Sarebbe
opportuno che l’agenzia di informazioni ANSA cambiasse nome e si chiamasse
ANSAGAY, perché quasi ogni giorno riporta una o più notizie sfacciatamente a
favore dell’ ideologia omosessualista. Dichiarare di essere gay sta diventando
una realtà positiva e “normale” perché “di moda”. Affermare invece che
l’omosessualità è un vizio, un peccato o una malattia significa passare per
omofobi medioevali e tutto il mondo che si sente civilizzato ti fa guerra senza
scampo perché i diritti dei gay sono sacrosanti!!! Mentre una volta ci si
vergognava a manifestare pubblicamente la propria omosessualità oggi al
contrario dichiararsi gay ha un impatto mediatico forte, fa “parlare” di sé,
porta fama, successo, se non a un vero e proprio record di incassi, come nel
caso di star del calibro di Ricky Martin o Lady Gaga, che – il primo
confessando tutto in un libro, la seconda giocando sull’ambiguità del “sono –
non sono” – hanno visto raddoppiare fans e quattrini proprio “grazie” alla loro
omosessualità più o meno vantata ed esibita come se fosse qualcosa di cui
andare fieri.
Eppure,
lontano da telecamere, lustrini e palcoscenici, nelle pieghe del mondo
adolescenziale il rischio di questa pubblicizzazione dell’essere gay che in
realtà diventa una evidente propaganda omosessualista è palpabile: “se va di
moda, lo voglio”, ripetono i ragazzini immaturi davanti alla tv e alle vetrine
dei negozi, da cui – il passo può essere breve per chi è più suggestionabile –
“se va di moda essere gay, forse potrei esserlo anche io”. Ma l’omosessualità
può essere anche una moda? Può esserlo diventata? Basta farsi un giro in Rete
per scoprire che sulla maggior parte dei forum la domanda recentemente è stata
posta, e ha creato un dibattito acceso tra gli internauti. Oggi si sente
parlare di “mondo gay”, di eventi e locali “dedicati” (nelle grandi città anche
molto esclusivi), addirittura di premiazione di miss gay o lesbica… di un
abbigliamento preciso, per lo più sguaiato e sciatto, imitato persino da chi
omosessuale non è. Senza contare una presenza mediale ormai pervasiva: E’
evidente come nelle fiction, nel cinema e persino nei talk- show gli
omosessuali abbiano ormai un ruolo da protagonisti di primo piano. Non è
esagerato parlare di vera e propria dittatura gay.
“Gay è
bello”, ripetono così reality show e programmi di moda, dotando di un’aura
sofisticata protagonisti spesso eccentrici e ridicoli e spesso
professionalmente mediocri. Con un obbiettivo che spesso sfugge ai più : quello
dell’audience e degli ascolti. Dal punto di vista sociologico quella
omosessuale è infatti una comunità molto compatta e combattiva contro quelli
che non condividono il loro stile morale esistenziale, in particolare contro il
Cattolicesimo, con consumi, stili di vita e modelli culturali omogenei. Ecco
perché creare un prodotto destinato a questa potente comunità gay (potente
anche dal punto di vista economico ed elettorale) significa avere un successo
assicurato in termini di ascolti, così come in campo pubblicitario in termini
di acquisti. Interessi economici, dunque e, anche marketing: nella società del
consumo l’omosessualità è diventata un “prodotto” come gli altri e come tale
viene pubblicizzata, proposta, venduta, Ma che effetto può avere tutto questo
sui giovanissimi? Se fossero il “pianeta gay” con la sua vita notturna e il suo
stile “cool” e l’immagine di successo dell’omosessuale veicolata dai media ad attrarre
i ragazzi prima che le persone dello stesso sesso? L’omosessuale è diventato un
“modello” sociale a tutti gli effetti, caratterizzato soprattutto a livello
mediatico da modi accattivanti, da una spiccata sensibilità e dal “coraggio” di
una scelta presentata come eroica e controcorrente, elementi che generalmente
lo hanno collocato in una posizione di successo. I giovani e i giovanissimi
senza chiari riferimenti etici in una società scristianizzata e sempre più in
corsa verso la paranoia sociale lo vedono così: libero, “ribelle”, allegro,
famoso. E lo invidiano. Ecco dunque l’emergere dell’accettazione per un
modello, che però non è certo da confondere con una tendenza omosessuale .
Diventare
oggi gay per imitazione, per osmosi o più semplicemente per moda si può?
Purtroppo come tanti sono diventati drogati per imitazione, così tanti che non
sono in realtà di tendenza omosessuale lo diventano per imitazione perché la
società corrotta confonde la loro identità. Succede se questa idealizzazione
del modello gay non viene monitorata, se i genitori non la intercettano o,
peggio, se per natura non la affrontano ritenendola una scelta normale affianco
alla eterosessualità. Il modello sociale dell’omosessuale molto spesso riscuote
successo tra i giovani anche perché viene presentato come “moderno”, diverso
dai modelli maschile e femminile tradizionali che spesso vengo anche legati al
passato. E’ come se i ragazzi tentassero di fuggire dalla difficoltà di essere
uomini sani psichicamente o donne sane come lo intendono i genitori, la società
tradizionale normale, e si rifugiassero in un mondo dove la “fatica” della
differenza ( e dell’affermare la propria identità nella differenza) non
esistesse: “Stare con una persona dello stesso sesso, ripetono spesso i ragazzi
e le ragazze omosessuali, “è più facile”, “non mi crea problemi”, “lei o lui
hanno il mio stesso modo di vedere le cose”. Frasi inquietanti che fanno
riflettere. Già perché la sfida per il mondo adulto, per la scuola, per la
catechesi della Chiesa e per la società diventa allora quella di creare modelli
nuovi, modelli di uomini e donne (e di relazioni tra uomini e donne) cui i
figli possano ispirarsi senza paura.
La
storia ha ampiamente dimostrato che le società in decadenza favoriscono
l’omosessualità e con essa la propria autodemolizione, perché la salute della
società si basa unicamente sulla famiglia eterosessuale dai legami stabili e
duraturi nel tempo.
(Fonte:
Don Marcello Stanzione, Riscossa cristiana, 1 agosto 2012)