giovedì 26 maggio 2016

Le donne prete: l’ultimo attacco gender alla Chiesa

Anche se l’annuncio di ieri (con fanfara, trombe e tamburi) parla di una “apertura al diaconato per le donne”, per compiere opere di catechesi e servizio (diaconessa non è il femminile di diacono), le campane nella nostra mente stanno suonando a martello. Ancora una volta. Le donne infatti nella Chiesa compiono già opere di ogni tipo e parlare di diaconato è solo un espediente per aprire al sacerdozio femminile, anche perché il diaconato femminile non ha alcuna liceità, essendo il primo grado del sacerdozio.
Si vuole quindi imporre la donna prete entro breve. Non ci sono altre letture. Ormai il metodo di lavoro di Papa Francesco lo conosciamo e presto o tardi qualcuno ci verrà a dire che le donne prete sono perfettamente in linea con la Bibbia, ma anche con i Veda, il Corano e, perché no, con il Necronomicon.
Su questo argomento però non si può discutere e l’unico modo per avere le donne prete sarebbe andare contro il Magistero, anche recentissimo, della Chiesa e contro le pronunce di due predecessori dei tempi moderni, Beato Paolo VI e San Giovanni Paolo II. Sappiamo però che Francesco se vuole fare una cosa la fa, esattamente come è accaduto con la pericolosissima Amoris Laetitia che apre all’Eucarestia per i divorziati (sì, esatto), ma su questo frangente il discernimento caso per caso non esiste (se poi esista in generale è una discussione ancora aperta). O le donne possono fare le pretesse o no. E ovviamente non possono.
E’ chiaro che le donne diacono ci metterebbero pochi minuti ad arrogarsi il diritto di celebrare messe, “consacrare”, imporre le mani, impartire sacramenti. Sappiamo che succederà. E quindi fra pochi anni ci diranno “ormai è prassi pastorale, le donne prete nei fatti ci sono già e non c’è motivo per cui non vadano pienamente ordinate”.
Ora capiamo perché l’Osservatore Romano poco tempo fa ha pubblicato sproloqui riguardo il sacerdozio femminile. Non era una boutade fuori controllo, ma qualcosa di predisposto ad hoc. La strategia è quella di indorare la pillola. E capiamo perché Bergoglio ha voluto sottolineare la possibilità di lavare i piedi alle donne, visto che la lavanda dei piedi è l’episodio evangelico in cui si istituisce il sacerdozio.
Il bombardamento mediatico d’altronde è già iniziato, puntuale come un orologio svizzero. La frase fotocopia sui giornali è la seguente: “la motivazione comunemente addotta per dire che le donne non possono fare i preti è che durante l’ultima cena non erano presenti donne”. Quel “comunemente addotta” è la tipica espressione da progressista che vuole comandare in casa d’altri.
Comunemente” in questo caso rappresenterebbe il pensiero dei pontefici della Chiesa Cattolica, che evidentemente passavano in Vaticano per caso, oltre ad una presa di posizione fattualmente ex Cathedra di Giovanni Paolo II, dunque infallibile e non modificabile, nemmeno da un suo successore, perché basata nientepopodimenoche sulle disposizioni di Nostro Signore Gesù Cristo.
“Pertanto – scriveva Giovanni Paolo II nel 1994 – al fine di togliere ogni dubbio su di una questione di grande importanza, che attiene alla stessa divina costituzione della Chiesa, in virtù del mio ministero di confermare i fratelli dichiaro che la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa”.
Però, siccome pare non valga più neanche l’espressione “l’uomo non divida ciò che Dio ha unito” pronunciata da un certo Gesù (qualcuno se lo ricorda?), tanto meno può valere il pronunciamento di un Papa. Di fronte a questa volontà di stravolgere ogni sacramento è comunque bene ricordare che mai e poi mai le donne potranno essere presbitero. E’ definitivo. Qualora le donne diventassero pretesse la Chiesa Cattolica non sarebbe più tale, perché andrebbe contro il disegno di Dio. Nessun uomo è proprietario dei sacramenti, men che meno il Papa.
Paolo VI al riguardo scrisse : “La ragione vera è che Cristo, dando alla Chiesa la sua fondamentale costituzione, la sua antropologia teologica, seguita poi sempre dalla tradizione della Chiesa stessa, ha stabilito così. Che in un coro di voci umane vi sia il tenore e vi sia il soprano, e con quale differenza e insieme con quale armonia di effetti artistici, non è una preferenza per l’uno e un torto per l’altra, ma un ordine, fondato sull’essenza delle persone che lo compongono, una bellezza che ha per origine la sapienza ontologica della natura, cioè di Dio creatore”.
E’ chiaro che, alla luce di quanto appena riportato, si smaschera ancora una volta cosa ci sia dietro la possibilità che le donne diventino prete. Una volontà malcelata di azzerare i sessi e le loro differenze, una teoria del gender in salsa ecclesiastica, che va ad attaccare la base stessa del disegno divino anche e soprattutto contro il sacramento dell’Ordine. Per costruire il mondo di Satana non basta confondere i ruoli di padre e madre, ma si deve attaccare anche e soprattutto quello del sacerdote.
Che sia un Papa a dare adito a tutto ciò, è sinceramente sconfortante. Che nessuno, neanche fra i fantomatici “buoni pastori” apra bocca da mesi, lo è ancora di più.

(Fonte: Francesco Filipazzi, Campari & De Maistre, 13 maggio 2016)
http://www.campariedemaistre.com/2016/05/le-donne-prete-lultimo-attacco-gender.html



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