Mentre
negli Stati Uniti si sono scatenate le forze abortiste capitanate
dall’amministrazione Obama, anche in Europa poderosi sono stati gli attacchi
condotti contro i principi non negoziabili: dopo la Spagna di Zapatero, il
Belgio, l’Olanda e l’Inghilterra di Cameron, l’esempio più eclatante è dato
dalla Francia, dove a fine marzo si giocherà in Assemblea una grossa partita
etica con l’eventuale autorizzazione della ricerca sull’embrione umano da una
parte e il riconoscimento delle “nozze gay” e adozioni omosessuali dall’altra.
Fosche
nubi si sono addensate contro la vita e contro la famiglia. Eppure le luci non
sono mancate. E non possiamo non riconoscerle: non sarebbe giusto. Le manifestazioni
di piazza, innanzi tutto.Ovunque. Da tempo non se ne organizzavano. Ma, stanti le circostanze, la gente, tanta gente – credente e non – è uscita di casa ed è andata nelle strade per far sentire il proprio “sì” alla vita e il proprio “no” all’aborto, il proprio “sì” alla famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna e il proprio “no” alle cosiddette “unioni di fatto” di qualsiasi tipo siano. Organizzate ora dalle Conferenze Episcopali ora da associazioni oppure spontanee, hanno mostrato nel volto degli aderenti – tantissimi giovani, famiglie, gruppi – la forza convinta delle proprie argomentazioni.
Pensiamo alle folle che il 17 e il 18 novembre scorsi, a Parigi, hanno voluto ribadire l’unicità della famiglia tradizionale grazie alle iniziative promosse nel primo caso dai vescovi con oltre 200.000 partecipanti, nel secondo caso da altri 18.000.
E poi ancora il 13 gennaio scorso con una manifestazione, che in meno di due mesi è riuscita a raccogliere un milione e 300.000 cittadini, incuranti del freddo gelido, per dire “no” al “matrimonio” omosessuale, forti anche dell’incoraggiamento giunto dalle prese di posizione, chiare e nette, del cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi.
Cifre, che hanno spiazzato le più rosee previsioni della stessa Prefettura, trovatasi a gestire una situazione ben più imponente di quanto ci si aspettasse con adesioni anche da molti Paesi di singoli e associazioni di tutte le estrazioni, neppure necessariamente credenti, uniti comunque da un medesimo ideale, da un unico valore, quello della famiglia. Cifre, in grado di ridicolizzare gli sparuti, isolati ed esigui tentativi condotti dai gruppi gay d’inscenare iniziative analoghe, ma di segno opposto, tutte rivelatesi un fallimento.
Non meno significative le 500.000 adesioni all’imponente Marcia per la Vita svoltasi a Washington lo scorso 25 gennaio, definita «un importante punto di riferimento storico per i cattolici» dall’arcivescovo Ignacio Carrasco de Paula, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, che ha definito questo genere di iniziative «molto importanti per il mondo intero. La Chiesa sostiene le Marce in tutto il mondo, perché coloro che vi partecipano sono parte della stessa Chiesa».
Di tutte queste battaglie per i principi non negoziabili, formidabile riferimento è il Santo Padre, più volte intervenuto nel merito. Citare tutte le sue prese di posizione sarebbe lungo, ma basta richiamare alla memoria il suo Messaggio in occasione della Giornata Mondiale per la Pace, di segno esattamente opposto alle “nozze gay” volute da Hollande.
Oppure il sostegno esplicitamente dato da Papa Benedetto XVI alla Marcia per la Vita di Washington, unitosi ai partecipanti, pregando «affinché i leader politici proteggano i bambini non nati e promuovano una cultura della vita». Ciò che ha spinto anche il card. Sean O’Malley ad affermare a chiare lettere: «Benedetto XVI è con noi».
Da tutto questo si riceve un insegnamento importante. Arrestare la marcia demoniaca del relativismo, l’avanzata feroce della secolarizzazione si può. Si deve. Occorre crederci. Occorre volerlo. Occorre agire. Occorre sentire davvero nostre le parole del Beato Giovanni Paolo II, pronunciate durante l’omelia d’inizio Pontificato, il 22 ottobre del 1978, quando ai fedeli fece una proposta chiara, rivolse un appello forte: «Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Oggi spesso l’uomo è invaso dal dubbio, che si tramuta in disperazione. Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo Lui ha parole di vita, sì!, di vita eterna».
Allora è importante sentire e fare nostre tutto questo, uscire dall’indifferenza, proclamare la Verità che rende liberi contro i volti, che oggi assume la disperazione: la vita innocente uccisa con l’aborto, la santità della famiglia umiliata dal divorzio, il senso più bello, vero e pieno del matrimonio trafitto da simulacri, che, scimmiottandolo, lo sviliscono, lo calpestano, lo snaturano, come nel caso delle “nozze” o delle adozioni gay.
Proclamare la bellezza della vita, la bellezza della famiglia, la bellezza dei principi non negoziabili significa aiutarci e aiutare anche chi oggi non coglie, chi oggi non comprende, chi oggi è disorientato e roso dal dubbio, a riscoprire la gioia e lo splendore di ciò che il diritto naturale riassume e incarna: la gioia e lo splendore dell’essere uomini, figli di Dio, sue creature. Concetto valido per chi crede, ma anche per chi, pur non credendo, coglie anche col solo semplice buon senso come la felicità dell’uomo non possa passare attraverso una stanza per gli aborti o atti contrari alla natura.
L’occasione per render tutto questo concreto c’è, anche in Italia. Ed è data dalla terza Marcia nazionale per la Vita promossa a Roma per il prossimo 12 maggio. Sarà una nuova occasione per non subire passivamente, per tornare a far sentire la propria voce, per affermare con coraggio e senza inutili timori i propri valori, i propri ideali, per non vanificare il segnale forte giunto già lo scorso anno dai 15.000 che aderirono alla seconda edizione.
In una società, che sembra andare allo sfacelo, iniziative come la terza Marcia nazionale per la Vita o quelle di Parigi o di Washington non possono che rappresentare un salvagente, una boa per tanti, per troppi oggi bersagliati dalle suadenti lusinghe dei cattivi maestri, eppure ancora capaci di riconoscere il Bello, il Giusto, il Vero, qualora glielo si proponga e si mostri come, a credervi, a viverlo, siano in tanti.
Allora davvero apriamo, anzi “spalanchiamo le porte a Cristo”! Non è più tempo di attendere, non è più tempo di rimandare.
(Fonte:
Mauro Faverzani, Radici Cristiane, 4 marzo 2013)
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