Domenica sera, lo Speciale Tg1 condotto da Monica Maggioni, ha trasmesso un ricordo di Oriana Fallaci nel quale la sorella Paola ha, tra le altre cose, raccontato i problemi sollevati dal testamento con il quale l’autrice di Insciallah, morta (come noto) senza figli, ha nominato erede universale suo nipote Edoardo Perazzi, uno dei figli di Paola appunto.
E così apprendiamo che anche in casa Fallaci-Perazzi i rapporti si sono irreparabilmente deteriorati per questioni di eredità. Apprendiamo che, per diatribe relative al denaro in senso lato, dalla morte di Oriana, Paola non parla più con suo figlio, Edoardo non ha più rapporti con il fratello Antonio, e via dicendo. Purtroppo, non è né il primo né sarà l’ultimo caso del genere. Fin troppo spesso succede (è successo e succederà) che nelle piccole come nelle grandi famiglie, siano esse ricche o povere, ristrette o allargate, alla morte (o finanche in prossimità di essa) di colui o colei che “tiene”, si finisca ai ferri corti per questioni di spartizione.
Non che all’interno delle famiglie i rapporti siano mai facili, come la cronaca quotidianamente testimonia, e come (con un grado di crudeltà minore e più sfumata) la realtà a noi prossima insegna. Gelosie, ripicche, invidie sono una triste e drammatica costante nelle storie di tanti nuclei.
La lite per l’eredità presenta, però, un grado di squallore in più. Davvero forse si tratta di una delle situazioni più tristi. Più tristi perché quel capitale, quei beni, quei tesori – anche in senso affettivo e metaforico – per cui il de cuius ha vissuto, si è impegnato, ha faticato, invece di divenire fonte di gioia e di felicità per chi rimane, si tramutano in un’arma di odio che ingenera rancori sordi e incomprensioni difficilmente sanabili. Meglio non avere nulla – dice la saggezza popolare. Meglio davvero.
(Fonte: Giulia Galeotti, Piùvoce.net, 27 ottobre 2010)
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