Già tre anni fa scrivemmo che la Chiesa guidata da Papa Benedetto non gode di buona stampa: continui travisamenti delle parole del Pontefice, interpretazioni arbitrarie del suo pensiero, mistificazioni del suo magistero e dei suoi atti di governo. Che le cose stiano ancora oggi così, è confermato dal modo con cui la maggior parte dei mass media ha riportato e commentato due episodi accaduti negli ultimi giorni. Dapprima la notizia della non decisione della Corte Suprema americana in merito alla questione della chiamata in causa della Santa Sede nei processi che vedono coinvolti sacerdoti accusati di pedofilia è stata trasformata tout court in una decisione contro il Vaticano, preannunciando - in molti casi non senza soddisfazione - la presenza alla sbarra del Papa e dei suoi collaboratori, che, non si sa come, sarebbero responsabili di fatti accaduti quarant'anni fa.
E poi - secondo episodio - è stato completamente stravolto il senso dell'omelia pronunciata da Benedetto XVI durante la celebrazione della festa dei santi Pietro e Paolo. A leggere certi giornali e a sentire certi tg, il Pontefice avrebbe mosso un rabbioso atto d'accusa contro la Chiesa stessa, legittimando così i giudizi che dipingono la barca di Pietro come una banda poco raccomandabile di gente dedita ai peggiori crimini che si possano immaginare. Ratzinger ha detto tutt'altro, ma tant'è che nelle rassegne stampa del giorno egli era diventato il grande inquisitore, il fustigatore della Chiesa matrigna.
Ora, questa sistematica disinformazione in merito alla vita della Chiesa e all'opera del Papa può certamente essere spiegata - ma non giustificata - dicendo che il moderno sistema dell'informazione si nutre di immediatezza, di battute d'agenzia subito rilanciate da internet, di titoli rumorosi a cui non corrispondono contenuti meditati e approfonditi.
Si può anche sostenere che molto spesso ai giornalisti manca il tempo materiale per andarsi a leggere un intero discorso pontificio (anche se l'omelia del 29 giugno, ad esempio, non era certo un testo lungo e complesso). Ancora, è possibile affermare che talvolta all'origine della mancata comprensione delle parole papali vi sia una disarmante ignoranza a proposito dei contenuti della dottrina cattolica e della storia ecclesiale, insomma che manchi l'abc per poter correttamente intendere le riflessioni di un fine teologo come Joseph Ratzinger. Può essere, e forse in alcuni casi è così...
Ma non si può negare, di fronte agli articoli pubblicati e ai servizi mandati in onda nei giorni scorsi dai cosiddetti «media laici», che alla base della cattiva informazione sulla Chiesa e su Benedetto XVI vi sia anche una ferma e pervicace volontà di mettere in cattiva luce il cattolicesimo in quanto tale, di fornire all'opinione pubblica un'immagine distorta e negativa dell'esperienza cristiana, di propagandare, come la cara e vecchia stampa massonica anticlericale, il falso per vero all'interno di una lotta ideologica senza quartiere contro una realtà che ha il solo torto di proporre agli uomini di ogni epoca una verità che è «segno di contraddizione» rispetto al pensiero dominante mondano e rispetto al modo solito di concepire i rapporti di potere e il potere stesso, politico, culturale o mediatico che sia. La drammatica testimonianza di monsignor Luigi Negri, vescovo di San Marino, pubblicata su Il Foglio del 29 giungo, è in tal senso emblematica e deve far riflettere. Dice Negri: «Chi oggi attacca la Chiesa ha uno scopo preciso: toglierle il diritto di educare. Nella mia diocesi, da quando i media enfatizzano la pedofilia nel clero, i bambini non vengono più portati negli oratori. A San Marino non abbiamo avuto mai nessuna accusa di pedofilia contro i ministri di Dio. Eppure tutti hanno paura».
Un conto, dunque, è dare le notizie e commentarle, magari in modo distratto o approssimativo, un altro conto è alimentare, come stanno facendo tanti mezzi d'informazione, una caccia alle streghe contro la Chiesa il cui unico obbiettivo è quello di muovere guerra al cattolicesimo, al Papa e infine agli stessi fedeli, ai quali viene più o meno esplicitamente suggerito - per usare un eufemismo - di non fidarsi più delle parrocchie, dei preti, degli oratori, dei catechisti, dei movimenti ecclesiali, come luoghi sani e sicuri in cui mandare i propri figli. Come già abbiamo detto altre volte, nessuno - Benedetto XVI in primis - nega la gravità dello scandalo pedofilia riguardante singoli ecclesiastici, e nemmeno la necessità di un'azione forte per fare chiarezza e contrastarlo, ma è pure evidente che esso viene usato da molti media per alimentare una campagna contro la Chiesa nel suo insieme che dovrebbe essere avversata da chiunque, laico o cristiano, ha a cuore la libertà di pensiero, di religione, di educazione e la sua piena attuazione nelle nostre società cosiddette «civili».
(Fonte: Gianteo Bordero, RagionPolitica, 30 giugno 2010)
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