La
famiglia normale – quindi cattolica – non solo è possibile, ma esiste davvero.
È un’ottima notizia, quella che ci viene comunicata nell’ultimo libro di
Lorenzo Bertocchi, Dio & Famiglia – Analisi di una dissoluzione.. e
testimonianze di straordinaria normalità (Fede & Cultura, Verona 2012,
pp.128, 10.00 €).
Notizia, confortata dai fatti, nomi e cognomi: i beati
Beltrame Quattrocchi, i beati Martin – genitori di S.Teresa di Lisieux –, i coniugi
Bernardini, Manelli, Gheddo ed Anendolagine, ne sono tutti esempi concreti ed
autentici. In un contesto sociale come l’attuale, in cui con sondaggi ed
analisi sociologiche si tenta di definir “famiglia” qualsiasi cosa, tutto
questo potrebbe non sembrar più così scontato. Finalmente un testo che invece rilancia l’unica famiglia possibile, quella fondata sul sacramento del matrimonio tra un uomo ed una donna, «che hanno messo Dio, l’unico Dio, al centro della loro vita», impegnati nella difficile, ma affascinante sfida educativa di genitori; sulla scorta di quanto già formulato nel De bono coniugali da sant’Agostino, per il quale, «se mancano i due elementi della fedeltà e della prole, o anche uno solo di essi, non vedo in qual maniera potremo chiamare matrimonio simili unioni». Di per sé non sarebbe necessario aggiungere altro.
Se non vivessimo in una società, in cui – come scrive mons. Luigi Negri, Vescovo di San Marino-Montefeltro, nella Premessa al volume – «non c’è più posto per la famiglia come non c’è più posto per la Chiesa, perché esse indicano un mondo totalmente diverso, retto da una concezione diversa della vita, dei rapporti fra gli uomini e dell’amore dell’uomo per la donna». Ed allora ecco perché parlarne – e scriverne – è importante, eccome, per contrastare, ad esempio, l’“arrembaggio” morale e culturale, sferrato dagli aficionados dell’omosessualismo e del transgender in tutti i modi possibili, con carte, proclami e documenti ‒ quali i “Principi di Yogyakarta” presentati al Consiglio dell’Onu per i Diritti Umani – alle estemporanee dichiarazioni del prof. Umberto Veronesi sul “Corriere”, quando – esattamente un anno fa – proclamò «esser a suo giudizio l’amore omosessuale “più puro” di quello eterosessuale».
Bertocchi mostra bene quali siano le radici di tutto questo ovvero quella rivolta “morale, politica, sessuale”, che fu il Sessantotto, tra pillola anticoncezionale, pornografia dilagante e femminismo estremo. Bastava però l’analisi compiuta già pochi anni prima da un intellettuale cattolico francese, Jean Daujat, per capire cosa stesse accadendo: «La crisi – scrisse – è nell’uomo ed interessa l’uomo in tutte le sue manifestazioni».
Contro pietismi, emozionalismi e sentimentalismi di maniera, occorre allora rilanciare il concetto di Persona – ovvero di creatura –, protesa a “piacere a Dio”, poiché – come scrisse San Tommaso – «Dio soltanto può riempire la volontà dell’uomo». «Il cammino da intraprendere per raggiungere il Sommo Bene – scrive Bertocchi – è uno solo: imitare e seguire Gesù Cristo», standosene alla larga magari dai «falsi profeti» – specie quando «lupi travestiti da agnelli con la patente di “cattolico”» –, i cui «orientamenti» furono, in realtà, «disorientamenti», come scrisse Benedetto XVI (la cosiddetta “teologia della liberazione” docet…).
Per questo, appare quanto mai utile la seconda parte del libro, in cui – partendo dall’esperienza di famiglie reali e concrete – l’Autore mostra come non sia né impossibile, né strano riuscire in questa “sequela Christi”. Anzi, come in ciò molti siano già riusciti. Coppie di Beati o di Servi di Dio, di cui è in corso la causa di beatificazione. La santità nella quotidianità, nell’ordinario, nella vita di tutti i giorni, insomma. Come per tutti noi, chiamati a percorrere gli stessi itinerari di vita e di fede. Ed il libro di Bertocchi rappresenta in tal senso un’indicazione in più, che aiuta a non perdere la giusta direzione…
(Fonte:
Mauro Faverzani, Corrispondenza Romana, 4 luglio 2012)
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