Da tutta la vicenda Avvenire, anche ad un occhio inesperto, è apparsa evidente l’esistenza conflittuale di due fronti editoriali ben contrapposti: da un lato la CEI, proprietaria di Avvenire, fautrice della linea Ruini-Boffo-Bagnasco; dall’altra la Segreteria di Stato facente capo a Bertone, con il suo organo di stampa l’Osservatore Romano e il suo direttore Giovanni Maria Vian.
Motivo del contendere? Le linee programmatiche e le valutazioni ufficiali dei rapporti tra Santa Sede e Governo italiano: una volta di pertinenza CEI (con Ruini) ed ora avocati ufficialmente alla Segreteria di Stato (con Bertone).
Da dove si ricava l’ “ubi consistam” di questi retroscena? Gli indizi sono molteplici. Cominciamo da lontano.
Ricorderete che, nel bel mezzo della vicenda Boffo-Avvenire, il Direttore dell’Osservatore Romano, Gian Maria Vian, aveva rilasciato un’intervista al Corriere della Sera, (31 agosto) nella quale metteva in discussione le scelte editoriali di Avvenire nei confronti del governo Berlusconi. L’intervento poteva sembrare di non molto buon gusto per la tempistica adottata; ma, tutto sommato, si poteva pure condividere.
Quando però Dino Boffo scrisse la sua lettera di dimissioni al Card. Bagnasco (3 settembre), si capì che c’era sotto qualcosa: «Se qualche vanesio irresponsabile ha parlato a vanvera [un riferimento esplicito a Vian?], questo non può gettare alcun dubbio sulle intenzioni dei Superiori, che mi si sono rivelate sempre esplicite e, dunque, indubitabili».
Parole che, a giudizio degli osservatori, hanno ottenuto risposte indirette e in qualche modo criptate. Il 15 settembre, come è noto, c’è stata a Roma (Palazzo Borromeo, sede dell’ambasciata italiana presso la Santa Sede), la presentazione del libro del vaticanista Andrea Tornielli, “Paolo VI”, alla presenza di cardinali, ben nove, di arcivescovi, di vescovi, di nunzi, di prelati del Vaticano, e dello stesso direttore dell’Osservatore Romano Giovanni Maria Vian e dell’editorialista di punta Lucetta Scaraffia..
Dopo qualche giorno Sandro Magister, sul suo blog Settimo Cielo, pubblica un post dal titolo “Al montiniano Vian c’è un Paolo VI che va di traverso”, nel quale fa giustamente notare come il giornale del Vaticano fino ad allora (17 settembre) non abbia ancora speso neppure una riga sul libro “Paolo VI” di Tornielli; e ciò pur essendo Vian un appassionato studioso e ammiratore di papa Montini (è lui che ha redatto la voce “Paolo VI” per l’Enciclopedia dei Papi edita dall’Istituto dell’Enciclopedia Italiana e da direttore del giornale della Santa Sede ha sempre dato forte e frequente rilievo a testi editi e inediti di Montini, a commenti e recensioni su questo grande papa) e pur avendo il volume ricevuto altrove recensioni favorevoli ed autorevoli. Domanda: Forse perché Tornielli è ritenuto reo di essersi schierato con la linea Cei? A questo punto la cosa incomincia a farsi seria, dando da pensare.
L’11 settembre dalle colonne di Libero, Antonio Socci riprende la tesi della faida tra testate cattoliche: «C’è un antefatto. Quando Bertone è diventato segretario di Stato vaticano ha reclamato il diritto di gestire in prima persona, dal Vaticano, il rapporto della Chiesa con la politica italiana, fino ad allora tenuto in esclusiva dal cardinale Ruini. Si è creato un certo conflitto con la Cei e alla fine ha vinto Bertone grazie al pensionamento di Ruini.
Ma il colpo di grazia è venuto con il “pensionamento” traumatico di Dino Boffo dalla direzione di “Avvenire”, perché Boffo era molto di più del direttore del giornale della Cei. Era lo stratega del ruinismo che puntava a fare dell’Italia il modello del cattolicesimo europeo.
Allora diventa significativo che ad assestare il colpo del ko a Boffo sia stato il direttore dell’Osservatore romano, Gian Maria Vian, parlando quasi come portavoce ufficioso di Bertone, proprio nelle ore successive all’attacco del “Giornale”. Con una intervista al Corriere della sera – pur esprimendo solidarietà umana per l’attacco di Feltri – ha sparato a zero sulla linea di Avvenire».
Il 19 settembre, sul Giornale compare un articolo di una certa Diana Alfieri dal titolo “Quella falsa congiura laicista per coprire la verità su Boffo”. Diana Alfieri! E chi è costei? Mah, forse sarà una redattrice del quotidiano di Feltri, certamente una fervente cattolica, visto il linguaggio che usa, e molto bene informata, viste le cose che rivela. Praticamente si tratta di una risposta all’articolo di Socci per smentire la ricostruzione ivi proposta e invitare a non divagare, ma a concentrarsi di nuovo sulla sostanza del caso Boffo, vale a dire sulla sua non idoneità a dirigere il quotidiano cattolico italiano, affermando tra l’altro: «L’inconsistenza dello scenario di congiura prospettato da chi tenta di buttare lo scandalo in politica nella speranza di salvare la faccia a Boffo e ai suoi santi protettori fa il paio con la strategia diversiva applicata da chi a suo tempo volle mantenere il direttore di “Avvenire” alla direzione dell’intera galassia dei media cattolici nonostante fosse a conoscenza delle molestie a sfondo sessuale sanzionate dal giudice di Terni: se è tutto un gioco politico, nessuno si chiederà se la denuncia del “Giornale” [di Feltri] è vera e se le gerarchie della Cei hanno peccato di poca prudenza, o di eccessiva indulgenza, mettendo a repentaglio l’immagine della Chiesa agli occhi degli stessi fedeli.
Anche se tale conclusione rispecchia in qualche modo il mio pensiero – espresso già in queste pagine a suo tempo – debbo riconoscere che l’articolo nel suo complesso rimane alquanto misterioso. Fra l’altro, in esso si tira in ballo anche Sandro Magister, «vaticanista dell’Espresso ... notoriamente molto vicino al cardinale Camillo Ruini». Mah.
Lo stesso giorno Magister, sempre sul suo blog, rivela però un retroscena: «Diana Alfieri non è una persona in carne ed ossa. È un “nom de plume”, una firma fittizia d’uso corrente al “Giornale” ...
Il “nom de plume” serve a coprire l’autore vero, la persona reale che è in definitiva l’ispiratore ultimo dell’articolo. Cioè, in questo caso, Giovanni Maria Vian».
Questi i fatti riportati in sequenza. Fantapolitica? Può darsi, ma qualcuno sa dirmi che cosa sta esattamente succedendo?
L’impressione che se ne ha dall’esterno è che siamo ormai arrivati ad una resa dei conti (sono in ballo le nuove cariche direttive in Avvenire, Sat 2000, In Blu).
Qualunque siano i motivi, non mi sembra comunque che offrano uno spettacolo molto edificante.
Non sarà forse il caso che qualcuno prenda in mano la situazione, prima che essa degeneri e si arrivi a un altro scandalo, di cui non si sente, al momento, proprio alcun bisogno?
(Mario, 24 settembre 2009)
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