giovedì 28 ottobre 2010

Mons. Marchetto come il vescovo Romero e don Milani?

Monsignor Agostino Marchetto martire quasi come il vescovo Romero, ammazzato in Salvador dagli squadroni della morte. L’ex segretario del Pontificio consiglio per i migranti, il protagonista delle note accuse al governo, dalle quali più volte il Vaticano aveva preso le distanze, è stato accostato ai preti uccisi dalla mafia, come don Puglisi, o a «profeti» emarginati dall’autorità ecclesiastica come don Milani. Se le parole hanno ancora un senso, non si può non restare stupiti dai contenuti di un articolo pubblicato su migrantitorino.it, il sito web dell’Ufficio per la pastorale dei migranti della diocesi di Torino, che recensendo un libro di Marchetto (Chiesa e migranti. La mia battaglia per una sola famiglia umana, intervista di Marco Roncalli, La Scuola Editrice, 158 pagine, 9 euro), ha accostato la vicenda del prelato dimissionario a quella di preti e vescovi che hanno versato il loro sangue per il Vangelo. Come si ricorderà, lo scorso settembre Papa Ratzinger accettava dimissioni di Marchetto al compimento dei 70 anni. Era stato lo stesso arcivescovo, nel 2009, dopo che per due volte il portavoce vaticano padre Lombardi aveva preso le distanze dalle sue parole, a presentare la rinuncia. Una rinuncia accolta prontamente un anno dopo, lo stesso giorno del compleanno. Ora l’arcivescovo ha sintetizzato il suo impegno sul fronte immigrati nel libro intervista con Marco Roncalli, fresco di stampa, rivelando, tra l’altro, che un documento vaticano su questo argomento è in gestazione da otto anni. E nel recensire il volume, il sito dell’ufficio diocesano di Torino, citando un anonimo redattore di una nota rivista missionaria, ha scritto: «I tempi della Chiesa sono lunghi, si sa. Alcuni tempi non sono di questo mondo. Se (Marchetto) fosse stato un vescovo nel Centro America negli anni 80, lo avrebbero fatto fuori come mons. Romero, che cercava di dare voce ai poveri de El Salvador e gli hanno sparato mentre diceva messa. Il richiamo non è azzardato. In certi parti d’Italia, lo scenario italiano è parimenti truce a quello centroamericano, se ricordiamo la tragica storia di don Puglisi, assassinato dalla mafia. A Roma, invece, i metodi sono decisamente più soft, a base di comunicati sottili, di silenzi e di gesti simbolici ma che centrano egualmente il fraterno bersaglio. Il fuoco amico non colpisce di fronte. Basta ricordare gli ultimi profeti, i don Mazzolari e i don Milani». Il paragone, a mio modesto avviso è un tantino azzardato. Ovviamente monsignor Marchetto non c’entra nulla con questa recensione, e non credo si senta poi così a suo agio con questo accostamento.

(Fonte: Andrea Tornielli, Sacri Palazzi, 24 ottobre 2010)

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