giovedì 23 ottobre 2008

Cattolici e centri sociali in lotta: questione di odio metafisico

Questa volta il sindaco di Verona Flavio Tosi non c’entra direttamente. E nemmeno c’entra la sentenza della Corte d’Appello di Venezia che, l’altro ieri, l’ha condannato a due mesi con l’accusa di «propaganda di idee razziste». Questa volta c’entra soltanto Verona, la città dove l’odio, di fatto «metafisico», tra gruppi di diverse fazioni politiche sembra sempre pronto a manifestarsi.Tutto è cominciato qualche giorno fa. Da una parte il centro sociale La Chimica. Dall’altra uno dei gruppi cattolici più tradizionalisti esistenti in Italia: la sezione veronese Una Voce, quelli che tempo addietro, quando ancora il motu proprio del Papa che ha liberalizzato l’antico rito (diciamo la messa in latino) non era in vigore, per protesta andavano a dire il Rosario sul sagrato del Duomo. Quelli che, mesi fa, hanno appoggiato la protesta dei fedeli della parrocchia di San Pietro Martire che la curia decise di affidare agli «eretici» luterani.Tra i due gruppi le diatribe si susseguono da tempo. Per quelli del centro sociale, Verona è troppo di destra, leghista e razzista. E, per questi motivi, un gruppo di fedeli cattolici tradizionalisti (e dunque, secondo loro, “di destra”) come Una Voce è da combattere. Per Una Voce, invece, le polemiche di quelli del centro sociale esprimono una deriva «cattocomunista» alla quale, spesso, anche la diocesi veronese governata da monsignor Giuseppe Zenti non sa rispondere adeguatamente.L’ultimo scontro, rimasto verbale soltanto grazie alla discesa in strada dei carabinieri e della Digos, è avvenuto domenica scorsa. Una Voce aveva organizzato, col consenso della diocesi, una messa pontificale in rito latino in onore del beato imperatore Carlo d’Asburgo nella chiesa di Santa Toscana. La messa doveva essere celebrata da un vescovo argentino, monsignor Juan Rodolfo Laise. «Tre giorni prima del pontificale il quotidiano L’Arena - si legge in un comunicato di Una Voce -, per la penna di Enrico Santi, già corrispondente dell’agenzia cattocomunista Adista, intraprende una feroce campagna diffamatoria contro il vescovo Laise: mescolando fonti indirette, inverificate e parziali». In sostanza, L’Arena ha accusato Laise (secondo Una Voce senza prove) di legami con i militari argentini, al tempo in cui i montoneros insanguinavano il paese. I centri sociali hanno cavalcato la polemica e la diocesi ha fatto retrofront inviando un altro vescovo alla messa.E domenica, per l’ennesima volta i due gruppi si sono affrontati in piazza. Fuori dalla chiesa, separati dai carabinieri, quelli di Una Voce festeggiavano le cresime. Quelli della Chimica li guardavano con striscioni di questo tenore: «Tradizione uguale sangue». (il Riformista, 22 ottobre 2008)

Nessun commento: