venerdì 20 dicembre 2013

Torino, in alcune scuole cancellate recite natalizie

“Da alcune segnalazioni ricevute in talune scuole di Torino, istituti dell’infanzia anche statali, da quest’anno, le classiche recite di Natale dei bambini non sarebbero state organizzate o lo sarebbero state ma edulcorate da ogni riferimento alla Natività e alla religione cattolica, per non urtare la sensibilità del numero sempre maggiore di islamici che le frequentano. Si tratterebbe di una decisione presa dalle singole direzioni didattiche. Se ciò verrà confermato si tratterebbe di un fatto gravissimo, che non ha precedenti”.
Lo comunica in una nota il consigliere comunale della Lega Nord, Roberto Carbonero per il quale si tratterebbe di ”una decisione del tutto inaccettabile rispetto alla quale il Comune, rispetto alle scuole su cui ha competenza, dovrebbe prendere posizione ”La città dell’inclusione fantasticata dalla sinistra non può diventare la città della discriminazione per i cattolici – aggiuge Carbonero – non è accettabile che in favore di un’immigrazione incontrollata i nostri cittadini, i nostri figli, debbano rinunciare alle proprie tradizioni e alla propria cultura. Io non ci sto a un scuola che si debba vergognare della base cattolica della nostra società e della sua storia”, auspicando che ”anche la Curia abbia qualcosa da dire su questa vicenda. Per parte nostra vorremmo spiegazioni, chiarezza e un intervento dell’amministrazione. Nel rispetto di ognuno, infatti, chiunque arrivi nel nostro Paese ha il primo dovere di rispettare le nostre tradizioni che non possono abdicare alle credenze di altri”. (Repubblica).

Si ripete quindi il copione del “politicamente corretto” a scapito della maggioranza e delle tradizioni del nostro paese. Sempre più spesso, ormai è evidente, gli istituti pubblici si vergognano del cattolicesimo e delle proprie radici culturali. Il risultato è questo: pur di sposare posizioni comode, sentite oggi come più moderne, ci si annulla di fronte all’Altro. A volte non sono nemmeno le minoranze a richiedere questi interventi, ma sono le dirigenze stesse che non vedono l’ora di cancellare ogni riferimento alla cristianità. E spesso la “sensibilità altrui” viene usata come pretesto.

(Fonte: Repubblica con nota Nocristianofobia.org, 17 dicembre 2013)
 

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