mercoledì 19 settembre 2012

La menzogna della “teoria del gender” e l’incapacità ad educare

Può sembrare una presa di giro, ma ahimè non lo è. Nils Pickert è divenuto famoso sulle cronache dei giornali in quanto ha preso l’abitudine di indossare la gonna per imitare e solidarizzare con il bizzarro comportamento del suo piccolo figlio di 5 anni.
Il padre, definito dai media “premuroso e di sani principi”, non poteva certo obiettare al ragazzino che la gonna la usano le femmine; ma da “attento educatore” all’eguaglianza di genere, ha preferito indossarla insieme al bimbo e passeggiare allegramente per le strade di Berlino. Dopotutto, si giustifica Nils, «non mi sta neppure così male».
Il problema sta nel fatto che oggi se ne trovano molti di genitori così (che, grazie al cielo, non arrivano tutti ad indossare gli abiti dell’altro sesso), che accettano la teoria sulla eguaglianza di genere o cosiddetta “teoria del Gender”, e che la insegnano ai propri figli come corretta educazione per la crescita. Ritenuta corretta perché neutra, relativista, dunque svuotata del concetto di “educazione”. Ma cosa è questa fantomatica “Teoria del Gender”? Cercherò in poche parole semplici di spiegarla.
Tradizionalmente gli individui vengono divisi in uomini e donne sulla base delle loro differenze biologiche, poiché il sesso e il genere costituiscono un tutt’uno. La “Teoria del Gender” propone invece una suddivisione, sul piano teorico-concettuale, tra questi due aspetti dell’identità:
a) il sesso (sex) che costituisce un corredo genetico, un insieme di caratteri biologici, fisici e anatomici, maschili o femminili.

b) il genere (gender) che rappresenta una costruzione culturale, la rappresentazione, definizione e incentivazione di comportamenti che rivestono il corredo biologico e danno vita allo status di uomo, donna, gay, lesbo, trans, bisex e altri 17 generi, secondo la “Australian human rights commission”.
Il genere, secondo questa teoria, diventa un prodotto della cultura umana, il frutto di un persistente adeguamento sociale e culturale delle identità, ed è per questo che un uomo può illudersi di “scegliere” di diventare donna e così via. In sostanza, il genere è un carattere appreso o che io scelgo a mio piacimento, non qualcosa di pre-esistente.
Niente di più menzognero. Come già sosteneva Sigmund Freud, che certo non lo si può definire un oltranzista cattolico, l’uomo e la donna sviluppano la propria psicologia interiorizzando il proprio corpo sessuato durante l’infanzia e l’adolescenza. Quando questo non accade, i soggetti non accettano il proprio corpo reale rappresentandone uno che non corrisponde alla loro realtà personale: il corpo immaginato è diverso dal corpo reale e da questo passo si arriva ad identificarsi per ciò che non si è, portando questi soggetti di fronte ad un disorientamento sessuale.
Anche il Dott. Roberto Marchesini, noto psicoterapeuta, in una intervista alla rivista Il Timone, parlando della “teoria del Gender” così spiega: «Innanzitutto si tratta di un atteggiamento di ribellione nei confronti della realtà che non può che aumentare la sofferenza e l’angoscia nell’uomo. Secondariamente, questa teoria porta ad una visione che muta radicalmente la natura dei legami relazionali. La relazione, anche sessuale, non è più il compimento di un progetto della natura umana, ma diventa una questione di scelta, anche ideologica, sradicata dal livello biologico, persino variabile nel tempo. Infine, come è nel destino di ogni ideologia, anche la “teoria del gender” si sta trasformando quasi in una dittatura, che limita la libertà di pensiero e di espressione e discrimina chi non si adegua a questa visione dell’uomo».
Signori, se la natura - a parte i casi facenti riferimento a gravi patologie, quali l’ermafroditismo - è costituita da maschi e femmine, uomini e donne, un motivo dovrà pur esserci. Non è dato a noi scegliere il proprio sesso, bensì di riconoscerlo, di rispettarlo ed identificarci in esso, “C’est la vie”. Quindi vi do un consiglio, se un domani vostra figlia vi chiedesse di farle la barba rispondete così: «No tesoro, la barba se la fa il babbo, semmai quando sarai più grande tu, al suo posto, ti metterai sulle labbra un bel rossetto»; vedrete che la bambina non si scandalizzerà affatto.
 

(Da: Niccolò Corsi, UCCR, 14 settembre, 2012)
 

1 commento:

Anonimo ha detto...

La bambina no ma la maestra si e il padre reazionario si vedrà recapitare a casa una denuncia per genderofobia