giovedì 7 novembre 2013

Sinodo sulla famiglia, il documento tradito

«Le sfide pastorali della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione». Questo è il titolo del documento preparatorio della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si svolgerà in Vaticano dal 5 al 19 ottobre 2014. Il documento è stato già presentato da molta stampa facendo riferimento quasi esclusivamente al questionario finale, di carattere fattuale, il quale chiede ai vescovi quale sia la situazione nei loro Paesi su una serie di materie, tra cui il riconoscimento giuridico delle unioni e delle adozioni omosessuali, quasi che queste domande preludessero a chissà quali cambiamenti nella dottrina. Le ricostruzioni giornalistiche scadono nella vera e propria mistificazione quando, citando il questionario, si omette completamente di informare sul contenuto specificamente dottrinale del documento, che non solo non è assente ma è chiaro e non si presta a equivoci di sorta.
Certamente il documento rileva nella sua introduzione la «vasta accoglienza che sta avendo ai nostri giorni l’insegnamento sulla misericordia divina e sulla tenerezza nei confronti delle persone ferite, nelle periferie geografiche ed esistenziali: le attese che ne conseguono circa le scelte pastorali riguardo alla famiglia sono amplissime». Dopo questa introduzione – che fa riferimento al tema dell’accoglienza premurosa e cordiale di tutti, senz’altro caro a Papa Francesco – il testo prosegue proponendo alcuni punti fermi sulla dottrina della Chiesa in tema di matrimonio e famiglia: una dottrina che non è da inventare e che si radica – si afferma – nell’insegnamento stesso di Gesù Cristo. E «nel corso dei secoli, soprattutto nell’epoca moderna fino ai nostri giorni, la Chiesa non ha fatto mancare un suo costante e crescente insegnamento sulla famiglia e sul matrimonio che la fonda». Il documento cita il Concilio Ecumenico Vaticano II il quale, nella Costituzione pastorale «Gaudium et Spes», ribadisce che la famiglia «è veramente il fondamento della società» e auspica che i coniugi «attraverso il loro amore fedele possano diventare testimoni di quel mistero di amore che il Signore ha rivelato al mondo con la sua morte e la sua risurrezione». 
Ma i punti fermi non si fermano al Concilio. Il documento sottolinea il ruolo del venerabile «Paolo VI [1897-1978, che] con la Enciclica “Humanae vitae”, offre specifici insegnamenti di principio e di prassi».  Si noterà la scelta della parola «insegnamenti»: non si tratta dunque di meri suggerimenti o opinioni. Segue il richiamo all’esortazione apostolica «Familiaris consortio» del beato Giovanni Paolo II (1920-2005), un Papa che «volle insistere nel proporre il disegno divino circa la verità originaria dell’amore sponsale e della famiglia» e circa il matrimonio indissolubile. Ed è offerta questa citazione dalla «Familiaris consortio»: «L’istituzione matrimoniale non è una indebita ingerenza della società o dell’autorità, né l’imposizione estrinseca di una forma, ma esigenza interiore del patto d’amore coniugale che pubblicamente si afferma come unico ed esclusivo perché sia vissuta così la piena fedeltà al disegno di Dio Creatore. Questa fedeltà, lungi dal mortificare la libertà della persona, la pone al sicuro da ogni soggettivismo e relativismo, la fa partecipe della Sapienza creatrice». 
Il documento prosegue spiegando che il luogo dove sono «raccolti» i precedenti «dati fondamentali» del Magistero è il «Catechismo della Chiesa Cattolica», di cui si cita anzitutto questo insegnamento: «L’alleanza matrimoniale, mediante la quale un uomo e una donna costituiscono fra loro un’intima comunione di vita e di amore, è stata fondata e dotata di sue proprie leggi dal Creatore. Per sua natura è ordinata al bene dei coniugi così come alla generazione e all’educazione della prole. Tra battezzati essa è stata elevata da Cristo Signore alla dignità di sacramento». Ricorda poi il documento sinodale che «la dottrina esposta nel Catechismo tocca sia i principi teologici sia i comportamenti morali, trattati sotto due titoli distinti: “Il sacramento del matrimonio” (nn. 1601-1658) e “Il sesto comandamento” (nn. 2331-2391)». Il lettore de «La nuova Bussola quotidiana» sa, perché lo legge spesso sulla nostra testata, che nella parte «Il sesto comandamento» si trova tra l’altro esposta la dottrina della Chiesa sull’omosessualità.
Orbene, il documento per il Sinodo afferma in modo del tutto chiaro che «l’attenta lettura di queste parti del Catechismo procura una comprensione aggiornata della dottrina della fede a sostegno dell’azione della Chiesa davanti alle sfide odierne. La sua pastorale trova ispirazione nella verità del matrimonio visto nel disegno di Dio che ha creato maschio e femmina e nella pienezza del tempo ha rivelato in Gesù anche la pienezza dell’amore sponsale elevato a sacramento». 
Certo, oggi a causa del peccato vediamo – afferma il testo – «ferite profonde e anche offese alla dignità stessa del Sacramento». Come testo più recente del Magistero, il Sinodo è invitato a tenere presente l’enciclica di Papa Francesco «Lumen fidei», dove si legge: «Il primo ambito in cui la fede illumina la città degli uomini si trova nella famiglia. Penso anzitutto all’unione stabile dell’uomo e della donna nel matrimonio. Essa nasce dal loro amore, segno e presenza dell’amore di Dio, dal riconoscimento e  dall’accettazione della bontà della differenza sessuale, per cui i coniugi possono unirsi in una sola  carne (cf. Gn 2,24) e sono capaci di generare una nuova vita, manifestazione della bontà del Creatore, della sua saggezza e del suo disegno di amore. Fondati su quest’amore, uomo e donna possono promettersi l’amore mutuo con un gesto che coinvolge tutta la vita e che ricorda tanti tratti della fede. Promettere un amore che sia per sempre è possibile quando si scopre un disegno più grande dei propri progetti, che ci sostiene e ci permette di donare l’intero futuro alla persona amata».
Dunque, tutto è chiaro. Oggi esistono delle «sfide» e anche delle vere e proprie «offese alla dignità» del matrimonio. Di fronte a queste sfide, la Chiesa di Papa Francesco ribadisce che la «comprensione aggiornata della dottrina della fede» si trova nel Catechismo. Papa Francesco, come già Benedetto XVI, lo ha ripetuto più volte: volete sapere che cosa insegna la Chiesa su questo o quel punto? Non guardate altrove, leggete il Catechismo.
Certo, il questionario rivelerà e il Sinodo constaterà che oggi tante persone sono fragili e ferite, e attendono con trepidazione l’annuncio del Vangelo della misericordia e dell’accoglienza. Che è lo stesso Vangelo della verità, della fede, di un amore esigente e affidabile. Il documento del Sinodo cita ancora la «Lumen fidei»: «La fede non è un rifugio per gente senza coraggio, ma la dilatazione della vita. Essa fa scoprire una grande chiamata, la vocazione all’amore, e assicura che quest’amore è affidabile, che vale la pena di consegnarsi ad esso, perché il suo fondamento si trova nella fedeltà di Dio, più forte di ogni nostra fragilità».
 

(Massimo Introvigne, Nuova bussola quotidiana, 6 novembre 2013)
 

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