giovedì 15 agosto 2013

I soliti cattolici adulti…

C'è qualcosa di inquietante nel modo in cui ventisei deputati cattolici del Partito democratico e di Scelta civica hanno ribadito la loro disponibilità a votare una legge sull'omofobia purché venga introdotta una clausola di garanzia per sacerdoti e catechisti quando questi volessero spiegare che cosa è scritto nella Bibbia (oltre che nel Catechismo della Chiesa Cattolica) a proposito di omosessualità come disordine oggettivo. Inquieta intanto la mancanza di riferimento al Magistero della Chiesa. Usare l'appartenenza cattolica senza riferimenti al Magistero produce inquietudine nel fedele che legge.
I ventisei hanno esternato questa loro posizione su Avvenire di venerdì 9 agosto, ricordando il lavoro sotterraneo da loro svolto per migliorare la legge sull'omofobia e annunciando appunto altri emendamenti in aula, in settembre, che dovrebbero portare a un definitivo miglioramento della legge e garantire appunto la libertà di espressione a proposito di omosessualità. Ora, a parte il modo rinunciatario di tentare un compromesso con l'avversario, che lascia ben poco sperare sull'esito finale, quello che sconcerta in un simile atteggiamento è il non voler vedere le reali intenzioni che stanno alla base della legge sull'omofobia. L'atteggiamento non è nuovo, ma risale al modo di porsi di fronte ai fatti storici da parte del cattolicesimo democratico fin dal tempo dell'invasione napoleonica dell'Italia, cioè dal triennio giacobino cominciato nel 1796. Da allora fino a oggi il movimento cattolico conobbe la persistente tentazione di giudicare positivamente l'azione e le richieste delle forze rivoluzionarie, al massimo bisognose di stemperare il loro ateismo o laicismo. Quando i cattolici democratici prevalsero all'interno del movimento cattolico, si determinarono situazioni di forte confusione dottrinale e di ambiguità, non tanto per i compromessi in quanto tali, a volte necessari, ma perché il compromesso venne confuso con l'ideale. Oggi sta avvenendo la stessa cosa con omofobia e unioni omosessuali. I cattolici democratici ritengono positive le istanze originarie dei promotori delle leggi, che invece hanno intenzione di indebolire il modello di famiglia fondato sul matrimonio eterosessuale. Per questo ormai da anni si parla e si scrive di "famiglie" e non di "famiglia", dando per scontato che possano esistere diversi modelli di famiglia. Qualcuno mi potrebbe dire che nella realtà sta proprio avvenendo così. Verissimo, e bisogna tenerne conto, soprattutto nelle relazioni umane che devono essere attente a non ferire chi è vittima di questo disordine. Ma tenerne conto non significa dare per persa la battaglia culturale, smettere di credere e di annunciare al mondo tutta la verità. Pio XII diceva che si può perdere nella storia, ma bisogna salvaguardare i principi e aspettare tempi migliori. A settembre riprenderà la discussione, prima alla Camera, poi al Senato. Preghiamo e facciamo pregare, perché la confusione penetri nelle fila dello schieramento a favore della legge. Speriamo in un atteggiamento di maggiore forza e coraggio da parte dei pastori della Chiesa. Speriamo che gli uomini politici comprendano il significato liberticida di questa legge e così aumenti il numero di coloro che si oppongono alla legge. Nel frattempo non cessiamo di gridare contro l'ingiustizia, ma prepariamoci a un tempo di grandi sofferenze per il nostro Paese. Dobbiamo attraversare questo tempo storico, conservando la fede e i valori, quel patrimonio culturale che servirà per costruire un mondo migliore, se e quando Dio ci concederà questa possibilità.


(Fonte: Marco Invernizzi, Alleanza Cattolica, 10 agosto 2013)
 

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