Siamo
in guerra: anche se non è mai stata dichiarata apertamente, sembra che le
bordate, le cannonate, gli attentati siano oramai all’ordine del giorno. Già il
salmo 143 (144) ricorda: «Benedetto il Signore, mia roccia, che addestra le mie
mani alla guerra, le mie dita alla battaglia.» Che venga questo tempo in cui ci
si prepara all’unica guerra degna di questo nome, e che non è cruenta e genera
frutti di civiltà: la guerra contro la menzogna e l’odio alla Chiesa, preludio
dell’odio alla libertà di tutti.
Quali
i sintomi di questo scenario drammatico? Leggiamo i giornali, guardiamo i
diversi canali televisivi, ascoltiamo i discorsi che si fanno tra la gente:
“Chiesa corrotta, sacerdoti indegni, ricchezze e abusi anche ai vertici,
sprechi e privilegi… 8 per mille, ICI, pedofilia… e poi una presenza pubblica
esagerata, soprattutto nelle scuole…” Che sia tutto vero? O basta un sussurro per accreditare qualsiasi genere di notizia? Certo c’è il grave problema della informazione, di una responsabilità per la verità che manca in molti addetti della comunicazione (così come ricorda spesso il Papa, secondo cui «non manca, … il rischio che essi [i media] si trasformino … in sistemi volti a sottomettere l’uomo a logiche dettate dagli interessi dominanti del momento. E’ il caso di una comunicazione usata per fini ideologici o per la collocazione di prodotti di consumo mediante una pubblicità ossessiva. Con il pretesto di rappresentare la realtà, di fatto si tende a legittimare e ad imporre modelli distorti di vita personale, familiare o sociale. Inoltre, per favorire gli ascolti, la cosiddetta audience, a volte non si esita a ricorrere alla trasgressione, alla volgarità e alla violenza. […] Si constata, ad esempio, che su talune vicende i media non sono utilizzati per un corretto ruolo di informazione, ma per “creare” gli eventi stessi».)
Ricordato questo, credo però che l’urgenza, oggi, sia una corretta educazione del popolo: bisogna che la Chiesa ritorni ad essere quella Mater et magistra che abbiamo imparato a conoscere ed amare. Che sia il luogo di una vera testimonianza della Vita buona del Vangelo che sola può ridare all’uomo speranza e rispetto.
Ateismo razionalista e materialista, consumismo sfrenato, libertarismo relativista schiacciano l’uomo e ne umiliano la dignità. Per questo vale il richiamo della Scrittura: «Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché nel momento stesso in cui si parla male di voi rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo. E' meglio infatti, se così vuole Dio, soffrire operando il bene che facendo il male.» (I Pt 3, 15ss)
Possiamo dire anche, col Card. Ratzinger: «Ciò di cui abbiamo soprattutto bisogno in questo momento della storia sono uomini che, attraverso una fede illuminata e vissuta, rendano Dio credibile in questo mondo. La testimonianza negativa di cristiani che parlavano di Dio e vivevano contro di Lui, ha oscurato l’immagine di Dio e ha aperto la porta all’incredulità. Abbiamo bisogno di uomini che tengano lo sguardo dritto verso Dio, imparando da lì la vera umanità. Abbiamo bisogno di uomini il cui intelletto sia illuminato dalla luce di Dio e a cui Dio apra il cuore, in modo che il loro intelletto possa parlare all’intelletto degli altri e il loro cuore possa aprire il cuore degli altri. Soltanto attraverso uomini che sono toccati da Dio, Dio può far ritorno presso gli uomini» [Joseph Ratzinger, L’Europa di Benedetto nella crisi delle culture].
Allora diciamo basta ad uno stile di vita cristiano che non abbia a cuore il bene della Chiesa, che non si accorge che lo scandalo (e non solo quello ‘morale’ – a volte schifoso –, ma una riduzione mondana della fede) non edifica nulla, anzi, rende fragile la presenza cristiana nei diversi ambienti in cui si vive e si opera; diciamo di sì alla testimonianza della santità, fatta di carità e verità, che molti, nel popolo cristiano, sanno dare. Abbiamo a cuore che trionfi il Regno di Dio nel mondo, e per questo siamo disposti a dare tempo e risorse, fino alla vita.
In una lettera della Segreteria di Stato vaticana si legge: «Sua Santità auspica che ogni mancanza di rispetto verso Dio, i santi e i simboli religiosi incontri la reazione ferma e composta della comunità cristiana, illuminata e guidata dai suoi pastori». Saremo capaci di reagire in maniera ferma e composta di fronte alla guerra contro Cristo e la sua Chiesa? E sapranno i Pastori guidarci in questo impegno, come già il Papa Benedetto sta facendo dall’inizio del suo Pontificato? Come sempre, noi non ci tiriamo indietro di fronte al compito che ci attende, e ci mettiamo al servizio di questa nobile causa.
(Fonte:
Gabriele Mangiarotti, Cultura Cattolica, 3 febbraio 2012)
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