lunedì 14 ottobre 2013

Una ridicola lotta contro la salma di un centenario

È morto, alla bell’età di cent’anni, quell’Erich Priebke che durante la guerra fu ufficiale delle SS e tra gli esecutori della terribile rappresaglia consumata alle Fosse Ardeatine.
Vale la pena ricordare a questo proposito che la tragedia della Seconda guerra Mondiale, immane sotto l’aspetto umano, e immane porcheria quanto a responsabilità di vinti e vincitori, è finita oltre sessant’otto anni fa. Non sono pochi, ma noi siamo un Paese ossessionato dalle ricorrenze, che non ha ancora chiuso la Guerra Civile.
Ed è a questo punto che scatta la gara a chi riesce a fare la peggior figura.
In un Paese civile la circostanza non avrebbe neppure “fatto notizia”. Priebke era uno degli ultimi rottami di un’epoca di follia generalizzata, i cui protagonisti sono ormai quasi tutti, per ragioni anagrafiche, passati a miglior vita.
Ma ecco che scatta l’ossessione e si superano le soglie del ridicolo.
Il Comune di Roma si oppone ai funerali solenni! Che nessuno aveva mai prospettato, sia detto per inciso. La comunità ebraica non vuole nemmeno che la salma di Priebke sia sepolta a Roma. Si dice, e ripeto si dice, che il Vicariato dell’Urbe abbia rifiutato i funerali; ma c’è anche chi dice che finora “non ne ha avuto notizia”, anche perché i funerali vengono organizzati a livello parrocchiale. Prefetto e Questore si mettono all’erta per evitare disordini. Certo, quattro deficienti che si vogliano esibire nel saluto nazista possono sempre esserci, ma che rappresentino un reale ”pericolo per l’ordine pubblico”, suvvia, siamo seri, con qualche celerino e due manganellate li si rimanda a casa… inevitabile mobilitazione generale di tutta la galassia sinistra, a difesa di Roma “antinazifascista”. Inoltre, orrore orrore, i funerali, da tenersi, pare, martedì prossimo, giorno 15, verrebbero a coincidere con l’anniversario della deportazione degli ebrei romani da parte dei tedeschi. Insomma, Priebke ha sbagliato anche la data di morte.
Alt. Fermiamoci un attimo! Signori, ci rendiamo conto che stiamo parlando dei funerali di un vecchio di cento (dicasi 100) anni? Ci rendiamo conto che almeno la morte del “nemico” dovrebbe far cessare l’odio? No, evidentemente c’è chi non se ne rende conto, e cade nel ridicolo.
Il comune di Roma. Il sindaco è il fiero democratico Ignazio Marino. Amen, Roma ne ha sopportate di cose, che non morirà per un quinquennio di Marino. Comunque il signor sindaco rappresenta l’autorità, le istituzioni, la legittimità, eccetera.
Ebbene, una cosiddetta “società civile” che ogni giorno uccide circa 300 suoi figli, che finora, da quando esiste la legge 194 ne ha già uccisi sei milioni, è una società che ha perso ogni moralità, non è abilitata a dar giudizio su nulla e su nessuno. Più in generale, uno Stato nel cui governo siede una donna che, per sua stessa ammissione, ha sulla coscienza l’uccisione di oltre 11.000 bambini, operata nella famosa associazione per delinquere denominata “CISA”, è uno Stato che non ha più moralità. E allora permettetemi di dire che tutto ciò è quantomeno grottesco, un po’ come se che le prostitute lanciassero una campagna per la verginità. Prima almeno cambino mestiere!
Questa “autorità” non ha più alcuna legittimazione ed è un’autorità da subire e da sopportare, almeno finché non si renda necessario ribellarsi, se si considera che rischiamo di avere quanto prima anche in Italia.
In buona sostanza: una “autorità” (o se preferite “le istituzioni”) delegittimata e immorale, che sta portando anche in Italia la legge liberticida e contronatura sulla cosiddetta omofobia, con quale faccia di bronzo pretende impartire lezioni di morale? Questi signori, che oggi pontificano, pensano forse di essere tanto più puliti di Erich Priebke? Ma come potete pontificare su “offesa a Roma”, quando voi offendete ogni giorno la famiglia, la moralità, la natura stessa, l’ordine voluto dal Creatore?
