venerdì 24 dicembre 2010

Una meditazione natalizia: contro Babbo Natale

Ma l’onnipresente Babbo Natale, e con lui il misterioso “spirito natalizio” di cui tanto parlano i film che arrivano da oltre oceano, è cristiano? Qualcuno troverà la domanda sconcertante, qualcun altro buffa; qualcuno semplicemente idiota; altri sostanzialmente indifferente e non andranno nemmeno a leggere quel che segue. Per questi ultimi in particolare, il Natale è qualcosa di irrilevante, non li riguarda affatto. Un padre cattolico, però, questa domanda prima o poi se la pone e se la fa anche un cattolico che sia interessato al vero contenuto e significato del Natale.
Allora diamo subito la risposta: sì e no. Sì perché, com’è noto, Babbo Natale non è nient’altro che la trasformazione di un santo cristiano, il vescovo San Nicola. E sì perché incarna valori cristiani, sconosciuti al mondo pagano. Il dono che arriva dal cielo, da un vecchio buono come un padre, è nello spirito del Padre nostro. La bontà stessa, disinteressata, gratuita di Babbo Natale è tipicamente cristiana. Il valore dei bambini e del tornare bambini è un puro figlio del cristianesimo. E il cuore bambino significa attesa. Babbo Natale risponde all’attesa del cuore, a quel desiderio profondo che c’è in ogni uomo e che trova corrispondenza totale nell’annuncio cristiano.
Insomma, Babbo Natale e quello “spirito natalizio” che una volta all’anno porta su questa terra, sono figli di una civiltà cristiana, su questo non c’è dubbio; sono intrisi di cristianesimo.
Ma Babbo Natale, allo stesso tempo, non è affatto cristiano, o meglio, cattolico, come lo era il vescovo San Nicola. È qualcosa che ti lascia a metà. È un bel sogno, una vaga aspirazione che diventa visibile per un po’. Non ha consistenza, non ha carne, e quindi non può proporsi davvero all’uomo con la concretezza di un incontro. È la proiezione piena di desiderio di una meta cui tendere, senza che sia una strada reale da percorrere. Il sogno resta un sogno.
Non a caso in certi film per la famiglia Babbo Natale viene presentato come un essere mitico, che è messo in relazione con un Cupido o una Venere, creature della fantasia umana. Credere a Babbo Natale è un abbandonarsi alla fantasia, all’irrazionale puro. Un tornare a quell’età pagana in cui gli uomini creavano i loro dei. E li creavano buoni o cattivi. Babbo Natale è caciarone e simpatico, ma gli “spiriti del Natale”, come quelli che ci propone Dickens e che tornano in mille varianti diverse, più che ad un sogno assomigliano ad un incubo. In questo caso predomina una visione oscura, inquietante, quasi violenta e vendicativa. Ci risveglia col sudore freddo addosso.
Insomma, o che si abbia a che fare con un pacioccone buono che porta regali, o con una specie di zombie che indica muto una catastrofe futura, sempre di un sogno si tratta. Il giorno dopo il 25 dicembre ci si ritroverà nella vita ordinaria, nel tempo ordinario, nutriti di una breve illusione che è durata solo lo spazio di una notte. Dileguato lo “spirito natalizio”, che ci ha fatti più buoni e cristianamente caritatevoli, bisognerà aspettare il Natale futuro per rifare un pieno d’illusione. E l’uomo resterà con la nostalgia della meta, ma la dovrà mettere da parte, perché non esiste una strada per arrivarvi. Forse dovrà anche confessarsi che è una stoltezza credere che la meta esista davvero, perché, in fondo, tutto è fantasia.
Ecco, in sintesi, cosa c’è di non cristiano, di non cattolico in Babbo Natale e nello “spirito natalizio”. Se c’è qualcosa, infatti, che l’annuncio cristiano supera di slancio è proprio il parto della fantasia umana. L’annuncio del Natale è qualcosa che si muove in una direzione reale. Ai pastori l’angelo dice: “Troverete un bambino in fasce, adagiato in una mangiatoia” (Lc, 2, 12). I pastori andarono e trovarono proprio quello che l’angelo aveva detto loro. Non si parla di sogni, né di creature fantastiche, né di spiriti, ma di un bambino in carne ed ossa da vedere, da toccare, di fronte al quale inginocchiarsi. La scena, quella che conta, quella che costituisce il primo incontro dell’umanità col Dio fatto carne, è di una concretezza, di un realismo, di una banalità sconcertante. I pastori fanno visita alla mangiatoia di Betlemme come si va in un reparto di maternità a far visita al nuovo nato di una coppia di amici. Niente effetti speciali: solo la constatazione di un fatto che si è verificato. Un fatto che costringe a guardare, a porsi in rapporto con una realtà ben diversa dai nostri sogni, con un Tu imprevisto che entra nella storia di ognuno.
Questo è il Natale cristiano. E a questo punto si capisce benissimo che Babbo Natale e tutta la sua mitologia di renne, slitte e pacchi regalo è solo una costruzione posticcia, una vera e propria intrusione, addirittura un tradimento dell’autentico spirito del Natale.

(Fonte: Gianluca Zappa, La Cittadella, 22 dicembre 2010)

AUGURI A TUTTI PER UN SANTO NATALE E UN FELICE ANNO 2011

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