La restaurazione dell'ortodossia cattolica, arduo e contrastato progetto del pontificato di Benedetto XVI, richiede anzi tutto l'impegno severo e animoso di teologi dotati di profonda dottrina e di risoluto coraggio. Ai teologi oggi è richiesto di contrastare l'odio contro la verità diffuso da potenti sette anticristiane (finanza iniziatica, massoneria, club pederastici, associazioni malthusiane, cattedre di medicina disumana, stampa sedicente progressista, partiti politici impegnati alla corruzione della famiglia ecc.), associazioni che sanno approfittare abilmente della codardia e del conformismo al rimbalzo tra le paure e gli smarrimenti del clero e le vanità dei cattolici sedicenti adulti.
In breve: l'impegno richiesto per il bene della Chiesa cattolica contempla anzi tutto la carità che congeda il buonismo, maschera del trionfante pensiero debole e (non è un gioco di parole) causa primaria delle debolezze (e dolcezze) di pensiero incombenti sulla cultura cattolica.Vissuto con virile coraggio, il pensiero cristiano può affrontare efficacemente i rovinosi fantasmi di una teologia effeminata e devastata dai luoghi comuni.
In qualunque momento, la vera fede può sostituire le chiacchiere sincretiste, la carità può sorpassare le debolezze di un ecumenismo artefatto, la speranza può animare la resistenza contro la tentazione di capitolare o di scendere a patti con l'assoluto mondano. La condizione è l'attività di uomini dotati di idee chiare e di coraggio a tutta prova.
Nello scenario della riscossa cristiana, si situa l'opera del ravennate Giovanni Cavalcoli o. p., "uno dei più illustri teologi, la cui lunga e ricca produzione pubblicistica è nota dovunque", scrive opportunamente Paolo Deotto nella prefazione a "Parole chiare sulla vita della Chiesa", raccolta di scritti, edita in questi giorni dal dinamico Giovanni Zenone per i tipi della veronese Fede & Cultura.
Idee chiare declinate secondo la carità. Visione realistica, dalla quale ha origine il fermo richiamo all'obbligo di contrastare l'errore: «dopo il Concilio Vaticano II e in nome di esso, è sorto un potente movimento di idee nel mondo cattolico, il quale ha ulteriormente minimizzato il riferimento conciliare all'ostilità del mondo contro la Chiesa e quindi la necessità di una lotta contro il mondo ... per cui si è giunti a vedere il rapporto Chiesa-mondo solo in termini di dialogo e di confronto costruttivo e ci si è fatti la convinzione che la Chiesa non ha nemici e che quindi non deve combattere nessuno».
Definito con chiarezza l'errore che ha disarmato i cattolici, padre Cavalcoli rammenta agli smemorati che «tra le forze storiche tradizionalmente e apertamente ostili alla Chiesa, le quali al tempo del Concilio parevano aver attenuato la loro attività demolitrice, apparve in qualche modo la Massoneria, che non è più citata nel nuovo Codice di Diritto Canonico, benché esso faccia riferimento a società segrete che tramano contro la Chiesa».
Il buonismo ha soffocato o attenuato la coscienza del mortale pericolo costituito dalla massoneria. Per l'incontrollato e intemperante ottimismo intorno alle intenzioni degli antichi nemici, l'argomento massoneria è stato frettolosamente respinto ai margini degli studi cattolici e quasi abbandonato alle improvvisazioni di inquisitori dilettanti. L'autorevole e per ora solitario intervento di padre Cavalcoli riapre il discorso sulla inimica vis, e sollecita il risveglio della cultura in sonno tra le braccia dell'ottimismo ingiustificato.
Ora l'infermità che affligge una vasta frazione del clero è «la falsità nelle cose di Dio - ecco l'eresia - che nasce da superbia, empietà, egocentrismo, autoreferenzialità, ambizione, invidia, ipocrisia, odio deliberato e prolungato, calunnia prepotenza, brama del potere, rifiuto di perdonare e di chiedere perdono».
Per combattere il disordine mentale - il fumo di satana nella Casa di Dio [paventato dal grande Paolo VI, ndr] - padre Cavalcoli indirizza ai pastori due suggerimenti desunti dall'intramontabile dottrina di San Tommaso: ridare al peccato di eresia l'importanza che si merita, operare per la buona formazione del clero, cioè preoccuparsi «che i futuri preti siano dei grandi amanti della verità e sappiano respingere con evangelica fermezza gli errori contrari. È infatti soltanto sulla base della verità che può nascere quella carità che ci porta a purificarci dei nostri peccati e a conquistare la santità».
La lettura dei saggi di padre Cavalcoli è pertanto consigliata e vivamente raccomandata ai fedeli smarriti dalla confusione in cui versa la teologia giornalistica e tentati di cedere alla sfiducia nella Chiesa cattolica. I testi di padre Cavalcoli, infatti, dimostrano che la roccia di Pietro resiste agli assalti dei nemici. Le incertezze e le oscurità dei testi conciliari e le loro arbitrarie e devastanti interpretazioni hanno turbato la tranquillità nell'ordine ma non hanno rovesciato l'ortodossia, come era nei disegni delle sette nemiche. L'equilibrio e la saggezza di padre Cavalcoli inducono a rinnovare la fede nelle promesse di Cristo alla Chiesa.
(Fonte: Piero Vassallo, Riscossa Cristiana, giugno 2011)
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