giovedì 26 maggio 2016

La dittatura del Partito Radicale di Massa

Il coro pressoché unanime seguito alla morte di Marco Pannella, non ancora sepolto e già risorto nelle celebrative e nostalgiche parole di politici, giornalisti e – addolora dirlo – persino sacerdoti ed alti prelati, è qualcosa di troppo vasto e imbarazzante, per impedire a chiunque di cogliere che si sta celebrando la nascita di un nuovo, travolgente soggetto politico: il PRM, il Partito Radicale di Massa. Previsto con enorme anticipo, su tutti, dal grande Augusto Del Noce (1910–1989) nel suo Il suicidio della rivoluzione (1978) – in cui spiegava che «l’esito dell’eurocomunismo» non avrebbe potuto «essere che quello di trasformare il comunismo in una componente della società borghese ormai completamente sconsacrata» -, il PRM non è solo un soggetto politico nuovo ma del tutto monopolizzante, che oltre a superare sta annientando quel che resta di Destra e Sinistra inglobandole sotto le insegne del Pensiero Unico.
Dell’esistenza di questo Partito – esistenza oggi constatabile sulla base di tantissimi elementi, primo fra tutti l’impressionante prossimità che, a livello parlamentare, le forze politiche fanno registrare sui temi etici, sui quali le divisioni sono, salvo rarissimi casi, pura finzione – si vociferava da tempo, ma il decesso del suo italico profeta è stata l’occasione della fondazione ufficiale. Del resto, solo con una morte poteva esordire un Partito che di morte odora lontano un miglio, radunando tutti i favorevoli all’aborto di Stato, alla fecondazione extracorporea, alla legalizzazione delle cosiddette droghe leggere nonché – per restare in tema – alla “dolce morte”, appunto. Ma la forza di questo nuovo soggetto non nasce solo dal numero dei suoi adepti, ma anche dal quello delle sue sedi territoriali. Quante sono? Quanti sono i suoi adepti.
Il PRM, infatti, è completo sia di una dimensione religiosa individualistica – condensata nel culto, come osserva il filosofo Marcello Veneziani, alla divinità cinica ed egoista di Kazzimiei – sia di un potere talmente esteso da non temere alcuna competizione elettorale. Del resto, che bisogno dovrebbe avere di elettori, un Partito che vanta già sudditi? Perché dovrebbe preoccuparsi del consenso, un Partito che controlla già coscienze omologandole su tutti i temi antropologicamente decisivi? Per quale ragione affannarsi a raccogliere iscrizioni quando si hanno già milioni di adesioni inconsapevoli e volontarie al tempo stesso? Il PRM non segue i sondaggi, non teme le urne, né i referendum costituzionali. Solo di una cosa ha enorme paura: della Verità, intesa come svelamento di tutte le menzogne sulle quali un’antropologia individualistica si sostiene propagando il verbo di Kazzimiei.
La forza della Verità – senza dubbio irresistibile – non deve però far credere che il PRM sia a rischio di sconfitta né, tanto meno, di scioglimento dato che il suo radicamento, oggi, è persino superiore alle previsioni di Del Noce, che probabilmente non immaginava un arruolamento massiccio, nel Partito, anche di uomini di Chiesa. Inoltre, la Verità – a differenza delle menzogne – abbisogna di testimoni, di gente disposta a perderci; ma la gente disposta a perderci per la Verità è oggi molta meno, purtroppo, di quella disposta a perdersi per il Partito. Viene così facile pronosticare, almeno nel breve termine, una ulteriore espansione di questa entità omologante, che seguiterà  orwellianamente a collezionare nuove reclute quasi agli stessi ritmi con cui colleziona errori. Tanto, il solo scopo che si prefigge è il Caos, lo svuotamento etico foderato di filantropia.
Non sentirete infatti mai esplicite parole d’odio o di rabbia da parte di uomini del Partito, non perché odio e rabbia oggi siano scomparsi – tutt’altro –, ma perché i sentimenti forti, qualunque essi siano, rischiano di rianimare l’elettroencefalogramma di una massa che deve essere anestetizzata, che non deve più vivere ma vegetare. Il PRM propone così una solidarietà al ribasso, uno stare insieme che sia coesistenza senza essere fratellanza, convivenza senza essere comunione, tutti insieme eppur tutti soli, senza radici né in Cielo né in terra: non in terra per non ricordarsi di avere una memoria da coltivare, non in Cielo per non sognarsi un futuro da costruire. Purtroppo per il PRM, però, l’uomo ha desideri più grandi delle sue minime necessità e, per quanto il Pensiero Unico prosperi come prospera oggi, ci saranno sempre alcuni con nostalgia di Verità, di cose grandi e pure. Una nostalgia destinata, un domani, ad incenerire il PRM, che finirà nel Nulla per cui si è sempre battuto.

(Fonte: Giuliano Guzzo, 21 maggio 2016)



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