L’opinionista, in diretta telefonica sulla radio nazionale, tira un sospiro di sollievo e commenta: “Finalmente! Sono vent’anni che ci ha rotto i coglioni!”. Questo signore della comunicazione risponde al nome di Giorgio Bocca (foto). L’oggetto della discussione di altissimo livello giornalistico è, ovviamente, la fine di Berlusconi.
L’analisi è un po’ rozza, un po’ tanto rozza, ma per lo meno dice le cose come stanno: non ne potevano più di Berlusconi. Loro, l’establishment culturale, quello che ha in mano, veramente in mano, i mezzi di comunicazione di massa (si veda il recente connubio Fazio-Saviano, evoluzione chic del più rozzo Santoro-Travaglio), per quasi vent’anni si sono esercitati nello sport del tiro al bersaglio contro questo strano uomo nuovo che aveva fatto irruzione sulla scena politica italiana. Si era all’inizio degli anni Novanta: la sinistra era lì lì pronta per il grande slam. Fatti fuori la DC e il PSI, fatti fuori tanti personaggi, tra cui anche degli innocenti, non restava che il PCI, uscito più o meno miracolosamente indenne dall’epopea di Manipulite. Ma che succede? Che arriva Berlusconi ad intercettare, a calamitare i voti di tutti quegli italiani che di stare sotto la sinistra non ne volevano proprio sapere. E così è cominciata la guerra contro il rompicoglioni.
Da allora sono quasi vent’anni di stress per tutti. Le elezioni, ogni volta, si sono trasformate in una sorta di referendum: Berlusconi sì, Berlusconi no, con il puntuale, inconcepibile (per questi intellettuali di sinistra che capiscono tutto e sanno tutto) successo di mister B, nonostante l’aggressione continua, pianificata, da parte della magistratura e dei mezzi d’informazione, televisione in testa. Tutto inutile: addirittura nell’ultima tornata elettorale gli italiani mandano fuori dal Parlamento la sinistra, quella dura e pura. Si può capire l’astio velenoso e il sospiro di sollievo tirato dal grande Bocca. Ora forse è il momento buono, la fine del grande Nemico.
Stiamo ai fatti: il problema è sempre lui. Il problema di Casini, di Fini, di Bersani, ovviamente di Di Pietro, e di tutti gli scherani di costoro è Berlusconi. Bisogna farlo smettere. Si può fare anche maggioranza col PDL, purchè non ci sia lui. È un circoletto di bambini che non vogliono far giocare quello più bravo di loro, che sennò li infinocchia tutti quanti. Sarà un’interpretazione rozza, ma è precisamente quello che vede l’italiano medio, al quale il personaggio in questione non risulta poi così antipatico, così ridicolo, così inconcludente come quelli della cricca lo rappresentano di continuo. Non so a che punto stia il gradimento di Berlusconi, a livello di sondaggi, ma lo credo sempre abbastanza alto, nonostante le bordate che gli vengono tirate di continuo.
Già: abbiamo un Parlamento che non vede l’ora di sfiduciare una persona che invece ha il gradimento della maggioranza degli italiani. C’è qualcosa che non va, non vi pare? Come non ricavarne l’impressione che nei sacri palazzi si stia consumando una specie di brutto golpe? Si dice a Berlusconi che è ora di dimettersi, ma quest’ora chi l’ha stabilita? Casini? Bersani? Fini? Di Pietro? Non bisognerebbe avere il tatto e la delicatezza di chiederlo almeno agli italiani, se l’ora è scoccata o no?
Troppe cose brutte e strane stanno avvenendo. Come il gravissimo conflitto d’interessi che vede protagonista il Presidente della Camera, il quale va a fare le consultazioni da un Napolitano, stranamente (?) consenziente, nella veste non di neutrale osservatore, ma di parte attiva, direi principale, nella crisi di governo verso la quale stiamo andando. E non c’è nessuno (a parte certi organi di stampa di area) che se ne scandalizzi. Non c’è nessuno nei posti che veramente contano, perché sono tutti occupati da quelli che condividono il giudizio di Bocca.
Il quale ha visto in Berlusconi, in tutti questi anni, un pericolo per la democrazia, un danno per la democrazia. Sarà. Ma intanto ci ritroviamo con un Presidente della Camera che dice e fa cose mai fatte da nessun altro in quella posizione; con una TV interamente occupata da personaggi che fanno dei monologhi senza uno straccio di contraddittorio; con una magistratura invadente e onnipotente grazie a puntuali “fughe di notizie” che appaiono sui giornali; con la prospettiva di un “governo tecnico” che altro non sarà se non l’ennesimo ribaltone alla faccia di chi ha votato.
La democrazia è in pericolo? Sì, ma non quella che intende Bocca. Quella vera!
(Fonte: Gianluca Zappa, La Cittadella, 16 novembre 2010)
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