Sottopongo all’attenzione dei
lettori una lettera inviata al Direttore del quotidiano “Avvenire”, organo di informazione
della Cei, dalla signora Vetulia Italia - cui oltretutto mi lega amicizia e
stima – sempre molto attenta alle vicende del nostro Paese.
Trovo la proposta suggerita dalla
signora Velia molto interessante (è stata pubblicata nella Rubrica “Scripta
manent”); e concordo con lei (e con mons. Mattiazzo di Padova, di cui spero tanti altri seguano l'esempio) nel considerare
la preghiera di intercessione per la nostra Patria come l’unica via percorribile
per “dare una mano concreta” a chi sarà preposto a risollevare le sorti di un
paese ormai sull’orlo del collasso: Il vescovo dì Padova non può certo immaginare fino a che punto questa sua sensibilità e questa sua forte iniziativa abbia confortato e sia apparsa come una prima risposta a chi, come me, da anni desidera che simili iniziative vengano prese da tutte le diocesi d'Italia. Chi legge la Scrittura dovrebbe sapere che la salvezza di un popolo non è un "pacco dono" che piove dal cielo sulle nostre teste; dovrebbe avere imparato qualche cosa sulla preghiera di intercessione...
Un Presidente della Repubblica sarà comunque eletto, perché
Poi, vengono i problemi difficilissimi da risolvere. La preghiera di intercessione per la patria, preghiera forte, collettiva, non episodica, non può attendere né può arrestarsi.
Concludo con una riflessione: se un Paese di sessanta milioni di abitanti sta a cuore a Dio, almeno come gli stava a cuore la città di Sodoma, chi prega per la salvezza di questo Paese prega secondo il cuore di Dio. Vetulia Italia, Roma
(Ma.La.
25 aprile 2013)
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