lunedì 14 marzo 2011

Tra Rosy Bindi e Gianfranco Fini…

Che hanno in comune Gianfranco Fini e Rosy Bindi? Secondo il saggio “Itinerari della destra cattolica”, scritto da Piero Vassallo e pubblicato dalle edizioni Solfanelli, i due “sono i perfetti interpreti di due scelte antipatiche, che – alla fine – si ritrovano nella reciproca simpatia per l’assenza di un vero disegno politico”. Secondo Vassallo “Un’impressionante sequela di abbagli e malintesi ha allontanato i cattolici [Bindi] dalla loro naturale posizione politica e la destra [Fini] dalla sua naturale radice cattolica”. Piero Vassallo, nato a Genova nel 1933, è docente emerito della Facoltà teologica del Nord Italia. Presidente dell’associazione degli scrittori liberi del Nord Ovest, autore di numerosissimi libri, saggi e articoli. Sempre per le edizioni Solfanelli sta per uscire il suo “Icone della Falsa Destra”. Incuriosito dalle argute argomentazioni e dalla vasta cultura di Vassallo, l’Ottimista lo ha intervistato:
D. Che cosa è successo a Gianfranco Fini? Perché sta sposando la cultura di Palazzo, radicale, anticattolica e antipopolare? È sempre stato così o si tratta di una variazione dettata da opportunismo politico?
Gianfranco Fini si è formato alla scuola di Giorgio Almirante, idealista senza princìpi e pirandelliano in guerra con il principio di identità e non contraddizione (definizioni solo apparentemente paradossali: dopo tutto Almirante tradiva la doppiezza del suo pensiero confessando di avere due “vangeli”: le lettere di Santa Caterina da Siena e il Principe di Machiavelli). Cammin facendo Fini ha abbandonato l'idealismo (un peso leggero, per lui). È stato fascista senza conoscere le culture del fascismo, cattolico (fu insignito dell'Ordine Piano, onorificenza pontificia assegnata a personalità insigni per la loro fede!) senza conoscere il catechismo, ed ora è laicista senza conoscere la filosofia dei lumi. La sua politica è uno, nessuno, centomila.
D. Che cosa intende per destra cattolica? Quali i fondamenti culturali e politici?
Dobbiamo la definizione di destra cattolica a Clemente Solaro della Margarita: “Sono di destra coloro che hanno a cuore il bene della religione e dello stato”. La fonte teoretica della destra moderna è la dottrina del diritto naturale formulata da Giambattista Vico e (in essa) la teoria "cesarista", che contempla la figura di un politico inteso a risolvere con giustizia la tensione tra plebe e oligarchia.
D. La Chiesa cattolica ha spiegato e denunciato gli errori ed i pericoli dell’ideologia marxista-leninista fin dagli inizi dell’Internazionale comunista. Come è stato possibile che, dopo il Concilio Vaticano II, ci siano stati tanti cattolici che sono diventati attivisti del PCI e delle successive variazioni sul tema: Ulivo, Democratici di sinistra e adesso Partito democratico?
Alla fine degli anni Venti la cultura cattolica è stata infiltrata dall'opinione storicista strisciante (lo ha dimostrato magistralmente padre Antonio Messineo) nel saggio di Jacques Maritain, Umanesimo integrale. Al seguito di tale infiltrazione si è diffuso uno stato d'animo contemplante la necessità di un accordo politico tra i cattolici e i rivoluzionari di sinistra (intesi come portatori inconsapevoli di esigenze cristiane). Come ha rammentato Paolo Emilio Taviani nel saggio autobiografico A memoria d'uomo, i vertici della Dc erano occupati da maritainiani convinti. Pio XII ha tentato di rettificare la cultura politica dei democristiani (si veda ad esempio il radiomessaggio nel Natale del 1944). Dal canto suo Guido Gonella ha suggerito (1944) alla Dc una costituzione conforme ai princìpi tradizionali del cattolicesimo. Purtroppo De Gasperi ha ignorato l'insegnamento di Pio XII e ha bocciato il progetto di costituzione proposto da Gonella. La Dc si è gettata a capofitto nel sentiero segnato da Maritain. I risultati di questa scelta infelicissima sono sotto gli occhi di tutti. L'auspicata ricostituzione di un movimento politico d'ispirazione cristiana, pertanto, dovrebbe iniziare da una lettura fortemente critica del degasperismo.
D. Insieme a quello nazista il regime sovietico è stato il più brutale e violento regime del ventesimo secolo. Cosa hanno in comune le due ideologie? E come mai si parla così poco della caduta del muro di Berlino e della sconfitta del comunismo?
Nazismo e comunismo hanno in comune l'odio nei confronti del Dio di giustizia. Comunismo e nazismo hanno potuto tollerare un Cristo impotente, separato dall'Antico Testamento (penso al cristianesimo tedesco in circolazione nel Terzo Reich e all'appello di Stalin del 1941 alla Russia profonda). Ma al fondo delle due dottrine si trova il rigetto del Dio di Mosé (rigetto avviato da Sigmund Freud e approfondito dalle avanguardie neoagnostiche – marcionite - a sinistra e a destra). Non si può comprendere l'essenza delle due ideologie che hanno insanguinato il XX secolo senza riferimento al comune odio nei confronti del Dio di giustizia.
D. Quali caratteristiche dovrebbero avere secondo Lei i cattolici impegnati in politica?
I cattolici in politica dovrebbero tentare la non facile impresa di vivere in conformità al decalogo. Poi dovrebbero capire che per ricominciare è necessario congedare le chimere associate alla dottrina (maritainiana e dossettiana) che ha condotto la Dc al fallimento. L'inizio non può essere che uno studio severo. Il talk show politico, la fiera delle vanità e delle stupidaggini, devono essere evitate rigorosamente. Prima di tutto i cattolici dovrebbero, infatti, assimilare (leggendo le opere di Michele Federico Sciacca) la fondamentale distinzione di filosofia e sofistica, quindi la distinzione della politica intesa come produzione del bene comune dalla politica intesa soltanto come conquista del potere. Quindi dovrebbero assimilare le ragioni della filosofia cattolica, cioè affrontare autori quali Cornelio Fabro, Augusto Del Noce, Maria Adelaide Raschini, Antonio Livi, Giovanni Cavalcoli, eccetera. Senza una solida base culturale l’attività politica è inutile se non dannosa. Infine dovrebbero concepire un programma inteso ad affrontare le tragiche nascoste emergenze, quali la denatalità, lo sfascio doloroso delle famiglie, le follie del sabato sera, l’incremento dei suicidi. L'attenzione a questi problemi deve distinguere i cattolici dagli altri, che si impegnano unicamente sul fronte dell'economia (e spesso solo sul fronte della chiacchiera).

(Fonte: Antonio Padovano, L’Ottimista, 30 giugno 2010)

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