mercoledì 1 settembre 2010

Un cattolico, per chi può votare?

Prima e dopo l’editoriale di Beppe Del Colle su Famiglia Cristiana, la questione che sembra più appassionare gli opinionisti nostrani nel dibattito estivo è la seguente: posto che il mondo cattolico è spaccato in due, quale delle due metà deve fare “autocritica”? quelli che hanno scelto il PDL o quelli che si dibattono tra la Sinistra e il Centro? Domanda che, già posta in questi termini, è un assurdo, perché presuppone che i cattolici siano spaccati in tre, non in due. Ma non si può chiedere a certa gente il rigore logico che invece sarebbe necessario.
Anche perché, tra l’altro, i cattolici che stanno al seguito di Casini vengono surrettiziamente iscritti nelle file della sinistra, mentre è noto che fanno parte come quelli del PDL del gruppo del PPE e che nel Parlamento italiano, sui temi che contano per un cattolico, votano sempre insieme ai colleghi della maggioranza. Insomma, il quadro proposto è tanto rozzamente semplificato, tagliato con l’accetta, da risultare del tutto irreale.
C’è poi un altro limite grave nella domanda posta, ed è quello di stabilire se l’autocritica l’abbia a fare una parte o l’altra, quando invece l’autocritica dovrebbe essere una costante per tutti, specie quando ci si addentra nel regno dell’opinabile. Nessuno può e deve evitare un giudizio continuo sulle proprie scelte e decisioni politiche, anche se magari ha fatto la scelta più giusta. Per essere più chiari: credo che un cattolico, in Italia, abbia tutte le ragioni di votare PDL. Credo che Berlusconi sia stato a suo tempo “l’uomo della provvidenza”, quando salvò l’Italia da una sinistra comunista già incamminata verso (mi si passi l’anacronismo) derive “zapateriane”. Ancor oggi Berlusconi è, col suo partito, un baluardo contro la deriva laicista (quindi anche contro la destra laica di Fini), ma non per questo gli si può perdonare tutto. Uomo della provvidenza sì, Gesù Cristo no.
Un cattolico deve votare l’attuale maggioranza di governo perché è un fatto che certi temi importanti (tutela della famiglia, tutela della vita, tutela della libertà di educazione, sussidiarietà) trovano piena accoglienza. Nel centro destra su questi temi vi è totale apertura nei confronti della posizione espressa dai cattolici. Al contrario, a sinistra la posizione cattolica è a mala pena “sopportata”, ed è comunque sentita alternativa rispetto al progetto di egemonia culturale di stampo gramsciano. In frange estreme della sinistra, poi, la Chiesa cattolica è considerata come il Nemico da abbattere per portare il progresso all’umanità. Addirittura è bollata come un ostacolo alla piena realizzazione dei diritti umani. Gli ultimi due anni del governo Prodi non possono essere dimenticati. I cattolici che portano voti a sinistra, storicamente, hanno fatto solo la figura degli “utili idioti”. Qualcuno se ne è finalmente accorto (leggi Binetti) e se n’è andato sbattendo la porta. Meglio tardi che mai! [Altri invece – leggi per esempio la Bindi – ha già dato prova di essere pronta a gettare tutto in malora, fede e principi cattolici compresi, pur di rimanere ancorata alla sua ricca poltrona!]
È su questo dato di fatto che Beppe Del Colle farebbe bene a fare autocritica. Dovrebbe chiedersi che senso ha la sua posizione, che senso ha questa sua guerra senza quartiere contro chi, almeno su certi temi, ha dimostrato chiaramente di essere alternativo al progetto laicista. Una sinistra che candida ancor oggi personaggi come Vendola, la Bresso e la Bonino alla guida delle Regioni, come fa ad essere sostenuta da un cattolico?
È l’aggressivo tentativo di zapaterizzare l’Italia che ha convinto molti cattolici a votare chi li accoglieva e li rassicurava. Magari turandosi il naso, come già accadeva quando c’era Andreotti.
Non ci sono alternative, dunque, ma c’è del lavoro da fare. C’è da combattere una battaglia continua perché all’interno del PDL e dell’attuale maggioranza di governo altri principi cristiani, quali la solidarietà, la giustizia sociale, la moralità nell’azione politica riescano a prevalere. E qui la discussione è aperta, il confronto deve essere continuo, l’autocritica costante. Ad esempio, il quoziente familiare è qualcosa che può essere pensato ed attuato solo all’interno di una maggioranza di centrodestra. C’è stata la crisi economica, è vero, ma l’obiettivo va perseguito prima della fine della legislatura. E si potrebbero fare altri esempi.
Non esiste solo la bioetica, come qualcuno ha scritto. Alla fine presenteremo il conto e valuteremo.

(Fonte: Gianluca Zappa, La Cittadella, 29 agosto 2010)

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