Oggi, 11 luglio,
la Chiesa celebra la Festa di San Benedetto, Patrono d’Europa. Il Papa, che ha
posto il suo Pontificato sotto la protezione del Santo di Norcia, ha dedicato
al padre del monachesimo occidentale l’udienza generale del 9 aprile 2008,
invitando i fedeli a seguire la sua esortazione a non anteporre nulla a Cristo,
via per uscire dalle notti oscure della storia.
«Dalla
crisi alla rinascita: questo il percorso compiuto da Benedetto da Norcia,
secondo il profilo tracciato dal Papa. Nato nel 480, quattro anni dopo la
caduta dell’Impero Romano d’Occidente, di fronte ad una società passata dal
benessere alla miseria, Benedetto dà il suo contributo non puntando il dito ma
iniziando a cambiare se stesso. Appena ventenne, si ritira in una grotta nei
pressi di Subiaco per superare – dice il Papa - le tre tentazioni fondamentali
di ogni essere umano: La tentazione dell’autoaffermazione e del desiderio di
porre se stesso al centro, la tentazione della sensualità e, infine, la
tentazione dell’ira e della vendetta. Era infatti convinzione di Benedetto che,
solo dopo aver vinto queste tentazioni, egli avrebbe potuto dire agli altri una
parola utile per le loro situazioni di bisogno. E così, riappacificata la sua
anima, era in grado di controllare pienamente le pulsioni dell’io, per essere
così un creatore di pace intorno a sé”. (Udienza generale del 9 aprile 2008)“Io, ma non più io – sottolinea il Papa - è questa la formula dell'esistenza cristiana”. Se Gesù vive in noi, allora “trasformiamo il mondo”. E Benedetto si lascia cambiare da Dio attraverso la preghiera, contatto vivo con Cristo, non sterile intimismo consolatorio:
“La preghiera è in primo luogo un atto di ascolto (Prol. 9-11), che deve poi tradursi nell’azione concreta. ‘Il Signore attende che noi rispondiamo ogni giorno coi fatti ai suoi santi insegnamenti’, egli afferma (Prol. 35)”. (Udienza generale del 9 aprile 2008)
La preghiera produce opere: “Ora et labora”. Così i monasteri benedettini forgiano la nuova civiltà europea, rilanciano l’agricoltura, l’artigianato e il commercio, all’insegna della solidarietà, conservano e tramandano la cultura sia pagana che cristiana. Un solo uomo, che ha messo Cristo al centro della propria vita come via per la “vera autorealizzazione”, cambiando se stesso ha cambiato gli altri, un intero mondo. Oggi, l’Europa – spiega il Papa – ha certo bisogno di soluzioni politiche ed economiche per superare la sua crisi, che è prima di tutto crisi d’identità e crisi di valori, ma per “creare un’unità nuova e duratura” ha bisogno soprattutto di “un rinnovamento etico e spirituale che attinga alle radici cristiane del Continente, altrimenti non si può ricostruire l’Europa”. “Senza questa linfa vitale, l’uomo resta esposto al pericolo di soccombere all’antica tentazione di volersi redimere da sé – utopia che, in modi diversi, nell’Europa del Novecento ha causato, come ha rilevato il Papa Giovanni Paolo II, ‘un regresso senza precedenti nella tormentata storia dell’umanità’ (Insegnamenti, XIII/1, 1990, p. 58)”. (Udienza generale del 9 aprile 2008)
(Fonte:
Radio Vaticana, 11 luglio 2012)
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