I Giuristi per la Vita, di cui Amato è presidente nazionale, hanno seguito una triste e crescente casistica, in cui la violenza gay faceva il paio con l’indifferenza o peggio con la connivenza dei mass media del potere. Così vengono ripercorsi dall’Autore, con dovizia di dettagli tecnici e giuridici, i recenti casi Piccinelli, Ronco, Barilla, Ignazio Marino (cfr. pp. 18-64), in cui, costantemente, la tanto decantata libertà di pensiero e di espressione, per i cattolici critici delle teorie astruse del gender e delle nozze gay, è divenuta inesistente o è stata ridotta al lumicino.
Secondo Amato, si tratta di «una vera e propria Kulturkampf, attuata in maniera esplicita (ad esempio nelle scuole di Stato) o subliminale attraverso, soprattutto, la potenza mediatica pervasiva degli strumenti di comunicazione di massa, che ha come scopo quello di una rivoluzione antropologica» (p. 83).
Insomma si tenta in ogni modo di far sì che il male, ovvero l’omosessualità, venga chiamato bene, e che il bene, ossia la reazione a tutte le devianze, venga chiamato male. Sta a noi passare al contrattacco e denunciare la grande affabulazione che si nasconde dietro la più mortifera ideologia di tutti i tempi.
(Fonte:
Fabrizio Cannone, Corrispondenza Romana, 11 febbraio 2014).
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