mercoledì 22 aprile 2009

Non si può intimidire il papa: il rammarico del Vaticano per la protesta del parlamento belga

Rammarico. Lo esprime il Vaticano dopo due settimane dalla decisione del parlamento belga di «condannare le dichiarazioni inaccettabili del Papa in occasione del suo viaggio in Africa e di protestare ufficialmente presso la Santa Sede». E' una nota della Segreteria di Stato a tornare sulle polemiche che avevano suscitato le parole espresse dal Pontefice in volo verso il continente africano riguardo all'emergenza Hiv/Aids in Africa e al ruolo del preservativo come metodo di lotta contro l'epidemia.
Una nota della Segreteria di Stato ha spiegato che “l’ambasciatore del Regno del Belgio dietro istruzioni del ministro degli Affari Esteri, ha fatto parte al segretario per i rapporti con gli Stati della Risoluzione con cui la Camera dei Rappresentanti del proprio Paese ha chiesto al governo belga di «condannare le dichiarazioni inaccettabili del Papa in occasione del suo viaggio in Africa e di protestare ufficialmente presso la Santa Sede». L’incontro si è svolto il 15 aprile”. La segretaria di Stato, si legge nel comunicato, “prende atto con rammarico di tale passo, inconsueto nelle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e il Regno del Belgio. Deplora che una assemblea parlamentare abbia creduto opportuno di criticare il Santo Padre, sulla base di un estratto d’intervista troncato e isolato dal contesto, che è stato usato da alcuni gruppi con un chiaro intento intimidatorio, quasi a dissuadere il Papa dall’esprimersi in merito ad alcuni temi, la cui rilevanza morale è ovvia, e di insegnare la dottrina della Chiesa”.
Benedetto XVI e il vaticano dunque non si lasciano intimidire dagli assalti mediatici e politci. Anche se la crisi mediatica diventa diplomatica. Il 3 aprile il parlamento del Belgio, dopo 4 ore di dibattito e la modifica da “affermazioni pericolose e irresponsabili” a “ inaccettabili”, aveva approvato a larga maggioranza una risoluzione di protesta. Un evento davvero “inconsueto” nelle relazioni diplomatiche tra Vaticano e Regno del Belgio. Il paese dove il cattolicissimo re Baldovino si dimise per un giorno per protestare contro la liberalizzazione dell’aborto, ora ha leggi su eutanasia e matrimoni gay. E, a fine marzo, qualche parlamentare aveva chiesto addirittura di richiamare l’ ambasciatore in Vaticano. “ Stupore” del portavoce Padre Federico Lombardi che, dalla Radio Vaticana, si appellava ai diritti democratici di “esprimere le proprie posizioni e linee di azione su argomenti che hanno evidente attinenza con la visione della persona umana” e insinuava il dubbio che le parole del papa fossero giudicate “attraverso il filtro non obiettivo ed equilibrato di echi nei media occidentali.” La nota vaticana ricorda che “mentre, in alcuni Paesi d’Europa, si scatenava una campagna mediatica senza precedenti sul valore preponderante, per non dire esclusivo, del profilattico nella lotta contro l’Aids” le parole del papa “sono state capite e apprezzate, in particolare dagli africani e dai veri amici dell’Africa, nonché da alcuni membri della comunità scientifica.” L’Osservatore Romano oggi presenta una rassegna stampa di chi, in fondo, è sulla linea del papa, da “ Le Monde” fino a” The Guardian”, passando per “ Lancet” e “ Science”. Medici e ricercatori che riportano dati sulla diffusione dell’Aids in Africa e che portano alla conclusione che “ The pope may be right”, come titolava “ The Washington post” del 29 marzo. “Sono state poche le voci che hanno cercato di andare oltre il facile pregiudizio nella polemica sollevata dai mezzi di comunicazione — soprattutto occidentali — per le parole di Benedetto XVI circa la lotta all’aids nel continente africano” ma “non deve essere stato semplice porsi al di fuori del coro, assediati, come si è stati, da una massiccia campagna mediatica che ha travisato le frasi del Papa, proponendo in maniera aggressiva un messaggio distorto”, si legge sul foglio vaticano. E “i presuli della Conferenza episcopale di Angola e São Tomé (Ceast) hanno lamentato il fatto che i media — soprattutto occidentali — abbiano praticamente ‘dimenticato la visita del Papa’, concentrandosi sulla sterile polemica da essi stessi sollevata e ‘cancellando il modo estremamente positivo in cui l’avvenimento si è svolto’ Oggi intanto su “Le Figaro” appare una lettera del ministro degli interni Michele Alliot-Marie. Della posizione del Papa sull'Aids, scrive, e' stata data una "presentazione talvolta eccessivamente semplicistica e affrettata" e "il discorso di Benedetto XVI merita di essere riletto nella sua complessita'”. Il dibattito scientifico e politico è in continua evoluzione, e se le relazioni politiche tra Santa Sede e Belgio sembrano in crisi, e il governo non cambia posizione, ci sono però i vescovi africani a sostenere il papa. Il 27 marzo avevano affermato che “gli africani sono capaci di pensare con la propria testa sia per i problemi che li riguardano, sia per quelli che riguardano tutta l'umanità.” Una denuncia di un “neocolonialismo” di chi si ostina, scrivevano, “ a pensare per noi, a parlare per noi, a fare al posto nostro, certamente perché non siamo ritenuti in grado di farlo da soli.” Il Vaticano è convinto che senza la “dimensione morale ed educativa la battaglia contro l’Aids non sarà vinta.” All’Africa dicono i vescovi belgi “serve una riflessione serena su tutti i mezzi da mettere in opera per frenare l’epidemia dell’Aids”. E la decisione del parlamento non tiene conto di ciò che Benedetto XVI ha realmente voluto esprimere:“senza una educazione alla responsabilità sessuale, gli altri mezzi di prevenzione resteranno deficitari”.

(Fonte: Korazym.org, 17 aprile 2009)

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