Ma anche l’atteggiamento della comunità ebraica mi pare francamente inopportuno. Quando Riccardo Pacifici dichiara “non vivrei serenamente sapendo che la tomba di Priebke è a Roma”, mi pare opportuno ricordargli che dentro la tomba c’è un morto, non un vivo in grado di nuocere. È possibile che gli ebrei debbano continuare, a settant’anni di distanza, a vivere con l’ossessione dell’Olocausto? Solo alcuni cretini negano che ci sia stato; e per favore non si venga a raccontare che esiste seriamente un rischio di antisemitismo in Italia. Non ci fu un vero antisemitismo nemmeno ai tempi delle famigerate leggi razziali del 1938, non saranno oggi i quattro imbecilli di cui parlavamo sopra, che giocano a fare i nazisti, un vero pericolo. Può essere un pericolo oggi una lapide su cui di sicuro ben pochi verranno a mettere un fiore? L’ossessione della vendetta infinita non giova alla popolarità di nessuno e non è sentimento di giustizia. Se veramente fosse sete di giustizia, che dire allora di tutti i governi europei che si rifiutavano di accogliere gli ebrei che dopo l’editto di Monaco del 1935 iniziarono a lasciare la Germania? Che dire degli Alleati, che non potevano, almeno nell’ultimo anno di guerra, ignorare la realtà dei capi di sterminio, e non mossero un dito? Per favore, cerchiamo di essere seri, consegniamo alla Storia un periodo scellerato e rendiamoci conto che al giorno d’oggi la vita umana è talmente tenuta in nessun conto che non esiste un rischio antisemitismo, bensì un rischio di caos e barbarie totali.
Non diciamo nulla circa i funerali religiosi, perché le notizie in argomento sono tutt’altro che chiare. Il Vicariato dell’Urbe ha detto “di non essere al corrente”, non ha detto che “non vuole” che siano celebrati i funerali di Priebke. Da quanto abbiamo letto, Priebke aveva il permesso di lasciare gli arresti domiciliari per andare a fare la spesa e per andare a Messa. Se ne deduce che fosse cattolico. Si era pentito del suo passato? Solo Dio lo sa, e l’eventuale confessore, che non può certo farne parole con alcuno.
Vedremo; è inutile ragionare su ciò che ancora non è chiaro. Mi limito a notare che in una Chiesa che, ahimè, ha visto Cardinali dare impunemente il Corpo di Nostro Signore a un travestito, dichiaratamente buddista, che si è presentato all’altare in abito da lavoro, in una Chiesa che ha permesso a un Don Gallo di fare cose pazzesche, in una Chiesa in cui assistiamo a scene che di cristiano hanno ben poco, in una Chiesa in tali condizioni, dicevo, è possibile anche che si neghino i funerali per “opportunità politica”, visto che oggi l’applauso del mondo sta conoscendo una grande popolarità.
Ma per la Chiesa possiamo pregare e sappiamo che lo Spirito Santo interviene, con i tempi e i modi decisi da una Saggezza che è – grazie al Cielo – ben superiore alla nostra.
Invece alla pletora di autorità civili, rappresentanti della costituzione, associazioni di cariatidi tipo ANPI (suvvia, non sarò solo io a invecchiare…), difensori della legalità repubblicana, e rappresentanti della comunità ebraica mi sento solo di dire: per favore, riacquistate il senso del ridicolo, se volete che la gente possa ancora prendervi sul serio. È morto un uomo di cento anni e probabilmente la cosa sarebbe passata tra le notizie di second’ordine se non fosse iniziata questa grottesca gara a chi è più antinazista.
Per favore, cerchiamo di essere seri. Parce sepulto. Non sputate su un morto; quell’appuntamento lo abbiamo tutti e sarebbe assai meglio se ognuno si preoccupasse di arrivarci con la propria coscienza a posto…
 

(Estratto da: Paolo Deotto, Riscossa cristiana, 13 ottobre 2013)
 

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