giovedì 24 gennaio 2008

Una benefica ventata d'aria fresca


Mitezza e fermezza sono probabilmente i dati caratteriali più qualificanti dell’“uomo Bagnasco”; tuttavia sono nello stesso tempo due paradigmi essenziali per la comprensione del cristianesimo, di una religione che fa della mitezza lo stile di vita ordinario da privilegiare per il cristiano, ma che nel contempo non cessa mai di rammentare ai propri membri il fermissimo ammonimento di Gesù: le vostre parole siano sì, sì, no, no (cfr Matteo, 5. 37).
Attraverso le parole del cardinale, la Chiesa italiana è invitata “a guardare avanti, ad avere fiducia” (§ 2), a non accettare di ripiegarsi “nel solo ambito educativo e caritativo” (§ 3), a scuotersi dall’inerzia profonda che sembra da tempo pervaderla (§ 4), a far coincidere il sì a Dio con il sì all’uomo concreto (§ 5). E soprattutto - ribadisce il cardinale - essa non ha alcun disegno egemonico (§ 8) e “non vuole e non cerca il potere”: la sua presenza nella società italiana è orientata solo ad alimentare una speranza più grande di qualsiasi altra, in grado più di ogni altra di “dare la direzione al cammino futuro” di tutti (§ 5).
A queste indicazioni pastorali di ampio respiro si unisce tutta una serie di riflessioni lucide e puntuali sulla società italiana di oggi. Mi limito a citarne solo alcune, partendo dalla famiglia, “fondata sul matrimonio tra uomo e donna”. Se è fuori questione il no della Chiesa a qualsiasi discriminazione basata sull’orientamento sessuale, è ancor più fuori questione – afferma il cardinale – il doveroso riconoscimento della famiglia come struttura antropologica fondamentale, orientata al bene umano e non dipendente nella sua essenza dal variare della storia o dal diverso conformarsi delle culture. Nella famiglia – insiste il cardinale, ricordando parole del Papa – ne va “del destino e della felicità” stessa degli uomini; ogni attacco alla sua struttura, ogni pretesa di attenuare il rilievo pubblico del matrimonio, ogni iniziativa volta a indebolirlo (e qui il cardinale cita espressamente il “divorzio breve”) sono forme di oggettivo autolesionismo (§ 5. 2). Allargando il discorso ai dibattiti in tema di aborto, vivacissimi in queste ultime settimane, Bagnasco ribadisce che per la Chiesa nessuna legge che regoli l’aborto può essere ritenuta 'giusta': la vita umana infatti è un dono, di cui nessuno può disporre. Ma questo non implica da parte dei cattolici alcuna “intenzionalità bellica”, bensì rende doveroso il loro impegno per ridurre almeno in parte l’ingiustizia della legge italiana in materia, chiedendo la puntuale applicazione di quelle sue norme, vistosamente disattese, che parlano di prevenzione dell’aborto e di aiuto alle donne in difficoltà. Bisogna trovare nuovo spazio a concrete forme di solidarietà, per sconfiggere solitudine, estraneità sociale, disinteresse (§ 6).
La massima fermezza che può riscontrarsi in questa prolusione la si percepisce però nel § 8, nella parte in cui il cardinale si rivolge ai “politici di ispirazione cristiana”. Su questioni di 'giustizia', sui temi “moralmente più impegnativi”, sostiene il cardinale, non è lecito orientarsi secondo una logica “meramente politica”, attenta cioè a estrinseche strategie parlamentari o a mere convenienze partitiche. Il “voto di coscienza” del parlamentare non può soggiacere a “vincoli esterni di mandato”: deve essere libero di orientarsi e non può essere sindacato in alcun modo. In tal modo il presidente della Cei non intende affatto, ovviamente, sostenere una sorta di ingiustificabile autoreferenzialità del politico (quasi che costui non debba rendere conto a nessuno delle sue scelte); egli piuttosto insiste nell’indicare come il riferirsi alla coscienza sia “una risorsa a esclusivo servizio della politica buona”. E che di buona politica si tratti può divenire evidente, quando si avverte come sulle questioni eticamente sensibili sia ben possibile il formarsi di maggioranze trasversali rispetto agli schieramenti politici parlamentari. Non minimizziamo queste riflessioni del cardinale: è come se una ventata d’aria fresca entri, attraverso queste parole, nei soffocanti dibattiti politici di questi ultimi mesi. La “politica buona” è quella che bada non ai successi elettorali, ma al bene degli uomini e di tutta la comunità. La fermezza del richiamo del cardinal Bagnasco è un dono offerto allo stesso tempo alla comunità cristiana e all’intera classe politica italiana: è da auspicare che soprattutto quest’ultima ne comprenda il senso, prima di reagire, come a volte è accaduto, senza averlo prima adeguatamente meditato. (Francesco D’agostino, Avvenire, 22 gennaio 2008)

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