per sempre”.
In effetti è un vecchio vizio quello dell’establishment culturale di costruirsi un bersaglio, secondo le proprie pretese visioni, e poi dargli addosso. Benedetto XVI è il Papa antico, anticonciliare, quello-che-porta-la-Chiesa-indietro-di-decenni, quello chiuso e poco comunicativo etc. etc. Certo, non è Giovanni Paolo II, ma è bene e bello che sia così. Anche perché l’attenzione si sposta da quello che fa a quello che dice. E quello che dice ha un suo peso specifico notevole.
Un ottimo esempio di puzza sotto il naso è quello di Susan Sarandon, la protagonista di Thelma & Luise, di cui trovo oggi un’intervista sul Corriere della sera. La Sarandon, autoproclamatasi portavoce dei cattolici americani, sostiene che “il gregge cattolico americano non si riconosce né in questa Chiesa né in questo Papa”. E sapete perché? E’ quasi banale dirlo: la Chiesa cattolica rimane “retrograda e fuori dal tempo”. E sapete ancora perché? Perché è contro l’aborto, per la sua “dura posizione nei confronti dell’omosessualità”, per “l’anacronistico celibato dei preti” e per il “dannoso atteggiamento di chiusura rispetto agli anticoncezionali”. Per non parlare, poi, del “rifiuto della ricerca sulle staminali”.
Quello della Sarandon è solo un elenco di slogan, di frasi fatte, peraltro piuttosto grossolane e imprecise, che denotano una superficialità da paura nell’approccio a certi problemi gravissimi e complicati. Nell’intervista le si obietta che però l’accoglienza è stata trionfale ovunque. Possibile che una che parla a nome di tutta la Chiesa cattolica americana non se ne sia accorta? La risposta è da manuale: “Sarà” (bellissimo questo dubbio schizzinoso davanti al fatto di folle festanti), “ma il papa e l’America appartengono a millenni diversi” (l’attrice ormai si ritiene l’incarnazione dell’America intera!) “e nessuno dei due con questa visita è riuscito a convertire l’altro. Il mondo ha bisogno di spiritualità pratica, come quella esercitata da Elen Prejean, la suora che ho interpretato nel film Dead Man Walking”.
Capito? Siccome il Papa non è conforme al modello di un personaggio da film da lei interpretato, per la Sarandon è fuori dalla storia! Roba da pazzi!
Questi, ragazzi, sono i veri cattolici che hanno la pretesa di insegnare al Papa. Questa è la puzza sotto al naso dei cittadini di una repubblica del benessere, che vorrebbe imporre all’umanità intera la nuova morale individualista e utilitarista, in fondo governata da un’elite di fortunati.
Sono quelli che mentre guardano le folle semplici e festanti intorno al Papa storcono il naso e ripetono il loro “sarà…”. Gente fuori dalla storia. Fuori dalla realtà. (Gianluca Zappa, La Cittadella, 21 aprile 2008)

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