venerdì 23 gennaio 2009

"Minacce" ebraiche al Papa: guai se revoca la scomunica a Williamson!

La notizia dell’imminente revoca della scomunica ai quattro vescovi della Fraternità Sacerdotale di San Pio X fondata da Marcel Lefebvre ha fatto salire di colpo la temperatura di una polemica riguardante uno di loro.
Nell’occhio del ciclone c’è il vescovo lefebvriano Richard Williamson, inglese di nascita. Lo scorso 1 novembre, festa di Tutti i Santi, Williamson ordinò diacono, in Germania, a Zaitkofen, un giovane svedese convertitosi al cattolicesimo, Sten Sandmark. A seguire la cerimonia c’era una televisione di Stoccolma. Al termine, il reporter intervistò sia il vescovo che il nuovo ordinato.
La conversazione toccò il tema del nazismo. E a questo punto il vescovo Williamson intervenne dicendo di non credere che sei milioni di ebrei fossero stati sterminati. Negò che si fosse fatto uso di camere a gas e disse di associarsi ai “revisionisti” che abbassano il numero degli ebrei uccisi a due-trecentomila.
“Se questo non è antisemitismo, allora cos’è?”, obiettò il giornalista. E il vescovo: “Se l’antisemitismo è una cosa cattiva, esso è contro la verità. Quando una cosa è vera, essa non è cattiva. La parola anti-semitismo non mi riguarda”.
L’intervista andò in onda, finì anche su internet, e la polemica nei giorni scorsi è salita alle stelle. Il settimanale tedesco “Der Spiegel” vi ha imbastito un articolo. Gli ebrei hanno protestato, i vescovi tedeschi si sono dissociati sdegnati dalle affermazioni del loro confratello, pur scomunicato. E anche la diocesi di Stoccolma ha preso le distanze. Il 20 gennaio la Fraternità Sacerdotale di San Pio X ha cercato di limitare i danni, con due comunicati emessi dai suoi distretti di Gran Bretagna-Scandinavia e di Germania: “Gesù era ebreo, Maria era ebrea, gli apostoli erano ebrei, e quindi nessun vero cristiano può essere antisemita. Le affermazioni fatte dal vescovo Williamson sono esclusivamente sue e non riflettono le vedute della Società di San Pio X. Inoltre, papa Pio XI nella sua enciclica ‘Mit Brennender Sorge’ condannò il regime senza Dio del nazismo e i suoi crimini”. (Sandro Magister, Settimo cielo, 23 gennaio 2009).
Nell’occhio di questa polemica, registriamo una nuova, immediata e spropositata intromissione da parte ebraica nelle decisioni di Benedetto XVI. Stamattina infatti un autorevole esponente della comunità ebraica italiana (ovviamente) arriva infatti a minacciare Benedetto XVI: «Se lo fa davvero (revocare la scomunica) sarebbe l’affronto più grave: una ferita insanabile».
Sia chiaro: le affermazioni del vescovo Williamson, sono indubbiamente gravissime ed è ovvio che la comunità ebraica reagisca, ma non è questo il punto! L'intervista a Williamson fu rilasciata a novembre. Perché salta fuori solo adesso? Non c’è per caso una regia occulta che non condivide le decisioni del Papa e intende ostacolarle, scatenando la reazione di chi è sempre pronto a cogliere la palla al balzo? Gli altri tre vescovi hanno preso chiaramente le distanze, ma nessuno lo scrive. Perché?
Ancora una volta la fuga di notizie dagli uffici della curia romana ha provocato un inasprimento nei rapporti “tra cugini” già di per sé tesi. E la colpa non è dei giornalisti o dei blog che hanno semplicemente fatto il loro dovere. La responsabilità ricade interamente sulla rane dalla bocca larga che ricoprono evidentemente posti di rilievo in Vaticano, e che non hanno il benché minimo senso di responsabilità, ma danno in pasto in maniera scriteriata notizie delicatissime, magari ancora in fieri.
La Santa Sede prenda atto una volta per tutte che il buco comunicativo è gravissimo e che è tempo di darsi una bella mossa. Non ha senso andare su Google se poi i collaboratori del Papa spifferano a destra e a manca informazioni riservate che, guarda caso, vengono recepite al volo quasi sempre proprio da quei personaggi che fanno della sterile polemica anticlericale il loro stile di vita.
Non so che cosa deciderà il Santo Padre, ma penso che il Vaticano abbia tutti i mezzi per scovare queste gole profonde ed assegnarle ad altri incarichi, magari in Iraq dove c'è molto bisogno di Cattolici.
È incredibile come certi personaggi abbiano la straordinaria capacità di ostacolare il lavoro già difficile del Papa. Quello della delazione è un fenomeno il cui olezzo ammorba tutta la società contemporanea, e anche la Chiesa non ne è immune. È ora che anch’essa ne prenda finalmente atto e agisca di conseguenza!

(Fonte: Raffaella, Papa Ratzinger blog, 22 gennaio 2009)

1 commento:

Gianni ha detto...

quando mai un cattolico si è immischiato nei problemi interni alle gerarchie ebraiche? cosa vogliono dunque? e un vescovo dev'essere scomunicato se non crede al 'dogma' dell'olocausto?
da quando un'opinione storica e' divenuta materia di fede? Dovrebbero vergognarsi.. ma sollevano queste questioni fasulle per giustificare il comportamento infame dei loro correligionari israeliani che sparano nel mucchio massacrano cinicamente civili disarmati, donne, bambini e distruggono le loro case.