giovedì 9 ottobre 2008

Il rabbino invitato al Sinodo attacca Pio XII

Leggo sul blog di Andrea Tornielli un fatto strano. Al Sinodo sulla Parola di Dio che si svolge in questi giorni c'è una novità assoluta e interessante: la presenza di un rabbino e in particolare del rabbino capo di Haifa Shear Yashuv Cohen. Fin qui tutto bene, anzi un bel momento di confronto e avvicinamento. Poi Cohen intervistato dal Vaticanista della Reuters attacca Pio XII dicendo che la chiesa non deve beatificare Pio XII e che se avesse saputo che Benedetto XVI stava per celebrare il cinquantesimo anniversario della morte di Papa Pacelli (con la messa che ha presieduto questa mattina in San Pietro), lui non sarebbe nemmeno venuto al Sinodo. A parte il fatto che la data di morte di Pio XII (9 ottobre 1958) non è propriamente un segreto del Mossad, trovandosi in tutte le enciclopedie, a parte il fatto che il cinquantesimo rappresenta una scadenza importante, trovo del tutto fuori luogo che un esponente ebraico invitato a parlare ai vescovi cattolici ne approfitti per mettere in imbarazzo il Papa, per di più sulla base di leggende nere. Vi lascio immaginare che cosa sarebbe successo se un cardinale della curia romana fosse stato invitato a prendere la parola in un importante consesso religioso ebraico a Gerusalemme e poi uscendo, ai giornalisti, avesse fatto dichiarazioni di tenore simile… Al rabbino Cohen mi permetto sommessamente di ricordare le parole pronunciate da un illustre collega, il Gran rabbino di Gerusalemme, Isaac Herzog, nel 1944: «Il popolo di Israele non dimenticherà mai ciò che Sua Santità e i suoi illustri delegati, ispirati dai principi eterni della religione, che stanno alla base della autentica civiltà, stanno facendo per i nostri sventurati fratelli e sorelle nell’ora più tragica della nostra storia, una prova vivente della Divina Provvidenza in questo mondo». All’indomani della morte di Papa Pacelli, lo stesso Herzog ebbe a dichiarare: «La morte di Pio XII è una grave perdita per tutto il mondo libero. I cattolici non sono i soli a deplorarne il decesso».
Alle esternazioni del rabbino, fa seguito immediata la replica di esponenti della Santa Sede, a cominciare da quella del segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone.
Per il porporato, Pio XII "non fu silente né antisemita: egli fu prudente". In un testo pubblicato dall'Osservatore Romano, Bertone ricorda di aver già "fortemente contestato i critici che affermano come il Pontefice mancò di proteggere gli ebrei durante l'Olocausto". Del resto, "se avesse fatto un intervento pubblico, il papa avrebbe messo in pericolo la vita di migliaia di ebrei che, su sua disposizione, erano stati nascosti, soltanto in Roma, in 155 conventi e monasteri". E ancora: "E' chiaro che Papa Pacelli non era favorevole al silenzio ma, al contrario, era di una parola intelligente e strategica, come dimostrato nel radiomessaggio per il Natale del 1942 che fece infuriare terribilmente Hitler. Le prove sono negli archivi vaticani. Ricerche effettuate da storici indipendenti confermano che papa Pio XII fece passi straordinari per salvare vite di ebrei".
Dello stesso avviso, il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l'unità dei cristiani e della Commissione vaticana per i rapporti con gli ebrei, convinto che "Pio XII abbia fatto quanto gli era possibile in quelle circostanze molto difficili". ''Si può discutere - ha aggiunto - se una parola profetica avrebbe danneggiato o aiutato ma in pratica penso che il papa abbia fatto il possibile". In ogni caso, è la risposta al rabbino Cohen, "la beatificazione è comunque una causa interna della Chiesa cattolica".
Nella polemica è intervenuto anche padre Paolo Molinari, postulatore della Causa di Beatificazione. ''Direi che nonostante le falsità che sono state diffuse, e in questo il mondo mediatico ha delle responsabilità enormi, ormai grazie a Dio è più che evidente ed accettato da tutti coloro che vogliono accettare e che non vogliono rimanere nel buio, che Pio XII più di qualunque altra autorità si è dato da fare indefessamente per salvare la vita del più grande numero possibile di perseguitati, in modo particolare degli ebrei, e ciò non solo a Roma, ma in tutti i territori occupati dai nazisti. Ora è chiaramente provato, come egli abbia agito: con saggezza e responsabile prudenza, avvalendosi delle nunziature, dei vescovi, dei sacerdoti, dei laici, dei conventi, dei monasteri, per dare asilo e mantenere in vita migliaia e migliaia di persone''.

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