giovedì 12 settembre 2013

Veronesi, uno scienziato al servizio dell’ideologia dominante

«I bisessuali domineranno l’umanità», dice Umberto Veronesi a “L’Espresso”, ribadendo le teorie che ha diffuso in questi anni, peraltro assai proficui per lui, in termini di nomine e di incarichi, come quello acquisito recentemente di Presidente della Commissione Sviluppo Sanità della Regione Lombardia e per le vicende che lo vedono al centro di progetti megagalattici, come quello del Cerba di Milano, il Centro di Ricerca di cui è promotore, congelato per sei mesi e che dovrebbe nascere su un’area di 620mila metri quadrati di proprietà di una delle società ex “gruppo Ligresti”.
L’etica umana, a parere dell’illustre scienziato, si evolve ed è il «logorio» a generare, nell’uomo e nella donna, l’inversione dei ruoli. Il maschio diventa femmina e viceversa. «Se un uomo – dichiarava Veronesi al “Corriere della Sera” del 7 agosto scorso deve alzarsi al mattino per cacciare la preda che fornirà cibo a sé e ai suoi, se deve uccidere, appostarsi, inseguire, il cervello comunica i suoi bisogni aggressivi all’ipofisi, che stimola altre ghiandole tra cui le gonadi: da qui la produzione di molti ormoni maschili, che a loro volta creano spermatozoi. Se invece lo stesso uomo trascorre la giornata in ufficio, arriva a casa, culla il figlio e aiuta nei lavori domestici, la sua ipofisi riceve meno stimoli e giorno dopo giorno i testicoli si ‘addormentano’».
E la donna? «La donna oggi – affermava Veronesi deve sviluppare aggressività, fare carriera, comandare persone, assumersi responsabilità, competere con gli uomini, sopportare doppi e tripli ruoli, che soffocano la sua femminilità. Il risultato è che le donne affrontano la prima gravidanza in età più avanzata e appaiono sempre meno femminili, socialmente e biologicamente». Insomma, il fenomeno dell’infertilità spiegato attraverso il cambiamento dei ruoli familiari e sociali tra i due sessi, che produce l’attenuarsi della polarità e dell’attrazione tra i due sessi.
Ad avvalorare questa tesi, Veronesi portava due altri elementi. Descrivendo il primo, si richiamava alla Bibbia, dove – sosteneva la sterilità era considerata il «peggiore dei mali e qualsiasi cosa era giustificata pur di procreare, dal tradimento fino all’incesto. Oggi invece la nostra ansia è la sovrappopolazione e la spinta sociale è alla limitazione delle nascite. E i fenomeni demografici influenzano la biologia. C’è un legame profondo fra mente, assetto ormonale e sessualità». Si potrebbe osservare che quella “spinta sociale” è favorita da quasi tutto l’apparato scientifico del mondo, legato alle teorie malthusiane, che incidono profondamente sul fenomeno della decrescita della natalità. È il senso dell’umano che deve essere distrutto, per poi distruggere – a cascata – tutti i principi che sono a fondamento della sua identità.
Dire che il futuro dell’umanità è bisessuale anche se questa teoria dovesse essere ammantata dal modello della “liberalità”, una sorta di allargamento delle identità sessuali ai fini di aumentare le possibilità di scelta individuale – o propagandare la “teoria del gender”, che nega la differenza sessuale, significa trasformare in modo irreparabile la cultura occidentale: significa cambiare l’idea di natura e di identità naturale, il concetto di famiglia e di procreazione, tutti nodi fondamentali di qualsiasi sistema antropologico. Non si scardinano i principi per puro divertimento o a caso. Si scardinano perché l’eliminazione di quei principi favorisce.
 

(Fonte: Danilo Quinto, Corrispondenza Romana, 11 settembre 2013)

 

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