Possibile che un uomo astuto come Piergiorgio Odifreddi, rotto a tutte le matematiche del successo, inciampi così rovinosamente in un caso palese di odio personale, ma in fondo anche mistico, anche – Dio ci scusi – di razzismo religioso. Non scrivo antisemita perché poi mi fulminano, ma il sospetto ce l’ho…
Il fatto è questo. Anzi l’antefatto. Il professor Giorgio Israel, insigne matematico, nonché collaboratore del ministro Mariastella Gelmini, viene accusato in maniera ignobile e anonima, proprio per il contributo dato alla riforma delle scuole superiori. Il nome non inganna: Israel è ebreo, e per di più non è di sinistra, dà una mano (istituzionalmente) al governo Berlusconi.
Bersaglio perfetto delle classiche accuse sugli ebrei da far fuori. Sui blog viene anonimamente preso di mira con queste parole studiatamente infami: “Dicono sia lui il vero autore della riforma Gelmini. Non ti è venuto il prurito a leggerne il cognome?”. E via così. A questo punto Odifreddi interviene a difendere il matematico, docente alla Sapienza, solidarizza contro questo assalto antisemita.
Si capisce però che la cosa non gli va, gli sta qui. Israel porta questo nome con cognizione di fede, non se lo trascina come un attributo secondario, è la sua essenza di uomo.
Odifreddi al contrario è un militante dell’ateismo. Ce l’ha a morte con la Bibbia (in particolare con il cattolicesimo, ma anche con Abramo e i suoi primi seguaci nonché fratelli maggiori dei cristiani, non scherza). Ed allora esplode.
Lui è disponibile a dare solidarietà, a piegarsi un attimo dal pulpito della sua pretesa superiorità intellettuale e morale, dando solidarietà a un perseguitato per antisemitismo.
Ma essere messo a pari con lui, lui che è ateo, lui che è di sinistra, con un credente ebreo di destra, proprio no. Così quando Israel viene premiato a Torino, la citta di Odifreddi (sacrilegio!) con lo stesso premio per la matematica assegnato nel 2002 all’Ateo Supremo, esplode: scoppia proprio come un petardo.
Restituisce il premio Peano – che nessuno sapeva cosa fosse al di fuori di chi maneggia numeri in università – fa sapere di averlo vinto lui, ma di restituirlo visto che viene ora attribuito a «un fondamentalista». Fondamentalista, nel linguaggio di Odifreddi, non significa uno che abbandona la ragione per appoggiarsi a credenze da propagandare e imporre con la violenza.
No, per Odifreddi fondamentalista è chi usa la ragione in alleanza con la fede. Questo è insopportabile. Se uno credesse in privato e appoggiandosi al sentimento, sarebbe graditissimo a Odifreddi. I nemici degli atei non sono i credenti nel privato delle stanze, ma chi onora la ragione credendo.
Per questo Odifreddi ha – come si dice – sbroccato, o più semplicemente ha applicato a se stesso la regola fisica che nulla si crea e nulla si distrugge in natura: un pirla resta un pirla (sia detto in senso etimologico: vuol dire trottola).
(Fonte: Renato Farina, Il sussidiario.net, 28/09/2009)
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