giovedì 4 ottobre 2012

Mons. Negri e Massimo Cacciari: Impossibile togliere l’ora di religione nelle scuole

Ancora reazioni alle parole del ministro dell’istruzione Francesco Profumo che ha detto che «l’insegnamento della religione nelle scuole così come è concepito oggi non ha più molto senso». Su Libero Caterina Maniaci ha intervistato monsignor Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro, che dice come le dichiarazioni del ministro appaiano «frutto di una grave disinformazione; il che non è molto comprensibile per un ministro che dovrebbe avere, tra le proprie competenze, questi temi».
Negri ricorda che la soluzione attuale («di grandissimo profilo culturale e democratico») è figlia di «un lungo cammino e dialogo» partito con i Patti Lateranensi. «L’ora di religione – spiega il vescovo – deve essere impartita secondo la forma della tradizione cattolica, perché rappresenta per tutti i cittadini italiani che lo desiderano la possibilità di incontrare il cristianesimo come avvenimento di vita, di cultura e di civiltà».
L’errore da non commettere, è pensare che l’ora di religione sia un’ora di catechismo. «La catechesi ha altre finalità e altri metodi e si realizza nell’ambito della vita ecclesiale». Tra l’altro, c’è di mezzo il Concordato: «Non c’è nessuno che possa mettere in discussione la funzione della religione cattolica nelle scuole senza aprire un contenzioso a livello internazionale, perché l’ora di religione insegnata nelle scuole fa parte del Concordato esistente tra lo Stato italiano e la Chiesa. La presenza della religione cattolica, poi, è un fatto irresistibilmente esistenziale, non programmatico».
Il vescovo fa riferimento anche alla propria esperienza personale: «Nel liceo che frequentavo negli anni Sessanta – il prestigioso liceo Berchet di Milano – le materie venivano a disporsi positivamente o dialetticamente, nei confronti dell’insegnamento della religione cattolica che, per grazia, ci era impartita da monsignor Luigi Giussani. L’ora di religione non è la Cenerentola degli studi e non è una graziosa concessione al mondo cattolico. Anzi rappresenta il tentativo di realizzare una concreta pluralizzazione della scuola che, soprattutto quella statale, oggi soffre di una crescente omologazione di carattere ideologico a senso unico, in particolare nel senso del progressismo e del tecnoscientismo». (su Corrispondenza Romana, 27 settembre 2012).

In proposito anche il filosofo agnostico Massimo Cacciari non ha dubbi. «La nostra tradizione religiosa deve essere insegnata obbligatoriamente a scuola. Non solo, la teologia dovrebbe essere presente in tutti i corsi universitari di filosofia».
D. Il motivo di tanta perentorietà?
R. Siamo in presenza di un analfabetismo di massa in campo religioso.
D. Dunque lei è per l’obbligatorietà dell’insegnamento, senza se e senza ma.
R. Non lo dico da oggi: sarebbe civile che in questo Paese si insegnassero nelle scuole i fondamenti elementari della nostra tradizione religiosa. Sarebbe assolutamente necessario battersi perché ci fosse un insegnamento serio di storia della nostra tradizione religiosa. Lo stesso vale per le università; sarebbe ora che fosse permesso lo studio della teologia nei corsi normali di filosofia, esattamente come avviene in Germania.
D. La religione, dunque, alla pari della lingua italiana o della matematica. Non può essere un optional…
R. Macché optional. Per me è fondamentale il fatto che non si può essere analfabeti in materia della propria tradizione religiosa. È una questione di cultura, di civiltà. Non si può non sapere cos’è il giudaismo, l’ebraismo, non si può ignorare chi erano Abramo, Isacco e Giacobbe. Bisogna conoscerne la storia della religione, almeno della nostra tradizione religiosa, esattamente com’è conosciuta la storia della filosofia e della letteratura italiana. Ne va dell’educazione, della maturazione anche antropologica dei ragazzi. È assolutamente indecente che un giovane esca dalla maturità sapendo magari malamente chi è Manzoni, chi è Platone e non chi è Gesù Cristo. Si tratta di analfabetismo. La scuola deve alfabetizzare. Quando i ragazzi vanno in giro a fare i turisti vedono delle chiese e dei quadri con immagini sacre. Ma cosa vedono, cosa capiscono? Spesso riconoscono a malapena Gesù Bambino. Non sanno nulla delle nostre tradizioni. La religione è un linguaggio fondamentale. Come la musica.
D. Perché non pensare ad un insegnamento, più democratico, di Storia delle religioni?
R. Non ha nessun senso insegnare Storia delle religioni. Così come si insegna Storia della letteratura italiana e non storia delle letterature mondiali, storia dell' arte italiana e non storia dell' arte cinese, non vedo la necessità di insegnare il buddismo zen o la religione degli aztechi. Chi suggerisce di studiare tutte le storie delle religioni finisce per volere, in pratica, che non se ne studi nessuna. È necessario, invece, sapere bene almeno cosa dicono le grandi tradizioni monoteistiche.
D. A suo avviso non è sufficiente l’insegnamento che oggi viene assicurato?
R. No. Sappiamo benissimo che ora l’ora di religione non conta come dovrebbe contare, viene presa sottogamba.
D. Invece?
R. Vorrei che fosse una materia in cui si studiasse veramente la Bibbia, prendiamo in mano il Vangelo e approfondiamolo come facciamo con l’italiano piuttosto che con la filosofia o il greco o, ancora, il latino. (su: Francesco Dal Mas, Avvenire, 25 settembre 2012)

(Ma.La. 4 ottobre 2012)
 
 
 

1 commento:

Anonimo ha detto...

finalmente cose intelligenti non le stronzate del signor ministro e dei signori preti del CEM.....fancazzisti de casa nostra ....il ministron parla come si parla al "bar-sport": de stronzate, tiè...buttate li senza la benchè minima cognizione di causa!!! mi faccia il favore......direbbe qualcuno!!