giovedì 2 aprile 2009

Eutanasia: la Conferenza Episcopale tedesca favorevole alla “dolce morte”?

Non bastavano le numerose voci – non poi così infondate – sulla presunta “solitudine” di Papa Benedetto XVI. Ad evidenziare ancor di più le posizioni poco ortodosse di alcuni illustri prelati cattolici ci ha pensato recentemente il laicissimo ed agguerrito periodico “Micromega” che – in occasione del vivo dibattito in corso al Senato sulla “Dichiarazione Anticipata di Trattamento” (comunemente definita “testamento biologico”) – ha pubblicato sul suo sito ampi stralci del documento “Christliche Patientenverfügung” (Disposizioni sanitarie del paziente cristiano).
Il testo – tipico frutto di quel “dialogo” cattolico-protestante che ha assunto ormai i contorni del sincretismo interconfessionale – è stato sottoscritto, oltre che dal Presidente del Consiglio delle chiese evangeliche tedesche Kock, anche dal cardinale Lehmann, Presidente della Conferenza Episcopale tedesca.
Il documento, stilato per la prima volta nel 1999 e riveduto nel 2003, sigla l’ufficiale via libera dei vescovi tedeschi – o almeno del loro rappresentante – alla cosiddetta “eutanasia passiva”, ovvero a quel «dignitoso lasciar morire, nello specifico non proseguendo o non iniziando nemmeno un trattamento volto al prolungamento della vita». Senza dilungarsi eccessivamente nel merito, gli ampi stralci del documento tradotti da “Micromega” lasciano trasparire una tattica ormai diffusamente utilizzata da anni da parte di quei “cattolici adulti” che – preoccupati di piacere più al mondo che a Dio – scendono troppo spesso a compromessi su tematiche già definite dal Pontefice “valori non negoziabili”. Il metodo in questione consiste in quella subdola diluizione di piccole verità – atte solo ad ingraziarsi il consenso di qualche ingenuo – in un oceano di ambiguità o di vere menzogne. Esempio eclatante di questa vera e propria strategia disinformativa è l’inserimento nel succitato testo – subito dopo la condivisibile affermazione del principio di poter rifiutare trattamenti nocivi o controproducenti – dell’alimentazione artificiale tra le terapie suscettibili di tale rifiuto. Una posizione, quella del cardinale Lehmann, che avrebbe quindi legittimato ante litteram la morte di Eluana Englaro.
Vi è inoltre da aggiungere che il diritto alla nutrizione rappresenta uno dei pochissimi punti fermi del ddl in discussione al Senato – quello presentato dal senatore Calabrò – che, pur partendo da dichiarazioni di principio condivisibili, non convince affatto a causa della sua ambiguità un più che discreto numero di parlamentari cattolici capeggiati dal sottosegretario Mantovano e dalla senatrice Bianconi.

(Fonte: Corrispondenza Romana n. 1086, 2 aprile 2009)

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