A “Caffeina Cultura”, il festival del pensiero che si tiene a Viterbo fino al 16 luglio (invitati quasi esclusivamente i rappresentanti di una certa “kultura” alla “Telekabul”), giovedì scorso è sbarcata Michela Murgia, l’autrice del libro “Ave Mary. E la Chiesa inventò la donna”. La Murgia, tra una battuta e l’altra, muovendosi disinvoltamente in mezzo ai luoghi comuni, leggendo in modo del tutto tendenzioso i Vangeli, enfatizzando certi aspetti e furbescamente tacendone molti altri, ha diffuso il solito stereotipo secondo il quale la condizione di minorità della donna e, soprattutto, il suo incasellamento in un ruolo ben definito è, gratta gratta, colpa della Chiesa cattolica.
Chi ha partecipato all’incontro si è portato a casa l’immagine di uomini di Chiesa, un po’ ottusi e conservatori, che deformano il Vangelo; che nei secoli hanno tramandato una figura della Madonna lontana anni luce dalla Maria “reale”; che, esercitando il loro immenso potere, hanno generato una tradizione che in realtà è un “tradimento”. Papi, vescovi, preti: la solita casta di manipolatori inaffidabili. All’accusa non è sfuggito neanche il beato Giovanni Paolo II: la sua enciclica “Mulieris dignitatem” altro non sarebbe stata che una furba “operazione di marketing” con la quale, in sostanza, il Papa ha mantenuto la condizione d’inferiorità femminile trasformandola abilmente in “genio femminile”.La tesi della Murgia è evidentemente figlia delle sue idiosincrasie, dei suoi pregiudizi, delle sue preclusioni ideologiche. E’ stata lei, in realtà a fare quella sovrapposizione di narrazioni, quella manipolazione delle fonti che rimprovera agli altri. Basta una battuta: secondo la Murgia le sante sono tutte o suore, o vergini stuprate o (con riferimento a santa Gianna Beretta Molla) madri eroiche che, pur avendo il cancro hanno portato avanti la gravidanza. E’ una esemplificazione superficiale e inaccettabile: per confutarla basta pensare a Santa Cristina di Bolsena, a Santa Rosa da Viterbo, a Santa Rosa Venerini, tanto per rimanere dalle nostre parti. Nei suoi due millenni di storia il cristianesimo, meglio, il cattolicesimo ha conosciuto e posto alla venerazione di tutti figure femminili di straordinaria dignità e grandezza e le ha proposte come tali alla venerazione dei fedeli. La Murgia ha liquidato questa gloriosa tradizione (che tra l’altro ha reso possibile una reale emancipazione della donna del tutto inimmaginabile, come ancora constatiamo, presso altre culture) con una battuta.
Nell’incontro è stato anche detto che la Chiesa cattolica è molto indietro rispetto alla chiese “sorelle” (quelle protestanti). Ma la Murgia ha assicurato che resterà cattolica. Non perché riconosce nel suo cattolicesimo una storia, un valore, ma perché nella Chiesa cattolica c’è da lottare per portarla, “dal basso”, verso “nuove narrazioni” basate su nuove letture teologiche.
Da un festival come Caffeina ci si poteva aspettare una conferenza del genere. I preti e i vescovi sono bene accetti se parlano di camorra o se spiegano le strategie di comunicazione sul web. La tradizione cattolica, i Vangeli, l'antropologia sono invece riservati agli intellettuali organici.
Quello che più rattrista è che a sferrare l’attacco, tra una battuta e un’altra, sia stata un’intellettuale che ama esibire i suoi trascorsi nell’Azione Cattolica e il suo cattolicesimo DOC.
(Fonte: Gianluca Zappa, La Cittadella, 8 luglio 2011)
1 commento:
infatti lo dico io che l'azione cattolica s'è rovinata e ha rovinato noi che cantavamo "stendi i panni"...."stendi i panni"...."alla fiera dell'est" ..."la zia che va a forlì"............mah........in effetti 20anni di soldi sprecati a tesserarmi!!! beh d'altronde stavamo in compagnia di nonna bindi..........vuoi che nn ci siano altre comiche menestrelle ;-))
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