mercoledì 12 dicembre 2012

I “discorsi di odio”: un reato per reprimere la libertà di espressione dei cristiani

La libertà di espressione si restringe sempre di più per i cristiani in Europa. Anche Paesi di antica tradizione cattolica hanno iniziato ad inserire nelle loro legislazioni un nuovo tipo di crimine, i “discorsi ispirati dall’odio” (in inglese hate speeches), che si riferiscono alla discriminazione e all’ostilità verso un individuo, a causa di caratteristiche particolari, come il suo orientamento sessuale o “l’identità di genere”.
In dodici Stati membri dell’Unione Europea (Belgio, Danimarca, Germania, Estonia, Spagna, Francia, Irlanda, Lettonia, Paesi Bassi, Portogallo, Romania e Svezia) più l’Irlanda del Nord nel Regno Unito, è considerato reato incitare all’odio o alla discriminazione in base all’orientamento sessuale. In quattro Stati membri (Austria, Bulgaria, Italia e Malta) i discorsi ispirati dall’odio sono considerati reati se espressi nei confronti di gruppi specifici, ma gli omosessuali non sono inclusi tra questi. Negli altri Stati membri, i discorsi ispirati dall’odio contro le persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali non sono definiti specificatamente come reato. Le lobbies relativiste vorrebbero una legislazione europea uniforme, che reprima ogni forma di discriminazione, anche solo verbale. Il 24 maggio 2012 il Parlamento europeo ha votato una risoluzione contro l’omofobia e la transfobia in Europa (con 430 voti a favore, 105 contrari e 59 astensioni). Il testo «condanna con forza tutte le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere» ed esorta gli Stati membri a garantire la protezione di lesbiche, gay e transgender dai discorsi omofobi di incitamento all’odio e dalla violenza. Con ciò si intende impedire ogni forma esplicita di critica della condizione omo o transessuale. Si inizia così ad applicare rigorosamente la categoria giuridica di “non discriminazione”, introdotta dall’art. 21 del Trattato di Nizza, recepito dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.
Il principio è solo apparentemente nuovo: in realtà non si tratta altro che del vecchio concetto giacobino di uguaglianza assoluta, riproposto con nuovo linguaggio e adattato alla sensibilità contemporanea. E’ difficile infatti trovare un termine ambiguo come quello di discriminazione. L’idea stessa di giustizia, che nella sua formulazione tradizionale significa attribuire a ciascuno quello che gli è proprio (suum cuique tribuere) implica qualche forma di “discriminazione”. Ogni legge è costretta in qualche modo a “discriminare”, per il fatto stesso che stabilisce che cosa è giusto e ingiusto, lecito o proibito, favorendo gli uni ed ostacolando gli altri. La pretesa di non discriminare gli orientamenti sessuali significa applicare un criterio rigorosamente ugualitario a tutte le scelte, quali esse siano, relative alla sessualità umana. Un coerente criterio ugualitario porterà a proteggere giuridicamente ogni forma di disordine morale, dalle unioni omosessuali alla pedofilia e all’incesto, almeno quando siano tra soggetti consenzienti ed escludano una violenza esplicita. Inoltre, ogni critica pubblica di un comportamento ritenuto disordinato e immorale costituisce una forma di “discriminazione”. E’ previsto perciò il divieto e la pesante repressione penale di ogni tipo di attività e di espressione che comporti la critica dell’omosessualismo e dell’abortismo. Un sacerdote dal pulpito o un professore dalla cattedra non possono presentare la famiglia naturale e cristiana come “superiore” alle “unioni di fatto” etero o omosessuali, senza che questo costituisca una “discriminazione” degna di sanzione penale. Una istituzione religiosa, una scuola privata, un’associazione cristiana non potranno allontanare dei membri che all’interno di essa propaghino o pratichino comportamenti ritenuti immorali, senza che questo costituisca una colpevole discriminazione. Tutto questo in nome della condanna dei “discorsi di odio”. Ma l’odio è necessariamente un male?
L’amore e l’odio sono i due sentimenti che guidano la vita degli uomini e dei popoli, Meditando sulla caduta dell’Impero romano, sant’Agostino esponeva nella sua celebre Città di Dio, la visione teologica della storia cristiana, secondo cui l’amore e l’odio guidano la storia del mondo: l’amore di sé fino all’odio di Dio e l’amore di Dio fino all’odio di sé. Amore e odio sono inseparabili nella vita. Non si può amare il bene senza odiare il male e non si può difendere e diffondere la verità senza criticare l’errore. A meno di non credere che verità ed errore siano solo opinioni soggettive e intercambiabili. Oggi però il Parlamento europeo, e molti governi nazionali vorrebbero ammettere come legittima una sola forma di odio, quella al Cristianesimo. Gesù l’aveva detto: «Sarete odiati da tutti a causa del Mio nome» (Mt 10, 16-23). In occasione della Giornata mondiale della Pace del gennaio 2011, Benedetto XVI ha affermato che i cristiani sono attualmente il gruppo religioso che soffre il maggior numero di persecuzioni a motivo della propria fede. Lo scorso 9 novembre l’Osservatorio sull’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europa ha fatto pervenire all’Osce (Organizzazione per la cooperazione e la sicurezza in Europa) un rapporto sulla situazione della libertà religiosa nel continente. L’Osservatorio ha documentato negli ultimi sei anni più di ottocento casi in Europa nei quali la libertà dei cristiani di esprimere pubblicamente le loro idee è pesantemente violata. Molti di questi casi si riferiscono al divieto di manifestare pubblicamente la contrarietà all’aborto o al “matrimonio” omosessuale.
L’odio al nome cristiano accompagna fin dai primi secoli la vita della Chiesa. Oggi l’odio contro i cristiani si manifesta sotto forma di persecuzioni violente e di discriminazioni e va sotto il nome improprio, ma efficace, di cristianofobia, che nel suo significato etimologico è paura del Cristianesimo. L’imposizione dell’unione contro natura tra persone dello stesso sesso; l’introduzione del reato di “omofobia”, che proibisce ogni forma di difesa della famiglia naturale; il tentativo di reprimere giuridicamente l’obiezione di coscienza di coloro che rifiutano di cooperare ad omicidi quali l’aborto e l’eutanasia; la promozione della blasfemia nella pubblicità e nelle opere cinematografiche e teatrali sono forme di odio e di intolleranza verso i princìpi e le istituzioni cristiane, realizzate dalla dittatura del relativismo contemporanea. Tutto ciò non può essere tollerato. I cristiani non rimarranno inerti.

(Fonte: Roberto de Mattei, Corrispondenza Romana, 7 dicembre 2012)
 

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